BLANC, Gian Alberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BLANC, Gian Alberto

Cesarina Cortesi-Mario Fornaseri

Nacque a New York il 24 giugno 1879 da Alberto e da Natalia (Natividad) Terry; nel 1904 conseguì la laurea in fisica presso l'università di Roma, discutendo una tesi sulla nuova teoria di Gibbs sull'equilibrio dei sistemi chimici. Allievo di A. Sella e di P. Blaserna, divenne nel 1905 assistente volontario alla cattedra di fisica sperimentale e di fisica complementare nell'università di Roma.

L'attività scientifica del B. ebbe un fortunato inizio nel 1904 con le ricerche sulla radioattività dei sedimenti di alcune sorgenti idrotermali della Savoia e sulla natura delle sostanze che la determinavano: queste ricerche lo condussero nel 1905 alla scoperta di un nuovo nuclide radioattivo che veniva contemporaneamente ed indipendentemente identificato da O. Hahn nel minerale torianite dell'isola di Ceylon, e per il quale W. Ramsey propose il nome di "radiotorio". Nel 1907 il B. riusciva per primo a determinarne la costante di disintegrazione.

Per questo il B. veniva invitato da Marie Curie a proseguire le sue ricerche nel laboratorio di Parigi ed a collaborare alla pubblicazione delle Tables des constantes radioactives (VI,Le radium, Paris 1909). Di quell'epoca sono altresì gli studi svolti a Roma e in Savoia sulla diffusione in natura dei corpi radioattivi della serie del torio-radiotorio, quali agenti della radioattività terrestre. Con metodi ed apparecchi originali, da lui stesso ideati, il B. poteva porre in evidenza la presenza nell'atmosfera di prodotti radioattivi della serie torio-radiotorio generati dall'emanazione del torio X (toron), dimostrando la loro prevalenza come agenti della ionizzazione atmosferica. Infine egli riusciva a mettere direttamente in evidenza la presenza della serie del torio-radiotorio nel suolo e nelle rocce di varia natura (1908, 1909).

Successivamente il B., che aveva acquisito una vasta cultura geologica, mineralogica e paleontologica sotto la guida di A. Portis, di cui era stato allievo dal 1898 si dedicò a studi sul quaternario recente e sulla preistoria secondo un metodo rigorosamente naturalistico.

Il B. ebbe fin d'allora chiara visione del contributo che poteva presentare l'applicazione dei metodi chimico-fisici allo studio delle formazioni quaternarie, fino a quel tempo effettuato soltanto con l'ausilio della geologia stratigrafica, della paleontologia e della paletnologia. Egli poteva così affrontare con criteri di sintesi una serie di ricerche, quali lo studio delle formazioni epipleistoceniche della Savoia, delle Cavernette di Corchiano nel Lazio, della Tecchia di Equi nelle Alpi Apuane e dei depositi quaternari delle valli del Tevere e dell'Aniene. Ma fu nello studio, proseguito per oltre un cinquantennio, a partire dal 1914, del deposito di riempimento della Grotta Romanelli in Terra d'Otranto che il B. dette uno splendido saggio di quella che può considerarsi una metodologia tuttora valida per lo studio dei giacimenti quaternari. I concetti e i metodi da lui introdotti, altamente apprezzati in campo internazionale, gli valsero la nomina a membro del Comité de perfectionnement de l'Institut de paléontologie humaine di Parigi e, nel 1953, a presidente della Associazione internazionale per lo studio del quaternario (INQUA).

Legata ai suoi studi di paleontologia umana è la fondazione promossa dal B. nel 1913, unitamente ad A. Mochi ed a D. A. Costantini, del Comitato per le ricerche di paleontologia umana in Italia, trasformatosi poi nell'Istituto italiano di paleontologia umana. Di questo istituto e della sezione romana il B. fu presidente.

Libero docente nel 1908, il B. veniva chiamato nel 1928 come ordinario nella facoltà di scienze dell'università di Roma per la geochimica, disciplina di cui egli può dirsi il fondatore in Italia. Nel frattempo aveva partecipato alla guerra mondiale come volontario; addetto al Comando marittimo dell'Alto Adriatico, gli si deve tra l'altro la costruzione di un telemetro antiaereo, adottato dalla Marina, noto col nome di "telemetro Blanc".

Negli anni del dopoguerra il B. aderì al fascismo, partecipando alla marcia su Roma. Deputato nel maggio del 1924, fu rieletto nel 1929. Membro del Direttorio del Partito nazionale fascista, tra il maggio 1926 e il dicembre 1928 prendeva parte alle sedute del Gran Consiglio, per esserne riconfermato membro, in ragione delle sue funzioni, col decreto del 21 genn. 1929.

Nel maggio 1927 veniva nominato presidente della costituenda Opera nazionale per la protezione della maternità e infanzia, carica che conservò per un quinquennio, fino al gennaio 1932, adoperandosi ad organizzare l'ente nelle varie branche (tecnica, ispettiva e di propaganda sanitaria) e ad articolarlo nelle sue federazioni provinciali e nei suoi comitati di patronato (si veda, dello stesso B., L'Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e Infanzia, nel fascicolo a cura di T. Sillani intitolato Lo Stato mussoliniano e le realizzazioni del fascismo, pubbl. nella Rassegna nazionale, s. 3, XIII [1930], pp. 273-279).

Nel 1929 entrava a far parte della giunta esecutiva del comitato nazionale per la fisica e di quello per la chimica del Consiglio nazionale delle ricerche, per divenirne presidente nel 1932 e rimanerne membro del direttorio ancora negli anni 1935 e 1936.

Il B. si dedicò anche all'utilizzazione industriale di alcuni risultati delle sue ricerche scientifiche.

Fin dal 1918, in seguito ad osservazioni sull'attacco dei silicati da parte degli acidi, aveva iniziato l'elaborazione di un processo per l'utilizzazione delle rocce leucitiche al fine di estrarne l'allumina, la potassa e la silice notevolmente pure. Questo "processo Blanc" comprende essenzialmente due stadi: l'arricchimento della roccia e la elaborazione chimica del materiale arricchito. Nel primo stadio si ottiene, con un processo magnetico, leucite arricchita a un titolo superiore al 95%. Il secondo stadio consiste nell'attacco della leucite con acido cloridrico o con acido nitrico, nella successiva separazione della soluzione, così ottenuta, dai granuli di silice che, avendo mantenuto la loro struttura spugnosa, trattengono la restante silice colloidale, e infine nella cristallizzazione frazionata dei sali di potassio e di alluminio basata sulla loro diversa solubilità secondo la temperatura e l'acidità della soluzione.

Le ricerche del B. in questo campo furono oggetto di brevetti ed ebbero anche vasta ripercussione scientifica per i successivi studi a cui dettero origine da parte di diversi autori. Nel 1924 gli veniva assegnato dall'Accademia delle scienze di Torino il premio Bressa e nel 1925 da quella dei Lincei il premio Santoro.

Dopo alcuni esperimenti preliminari, effettuati nello stabilimento della Società italiana prodotti esplodenti di Cengio, che portarono alla preparazione di allume dalla leucite con un procedimento successivamente ripreso dalla ditta inglese Spence & C., nel 1925 lo stabilimento Bussi della Società italiana di elettrochimica adottava il "processo Blanc" all'acido cloridrico, continuando negli anni seguenti in tale direzione non senza qualche parziale successo (N. Parravano, Il centenario dell'alluminio, in Atti della Soc. ital. per il progresso delle scienze, XVI, Perugia, 30 ott. 5 nov. 1927). Nel 1926 sorgeva sotto il patronato della Aluminium Company of America la Società prodotti chimici nazionali con lo scopo di utilizzare le leuciti per la produzione di allumina e potassa, secondo i brevetti Blanc, di cui aveva acquistato l'esclusiva. Essa utilizzò, nello stabilimento di Aurelia (Roma), il procedimento all'acido nitrico.

Risolte in linea di principio le difficoltà tecniche, l'esperimento richiedeva un notevole impiego di capitali a cui gli Americani fecero fronte nel 1931 accordandosi tra l'altro con la Società italiana potassa, fondata nel 1920 dal B. stesso, che era divenuta in Italia la concessionaria delle miniere di leuciti. L'accordo era destinato a fallire e la società finiva nelle mani dell'Istituto di liquidazioni e poi dell'IRI, che pensò ad un rilancio, attraverso la società, del metodo Blanc con finanziamento statale, senza tuttavia riuscire ad accordarsi con la Prodotti chimici nazionali, né con la Montecatini, pure interessata alla prospettiva, cosicché dopo un nuovo tentativo fatto in proprio dalla Prodotti chimici nel 1933-34, i procedimenti Blanc venivano definitivamente accantonati (1937).

Il successo di tali procedimenti, che pur davano un'allumina di buone caratteristiche, era infatti condizionato, agli effetti economici, dallo stato del mercato dei sottoprodotti (sali di potassio) derivanti dalla lavorazione.

Il fallimento e lo strascico di controversie legali che accompagnò lo sfortunato tentativo di dare piena applicazione al metodo Blanc ci mostrano quanto a questa impresa il B. avesse legato non solo la sua attività scientifica e di uomo di affari, ma anche il suo impegno civile. Dal 1931 difese il suo progetto al di là delle stesse concrete prospettive economiche e finanziarie che gli si offrivano, puntando tutto sul finanziamento pubblico e avversando qualsiasi soluzione che coinvolgesse un nuovo possibile accordo con il capitale americano da un lato e con la stessa Montecatini dall'altro. L'angusta prospettiva nazionale in cui egli venne inquadrando la sua iniziativa sembrava già prefigurare una dimensione operativa autarchica. Il definitivo tramontare delle sue speranze in questo campo tra il 1935 e il 1937 segnò del resto il quasi completo abbandono del B. d'ogni posizione di prestigio nella vita pubblica ed economica. In tale abbandono era culminato il suo progressivo dissenso dalle direttive politiche del regime fascista, manifestatosi, fra l'altro, con il rifiuto della carica di sottosegretario all'Industria, conferitagli da Mussolini.

Dal 1926 fu socio corrispondente, e dal 1932 al 1946 socio nazionale, dell'Accademia Nazionale dei Lincei.

Lasciò la cattedra nel 1949 per raggiunti limiti di età. Con immutata passione continuò le sue ricerche nel campo della paleontologia e della preistoria fino agli ultimi mesi di vita.

Il B. morì a Roma il 31 dic. 1966.

Numerosi i contributi scientifici da lui pubblicati su varie riviste: quelli che si riferiscono alla geochimica degli elementi radioattivi si trovano principalmente sulla Physikalische Zeitschrift, sul Philosophical Magazine, sul Nuovo Cimento, sui Rendiconti della R. Accademia dei Lincei (1904-1909); i principi del "processo Blanc" per l'utilizzazione della leucite sono illustrati nelle note L'utilizzazione integrale della leucite come fonte di allumina,di potassa e di silice (in Atti del Congresso naz. di chimica industriale, Milano 1924, pp. 119 ss., e in Giornale di chimica industr. ed applicata, VII [1925], pp. 3-12) e La leucite,materia prima italiana (in Atti della Soc. ital. per il progresso delle scienze, XVI riunione, Perugia, novembre 1927, pp. 165-187). Le sue ricerche paleoecologiche e paleopedologiche sulla Grotta Romanelli sono contenute nell'Archivio per l'Antropologia e la Etnologia (1920, 1928), nei Rendiconti dell'Acc. Naz. dei Lincei e della Reale Acc. d'Italia (1938, 1941) e negli Atti del Congresso INQUA del 1953. Pubblicò inoltre il volume Radioattività (Milano 1907).

Bibl.: M. Fornaseri, necrologio, in La Chimica e l'Industria, XLIX (1967), pp. 1390 s.; N. Parravano e V. Montoro, L'allumina Blanc, in Rendic. d. R. Acc. Naz. dei Lincei, classedi scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 6, VII (1928), pp. 885-891; N. Parravano-E. Onorato, L'allumina Blanc,ibid., X (1929), pp. 475-480; E. Savino, La nazione operante, Milano 1928, p. 54; N. Parravano, L'allumina Blanc, in Mem. d. R. Acc. d'Italia, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 6, I (1930), pp. 1-27; G. Malquori, La cristallizzazione frazionata nei processi Blanc all'acido cloridrico ed all'acido nitrico, in Atti del III Congresso naz. di chimica pura ed applicata, Firenze 1929, pp. 420-431; Annuario della R. Università di Stato di Roma (1929-1930), Roma 1930, pp. 284, 412; N. Parravano, Alcune proprietà delle allumine industriali, in Giorn. di chimica industr. ed applicata, XV (1933), n. 8, pp. 378-382; B. Mussolini, Opera Omnia, XXII, Firenze 1957, pp. 105, 160 s., 230, 258, 301, 349, 364; XXIII, ibid. 1957, pp. 57 s., 60 s., 64-66, 68, 85, 93, 95, 97, 217, 219, 221, 224; XXIV, ibid. 1958, p. 56; A. Aquarone, L'organizzazione dello Stato totalitario, Torino 1965, p. 160 nota.

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