Giàn Galeazzo Visconti duca di Milano

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Figlio (Pavia 1351 - Melegnano 1402) di Galeazzo Visconti e di Bianca di Savoia. Il padre lo fece sposare nel 1360 a Isabella di Valois (figlia del re di Francia Giovanni II), che portò in dote la contea di Vertus, onde il titolo a G. di conte di Virtù. Dichiarato maggiorenne nel 1375 gli fu dato il governo delle terre a O del Ticino. Mortogli il padre (1378), subì per alcuni anni l'influenza dello zio Bernabò, che aveva diviso col fratello Galeazzo i territorî viscontei; finché nel 1385 catturò lo zio, e, sembra, lo soppresse col veleno. Riunito così il dominio, mirò a espanderlo verso la Lombardia orientale e l'Emilia. Abbatté la signoria scaligera a Verona e Vicenza (1387) e quella dei Carraresi di Padova (1388). Contro la resistenza di Firenze, che cercò dappertutto alleati da contrapporre a G., questi si appoggiò alla Francia accettando che le ambite Genova e Savona passassero in mano francese (1396), ma insieme, per bilanciare le forze, riaffermando i suoi legami con l'Impero, dal quale ottenne l'11 maggio 1395 la dignità ducale e il 30 marzo 1397 il titolo di duca di Lombardia. Egli mirava però a più vasto dominio, contando sulla crisi del papato romano e sullo stato di guerra esistente nel regno napoletano. Firenze cercò allora l'aiuto del nuovo imperatore tedesco Roberto di Baviera. G., vittorioso a Brescia e a Casalecchio, poté rapidamente conquistare Pisa, Perugia, Bologna; già Firenze, sentendo il cerchio di ferro strettole intorno, si preparava a riconoscere il trionfo di G., quando questi improvvisamente morì a Melegnano. Il grande stato costruito in così breve tempo mostrò allora tutta la sua precarietà, in quanto non fuso da unità legislativa e neppure tenuto unito dal prestigio e dalla volontà di una persona. Del resto G., grande principe, munifico mecenate, non si era politicamente allontanato dalla concezione del padre e dello zio: il suo testamento assegnava ai figli Giovanni Maria e Filippo Maria rispettivamente il ducato di Milano e la contea di Pavia, mentre riservava al figlio illegittimo Gabriele Maria la città di Pisa.

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