GOVI, Gilberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GOVI, Gilberto

Alessandra Ferraresi

Nacque a Mantova il 21 sett. 1826 da Quirino e Anna Sales, benestanti. Compiuti gli studi ginnasiali e liceali a Mantova, per desiderio del padre si iscrisse nel 1844 alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Padova; già negli ultimi anni dell'adolescenza aveva però manifestato interesse per la fisica (che iniziò a studiare autonomamente su Le cours de physique expérimentale di J.-A. Nollet) e la chimica, mentre approfondiva lo studio della lingua e della cultura francese, specialmente di quella illuministica che ebbe un'influenza importante sulle sue successive convinzioni politiche. Nel 1846, abbandonati gli studi giuridici, si iscrisse, sempre a Padova, alla facoltà di matematica. Nel marzo 1848, dopo aver partecipato ai moti studenteschi e cittadini del 6-8 febbraio ed essere stato eletto rappresentante degli studenti presso il governo provvisorio veneto, si arruolò con altri compagni nella legione universitaria e partecipò valorosamente a tutta la campagna antiaustriaca, distinguendosi specialmente nel combattimento di Sorio presso Montebello, che vide peraltro la sconfitta dei patrioti. Rifugiatosi a Milano, vi rimase sino alla capitolazione della città (5 ag. 1848) e, pochi giorni dopo, scelse la via dell'esilio in Francia. A Parigi si iscrisse all'École polytechnique, frequentò i laboratori di E. Frémy (professore di chimica sia all'École, sia al Muséum d'histoire naturelle) e di M.-E. Chevreul (che al Muséum insegnava chimica applicata) e fece pratica presso officine di strumentazione scientifica, come quella di I. Porro e di J. Duboscq. Qui fece costruire nel 1851, sulla base delle esperienze di ottica del prof. C.-M. Desprez, un fotometro per misurare l'intensità delle luci variamente colorate, che descrisse poi in una pubblicazione del 1860 (Di un fotometro analizzatore, in Il Nuovo Cimento, IV [1860], t. XI, pp. 38-44; Note sur un photomètre analyseur, in Comptes-rendus des séances de l'Académie des sciences, L [1860], pp. 156-158), quando seppe che un altro fisico francese, J. Charcornac, ne stava costruendo uno simile.

A Parigi, dove teneva conferenze popolari di scienza applicata e scriveva per le principali riviste scientifiche la rassegna delle pubblicazioni italiane, il G. conobbe G. Libri, che lo influenzò profondamente, avviandolo agli studi di storia della scienza, che costituirono una parte non indifferente del suo lavoro intellettuale. Su consiglio del Libri, che aveva continuato (sulle orme di G.B. Venturi) lo studio dei manoscritti vinciani, numerosi nelle biblioteche parigine, il G. riprese gli studi leonardeschi.

Nel 1856 dietro iniziativa di F. Corridi, direttore dell'Istituto tecnico di Firenze e delegato governativo del Granducato di Toscana all'Esposizione internazionale di Parigi (1855), gli fu offerta la cattedra di fisica, tecnologia e tecnologia speciale delle arti fisiche presso il medesimo Istituto. Desideroso di tornare in Italia, il G. accettò l'incarico. A Firenze proseguì le sue ricerche di storia della scienza, rivolte ora anche alla figura di Galilei, di cui studiò la raccolta palatina dei manoscritti accanto a quelli dell'Accademia del Cimento. Nel 1859 si arruolò come ufficiale del genio nella divisione toscana, costituita dal governo provvisorio, per partecipare alla liberazione di Mantova, ma l'inatteso armistizio di Villafranca vanificò l'impresa. Rientrato a Firenze, gli fu affidata nel 1860 dal governo provvisorio toscano la cattedra di fisica presso l'Istituto di studi superiori appena fondato, che tenne sino al novembre 1861, quando si trasferì all'Università di Torino come professore di fisica sperimentale.

Tra settembre e novembre di quell'anno aveva anche partecipato come ispettore giurato della classe IX (meccanica di precisione e fisica) all'Esposizione nazionale di Firenze e fu autore della relazione della giuria di quella classe.

A questo incarico ufficiale ne sarebbero seguiti altri: giurato alle esposizioni internazionali di Londra (1862), di Parigi (1868 e 1878) e di Vienna (1873); commissario governativo e giurato alle esposizioni internazionali geografica ed elettrica di Parigi rispettivamente nel 1875 e nel 1881. In quest'ultima occasione, fu eletto vicepresidente del parallelo Congresso di elettricità (gli altri due vicepresidenti erano H.L.F. Helmholtz e J. Thomson).

A Torino, dove iniziò il suo corso il 3 genn. 1862 con la prolusione Della fisica e del modo di studiarla e d'insegnarla ne' tempi passati e a' dì nostri, il G. ampliò il laboratorio di fisica e ne accrebbe la suppellettile scientifica, specialmente nel settore degli strumenti di precisione e di ottica, dando anche inizio a una biblioteca specialistica. Nello stesso 1862 fu nominato membro residente dell'Accademia di agricoltura e nel marzo 1863 dell'Accademia delle scienze di Torino, mentre gli venivano affidati altri importanti incarichi, come quello di membro della Consulta centrale di pesi e misure e, nel 1865, di direttore dell'Osservatorio astronomico, succedendo a G. Plana, carica alla quale peraltro rinunciò nello stesso anno.

Nel 1867 fu segretario della Giunta ministeriale, voluta da M. Coppino per la riforma dell'insegnamento superiore, che presentò lo schema di un nuovo regolamento universitario favorevole a una maggiore libertà di insegnamento, non recepito peraltro nel regolamento elaborato dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione l'anno successivo e reso operativo con d.l. 6 ott. 1868.

Contestato dagli studenti, che giudicavano le sue lezioni troppo complesse e difficili per i corsi di medicina e farmacia, il G. cominciò ad allontanarsi con crescente frequenza da Torino. Fece parte, tra l'altro, della giunta archeologica e studiò, quale membro della Commissione nazionale per il reperimento degli autografi e dei disegni inediti di Leonardo, i codici leonardeschi conservati a Milano. Nel 1870 partecipò alla spedizione militare contro il dominio pontificio e alle operazioni della breccia di porta Pia del 20 settembre.

Chiese allora al ministro A. Scialoja di essere chiamato a ricoprire la cattedra di fisica all'Università della Sapienza, attratto dal progetto di fare di Roma la capitale della scienza laica, progetto che accomunava altri uomini della cultura risorgimentale italiana - da Q. Sella a C. Correnti, a F. De Sanctis, a P.S. Mancini - a cui lo stesso G. entusiasticamente aderiva. Gli fu però preferito P. Blaserna, con la motivazione che quest'ultimo, docente all'Università di Palermo, doveva essere spostato in una sede più consona al suo valore scientifico.

Il G. fu, comunque, coinvolto nel progetto, formulato da S. Cannizzaro, P. Blaserna e P. Volpicelli, docenti della facoltà romana di scienze fisiche, matematiche e naturali, e dalla stessa facoltà fatto proprio, per l'istituzione della prima cattedra italiana di storia delle scienze fisiche, il cui titolare era, appunto, individuato nel Govi. Nel marzo '73 il G., che dal dicembre dell'anno precedente aveva ottenuto un congedo per motivi di studio, si trasferì a Roma, comandato presso il ministero della Pubblica Istruzione, con l'incarico di esaminare il patrimonio bibliografico e documentario conservato nella città capitolina, al fine di costituire una biblioteca speciale finalizzata al nuovo insegnamento. In attesa della nuova cattedra, accettò la direzione della Biblioteca Casanatense. L'istituzione della cattedra veniva, però, rinviata, mentre sfumava la possibilità di introdurre la disciplina presso l'Istituto di studi superiori di Firenze, prospettatagli dal nuovo ministro R. Bonghi, per la non disponibilità del consiglio direttivo dell'Istituto a "spendere denari nell'istituire una cattedra di puro lustro", come scriveva, sempre nel novembre 1874, il sindaco di Firenze al Bonghi (Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Istruzione superiore, arch. di deposito, 1860-80, fascicolo personale Govi, Gilberto).

Frattanto nel 1872 era inviato a Parigi quale membro della Commissione internazionale del metro campione, istituita nel 1869 per l'unificazione del sistema metrico. Entrato a far parte di cinque commissioni, nel 1875 fu eletto membro del comitato permanente italiano e quindi direttore del Bureau international des poids et mesures, destinato a conservare i prototipi e a fungere da ufficio studi per il perfezionamento del sistema metrico. Il G. si trasferì a Parigi, dove rimase per due anni.

Dopo aver accettato nel 1877 la direzione della Biblioteca Vittorio Emanuele II di Roma, offertagli dal Coppino, l'anno successivo, auspice il De Sanctis, fu chiamato alla cattedra di fisica sperimentale dell'Università di Napoli (r.d. 8 novembre), che mantenne sino alla morte. Anche a Napoli ampliò e arricchì di nuovi strumenti, specialmente di ottica (che acquistava in gran parte a Parigi, durante i suoi soggiorni estivi) il gabinetto di fisica.

Oltre a quelli già ricordati, il G. ebbe altri importanti incarichi: fu membro del Consiglio superiore degli Archivi di Stato (1880) e membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (1881-86). Fece parte di numerose accademie e società scientifiche; oltre a quelle già citate, l'Accademia dei Lincei (1874), l'Istituto lombardo di scienze e lettere, l'Accademia virgiliana di scienze e lettere. Fu nominato cavaliere della Legion d'onore, cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia (1870), commendatore dello stesso Ordine (1873). Il G., pur nella leale collaborazione con il governo, rimase fedele al proprio passato risorgimentale repubblicano e mazziniano. Rifiutò la dignità senatoriale più volte offertagli e, eletto deputato nel 1882 per il collegio di Reggio Emilia, rinunciò dopo pochi mesi al mandato, anche per timore di essere eccessivamente distolto dalla sua attività didattica e scientifica.

Morì a Roma nella notte tra il 29 e il 30 giugno 1889.

Certamente dotato di grande versatilità e capace di continua operosità, il G. ebbe una produzione scientifica assai vasta (le bibliografie segnalano almeno 200 lavori) e caratterizzata, in linea di massima, da interventi di piccola mole, segno anche di una formazione non sistematica e sottoposta a diverse influenze. I suoi lavori possono dividersi in due gruppi principali: quelli relativi alla ricerca scientifica vera e propria e quelli di storia della scienza, in cui manifestò grande cultura ed erudizione. Tra le sedi principali di pubblicazione si possono citare oltre al Nuovo Cimento, gli atti delle principali accademie di cui fu socio, cioè l'Accademia delle scienze di Torino, quella dei Lincei, l'Accademia di scienze fisiche e matematiche di Napoli, oltre ai Comptes-rendus dell'Accademia delle scienze di Parigi che accolse, pur senza mai farlo socio corrispondente, numerosi suoi interventi.

Relativamente alle pubblicazioni strettamente scientifiche, il gruppo più numeroso (47 titoli) riguarda l'ottica sia fisica, sia geometrica; tra esse ricordiamo gli studi giovanili sulla fluorescenza e sulla dipendenza di questa proprietà dalla costituzione fisica dei corpi (La fluorescenza è proprietà che dipende dalla costituzione fisica e non dalla natura chimica dei corpi, in Atti dell'Ist. e R. Accademia toscana d'arti e manifatture, I [1857], pp. 115 ss.) e quelli della piena maturità sui colori latenti nei corpi (Dei colori invisibili o latenti dei corpi, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, s. 4, IV [1888], pp. 572-577); i lavori di ottica geometrica inerenti la determinazione degli elementi caratteristici delle immagini date dai sistemi ottici (Lettre relative à un mode de construction des images formées par les lentilles, in Comptes-rendus des séances de l'Académie des sciences, CVII [1888], p. 586; Dei punti corrispondenti sui piani centrale e centrico, nel caso di due mezzi rifrangenti diversi separati da una sola superficie sferica. Significato di una costruzione proposta dal Newton per trovare i fuochi delle lenti, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, s. 4, V [1889], pp. 307-311); nel campo della polarizzazione rotatoria naturale il G. diede un elegante metodo per riconoscere se una sostanza otticamente attiva sia destrogira o levogira (Sur une nouvelle expérience destinée à montrer le sens de la rotation imprimée par les corps à la lumière polarisée, in Comptes-rendus des séances de l'Académie des sciences, XCI [1880], pp. 517-519); in acustica studiò le oscillazioni delle fiamme (dette, appunto, del Govi) ottenute facendo bruciare il gas sopra le reticelle (Di un nuovo modo per ottenere le fiamme sensibili, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, V [1871], pp. 396-403). Altri suoi studi riguardano l'elettrologia (come gli Studi di elettrostatica. Considerazione delle armature liquide nei coibenti armati, in Nuovo Cimento, XXI-XXII [1865-66], pp. 18-26; le Ricerche di elettrostatica, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, I [1865-66], pp. 206 s., 221-230) e la termologia, con diverse ricerche sulle variazioni di comportamento del caucciù vulcanizzato a diverse temperature.

Nei diversi settori d'indagine il G., tipico fisico sperimentale, inventò interessanti apparecchi e strumenti. Oltre al fotometro, costruì un megametro per determinare gli ingrandimenti negli strumenti ottici (Sulla misura della amplificazione negli strumenti ottici e sull'uso di un megametro per determinarla, in Nuovo Cimento, IX [1863], t. XVII, pp. 177-187), un prisma variabile solido (Presentazione d'un prisma variabile solido, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, II [1867], pp. 457 s.), due camere lucide (Intorno a una nuova camera-lucida, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, s. 4, V [1889], pp. 1-6) e uno spettroscopio a visione diretta (Spettroscopio a visione diretta, senza prismi né reticoli, in Rendiconti della R. Accademia di scienze fisiche e matematiche di Napoli, 1885, p. 139); in acustica un calcolatore degli intervalli delle scale musicali (Presentazione d'uno strumento calcolatore degli intervalli nelle scale musicali, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, I [1866], pp. 587 s.).

Circa un quarto delle pubblicazioni del G. riguardano la storia della scienza, e in particolare della fisica; principali temi di ricerca furono l'opera di Galileo Galilei e di Leonardo da Vinci; inoltre il G. curò la traduzione dell'Ottica di Tolomeo sulla versione latina di Eugenio da Palermo (Eugenio Ammiraglio), tramandata da un codice quattrocentesco conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano: un'impresa condotta a termine sotto gli auspici dell'Accademia delle scienze di Torino (L'Ottica di Claudio Tolomeo da Eugenio ridotta in latino sovra la traduzione araba di un testo greco imperfetto, Torino 1885). Gli studi su Galileo, iniziati a Firenze, proseguirono per tutta la vita e portarono alla pubblicazione di numerose lettere inedite. Tra i saggi di maggiore interesse: Il S. Offizio, Copernico e Galileo e i matematici del Collegio Romano nel 1611, in Atti della R. Accademia dei Lincei, s. 2, II [1875], pp. 230-240). Tra il 1867 e il 1869 ebbe una vivace polemica con M. Chasles circa un cospicuo nucleo di autografi galileani rivelatisi poi falsi, come il G. sosteneva (Observations concernant les lettres signées du nom de Galilée qui ont été publiées par M. Chasles, in Comptes-rendus des séances de l'Académie des sciences, LXV [1867], pp. 953-957; Remarques sur la communication récente de M. Chasles sur la cécité de Galilée, ibid., LXVII [1868], pp. 313-316). Altrettanto costante fu il suo interesse per la figura di Leonardo da Vinci di cui trascrisse i manoscritti sparsi nelle diverse biblioteche italiane ed estere; pubblicò un importante lavoro, Leonardo letterato e scienziato. Studio sul genio e sulle scoperte di Leonardo da Vinci, nel volume Saggio delle opere di Leonardo da Vinci, con ventiquattro tavole fotolitografate di scritture e disegni tratti dal codice Atlantico, edito nel 1872 a Milano dalla Ricordi. Poco prima della morte aveva quasi completata l'opera di trascrizione, in otto volumi, che fu poi edita nel 1890 a opera di A. Favaro e F. Brioschi.

Fonti e Bibl.: Mantova, Bibl. dell'Accademia Virgiliana di scienze, lettere ed arti, Fondo Gilberto Govi (2 buste) e Carteggio (372 lettere del G. e 205 a lui dirette); Torino, Arch. stor. dell'Accademia delle scienze, Carteggi, m. 99, nn. 33566-33567, 36019-36045, 40410-40414; F. Brioschi, G. G., in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, s. 4, V (1889), pp. 29-31; G.B. Intra, G. G., in Arch. stor. lombardo, s. 2, XVI (1889), pp. 748-754; G. Basso, Commemorazione di G. G., in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, XXV (1889-90), pp. 10-29; E.N. Legnazzi, Prof. G. G. Commemorazione, in Atti e memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova, XXII-XXIII (1889-90), pp. 104-153 (con bibl.); A. Wolynsky, Il prof. G. G., Roma 1890; O.M. Corbino, Il contributo italiano ai progressi dell'elettrologia nell'ultimo cinquantennio, in Atti della Società italiana per il progresso delle scienze, V riunione, Roma… 1911, Roma 1912, p. 279; G. Polvani, Fisica, in Un secolo di progresso scientifico italiano, Roma 1939, I, pp. 575, 586, 644, 650, 672; L. Briatore - S. Ramazzotti, Didattica e ricerca fisica nell'ateneo torinese nel XIX secolo: G. G. e l'"Ottica" di Tolomeo, in Giornale di fisica, XVII (1976), pp. 71-79; S. Polenghi, La politica universitaria italiana nell'età della Destra storica, Brescia 1993, ad indicem; L. Briatore - S. Ramazzotti, I "vinciani" d'Italia: G. G., scienziato e storico, in Giornale di fisica, XXV (1994), pp. 126-133.

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