TANI, Gino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

TANI, Gino

Ilaria Sainato

– Nacque a Tivoli (Roma) il 31 maggio 1901, ultimo di undici fratelli, da Enrico e da Felicetta Mattias.

La madre morì quando aveva solo nove anni; il padre, commerciante di rame, fu lungamente impegnato nel consiglio comunale di Tivoli e ricoprì per tre volte la carica di assessore alle Finanze; morì il 10 dicembre 1927.

Compì gli studi classici presso il convitto nazionale Amedeo di Savoia di Tivoli; studiò storia della musica con Giuseppe Radiciotti e pianoforte e armonia con Filippo Guglielmi. Dopo la maturità classica si trasferì a Roma dove si laureò in lettere e filosofia (Cascioli, 1928, p. 500). Nel 1924 compare assieme al padre Enrico fra i membri della recentemente costituita Società tiburtina di storia e d’arte, per la quale scrisse alcune fra le sue prime pubblicazioni; nel 1930 iniziò la carriera didattica insegnando lettere prima a Tivoli (scuola di avviamento al lavoro) e in seguito a Roma (liceo Giulio Cesare, conservatorio di Santa Cecilia).

La passione per la cultura e la facilità di scrittura portarono Tani a collaborare sin da giovane con riviste di storia e cultura, giornali locali e quotidiani tra cui Il Giornale d’Italia e Il Tevere, entrando come critico nel 1939 a Il Messaggero di Roma, dove rimase per tutta la vita, scrivendo di musica, spettacolo, cultura, gastronomia e soprattutto di danza. Proprio con le sue recensioni, si può affermare che abbia fondato la critica di danza in Italia. Personaggio dalla cultura enciclopedica, colto musicista e appassionato latinista, riteneva che danza e balletto non comparissero più sulle pagine culturali con sufficiente spazio e approfondimento: ciò lo portò quindi a dedicarsi allo studio sulle origini della prima e sullo sviluppo del secondo, raccogliendo inoltre una cospicua documentazione di fonti iconografiche e letterarie.

Dal 1940 al 1946 insegnò storia del teatro lirico presso la scuola di perfezionamento del teatro dell’Opera di Roma e successivamente fu il primo docente di storia della danza all’Accademia nazionale di danza nella stessa città. In questi anni iniziò a collaborare con l’Enciclopedia Treccani e a pubblicare saggi e contributi di storia della danza, tra cui, Il balletto in Italia, in Cinquant’anni di Opera e balletto in Italia, Roma 1954, pp. 73-107; Origini autoctone e paleolitiche della danza italiana, in Atti del Congresso internazionale di musica mediterranea... 1954, Palermo 1959, pp. 183-187.

Nel 1954 vide la luce l’Enciclopedia dello spettacolo, importante progetto editoriale di Silvio D’Amico, di cui Tani fu sin dagli inizi consulente per la sezione musica e danza, redigendo gran parte delle voci generali e molte di quelle biografiche, in particolare sulla danza italiana; a partire dal quinto volume divenne direttore della sezione danza, avendo fra i suoi più stretti collaboratori alcuni dei nomi più importanti della critica e del balletto, tra i quali Vittoria Ottolenghi e Aurél Milloss.

Nello stesso anno, durante il primo Congresso internazionale di critici di danza tenutosi a Nervi, fu eletto presidente della Association internationale des critiques de la danse.

Nel 1956 sposò a Tivoli Brigida Trofa, con la quale ebbe due figlie, Emanuela e Silvia, entrambe attive nell’ambito della danza e del balletto, l’una maggiormente come interprete e didatta, l’altra, prematuramente scomparsa (2009), soprattutto come organizzatrice e pubblicista.

Dal 1957 al 1963 fu docente di storia del teatro all’Accademia di belle arti di Roma. Nello stesso periodo pubblicò per l’ENIT (Ente Nazionale Italiano per il Turismo) alcuni opuscoli sulla cucina italiana in francese, inglese, tedesco ed esperanto (Eating the Italian way; Comer a la italiana; Manger à l’italienne; Essen nach italienischer Art, s.l. né d.); con lo pseudonimo Lo Scalco, iniziò a tenere per Il Messaggero una rubrica di gastronomia, attività che durò per circa trent’anni con centinaia di articoli pubblicati, molti dei quali raccolti poi dall’autore in un volume (L’estetica della cucina) rimasto inedito.

Fra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta l’attività di studioso e divulgatore di Tani si intensificò e ramificò, come è dimostrato dal carattere eterogeneo delle sue pubblicazioni: conferenze pubbliche sul balletto (Poetica del balletto. Roma, 23 febbraio 1956), relazioni in importanti convegni internazionali (Le Comte d’Aglié et le ballet de cour en Italie, in Les fêtes de la Renaissance, a cura di J. Jacquot, Parigi 1956, pp. 221-233), pubblicazioni di carattere divulgativo per l’ENIT (Coreografie plastiche, in Oggi, spettacolo. Libro dei giorni italiani, XVII (1968), pp. 64-71).

Tani non si occupò solo di balletto e danza colta: i suoi interessi spaziarono dalle origini preistoriche della danza agli spettacoli del Rinascimento, dalle forme di danza etiche e popolari a quelle più attuali di danza libera. Una vocazione per la cultura enciclopedica quindi, che manifestò nella redazione di una Ricerca storico documentaristica stilata per l’Istituto addestramento lavoratori dello spettacolo (IALS).

Ritenne sempre di fondamentale importanza dare un’adeguata formazione culturale ai danzatori e fu probabilmente a questo scopo che concepì tale lavoro. Lo studio (conservato in copia dattiloscritta con integrazioni e glosse a penna, probabilmente autografe) è diviso in due parti (la danza romana e il Medioevo) ed è corredato da numerose fotografie di documenti iconografici ed epigrafici relativi ai due periodi storici trattati. La sezione sulla danza nel Medioevo comprende anche una importante digressione sulle forme di tarantella, sul fenomeno del tarantismo e sui culti religiosi a esso collegati, nonché una breve disamina di casi simili al tarantismo italiano, rintracciabili in altre popolazioni. Il fascicolo è senza data ma dovrebbe risalire circa al 1961, anno di fondazione dello IALS.

La ricerca probabilmente fu parte di un progetto più ampio di cui però, a oggi, non abbiamo testimonianza; indubbiamente esso preannuncia l’opera principale di Tani: la Storia della danza dalle origini ai nostri giorni (Firenze 1983) e ne costituisce la base. L’impianto di quest’opera è complesso e articolato. Il discorso si svolge attorno a tre grandi temi: le origini della danza, l’evoluzione storico-antropologica, i grandi sistemi coreografici, cui si aggiungono schede orientative e riassuntive che guidano il lettore nel vasto panorama coreutico trattato.

L’imponente studio sviluppa aspetti sia antropologici sia storici: riteneva infatti che la danza, pur essendo la più fluida delle arti, sia sempre legata allo spazio e al tempo, non potendo perciò prescindere dagli aspetti socioculturali dell’umanità. Come già Curt Sachs, Tani distingueva tra danza astratta (o introversa) e danza imitativa (o estroversa) e ne indagò l’originaria funzione sacra, individuando in particolare nella forma primitiva del ballo in tondo (per il quale utilizzava il termine medievale di carola) un atto di partecipazione collettiva al ritmo del cosmo. Quando il cerchio si apre e diventa ‘fronte’, la danza diviene profana e si umanizza assumendo una embrionale caratterizzazione scenica e artistica. Rintracciava in alcune danze primitive le danze generatrici («Ur-Tanz») di tutte le forme coreiche successive; e nella danza greca (nella quale confluiscono le «Ur-Tanz»), la ‘grande madre’ di tutte le danze.

L’autore attribuiva molta importanza allo studio della danza del Rinascimento italiano, ritenendo di poter riscontrare le origini del balletto europeo settecentesco nella didattica e nella trattatistica rinascimentale.

Grande spazio inoltre ricopre la trattazione delle tradizioni coreutiche delle nazioni europee ed extraeuropee, in quanto influenzarono, a vario titolo, sia le forme di ballo lusivo (mondano) sia il balletto accademico, come per esempio accadde nel XX secolo con Sergej P. Djagilev e i Ballets russes.

La concezione che Tani ebbe dei grandi sistemi coreici può essere rappresentata come un arco di parabola. La danse d’école francese istituzionalizzata sotto il regno di Luigi XVI cristallizzò gli elementi della cultura coreutica europea e si formalizzò definendo i passi e le posizioni della danza accademica. Questi vennero poi affinati nella tecnica della danza classica dai grandi danzatori e coreografi italiani, francesi e russi dal XVII al XIX secolo; sul finire dell’Ottocento approdò sui palcoscenici la ‘danza libera’ e la rivendicazione della purezza emotiva dell’arte coreutica di Isadora Duncan; in seguito Rudolf Laban, Marta Graham e Doris Humphrey dettero all’intuizione della Duncan una più completa teorizzazione e interpretarono il movimento come atto in fieri contro la fissità del passo accademico. Nel secondo dopoguerra, l’estetica della danza venne rivista alla luce dell’automatismo e di un nuovo ottimismo e, ormai indifferente a ogni significato espressivo, diventò nuovamente arte plastica, visiva e non più cinetica. La new dance o post-modern dance perdette quindi la naturalità emotiva della danza moderna in favore di un rinnovato formalismo, contro il quale era sorta la stessa ‘danza libera’ nel primo trentennio del secolo.

Negli ultimi anni di vita Tani scrisse pure una Storia del balletto, rimasta inedita, e un compendio storico-estetico (La danza e il balletto. Compendio storico-estetico, a cura di E. Casini Ropa - L. Bombardi, Parma 1995) che fu pubblicato postumo. Il sottotitolo apposto a penna dall’autore sulla copertina del dattiloscritto riassume e ben sintetizza il proposito che perseguì nella sua carriera: scrivere «tutto ciò che un buon ballerino e degno artista teatrale deve sapere, per una degna e sicura professione».

Morì il 4 aprile 1987.

Alla sua memoria fu dedicato il premio internazionale Gino Tani per le arti dello spettacolo organizzato dal 1989 a cura delle figlie.

Opere. Oltre a quelle citate nel testo si vedano i contributi pubblicati in Atti e memorie della Società tiburtina di storia e d’arte: In morte del pittore Luigi Gaudenzi, IX-X (1929-1930), pp. 404-415; In memoria di Giuseppe Radiciotti, XI-XII (1931-1932), pp. 5-45; Paolo Boselli e sue relazioni con Tivoli, XIII-XIV (1933-1934), pp. 381-406; Filippo Guglielmi, l’uomo e l’artista. Con un documento inedito su Liszt di Filippo Guglielmi, XXV (1953), pp. 10-52.

Inoltre: Vita e miracoli di Tosca nel suo cinquantenario rappresentata in Roma al Teatro Costanzi il 14 gennaio 1900, Roma 1950; Ricerca storico documentaristica sulla danza dello IASL, s.l. né d.; Il balletto e l’opera di Milloss al Maggio Musicale Fiorentino, Firenze 1977; Danza e Folclore, in Danza e folklore. Atti del secondo Convegno internazionale di studi sul folclore... 1977, a cura di E. Lauretta, Agrigento 1978, pp.15-25; Danza e folklore, in Il balletto nel Novecento, a cura di V. Ottolenghi et al., Torino 1983, pp. 169-182; Prefazione, in C.W. Beaumont - S. Idzikowski, Fare danza, I, Teoria e pratica del metodo Cecchetti, a cura di F. Papacena, Roma 1994.

Fonti e Bibl.: L. Cascioli, Gli uomini illustri degni di memoria della città di Tivoli dalla sua origine ai giorni nostri, III, Tivoli 1928; V. Pacifici, Necrologio del socio Cav. Enrico Tani, in Atti e memorie della Società tiburtina di storia e d’arte, VIII (1928), pp. 158-167; White-Rose [T. Tani], Notiziario, in Bollettino di Studi storici ed archeologici di Tivoli, XV (1932), 55, pp. 2043-2044; R. Mosti, In ricordo di G. T., in Atti e memorie della Società tiburtina di storia e d’arte, LXII (1989), pp. 317-318; M. Caputo, G. T.. Storia della danza dalle origini ai nostri giorni, in Lares, 1990, vol. 56, n. 1, pp. 133-136; E. Casini Ropa, Prefazione, in G. Tani, La danza e il balletto, cit.

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