JAN, Giorgio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

JAN, Giorgio (Georg)

Maurizia Alippi Cappelletti

Di ascendenze ungheresi, nacque a Vienna il 21 dic. 1791 e vi compì gli studi. Dopo essere stato impiegato nel 1809 presso il Consiglio aulico di guerra, dal 1812 iniziò un intenso studio delle scienze naturali, in particolare della botanica e dell'entomologia, finché, nell'ottobre del 1814, fu nominato assistente del botanico N.J. von Jacquin, presso il Naturhistorisches Museum di Vienna. Due anni dopo lasciò Vienna per trasferirsi a Parma. Chiamato in quell'università dalla duchessa Maria Luigia, vi assunse la direzione dell'Orto e l'insegnamento della botanica, succedendo rispettivamente a B. Barbieri e a D.B. Pascal. Da allora lo J. si considerò a tutti gli effetti italiano. Portava con sé un già ricco erbario e una raccolta d'Insetti - Coleotteri e Lepidotteri - che aveva realizzato sotto la guida del suo maestro, l'entomologo F.A. Ziegler, conservatore del museo viennese.

A Parma formò allievi che avrebbero portato un contributo rilevante al progresso delle scienze naturali. Fu costantemente protetto dalla duchessa di Parma Maria Luigia d'Asburgo Lorena, che, nel 1819, lo elevò al grado di maestro di botanica e lo sostenne nei suoi numerosi viaggi di esplorazione naturalistica del territorio in Italia (Piemonte, 1821; Liguria, 1822; Toscana e Sicilia, 1825) e in Europa (Francia, Inghilterra e Svizzera).

I primi lavori scientifici dello J. riguardarono la botanica: già nel periodo viennese aveva erborizzato abbondantemente nei dintorni della città, tanto che nel 1819, ormai in Italia, poteva offrire in sottoscrizione alcuni suoi erbari dopo aver pubblicato un programma per favorire la realizzazione di erbari, la loro diffusione, e la costituzione di una biblioteca dedicata al mondo vegetale. Preparava anche per la vendita e lo scambio un Herbarium portatile (Parmae 1820; l'annunzio in Biblioteca italiana, 1820, vol. 18, pp. 283-285) con esemplari riuniti secondo l'habitat naturale, un Herbarium toxico-medicum (Parmae 1820), con le piante officinali, e un Herbarium technico-georgicum (ibid. 1820, in due volumi, ciascuno dei quali è una centuria di essiccata), che riuniva le piante di interesse agricolo e tecnico. Presso l'Università di Parma restano ancora centurie di fogli con piante essiccate e catalogate dallo stesso J. con l'intendimento di raccogliere tutte le specie spontanee dell'Italia settentrionale. Annunziata nella Biblioteca italiana (1819, vol. 4, pp. 283-287), la Flora Italiae Superioris, sive Collectio stirpium in eadem regione sponte nascentium fu pubblicata a Parma tra il 1820 e il 1826 (ogni volume è una centuria di erbario). Nel 1838 infine lo J. pubblicò un Index seminum, in Delectus seminum in R. Horto botanico Universitatis Parmensis 1838 collectorum.

Intanto aveva messo insieme una quantità straordinaria di piante e di fossili, soprattutto conchiglie del Terziario, che in breve costituirono un ricchissimo erbario e una collezione ragguardevole, anche per l'aggiunta di esemplari ottenuti tramite un fitto scambio con altri botanici, paleontologi ed entomologi. Ottenne, infatti, la raccolta di Ditteri e Imenotteri di F.A. Ziegler, quella di F. Sanvitale e di L. Parreys, e quella mineralogica di P. Partsch, del museo viennese. Agli Insetti poté presto aggiungere anche altre specie animali di vari ordini e classi.

Le forti spese sostenute per gli acquisti di libri ed esemplari, e il venir meno di introiti su cui faceva conto, avevano condotto lo J. a una precaria situazione economica, tanto da convincerlo a vendere parte della collezione, quando, nel 1828, incontrò e strinse amicizia con il nobile e ricco G. De Cristoforis, anch'egli appassionato naturalista, che possedeva a sua volta un cospicuo numero di collezioni, soprattutto mineralogiche. I due naturalisti, condividendo interessi e ideali, decisero di fondere le loro raccolte e il loro impegno di studio, mettendo a disposizione materiale e competenze a chiunque potesse essere interessato: un merito non piccolo in tempi di incerto e modesto progresso negli studi botanici e zoologici in Italia.

Nel 1831 lo J. illustrò in un breve testo, rivolto ai "cultori di scienze naturali", il progetto, oltremodo innovativo di una società finalizzata alla promozione e divulgazione in Italia degli studi naturalistici. L'anno seguente, nella nota Ai cultori delle scienze naturali redatta in collaborazione con De Cristoforis, ripropose il programma meglio definendolo e ampliandolo. Pur riconoscendo che in tutte le università erano ormai presenti cattedre e piccoli musei di storia naturale e che anche i licei prevedevano tale materia di studio, lo J. faceva notare la mancanza di raccolte copiose e ben organizzate, con cataloghi chiari e completi. Per ovviare a tali manchevolezze la costituenda società avrebbe potuto offrire in vendita ricchi cataloghi e aggiornate collezioni.

Nel 1832 lo J. e il De Cristoforis dunque fondarono la società, intesa anche come impresa editoriale (i soci ne erano anche azionisti), di scambio e vendita di duplicati, oltre che luogo di promozione degli studi naturalistici. In caso di morte di uno dei due, era stabilito che la proprietà delle collezioni, dei libri e degli strumenti sarebbe passata al superstite.

Il De Cristoforis sistemò l'amministrazione e da allora se ne fece carico, mentre ambedue continuavano il lavoro di raccolta e di studio, pubblicando via via i relativi cataloghi, che si aggiunsero al primo dello J. (Catalogus plantarum phanaerogamarum, ad usum botanophilorum exsiccatarum, Parmae 1818), con l'elenco delle specie (nel 1831 l'erbario era giunto a contenere 17.000 specie e 98.000 esemplari, ordinati secondo il sistema sessuale linneano con il nome scientifico e l'indicazione della località del ritrovamento). Si trattava di cinque cataloghi suddivisi ciascuno in una sezione sistematica e una descrittiva, concernenti i Coleotteri, le conchiglie e i minerali.

Le raccolte dello J., insieme con quelle del De Cristoforis, formarono il Museo di storia naturale "Jan - De Cristoforis", che fu ospitato nelle dieci stanze messe a disposizione dal De Cristoforis nella sua casa, mentre lo J. restava ancora a Parma trattenuto dall'impegno universitario.

Nel 1837 il De Cristoforis morì lasciando per testamento il museo - consenziente lo stesso J. - alla città di Milano, che avrebbe dovuto impegnarsi a trasformarlo in museo comunale e a nominare lo J. come conservatore stipendiato. Lo J. accettò l'incarico, rinunciando alla proprietà delle collezioni e permettendo in tal modo la costituzione in Milano, con data ufficiale di fondazione 7 maggio 1838, del più ricco e vasto Museo civico di storia naturale italiano. Poco dopo esso fu trasferito nell'ex convento S. Marta e fu finanziato sia dal Comune, sia da privati, tra cui C. Porro, G. Casati, V. Borromeo, e naturalisti come G. Balsamo Crivelli, C. Bassi, E. Cornalia e A. Stoppani.

Lo J. ne divenne il direttore - suo vice fu nominato F. De Filippi - e iniziò nel museo corsi pubblici di scienze naturali che introduceva con allocuzioni o prelezioni (di cui ci sono giunte solo la prima, Bellezza degli studi naturalistici e distribuzione geografica degli animali in rapporto alla flora, clima e suolo, in Il Politecnico, V [1842] pp. 9-41, e la seconda, Dell'uomo considerato come un proprio regnodell'istoria naturale, ibid., VI [1843] pp. 15-32).

In quest'ultimo lavoro lo J. riprendeva la proposta di collocare in una scienza autonoma, l'antropologia, lo studio della specie umana cui riservare un regno proprio nella sistematica zoologica separato dal regno animale. La proposta non era nuova; era stata fra l'altro avanzata dalla scuola tedesca di F.W.G. Schelling con la creazione di un Menschreich ed esprimeva l'impossibilità da parte di alcuni scienziati di trascurare, a vantaggio di un'ottica troppo naturalistica, l'enorme divario intellettuale e morale tra l'uomo e qualsiasi animale, sia pure il più evoluto.

Nel 1845 lo J. si stabilì definitivamente a Milano, mentre sulla cattedra di Parma saliva C. Passerini. Intanto aveva partecipato, nel 1839 a Pisa e nel '41 a Firenze, al primo e al terzo di quei congressi degli scienziati italiani che a metà dell'Ottocento costituivano una delle rare occasioni di scambio fra coloro che avevano a cuore le sorti della scienza e quelle della patria. Nel 1844 si tenne a Milano il sesto Congresso e il Museo civico ospitò nei locali di S. Marta i convenuti alla riunione, che poterono ammirare anche una cospicua collezione di vertebrati (visita del 23 settembre, annotata in Atti della Sesta Riunione degli scienziati italiani… 1844, Milano 1845, p. 509).

Lo J. stava trasferendo nel museo i fossili, ancora conservati nel Consiglio delle miniere a Vienna, quando ebbe inizio la rivoluzione del marzo 1848. Al ritorno a Milano degli Austriaci, decise di lasciare la Lombardia per quasi due anni.

Rientrato, vide il suo museo arricchirsi rapidamente con gli acquisti promossi dal Comune, con scambi e vendite di duplicati e con doni da parte di altri musei. Anche la sezione mineralogica iniziata da De Cristoforis ebbe un forte incremento quando il governo fece dono nel 1857 del prezioso Gabinetto di minerali e fossili di Santa Teresa, depositario della Collezione Cortesi di fossili di Mammiferi terziari e della collezione conchiologica del Terziario di G.B. Brocchi. In quell'anno a Milano lo J. pubblicò Cenni sul Museo civico di Milano…, in cui elencava 396 specie di Mammiferi, 940 di Rettili, 1894 di Uccelli, 890 di Pesci (di queste ultime due classi fu iniziatore De Filippi).

Negli ultimi anni di vita, lo J. fornì la sua migliore produzione scientifica con lavori di erpetologia alimentati anche dalla cospicua donazione di Rettili promossa dal Musée national d'histoire naturelle de Paris che, su decisione dell'amministratore A.-M.-C. Duméril, inviò campioni di oltre cento specie al museo milanese. Lo J. circoscrisse il suo interesse ai serpenti, ancor poco studiati e registrati spesso con sinonimia confusa. Visitò tutte le collezioni di Ofidi presenti nei musei di zoologia, per arricchire il suo del massimo numero possibile di esemplari e offrirne una rassegna completa. Lo stesso L. Agassiz gli fece dono di ben 650 campioni del museo di zoologia di Cambridge negli Stati Uniti, impegnando quest'ultimo a inviare da allora in poi ogni nuovo esemplare allo J. per uno studio comparativo e per l'esatta determinazione della specie (in Annual Report of the trustees of the Museum of comparative zoology, Boston 1863); il museo milanese era ormai divenuto un punto di riferimento per l'erpetologia.

Lo J. esordì nel 1858 e '59 con un Plan d'une iconographie descriptive des ophidiens et description sommaire de nouvelles espèces de serpents (in Revue et magasin de zoologie pure et appliquée, XXI [1858], 10, pp. 438-449; 11, pp. 514-527; XXII [1859], 3, pp. 122-130; 4, pp. 148-157), seguito dalle Addictions et rectifications au Plan et Prodrome de… (ibid., XXII [1859], 12, pp. 505-512), cui aggiunse dal 1860 vari saggi sull'argomento, fino a pubblicare, lungo un arco di 12 anni, una Iconographie générale des Ophidiens (I-III, Milan-Paris, 1860-66; 1866-70; 1870-81, illustrati da 300 splendide tavole litografiche) che non poté concludere personalmente e che fu completata dopo la sua morte da F. Sordelli. Nel 1863, prima che le condizioni fisiche glielo impedissero, diede alle stampe a Milano un Elenco sistematico degli Ofidi descritti e disegnati per l'iconografia generale, in cui erano enumerate tutte le specie note di serpenti.

Ai preminenti interessi scientifici lo J. univa quello per la letteratura, in particolare per l'opera shakespeariana, tanto da concepire un progetto di traduzione e commento, da attuare in collaborazione con altri amatori, ma la vastità dell'impresa fu superiore alle sue forze e tutto si limitò a un fascicolo, edito a Parma nel 1838, dal titolo Opere di Shakespeare. Nuova versione italiana di diversi traduttori, edita e corredata di note e dell'analisi del dramma il Re Lear.

Lo J. morì a Milano l'8 maggio 1866. Gli furono dedicati i generi Jania Lamour e Jania Schult.

Altre opere: Descrizione dei generi dei molluschi fluviatili e terrestri indigeni dell'Italia superiore, Parma 1832; Ai cultori delle scienze naturali. Programma, in Biblioteca italiana, 1832, vol. 68, pp. 117-125 (in collab. con G. De Cristoforis); Catalogus in IV sectiones divisusrerum naturalium in Museo exstantium, I-II, Parmae 1832; III (Mediolani 1832) e IV, ibid. 1832 (in collab. con G. De Cristoforis); Cenni sul Museo civico diMilano ed indice sistematico dei rettili ed anfibi esposti nel medesimo, Milano 1857.

Fonti e Bibl.: L'archivio e l'epistolario dello J. sono conservati tuttora a Milano, presso il Museo civico; A. Rubini - E. Bertè, Ai cultori delle scienze naturali ed a chiunque brama avere nozioni esatte concernenti la competenza del prof. G. J. sopra il Museo di storia naturale…, Parma 1838; I. Cantù, L'Italia scientifica contemporanea…, Milano 1844, p. 260; A. Stoppani, G. J., in Il Politecnico, parte letteraria, s. 4, giugno 1866, pp. 807-824; E. Cornalia, Inaugurandosi solennemente nel palazzo del Museo civico il busto di G. J.il giorno 11 giugno 1867, Milano 1867; V. Cesati, Cenni biografici di sei soci della Soc. ital. delle scienze detta dei XL, in Memorie della Società italiana delle scienze detta dei XL, s. 3, III (1879), pp. LXIX-CXVIII; A. Villani, Di alcuni erbari conservati nella Biblioteca nazionale di Parma, in Nuovo Giorn. botanico italiano, n.s., XIV (1909), pp. 232-249; F. Lanzoni, L'Orto botanico e i suoi dirigenti dal 1600 ad oggi, Parma 1933, p. 8; C. Conci, Il centenario di G. I. (1791-1866) e la fondazione ed il primo sviluppo del Museo civico di storia naturale di Milano, Milano 1967.

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