DI MARZO, Gioacchino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)

DI MARZO, Gioacchino

Guido Fagioli Vercellone

Nacque a Palermo il 2 dic. 1839, da Salvatore e da Enrica Cardinale. Il padre, un piccolo editore tipografo, fu coinvolto nei moti del 1848 e scontò numerosi anni di carcere: doveva essere uomo di cultura, se il D. a dieci anni "investigava già nei dizionari e negli in-folio giganteschi della casa paterna". Patrono dei suoi studi fu uno zio, il padre Carlo da S.Biagio degli osservanti riformati del convento di S.Antonino, che lo indirizzò al sacerdozio, facendolo ammettere nel 1851 tra i "chierici distinti" della R. Cappella palatina. Aveva avuto come primi precettori B. Di Bella da Monreale e il beneficiale G. Bottalla; in seguito, nel collegio "Massimo" dei gesuiti di Palermo, venne afflidato allo storico e bibliofilo A. Narbone ed al filosofo e archeologo G. Romano, che molto influirono sulla sua formazione. A soli sedici anni diede alle stampe il Dizionario topografico della Sicilia di Vito Amico tradotto dal latino ed annotato ... (Palermo 1855-56), in cui oltre alle ampie utili note operò una completa rifusione dell'opera in un unico ordine alfabetico, da quello triplice originario del Lexicon topographicum. Nel 1857 fu ammesso per concorso al posto di custode della Biblioteca comunale di Palermo, e da quel momento alla morte resterà strettamente legato a quell'istituzione, che gli offrirà le migliori opportunità per seguire e sviluppare i suoi interessi eruditi, che già da allora cominciavano a coagularsi intorno ai temi dell'arte in Sicilia e che faranno di lui uno specialista in quel campo.

Dal 1858 al 1864 pubblicò successivamente in Palermo i quattro volumi di un'opera ambiziosa, Delle belle arti in Sicilia dai Normanni alla fine del sec. XVI, che in seguito (nonostante l'introduzione sia un piccolo capolavoro di sintesi) ripudierà per avervi seguito troppo fiduciosamente la poca letteratura su quei temi che aveva trovato, e cioè i lavori di S. Cavallari, di G. V. Gravina, di G. Grosso Cacopardo, di A. Gallo e di G. Meli; tuttavia già in quest'opera giovanile, pur accanto a passi lirico-descrittivi di grande ingenuità, v'è traccia del metodo da lui adottato, di ricognizione accurata e personale delle opere e dei documenti. Già nel 1868 infatti potrà pubblicare un lavoro di maggiore rigore, tutto basato su ricerche originali: Memorie storiche di Antonello Gagini e dei suoi figli e nipoti, scultori siciliani del secolo XVI (in Arch. stor. ital., s.3, VIII [1868], 2, pp. 39-109), che sarà il primo nucleo della sua opera di forse maggior spessore e originalità, ancora oggi considerata valida (ne è stata fatta nel 1979 una ristampa anastatica del primo volume a cura dell'Editrice libraria siciliana): I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie storiche e documenti (2 voll., Palermo 1880-83, con 38 tavole), inizialmente pubblicato in fascicoli.

Con questo lavoro il D. dimostrava d'aver compreso che la via da battere per dare credibilità alla storiografia d'arte siciliana era quella dei registri contabili delle chiese e delle congregazioni, dei minutari notarili, degli innumerevoli archivi nobiliari, nonché quella del personale esame di ogni opera d'arte. Per i Gagini aveva speso anni a trarre materiale dai ricchissimi fondi della fabbriceria del duomo (e fu gran fortuna, ché andranno bruciati di lì a poco, durante i moti del 1860) e da quelli degli archivi di Stato, ma poi anche, peregrinando per i più remoti borghi dell'isola, da centinaia di piccoli archivi parrocchiali e municipali, fino a dar forma non solo alle vite e alla produzione di quegli scultori, ma a una vasta rete di ignote interconnessioni con artisti del continente e ad una proliferazione insospettata di seguaci e allievi. Insomma, un quadro approfondito dell'attività artistica in Sicilia durante due secoli, non limitato rigidamente alla scultura ma allargato alle arti connesse, tutte ausiliarie dell'architettura nella Sicilia del tempo.

Nei riguardi della storiografia siciliana in generale, il D. ebbe il merito d'aver dato vita ad un'iniziativa editoriale della massima importanza e validità, la Biblioteca storica e letteraria di Sicilia, ossia Raccolta di opere inedite e rare di scrittori siciliani dal secolo XVI al XIX (Palermo 1869-1886), in ventotto volumi, così suddivisi: serie prima, Diari della città di Palermo dal sec. XVI al XIX, pubblicati sui manoscritti della Biblioteca comunale, preceduti da prefazioni e corredati da note (voll. 19, 1869-86), che comprendono tra gli altri quelli importantissimi di V. Auria del sec. XVII, di A. Mongitore e di F.M.E. Villabianca del sec. XVIII serie seconda, Opere storiche inedite sulla città di Palermo ed altre città siciliane, pubblicate sui manoscritti della Biblioteca comunale, precedute da prefazioni e corredate di note (voll. 7, 1872-77), tra cui spiccano i Libri quattro del Palermo restaurato di V. Di Giovanni e la Descrizione della Sicilia di G. F. Omodei; serie terza, Drammatiche rappresentazioni in Sicilia dal sec. XVI al XVIII (voll. 2, 1876), che comprende La Palermitana di T. Folengo, inedito della Comunale. Insomma, una gran quantità di interessanti materiali messa a disposizione degli studiosi, dove le prefazioni e le note del D. sono veramente preziose per la comprensione e la valutazione dei testi. Questo lavoro fu reso possibile dalla generosità dell'editore finanziatore L. Pedone-Lauriel (la pubblicazione fu sospesa dopo il suo ritiro) e facilitato dall'essere il D. divenuto nel 1875 bibliotecario capo della Comunale, carica che conserverà fino alla morte.

Questo prezioso lavoro di edizione si accompagnò a una serie di studi che furono pubblicati dal D. all'inizio degli anni Settanta fin quasi alla morte: da Considerazioni sul dominio spagnuolo e savoiardo in Sicilia nel secolo XVII e nel sorgere del XVIII (in Rivista sicula di scienze, lettere ed arti, III [1871], 6, pp. 232-263) a Degli scultori della penisola che lavorarono in Sicilia nei sec. XIV, XV e XVI. Memorie storiche (in Arch. stor. ital., s. 3, XVI [1872], pp. 324-359); da Notizie di alcuni argentieri che lavorarono nel duomo di Palermo nel sec. XVI (in Arch. stor. sicil., n. s., III [1878], pp. 364-70) a Olivino e Lorenzo di Bruges, stampatori in Sicilia nella fine del secolo XV ed il sorgere del XVI. Con cinque documenti inediti ibid., IV [1879], pp. 337-42); da Documenti intorno a Vincenzo di Pavia detto "il Romano", celebre pittore in Palermo nel secolo XVI (ibid., V [1880], pp. 277-81) a Del sentimento nazionale nei rapporti artistici della Sicilia con l'Italia peninsulare dal sec. XIV al XVII. Memorie (Genova 1882); da Di Pietro Ruzolone, pittore palermitano dei sec. XV e XVI. Notizie inedite (Palermo 1896) all'importante La pittura a Palermo nel Rinascimento. Storia e documenti, con venti tavole (ibid. 1899), dove le fonti documentali sono fondamentali per gli studi successivi, fino a Guglielmo Borremans di Anversa, pittore fiammingo in Sicilia nel secolo XVIII (anni 1715-44). Con dodici tavole (ibid. 1912).

Gli ultimi anni del D. furono quasi completamente dedicati alla riscoperta di Antonello da Messina, con un complesso di ricerche e di pubblicazioni che fecero luce sulla vita e sulla cronologia di quel pittore, fino ad allora nebulosissime, e su quelle dei suoi familiari e allievi.

Durante le sue ricerche negli archivi notarili messinesi per l'opera sui Gagini il D. aveva trovato alcuni documenti inediti su Antonello e la sua famiglia, fra cui il famoso testamento del 1479: già nel 1887 aveva pubblicato Notizie di Antonello e Pietro da Messina (in Arch. stor. siciliano, n. s., XII [1887], pp. 151 ss.), seguito dal più approfondito Di Antonello da Messina. Primi documenti messinesi (in Arch. stor. messinese, III [1903], pp. 169-186), da Di una pretesa scoperta di un dipinto di Antonello da Messina in Ficarra (in Giornale di Sicilia, 20-21 marzo 1904), da Nuovi studi ed appunti su Antonello da Messina, con 25 documenti (Messina 1905), da Di un quadro di Antonello da Messina in Ragusa Inferiore (in La Sicile illustrée, III [1906] n. 1-2) e da La vedova di Antonello da Messina, con un documento inedito (ibid., V [1908], 43 p. 8).

Certo il merito di aver scoperto e pubblicato tanti importanti documenti proprio alla vigilia del terremoto che distrusse Messina e i suoi archivi è grande, ma gli fu duramente contestato da un erudito messinese, G. La Corte-Cailler, che pretese la priorità di alcuni ntrovamenti. La querelle fu dura e lunga, con scambio pubblico di reciproche accuse, cominciata sul Giornale di Sicilia (6-8 marzo 1904) e conclusa su La Gazzetta di Messina e delle Calabrie dell'11 genn. 1905. Comunque nessuno degli studi successivi su Antonello ha potuto prescindere dalle conclusioni del D.: esse "rappresentano per la ricchezza delle controllate notizie, per la precisione delle date, per la cautela delle deduzioni un'ampia e solida base di studi".

Va ricordata anche l'attività prestata come bibliotecario per quarant'anni alla Comunale di Palermo, che ha lasciato tracce ancora rilevabili: l'ordinamento degli incunabuli e degli archivi, la raccolta delle edizioni siciliane, la rimarchevole collezione di autografi illustri, la descrizione critica dei manoscritti sono tutte testimonianze della sua operosità.

Soprattutto importante è la creazione di un ampio schedario dei manoscritti, purtroppo incompleto, redatto con criteri modernissimi, comprendente circa 150.000 schede. Tale enorme lavoro è stato in gran parte pubblicato: I manoscritti della Biblioteca comunale di Palermo indicati e descritti, I, 2, Palermo 1894, cui fece seguito nel 1934, sempre a Palermo, postumo a cura di E. Stinco, il volume II, 1, mentre in occasione del cinquantenario della morte, nel 1966, è stato auspicato il completamento della pubblicazione a cura della Regione autonoma siciliana.

Il D. compì numerosi viaggi di studio oltre che in Sicilia anche nel continente, toccando le principali città italiane, e dovunque contrasse amicizie e relazioni, di cui resta testimonianza in importanti carteggi conservati presso la Biblioteca comunale di Palermo: i principali sono con M. Amari, A. Catara Lettieri, V. Cordaro Clarenza, S. Corleo, A. Gallo, G. Grosso Cacopardo, I. La Lumia, A. Longo, card. A. De Luca, C. Pardi, F. Parlatore, B. Romano, G. De Spucches, S. Verni, A. Hortis, G. Gorresio, T. Grassi, P. Fanfani, C. Conestabile, C. Cantù, B. Buoncompagni, G. P. Vicusseux, A. Vannucci, N. Tommaseo, A. Stoppani, L. Passerini, A. Morelli, L. Mercantini, T. Mamiani, L. Lambruschini, F. Crispi, O. d'Albert de Luynes, A. Ceriani, card. Franchi, G. Dennis e G. Cassisi.

Il D. morì a Palermo il 4 apr. 1916.

Fonti e Bibl.: Oltre ai necrologi in L'Ora, 4-5, 6-7, 8-9 apr. 1916, e nel Giornale di Sicilia, 5-6 apr. 1916, e, di A. Venturi, in L'Arte, XIX (1916), s. 6, p. 372 cfr. A. Gallo, Sugli scrittori moderni di storia di Sicilia-Saggio critico, Palermo 1867, pp. 65 n. 3, 71 ss.; G. Pitrè, Le lettere e le arti in Sicilia negli anni 1870-1871, Palermo 1872, pp. 126 s.; G. Di Pietro, Illustrazione dei più conosciuti scrittori contemp. siciliani, Palermo 1878, pp. 228 ss.; A. J. Rusconi, G. D., la pittura a Palermo nel Rinascimento, in L'Arte, II (1899), pp. 485 ss.; S. Salomone, La Sicilia intellettuale contemporanea, Catania 1913, pp. 174 s.; F. Pottino, Onoranze a mons. G. D. nel suo giubileo sacerdotale, dicembre MCMXIII, Palermo 1914; G. Gentile, La cultura sicil., in La Critica, XIII (1915) 3, pp. 213-29; N. Zingarelli, Tre sicil. illustri, Pitrè, Salomone-Marino e G. D., in Giorn. d'Italia, 12 apr. 1916; E. Mauceri, G. D., in Arch. stor. per la Sicilia orient., XIII (1916), 1-2, pp. 277-80; F. Pottino, Mons. G. D., in Arch. stor. sicil., n. s., XLI (1916), pp. 273-82; A. Sansone, Relazione accad. per gli anni 1914-16, in Atti della R. Acc. di scienze, lettere e belle arti di Palermo, s. 3, X (1912-16), pp. 9-11; M. Pittaluga, Gli storici d'arte dell'Ottocento, in La Nuova Italia, I (1930), II, p. 456; E. Di Carlo, G. D., in L'Ora, 26-27 nov. 1931; E. Restivo, G. D., in Arch. stor. sicil., n. s., LIII (1933), pp. 1-11; E. Di Carlo, Michele Amari e G. D. (con lettere inedite), Palermo 1936; E. Di Carlo, Un insigne bibliotecario: G. D., in Accademie e Biblioteche d'Italia, XXI (1953), I, pp. 27-30; R. Longhi, Frammento siciliano, in Paragone, V (1953), 47, p. 4; G. Raffiotta, Storia della Sicilia post-unificazione, III, Palermo 1959, p. 200; Scritti per il secondo centenario della Biblioteca comunale di Palermo, in Giornale di Sicilia, 1° sett. 1960; M. E. Alaimo, La commemor. di G. D. presso la Società sicil. per la storia patria, in Nuovi Quaderni del Meridione, IV (1966), pp. 607 ss.; Id., Bilancio nel cinquantenario di G. D., in Il Risorgimento in Sicilia, II (1966), 1-2, pp. 259-86 (alle pp. 277-286 bibl. degli scritti del D.); M. E. Alaimo, Il trinomio Pitrè, Salomone-Marino, D. nella cultura siciliana al tramonto, in Pitrè e Salomone-Marino, Palermo 1968, pp. 491-519; C. Peri, Dal Viceregno alla mafia, Caltanissetta 1970, pp. 476 s. e 365-73; G. Molonia, Gaetano La Corte-Cailler-G. D.: una polemica su Antonello, in Arch. stor. messinese, s. 3, XXX (1979), pp. 191-226; F. Sricchia Santoro, Antonello e l'Europa, Milano 1986, pp. 13 s. e n. 11 d. cap. I; G. M. Mira, Bibliografia sicil., II, Palermo 1881, pp. 46 s.; C. Frati, Diz. bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili ital. dal sec. XIV al XIX, Firenze 1934, subvoce; R. De Mattei, Dizionario dei siciliani illustri, Palermo 1939, p. 187; S. Ludovici [S. Samek Ludovici], Storici, teorici e critici delle arti figurative, Roma 1942, pp. 139 s.; G. Petronio, Dizionario encicl. della letteratura italiana, Bari-Roma 1966, II, p. 305.

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