GUCCIA, Giovan Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)

GUCCIA, Giovan Battista

Aldo Brigaglia

Nacque da Giuseppe Maria e da Chiara Cipponeri il 21 ott. 1855, a Palermo. La famiglia paterna apparteneva a un ramo cadetto dei marchesi di Ganzaria, il cui titolo risaliva al 1812.

L'appartenenza a una famiglia assai agiata gli permise di non avere alcun problema d'ordine finanziario. Fu educato in scuole private, tranne gli ultimi tre anni di istituto tecnico (1870-73). Dopo aver frequentato soltanto per un anno l'Università di Palermo (1874-75), si trasferì a Roma, dove ebbe come maestri tra gli altri G. Battaglini e L. Cremona e come condiscepoli R. De Polis e A. Capelli. A Roma si laureò nel 1880 con una tesi di cui fu relatore Cremona. La tesi fu presentata al congresso di Reims e poi pubblicata col titolo Sur une classe de surfaces représentables, point pour point, sur un plan nei Comptes-rendus de l'Association française pour l'avancement des sciences.

La ricerca matematica del G. proseguì secondo la linea definita sin dall'inizio dal suo maestro Cremona, il cosiddetto "purismo", cioè quella della geometria algebrica studiata con metodi fondamentalmente sintetici, senza far ricorso a sussidi di carattere analitico. Si occupò inizialmente in modo particolare delle trasformazioni cremoniane piane, ma ottenne risultati più originali nella classificazione dei sistemi lineari di curve piane.

In particolare sono notevoli due lavori: Generalizzazione di un teorema di Noether, in Rendiconti del Circolo matematico di Palermo, I (1887), pp. 139-156, e Sulla riduzione dei sistemi lineari di curve ellittiche e sopra un teorema generale delle curve algebriche di genere p, ibid., pp. 169-189. Nel primo il G. usa metodi dovuti a Max Noether per dimostrare che una trasformazione cremoniana è sempre prodotto di trasformazioni quadratiche; nel secondo studia la dimensione virtuale ed effettiva dei sistemi lineari completi, risolvendo il problema per quelli di genere zero e uno (fatta eccezione per i fasci di curve ellittiche) e per quelli di genere maggiore di uno, con una restrizione tolta l'anno successivo da C. Segre in un lavoro apparso negli stessi Rendiconti. Siamo qui di fronte a un punto chiave del contemporaneo sviluppo della geometria algebrica italiana, perché l'idea base del G., sviluppata come visto da Segre, costituì uno dei punti di partenza delle fondamentali ricerche di G. Castelnuovo sui sistemi lineari di curve piane. Il G. si fermò quindi alle soglie di uno dei risultati fondamentali della geometria algebrica. Forse, come osserva M. De Franchis (1915), egli non riuscì a portare a fondo le sue ricerche a causa dell'eccessivo "purismo".

Un terzo settore in cui i contributi del G. allo sviluppo dei metodi della geometria algebrica italiana sono significativi è quello dello studio delle singolarità delle curve e delle superficie algebriche. Questo genere di ricerche fu stimolato nel G. dalla stretta collaborazione e dall'amicizia col matematico francese G. Halphen, amicizia durata fino alla morte di quest'ultimo (1889). Merito del G. fu quello di avere studiato, alla luce dei metodi della scuola italiana, i lavori di Halphen, pervenendo nel 1886 in un'importante memoria (Sur une question concernant les points singulières des courbes algébrique planes, in Comptes-rendus de l'Acad. des sciences, CIII [1886], pp. 594-596) alla esplicitazione di una prima definizione di equisingolarità di due curve in un punto. Una diversa definizione di equisingolarità, che si riallacciava ai lavori sui sistemi lineari esaminati più sopra, venne data dal G. nel 1889 (Sulle singolarità composte delle curve algebriche piane, in Rend. del Circolo matematico di Palermo, II [1888], pp. 79 s.). Successivamente, gli studi del G. furono completamente riassorbiti all'interno delle ricerche di Castelnuovo sulle superfici algebriche, massimo vanto della scuola italiana; anche se tali ricerche ebbero luogo assai più tardi (attorno al 1897), la loro armoniosa completezza può aver contribuito a un oblio dei pionieristici contributi del Guccia.

A seguito di questi importanti contributi scientifici, nel 1889 il G. vinse la cattedra di geometria superiore presso l'Università di Palermo, divenendo ordinario nel 1894. Ebbe anche alcuni riconoscimenti accademici, quali quelli di socio corrispondente della Société philomathique di Parigi e della Société royale des sciences di Liegi, socio dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di Palermo e della K. Leopodinisch-Carolinische Deutsche Akademie der Naturforscher di Halle.

Più significativi, i solidi legami da lui stretti con alcuni dei principali matematici italiani e stranieri, quali V. Volterra, Segre, L. Bianchi, U. Dini, G. Humbert, G. Mittag-Leffler, P. Jordan, H. Poincaré, E. Landau e tanti altri. Questi legami furono messi a frutto nell'iniziativa che, a partire dal 1884, più assorbì l'attività intensissima del G., quella della fondazione e dello sviluppo del Circolo matematico di Palermo.

Il Circolo venne fondato nel marzo 1884, da ventisette soci, tutti residenti a Palermo, tra cui i più noti erano il matematico A. Capelli e il grande fisico A. Righi. La fondazione può ben porsi all'interno della tendenza, già sviluppatasi a livello internazionale, a staccare l'organizzazione della ricerca matematica dalle sezioni delle varie accademie, dandole una struttura più flessibile e specializzata. Naturalmente tale tendenza va vista in stretto collegamento con lo sviluppo delle riviste matematiche specializzate, che nella loro forma moderna erano cominciate a svilupparsi nel terzo decennio del secolo, e il cui prototipo italiano erano gli Annali di matematica rifondati nel 1858, alla vigilia dell'unificazione nazionale.

Modelli del Circolo erano state la London Mathematical Society, nata nel 1865, e la analoga società francese nata nel 1870. Occorre tener presente che non solo in Italia non esisteva alcuna associazione del genere, ma anche che l'Unione matematica italiana verrà fondata soltanto nel 1922. Per circa quaranta anni (e durante l'intera vita del G.) il Circolo fu quindi l'unica organizzazione dei matematici italiani. A partire dal 1887 diede luogo alla pubblicazione dei suoi Rendiconti, destinati a divenire in pochi anni il prototipo della moderna rivista matematica internazionale, assumendo una posizione preminente tra tutte le pubblicazioni scientifiche internazionali.

La vita del Circolo matematico, alla cui attività il G. dedicò tutto il suo impegno, può essere divisa in due fasi distinte. Nel primo ventennio di vita può considerarsi una società fondamentalmente italiana, sia pure aperta ai soci stranieri (Mittag-Leffler e Poincaré facevano parte, sin dagli anni Novanta della direzione del Circolo, che fungeva anche da redazione dei Rendiconti). In questa prima fase il G. ebbe particolare cura che il Circolo perdesse ogni caratteristica locale e acquistasse un respiro realmente nazionale. Già a partire dal 1888 entrarono a far parte del consiglio direttivo i più bei nomi delle matematiche italiane, da Battaglini a E. Beltrami, da B. Bettini a F. Casorati, E. Betti, Volterra, F. Brioschi, Cremona, Segre. In sostanza quasi tutti i matematici italiani di qualche rinomanza entrarono nel Circolo entro gli anni Novanta. Nel frattempo il G. inaugurò fittissimi rapporti con le scuole estere, soprattutto quelle francese e tedesca: da tali rapporti derivarono articoli che attirarono sui Rendiconti l'attenzione della comunità internazionale (va soprattutto sottolineata la presenza di una nutrita serie di articoli di Poincaré, la cui amicizia con il G. andò rinsaldandosi durante quegli anni).

Tra gli aspetti più rilevanti della politica culturale del G., che gli valse unanime ammirazione, forse quella che più colpisce è l'indifferenza verso ogni forma di accademismo e l'apertura ai matematici più giovani (e quindi anche apportatori di grandi novità di impostazione). Come ha sottolineato E. Landau: "È tra i grandi […] meriti di Guccia [l'aver] sempre giudicato i matematici esclusivamente dai loro lavori, senza occuparsi né della loro età della loro posizione ufficiale, ed egli ha aiutato molti debuttanti […] a pubblicare le loro ricerche nel suo importante giornale e ad aver fiducia in se stessi".

Attraverso questa politica lungimirante il G. preparò il terreno per la grande trasformazione, a partire dal 1904, del Circolo in associazione internazionale, in realtà la più importante dell'epoca. A quella data il Circolo aveva circa duecento soci, il 20% dei quali stranieri. Partito da un progetto teso a internazionalizzare e diffondere nel mondo intero le conoscenze matematiche attraverso lo sviluppo dei rapporti internazionali, il G. modificò in seguito in profondità le strutture del Circolo, ne espanse la già prestigiosa tipografia matematica e lo portò entro il 1910 a essere di gran lunga la più grande associazione matematica del mondo, con quasi mille soci, per due terzi stranieri. La redazione dei Rendiconti, cui accedevano D. Hilbert, F. Klein, E. Picard e molti altri, divenne un vero gotha della comunità matematica, la prima al mondo a essere formata su basi del tutto internazionali.

Su queste basi anche la rivista conosceva un'impressionante sviluppo, collocandosi con una tiratura di duemila copie di gran lunga al primo posto su scala mondiale tra le riviste matematiche. I Rendiconti divenivano una delle più prestigiose, tra esse, anche per il loro elevato livello scientifico, pubblicando alcune delle memorie più famose dell'epoca (da quella di Poincaré sulla dinamica dell'elettrone a quella di M.R. Frecher fondante la moderna topologia, fino a quelle notissime di Tullio Levi-Civita).

L'impegno nell'attività del Circolo assorbì tutte le energie del G., così che sul piano scientifico i suoi studi persero la lungimiranza e la organicità di un tempo. Rispetto all'impetuoso progresso della geometria algebrica italiana la sua figura impallidì.

Purtroppo, lo sviluppo del Circolo avveniva sotto il peso condizionante di notevoli incomprensioni e talvolta di aperte ostilità di una parte dell'ambiente scientifico locale e dei matematici italiani: questi fattori negativi dovevano gradualmente rendere più difficile il consolidamento del suo sviluppo. Di ciò il G. era ben conscio. In particolare, giocavano un ruolo molto negativo l'accrescersi degli odi nazionalisti e l'accentuarsi della perifericità di Palermo.

In maniera quasi simbolica, il G. morì, dopo un anno di dolorosa malattia, a Palermo il 29 ott. 1914, pochi mesi dopo lo scoppio della prima guerra mondiale.

Fonti e Bibl.: Un consistente fondo di lettere di e al G. si trova presso l'Archivio del Circolo matematico di Palermo; altri fondi consistenti sono quello della Bibliothèque de l'Institut de France a Parigi (Mss., 5624: Correspondance de G. Halphen, ff. 25-38) e dell'Institut Mittag-Leffler di Stoccolma, dove sono conservate le lettere a Mittag-Leffler. Altre lettere sono sparse negli archivi dei principali matematici, ma non sono state mai censite.

Sulla vita e sull'attività del G. si veda, in particolare: E. Landau, Onoranze a G.B. G., in Rend. del Circolo matematico di Palermo, s. 1, II (1914), suppl., pp. 12 s.; M. De Franchis, Cenni biografici di G.B. G. ed elenco dei lavori, ibid., XXXIX (1915), pp. 1-14; Documenti della vita del Circolo matematico di Palermo, a cura di P. Nastasi, Palermo 1988; L. Cardamone, Le scuole matematiche in Sicilia dopo l'Unità, in La Sicilia e l'Unità d'Italia. Atti del Congresso internazionale di studi storici sul Risorgimento italiano, Palermo… 1961, Milano 1962, ad ind.; L. Lombardo-Radice - F. Bartolozzi, Matematici siciliani dell'ultimo secolo, in La presenza della Sicilia nella cultura degli ultimi cento anni. Atti del Congresso, Palermo… 1975, II, Palermo 1977, pp. 1107-1120; A. Brigaglia, G.B. G., in L'Escaire (Barcelona), 1981, vol. VII, pp. 55-57; A.Brigaglia - G. Masotto, Il Circolo matematico di Palermo, Bari 1982, passim; A. Brigaglia, Il Circolo matematico di Palermo, in Symposia mathematica, XXVII (1986), pp. 265-285; D. De Masi, Il Circolo matematico di Palermo, in Id., L'emozione e la regola, Roma-Bari 1989, pp. 59-80; P. Gario, La teoria classica dell'equisingolarità per le curve algebriche piane, in Boll. di storia delle scienze matematiche, X (1990), pp. 77-97; P. Nastasi, Numeri primi, in Cronache parlamentari siciliane, suppl. giugno 1990, pp. 59-79; A. Pillittieri, I rapporti tra G.B. G. e Gosta Mittag-Leffler, tesi di laurea, Università degli studi di Palermo, 1991 (contiene la trascrizione della corrispondenza tra i due matematici); A. Brigaglia - C. Ciliberto - E. Sernesi, Italian algebraic geometers from 1850 to 1970: a bibliography and a few biographical notes, Roma 1992, ad nomen.

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