FASIANI, Gian Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)

FASIANI, Gian Maria

Mario Crespi

Nato a Garessio, in provincia di Cuneo, da Annibale e da Battistina Randone il 4 dic. 1887, studiò medicina e chirurgia nell'università di Torino, ove fu allievo del patologo B. Morpurgo e del clinico chirurgo A. Carle (cfr. voce in questo Dizionario, XX, p. 130).

Dopo la laurea, conseguita nel 1911, si dedicò interamente alla chirurgia, formandosi alla scuola del Carle, del quale fu subito assistente e divenne aiuto due anni dopo. Dette anche inizio a una serie di ricerche scientifiche interessanti tre argomenti allora di grande attualità: la stasi secondo A. Bier, nei suoi aspetti patologici e nelle sue applicazioni terapeuticúe; l'autolisi epatica; la gangrena gassosa, argomento quest'ultimo che doveva assumere un'importanza di eccezionale rilievo. Su questi temi fu autore di numerose comunicazioni alla R. Accademia di medicina di Torino. Chiamato alle armi, partecipò alle operazioni belliche della prima guerra mondiale come tenente medico aiuto di clinica chirurgica, in servizio nei laboratori batteriologici della 3a armata di Muscoli e di Mogliano Veneto. Proprio in occasione del servizio militare in zona di guerra il F. ebbe modo di mettere a frutto i risultati dei suoi studi sulla gangrena gassosa.

È questa una delle complicazioni più frequenti e più temibili delle ferite da arma da fuoco, che, insieme col tetano, mieteva tra i combattenti un gran numero di vittime. Per quanto riguarda il tetano, un valido ausilio era stato offerto dalla disponibilità dei sieri immuni messi a punto in Italia da G. Cattani (cfr. voce in questo Dizionario, XXII, pp. 503 s.) e G. Tizzoni. Rimaneva arduo da risolvere il problema della terapia della gangrena gassosa, soprattutto perché non se ne conoscevano esattamente gli agenti patogeni. A interessante ricordare che il bacillo del tetano era invece già stato isolato da tempo e che proprio il Carle era riuscito a riprodurre sperimentalmente la malattia.

Dedicatosi allo studio della gangrena gassosa, il F. condusse una serie di osservazioni batteriologiche e sperimentali su materiale raccolto in zona di guerra e riuscì a mettere a punto il procedimento di isolamento e coltura dei germi anaerobi responsabili della forma morbosa. Studiò i più importanti caratteri morfologici, biologici e colturali di quaranta stipiti di germi anaerobi obbligati, isolati da casi capitati alla sua osservazione, che distinse essenzialmente in tre gruppi: bacilli butirrici immobili, bacilli butirrici mobili, bacilli putrificanti. Le ricerche, che aveva iniziato su consiglio del patologo A. Lustig, gli consentirono di pervenire a conclusioni di fondamentale importanza: la confutazione della teoria, sostenuta da alcuni autori stranieri, della possibilità di trasformazione reciproca dei vari ceppi di bacilli responsabili della gangrena gassosa, la dimostrazione della pluralità etiologica dei casi osservati, la possibilità di preparare dalle colture dei germi isolati sieri immuni in grado di proteggere i feriti (Contributo allo studio delle associazioni microbiche nella gangrena gassosa, in Lo Sperimentale, LXXI [1917], pp. 469-478; Sulla tecnica dell'isolamento e della cultura degli anaerobi, ibid., pp. 439-449, con A. Zironi; Ricerche batteriologiche sui germi anaerobi della gangrena gassosa (Nota preventiva), ibid., LXXII [1918], pp. 37-55; Sulla pretesa trasformazione dei germi anaerobi delle gangrene gassose, ibid., pp. 459-471, Preparazione e studio di sieri immuni contro germi anaerobi agenti di gangrena gassosa, in Arch. ital. di chirurgia, I [1919], pp. 35-84; Sulla virulentazione di alcuni germi anaerobi putrificanti delle gangrene gassose, in Giorn. della R. Acc. di medicina di Torino, LXXXII [1919], pp. 137-141; Sulla importanza di alcuni germi anaerobi putrificanti come agenti di gangrena gassosa, in Arch. ital. di chirurgia, I [1920], pp. 697-710; Sulle condizioni di sviluppo degli anaerobi, in Boll. dell'Ist. sieroterapico milanese, II [1920], pp. 267-279, con A. Zironi; Ricerche batteriologiche sulla gangrena gassosa, ibid., II [1921], pp. 135-189).

I contributi del F. in questo settore della patologia risultarono decisivi e offrirono la possibilità di disporre per la prima volta di sieri immuni, polivalenti, che egli preparò dal cavallo utilizzando i germi prevalenti nei casi osservati; gli furono di aiuto e lo consigliarono A. Lustig e S. Belfanti (cfr. voce in questo Dizionario, VII, pp. 563-565), e collaborò con lui A. Zironi, che, peraltro, era giunto a buoni risultati in ricerche personali eseguite contemporaneamente. Fino all'avvento dei chemioterapici e degli antiobiotici il siero polivalente Fasiani-Zironi rappresentò l'arma più efficace nella profilassi e nella cura delle complicanze delle ferite da arma da fuoco.

Ripresa dopo la parentesi bellica la sua attività nella clinica torinese, il F. si segnalò ben presto come uno dei migliori allievi del Carle, emergendo in tutti i rami della chirurgia. Conseguita nel 1917 la libera docenza in patologia chirurgica, intraprese la carriera universitaria che doveva essere quanto mai rapida e brillante: professore straordinario di patologia chirurgica nell'università di Padova nel 1924, nel '28 successe a M. Donati (cfr. voce in questo Dizionario, XLI, pp. 51 ss.) alla direzione della cattedra di clinica chirurgica nella stessa università, quindi nel 1938 fu chiamato alla cattedra di clinica chirurgica dell'università di Milano. Durante la seconda guerra mondiale si fece promotore dell'istituzione di un centro di neurochirurgia per l'armata italiana in Russia, presso il quale prestò anche la sua opera.

Il F. fu chirurgo generale di grande valore: visse un'epoca di radicale trasformazione della chirurgia, quando si andava sistemando e inquadrando la grande chirurgia addominale. In questo settore della specialità egli recò i suoi contributi, sempre con una visione molto ampia dei problemi affrontati (si vedano, ad esempio, i suoi lavori sulle conseguenze della chirurgia gastrica: Syndromes anémiques chez les opérés de l'estomac, in Presse médicale, XLII [1934], pp. 2080-2084, con A. Chiatellino; Anemie da resezione gastrica, in Arch. ital. delle malattie dell'app. digerente, III [1935], pp. 447-499, con A. Chiatellino). Un'attenzione particolare dedicò al problema degli innesti e dei trapianti in generale, di quelli della pelle in particolare.

In una serie di osservazioni cliniche e sperimentali considerò le condizioni dalle quali dipende l'esito del trapianto di un tessuto vivo: qualità, volume, compattezza del tessuto innestato, caratteristiche dell'ospite che riceve l'innesto, diversità della sede dell'innesto, tecnica dell'esecuzione dell'innesto. Dimostrò che il miglior trapianto è quello autoplastico e che è possibile ottenere un buon attecchimento di trapianti omoplastici peduncolati (Sull'innesto autoplastico ed omoplastico della pelle, in Giorn. della R. Acc. di medicina di Torino, LXXXIV [1921], pp. 362-368; Intorno alla possibilità di modificare artificialmente la sorte degli innesti omoplastici della pelle, ibid., pp. 408-411 1; Ricerche sperimentali sull'innesto omoplastico della pelle. 1anota. Risultati dell'innesto omoplastico della pelle nell'uomo e negli animali, in Arch. per le scienze mediche, XLVI [1923], pp. 295-314; Esperimenti di trapianto omoplastico peduncolato di pelle nel ratto albino, in Giorn. della R. Acc. di medicina di Torino, LXXXVI [1923], pp. 243-247; Sull'innesto omoplastico della pelle nell'uomo, ibid., pp. 248 ss.; Esperimenti di trapianto libero di pelle nell'uomo fra individui appartenenti a gruppo identico o compatibili e a gruppo sanguigno differente, ibid., pp. 251 s.; Contributo allo studio del processo che segue all'innesto omoplastico sulla pelle nell'uomo, ibid., pp. 253 ss.; Ricerche sperimentali sull'innesto omoplastico della pelle. 2a nota. Sul comportamento dei vasi nell'innesto autoplastico e nell'innesto omoplastico della pelle, in Arch. per le scienze mediche, XLVII [1924], pp. 48-64, 65-82; …3a nota. Sul comportamento dei nervi nell'innesto autoplastico e nell'innesto omoplastico della pelle, ibid., pp. 125-128). Al problema degli innesti il F. seguitò poi a interessarsi e sul tema fu relatore al congresso della Società italiana di chirurgia del 1952 (Stato attuale del problema degli innesti in chirurgia, in Arch. ed atti della Soc. ital. di chirurgia, LIV congresso, Venezia, 3-6 ott. 1952, Roma s. d., pp. 167-210, con L. Gallone).

Il settore della clinica chirurgica che il F. coltivò con la più grande passione, e del quale è considerato in Italia l'autentico pioniere, fu la neurochirurgia, specialità della quale avrebbe ambito reggere una cattedra, ma il cui insegnamento ufficiale fu istituito soltanto dopo la sua morte.

La chirurgia del sistema nervoso centrale vantava in Italia brillanti primati: il primo intervento su un tumore cerebrale, operato da F. Durante (Diz. biogr. degli Italiani, XLII, pp. 115-119), e la pubblicazione delle prime trattazioni organiche della materia, a opera di A. D'Antona e di F. Padula, autori rispettivamente di La nuova chirurgia del sistema nervoso centrale (Napoli 1893-94) e di Chirurgia cranica (Roma 1895). Mancavano, tuttavia, vere scuole e chirurghi che si occupassero in modo esclusivo o prevalente della patologia del sistema nervoso. Il F. iniziò a interessarsi della neurochirurgia e a fondare la sua preparazione specifica sulle prime esperienze rese note subito dopo la prima guerra mondiale da due neurochirurghi francesi, Th. de Martel e H. Vincent. Fu però soltanto nella seconda metà degli anni Venti che l'opera innovatrice dello statunitense H. W. Cushing segnò l'inizio della moderna neurochirurgia: profondo conoscitore della neurofisiologia, egli stabilì precisi criteri diagnostici e rinnovò completamente la tecnica operatoria, illustrando le manovre dell'emostasi cerebrale, i metodi decompressivi, l'impiego dell'elettrochirurgia, e soprattutto operando una nuova classificazione istologica dei tumori encefalici basata su criteri embriogenetici. La strada tracciata dalla gigantesca figura dell'americano fu presto percorsa dai pionieri della neurochirurgia, tra i quali in Europa lo svedese H. A. Olivecrona e il F., che si distinse come un brillante operatore, ardito e aperto alle nuove esperienze, ma sollecito soprattutto nei riguardi della sicurezza e dell'integrità di quanti si affidavano alle sue cure. Questo argomento, del resto, era stato sempre presente alla sua attività di chirurgo generale (si veda Elementi per valutare la resistenza degli operandi e diminuire i rischi operatori, in Arch. ital. di chirurgia, XIX [1928], pp. 763-793, con L. Torraca). Gli interventi sul sistema nervoso centrale e sul cranio in generale, che erano stati sempre praticati con attenzione dal F. (si veda, ad es.: Sopra alcuni casi di ferite da arma da fuoco del capo, in Giorn. della R. Acc. di medicina di Torino, LXXIX [1916], pp. 278-294; Tumore misto dell'orbita, in Arch ital. di chirurgia, VI [1922], pp. 333-346), divennero la sua chirurgia di elezione.

Egli studiava attentamente le varie fasi delle operazioni che doveva eseguire, facendo tesoro delle esperienze dei neurochirurghi che lo avevano preceduto, mirando sempre alla massima riduzione del rischio operatorio. Rimangono memorabili le sue metodiche di intervento sulla regione ipofisaria (Presentazione di un operato di ipofisiectomia per via nasale, in Atti della Soc. medico-chir. di Padova e Boll. della Fac. di med. e chir. della R. Univ. di Padova, IX [1931], pp. 278-281; Sopra alcune ipofisiectomie per via transnasosfenoidale, in Riv. oto-neuro-oftalmologica, IX [1932], pp. 405-407; Considerazioni su di un piccolo gruppo di interventi sulla regione ipofisaria, in Atti della Soc. medico-chir. di Padova e Boll. della Fac. di med. e chir. della R. Univ. di Padova, XIV [1936], pp. 178 ss., con F. Mazzini; Ipofisectomia transfrontale in acromegalico con diabete mellito, in Rassegna di neurologia vegetativa, I [1938], pp. 18-33, con G. B. Belloni e M. Quarti; Tecnica delle operazioni per tumore dell'ipofisi, in Trattato di tecnica operatoria diretto dai proff. R. Alessandri e L. Torraca, I, Milano 1944, pp. 447-458), che giudicò una operazione sicura, purché eseguita con tecnica corretta, sia attraverso la via transnasosfenoidale sia attraverso la via transfrontale bassa. La sua concezione della chirurgia intracranica fu alla base della collaborazione del F. con oculisti, otorinolaringoiatri e neuroradiologi, e gli consentì l'esplorazione di interessanti settori della neurochirurgia, quale ad esempio quello dell'apparato visivo (Chirurgia delle vie ottiche intracraniche, in Arch. ed atti della Soc. ital. di chirurgia, XLIII adunanza, tenuta in Roma nei giorni 19-22 ott. 1936, Roma 1937, pp. 427-536, e in Riv. oto-neuro-oftalmologica, XIV [1937], pp. 127-245, con G. B. Belloni; Contributo alla conoscenza dell'aracnoidite ottico-chiasmatica, in Arch. ital. di chirurgia, LII [1938], pp. 16-31, con M. Quarti; Sulle sindromi traumatiche del terzo neurone visivo, in Riv. oto-neuro-oftalmologica, XVII [1940], pp. 491-516, con G. B. Belloni; Sindrome otticochiasmatica da vaso anomalo, in Chirurgia, I [1946], pp. 175-178, con E. Ravadino; Sulle lesioni traumatiche delle vie ottiche intracraniche, in Riv. oto-neuro-oftalmologica, XXVI [1951], pp. 411-417, con A. Beduschi).

Da ricordare ancora la particolare attenzione che prestò agli interventi sulla fossa cranica posteriore (si veda, ad es.: Sulla posizione dell'operando per gli interventi nella fossa cerebellare, ibid., X [1933], pp. 140 ss.; Presentazione di un'operata per tumore della fossa cerebellare, in Atti della Soc. medico-chir. di Padova e Boll. della Fac. di med. e chir. della R. Univ. di Padova, XI [1933], pp. 69-77, con G. Tanfani; Su di un caso di ependimoma del IV ventricolo, in Riv. di patol. nerv., LIII [1939], pp. 171-180, con C. Berlucchi). L'attività chirurgica del F. interessò tutti i settori della patologia neurologica, recando contributi anche alla diagnostica (ad es.: Rappresentazione plastica di ventricologrammi, in Arch. ed atti della Soc. ital. di chirurgia, XLIII adunanza tenuta in Roma nei giorni 19-22 ott. 1936, Roma 1937, pp. 837 ss., con G. Leonarduzzi; Cerebralangiography in acute brain injuries, in Acta radiol., XLVI [1956], pp. 466 ss.). Un cenno particolare merita ancora il trattamento chirurgico dell'idrocefalo ostruttivo, illustrato dal F. al congresso della Società italiana di neurologia del 1949, consistente nella creazione, per via diretta o indiretta, di nuove comunicazioni tra cavità ventricolari e cavità cisternali situate al di là dell'ostacolo, tecnicamente definite come ventriculo-cisterno-stomie (Trattamento chirurgico dell'idrocefalo ostruttivo, in Atti del X congresso della Soc. ital. di neurologia, Milano, 4-5-6 giugno 1949, Milano s.d., pp. 262-281).

Il F. appartenne a numerose società scientifiche italiane e straniere: fu presidente della Società italiana di chirurgia, vicepresidente della Società internazionale di chirurgia, socio onorario delle società britannica e francese di neurochirurgia, delegato per l'Italia della Società internazionale di chirurgia. Fondatore dell'Associazione nazionale dei chirurghi ospedalieri, ebbe dal ministero della Pubblica Istruzione la medaglia d'oro per l'insegnamento.

Ospite d'onore al congresso annuale dei chirurghi svizzeri, invitato a rappresentarvi la chirurgia italiana, morì improvvisamente a Ginevra il 12 maggio 1956.

Fonti e Bibl.: Necrologi, in Ann. di ottalmologia e clin. oculistica, LXXXII (1956), 6, pp. VI s.; in Chirurgia, XI (1956), 2; in Chirurgia degli organi di movimento, XLIII (1956), pp. 255-258; in Il Policlinico, sezione pratica, LXIII (1956), pp. 1186 ss.; in La Riforma medica, LXX (1956), 1, p. 639; in Minerva chirurgica, XI (1956), n. 9; in Minerva neurochirurgica, I (1957), 1, p. IV; in Note e riviste di psichiatria, IL (1956), pp. 263 ss.; in Università degli studi di Milano, Annuario. Anno accademico 1955-56, Milano 1958, pp. 181-186; R. Paolucci, Commemorazione, in Arch. ed atti della Soc. ital. di chirurgia, LVIII congresso, Milano 15-18 ott. 1956, Roma s.d., pp. 11-21; La Società italiana di chirurgia nei suoi primi 30 congressi (1883-1923) …, a cura di G. Lusena, Roma 1930, p. 137; D. Giordano, Chirurgia, Milano 1938, ad Indicem; G. S. Donati, Gangrena gassosa, in Trattato ital. di medicina interna diretto dal prof. P. Introzzi, IV, 1, Venezia-Roma 1964, p. 647; E. Medea, G. M. F., in Arch. di psicol., neurol. e psichiatria, XXVI (1965), pp. 488-491; Encicl. Ital., III App., 1, p. 593. Per lo sviluppo e l'evoluzione della neurochirurgia si veda: A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini ad oggi, II, Torino 1974, pp. 1532s.; G. F . Rossi, Neurochirurgia, in Enc. del Novecento, VIII, pp. 206 s.

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