GIFUNI, Giambattista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)

GIFUNI, Giambattista

Emilia Lamaro

Nacque a Lucera il 9 apr. 1891 da Gaetano, avvocato del foro di Lucera, e da Fortunata Consiglio. Seguendo la tradizione familiare, si dedicò agli studi giuridici, laureandosi brillantemente in giurisprudenza, ed esercitò per tredici anni la professione forense. Sin dal 1913 diede avvio all'attività di pubblicista e al suo impegno politico.

Il primo articolo, La Francia d'oggi vista da un italiano - recensione del libro di G. Prezzolini, La Francia e i Francesi nel secolo XX osservati da un italiano, Milano 1913-, fu pubblicato sulla rivista locale Il Foglietto. Seguirono collaborazioni a La Voce, Il Nuovo Popolo di Capitanata, Il Corriere padano, l'Archivio storico pugliese (con lo pseudonimo di Bibliothecarius) e, in particolare, a La Gazzetta di Puglia, diretta dal concittadino R. Gorjux, che sosteneva il programma politico di A. Salandra: la collaborazione con il quotidiano pugliese, successivamente divenuto La Gazzetta del Mezzogiorno, continuò per lungo periodo, anche con la firma anagrammata Mattia Bustini Faggi. Il G., nell'attività pubblicistica di questo periodo, affrontò argomenti vari di storia politica, come il problema della Dalmazia e temi dottrinari sulla monarchia, ma curò anche recensioni e profili d'uomini illustri - come G. Giolitti, S. Slataper, G. Gozzano, F. Martini -, tra cui spicca particolarmente la figura di Salandra, legato di parentela al G., essendo, in prime nozze, cognato del padre.

Nel 1918 il G. aveva dato alle stampe a Milano la monografia giuridica Il reato continuato. Più tardi, nel 1930, ubbidendo alla sua vocazione di studioso attento alla ricerca delle fonti e interessato a una precisa ricostruzione delle vicende politiche e storiche, pose fine all'attività forense e, succedendo per concorso ad A. De Troia, assunse la direzione della Biblioteca civica Ruggero Bonghi di Lucera, dove nei quarant'anni di un'attenta gestione provvide al recupero di preziose raccolte private, arricchendola, pur con mezzi finanziari molto ridotti, di fondi librari e archivistici e portandola dagli iniziali 10.000 a una dotazione di 80.000 volumi.

Ottenne, fra l'altro, la donazione dei fondi dei giuristi E. Tommasone, rettore dell'Università di Perugia, ed E.A. Russo, e del chirurgo umanista F. Lastaria; nel 1948, poi, fu autorizzato dalla famiglia di A. Salandra a prelevare i libri dalla nativa casa di Troia, ove, fortunosamente, ritrovò anche due casse contenenti carte di archivio e appunti inediti.

Al G. fu, quindi, affidata, a Lucera, anche la responsabilità del Museo civico G. Fiorelli, e ciò gli permise di trasformare la sede di palazzo De Nicastri-Cavalli in un centro scientifico-culturale, avviando iniziative e ricerche volte a mettere in risalto la dotazione archeologica del museo, la ricca sezione epigrafica, la speciale collezione di terrecotte, le ceramiche arabe e angioine, le monete della "zecca di Lucerìa", testimonianze del passato della città, poi illustrate nel volume Il Museo Fiorelli (Lucera 1947).

L'interesse storico, coltivato attraverso lo studio delle fonti, l'attenta lettura delle riviste italiane e straniere e, più in generale, della relativa pubblicistica, diede luogo all'uscita di numerosi volumi.

Si ricordano: Varia (Foggia 1930); Le origini del ferragosto lucerino (Lucera 1932), rievocazione della distruzione, nel 1300, della colonia saracena di Lucera, in cui il G. concorda circa le motivazioni religiose della spedizione angioina; e La fortezza di Lucera (ibid. 1935), dedicato all'insigne monumento del periodo svevo. Contemporaneamente, continuava gli studi e le pubblicazioni su R. Bonghi e su altri autori di area meridionale: L. Settembrini, D. Cirillo, P. Rotondo, F. De Jorio, C. Malpica, R. Cassitto, o su personalità quali G. Carducci, G. Pascoli, G. Regaldi.

Per le sue convinzioni politiche e per l'amicizia con B. Croce, nel 1934, accusato di antifascismo, fu esonerato dall'incarico. Reintegrato successivamente, collaborò a giornali e riviste (in particolare a: IlResto del carlino, L'Osservatore politico letterario, La Nuova Rivista storica, Il Risorgimento, Mezzogiorno, Letterature moderne, L'Osservatore romano), ampliando ulteriormente il raggio d'interesse delle tematiche trattate, anche attraverso l'illustrazione del pensiero di G. Fortunato e di G. Salvemini, dei quali esaltò la rettitudine morale. L'incalzare delle vicende politiche lo portò gradualmente a estraniarsi dalla vita pubblica e a concentrare i suoi studi su temi di storia patria e di storia del diritto.

Nel 1934, nella collana di scritti di storia e di arte promossa dal Comune, pubblicò Lucera, (n. ed., riveduta e ampliata, Urbino 1937), nonché, sempre a Urbino nel 1939, Lucera augustea; quindi, nello stesso anno a Bari, Il primo senatore di Capitanata: Raffaele Cassitto e, nel 1942 a Napoli, Profili e scorci di storia, e l'opuscolo Per il recupero della lex Lucerina sui boschi sacri. L'interesse per la storia locale, sempre, però, inquadrata in rapporto alla storia generale, lo portava a introdurre agli eventi e alle loro testimonianze non solo i suoi numerosi e colti amici ma anche gli studiosi che frequentavano la biblioteca, tanto più raffinati quanto più era nota la generosa disponibilità del G. nei confronti dei suoi interlocutori. Le più famose opere d'arte di Lucera, testimonianze della sua antica civiltà: il cavaliere angioino del duomo, il crocifisso renano della cattedrale, il Salvatore, il castello, l'anfiteatro, furono dal G. illustrate in periodici locali.

Subito dopo la Liberazione riprese il suo impegno di libera testimonianza culturale, assumendo la direzione del giornale locale L'Azione democratica, insieme con P. Soccio, che, successivamente, curò la prefazione del volume del G. Saggi e memorie (Lucera 1992, a cura di G. Trincucci). Dal 1970 collaborò regolarmente a Il Mattino senza tralasciare i contributi a Il Foglietto, dove continuò a trattare momenti storici e profili di personalità a essi collegate, ovvero testimonianze relative a monumenti presenti nel territorio.

Nel 1960 aveva pubblicato, a Roma, in collaborazione con D. Lombrassa e F. Piccolo, il saggio Un giornale fra due città: Il Foglietto; e, nel 1973 a Lucera, L'arma di Lucera. Sempre nella sua città, nel 1978 uscì La fortezza di Lucera ed altri scritti, a cura di G. Trincucci.

Comunque, l'impegno scientifico che maggiormente lo assorbì e per il quale conseguì il risultato più significativo fu lo studio del pensiero e dell'attività di A. Salandra, a lui vicino non solo per i già ricordati legami di parentela ma anche per impostazione ideologica, pur se il pensiero del G. meglio può essere messo in rapporto con il liberalismo di Croce che non con quello di Salandra.

Dopo aver riordinato e studiato le carte rinvenute nel palazzo Salandra di Troia, pubblicò nel 1965 La revisione del Patto di Londra nel diario di A. Salandra, in L'Osservatore politico letterario (XI, 5, pp. 93-99); quindi curò Il diario di Salandra (Milano 1969), ricco di documenti inediti scrupolosamente annotati, relativi al periodo 1915-28. Nel 1971, a Milano, fece uscire un altro studio ispirato al diario di Salandra dal titolo I retroscena di Versailles, testimonianza diretta della partecipazione alla conferenza di pace e delle difficoltà incontrate dalla delegazione italiana: nel commento, le ragioni dell'insuccesso diplomatico sono attribuite ai contrasti tra il presidente del Consiglio V.E. Orlando e il ministro degli Affari esteri S. Sonnino, ai dissensi esistenti nelle sfere militari circa la questione adriatica nonché all'utopia wilsoniana di giustizia assoluta in relazione all'applicazione del principio di nazionalità. In merito alla corrispondenza fra Salandra e G. Fortunato, il G. aveva pubblicato: Dalla corrispondenza inedita di G. Fortunato. Lettere ad A. Salandra (1914-31), in Realtà del Mezzogiorno, II (1962), pp. 639-707; Lettere di G. Fortunato ad A. Salandra e di A. Salandra a G. Fortunato, ibid., X (1970), pp. 549-563.

Nel 1973 diede alle stampe a Milano Salandra inedito, contenente i carteggi con B. Croce, G. Salvemini, il padre Gaetano Gifuni, F. Martini, A. Bergamini, L. Albertini, da cui si evincono informazioni anche sulla storia del Corriere della sera e del Giornale d'Italia, sui contrasti con il filosofo G. Bovio, sui principî di morale pubblica cui lo statista s'ispirava sulle vicende del 1899 e del 1900.

Infine, le Memorie politiche 1916-1925 (Milano 1951, con prefazione di Giuseppe Salandra; 2ª ed., a cura dello stesso G., Reggio di Calabria 1975) consentono di ricostruire il pensiero di Salandra anche in merito a vicende particolari legate all'ambiente cittadino, per esempio circa il trasloco del tribunale da Lucera a Foggia, vicenda che aveva coinvolto profondamente la classe colta lucerina e personalmente anche il G., che si era impegnato in un'annosa campagna (anche con il volume Il tribunale di Lucera dal 1808 al 1923, Roma 1937), conclusasi nel 1939 con il ritorno del tribunale a Lucera. Nelle Memorie politiche sono ricostruiti anche la riforma del regolamento della Camera dei deputati circa la modifica dei gruppi parlamentari, nonché tutta una serie di momenti politici illustrati attraverso la pubblicazione di documenti inediti, dalle motivazioni dell'iscrizione del Salandra al partito liberale alla relazione riservata al re sulle cause della caduta del suo ministero nel 1916, al discorso di Ginevra del 1924 successivo all'assassinio di G. Matteotti. Il G., poi, attraverso la pubblicazione dell'epistolario con B. Croce e con G. Amendola chiariva anche il distacco di Salandra dal fascismo dopo due anni di collaborazione, anticipato con il discorso parlamentare del 22 nov. 1924, seguito dalle dimissioni da presidente della giunta del bilancio (29 novembre) e reso pubblico con la dichiarazione di voto del 16 genn. 1925; infine, illustrava l'opera svolta dallo statista come delegato del governo italiano presso la Società delle Nazioni.

Tra i suoi studi va altresì ricordata l'edizione delle Lettere politiche 1865-1880 di Francesco De Sanctis, Milano-Napoli 1970.

Collocato a riposo nel 1967, il G. fu contemporaneamente nominato direttore emerito della biblioteca e del museo che aveva fino ad allora guidati, nonché ispettore bibliografico onorario.

Morì a Lucera l'8 luglio 1977.

Nel 1959 gli era stato conferito il diploma di prima classe della Presidenza della Repubblica per benemerenze verso la scuola, la cultura e l'arte ed era stato eletto membro della Deputazione di storia patria per la Puglia.

Fonti e Bibl.: Studi in onore di G. G. per il suo 85° genetliaco, Foggia 1976; R. Frattarolo, G. G., Lucera 1978; V. La Cava, G. G., scrittore, storico, bibliotecario, Roma 1982; G. Trincucci, G. G., in Archivio storico pugliese, XXXIX (1987), pp. 405-417; G. G., una vita per gli archivi, i libri, gli studi, a cura di C. Ceccuti, in Nuova Antologia, genn.-marzo 1998, pp. 160-165; N. Casiglio, G. G., ibid., pp. 166-172; A. Lupo, G. G. e Lucera del suo tempo, Foggia 1998.

CATEGORIE