Capróni, Giorgio

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Poeta italiano (Livorno 1912 - Roma 1990). La sua poesia, formatasi nell'ambito dell'ermetismo ma con ascendenze al vocianesimo ligure (da Sbarbaro a Boine), ha mirato a immettere nelle rarefazioni analogiche, proprie del primo, il lievito di un autobiografismo tra risentito e gentile, tra alacre ed elegiaco, e nei modi della poetica della parola quelli della poesia tradizionale, trovando la sua soluzione più felice in un tono medio, di canzonetta fra classica e popolareggiante (Come un'allegoria, 1936; Cronistoria, 1943; Stanze della funicolare, 1952; Il passaggio d'Enea, prime e nuove poesie raccolte, 1956; Il seme del piangere, 1959; Congedo del viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee, 1965; Il "Terzo libro" e altre cose, 1968; Il muro della terra, 1975; Il franco cacciatore, 1982; Il conte di Kevenhüller, 1986 e il volume complessivo Poesie 1932-1986, 1989). In prosa ha scritto un diario di guerra (Giorni aperti, 1942), altre pagine evocative (Il gelo della mattina, 1954), racconti (Il labirinto, 1984). Ha tradotto finemente opere di Apollinaire, Proust, Céline, Cendrars. Una nuova raccolta di poesie, in parte già preparata dall'autore, è uscita postuma a cura di G. Agamben (Res amissa, 1991).

Per approfondire: Arnaldo Bocelli, Caproni, Giorgio, in Enciclopedia Italiana - III Appendice, 1961; Serena Andreotti Ravaglioli, Caproni, Giorgio, in Enciclopedia Italiana - V Appendice, 1991

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