REGAZZOLA, Giovan Bernardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

REGAZZOLA, Giovan Bernardo

Stefania Fortuna

REGAZZOLA, Giovan Bernardo (Feliciano). – Nacque intorno al 1490, probabilmente a Cremona.

Importante per i suoi estremi cronologici è una lettera del medico veneziano Niccolò Massa intitolata De generatione hominis, datata gennaio 1556 e indirizzata a Bernardino Feliciano, nipote di Giovan Bernardo, con cui quest’ultimo è talvolta confuso (Epistolae medicinales et philosophicae, II, Venezia 1558, Ep. 29, pp. 276-284).

Qui Massa riprende una conversazione che sull’argomento aveva avuto a Venezia con lo zio Giovan Bernardo poco prima che morisse, quindi prima del 1556; ricorda che questo era più giovane di lui – nato nel 1489 –, che era stato suo insegnante di greco e che lo aveva frequentato quotidianamente discutendo con lui di filosofia e di umanità varie, prima di dedicarsi agli studi di medicina, laureandosi nel 1521.

Altri allievi di Regazzola furono il cardinale Giovanni Francesco Commendone e il letterato Sebastiano Erizzo, entrambi veneziani e più giovani di Massa di oltre vent’anni. In una lettera a Regazzola, scritta a Bologna il 4 aprile 1531, Lucillo Filalteo loda il suo insegnamento rivolto ai giovani ma anche agli adulti, e basato sul modello dei grandi retori greci, da Gorgia a Isocrate (Libri tres epistolarum, II, Pavia 1564, cc. 74v-76r).

Quanto al luogo di nascita di Regazzola, una testimonianza è nel manoscritto di Parigi, Par. gr. 2198, che contiene i Libri medicinales di Aezio Amideno: la sottoscrizione di Ambrogio Leone (f. 530r) afferma che ‘Bernardo Feliciano di Cremona’ lo avrebbe terminato nel 1522. Feliciano è legato alla città di Cremona anche nell’episodio riportato da Antonio Campo (1585, III, p. XXVI) e da altri dopo di lui: nell’ottobre del 1535 quattro cittadini di Cremona di grande cultura e moralità si sarebbero ritrovati in città, tra loro «Bernardo Regazzola, detto il Feliciano per sopranome», a cui Campo attribuisce anche «il cognome di Antiquario» e le opere sulle epigrafi antiche che sono tuttavia di Felice Feliciano, detto l’Antiquario.

La presenza dei Regazzola a Cremona tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento è provata da Domenico Bordigallo che nel Designum elenca i nomi di sette membri della famiglia, per lo più notai, tra i quali un Giovanni e un Bernardo. Gli attuali repertori di riferimento – da Cosenza a Eleuteri - Canart – affermano che Regazzola nacque a Venezia da famiglia originaria di Cremona, come già scriveva Cavitelli (1588, c. 316r) che però, sbagliando, collocava la morte nel 1543. È certo che l’attività di Feliciano si svolse a Venezia, o principalmente a Venezia, fino all’inizio degli anni Cinquanta, ma i suoi legami con Cremona, città d’origine se non di nascita, rimasero saldi.

Che si sia laureato a Padova in medicina e filosofia, come pure si legge nei repertori, è probabile ma non è documentato.

Il suo nome non compare negli Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini, 1501-1525 (a cura di E. Martellozzo Forin, Padova 1969), non sembra che abbia mai fatto il medico e la laurea in medicina potrebbe essergli stata attribuita piuttosto per le traduzioni dei medici greci. Nei repertori si legge anche che lasciò Venezia per insegnare all’Università di Pavia, ma un Bernardo Regazzola come professore di oratoria compare soltanto per il 1500 in Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia (Bologna 1970, p. 169). Potrebbe trattarsi di Feliciano, ma l’anno è sbagliato e comunque l’impegno sarebbe limitato.

Oltre al Par. gr. 2198 – utilizzato per l’edizione aldina di Aezio del 1534 e appartenuto a Gian Francesco d’Asola – il manoscritto di Oxford, Canon. gr. 116, che contiene testi liturgici, ha la sottoscrizione autografa di Feliciano al foglio 80v, che lo terminò a Venezia nel 1518. Sulla base di questi due manoscritti – che presentano scritture molto diverse tanto che si è parlato «di un caso estremo di digrafia» (Eleuteri - Canart, 1992) – sono stati attribuiti a Feliciano altri otto manoscritti greci con testi medici, filosofici, scientifici e liturgici.

Due di questi, Oxford, New College 31 e Bodl. Auct. E.1.5 (Misc. 19), furono scritti da diversi copisti in collaborazione, tra i quali Feliciano, e appartennero al cardinale Reginald Pole; Wolfenbüttel, Gud. gr. 11 (= 4198) fu utilizzato come copia tipografica dell’aldina di Galeno per le due opere sui polsi che contiene; quindi Città del Vaticano, Pal. gr. 312 (cc. 6-62 e 86-243); Vat. gr. 1702 (cc. 1-15, e 29-36); Vat. gr. 2168 (cc. 2-102); Milano, Ambr. H 2 inf. (cc. 220-277); Oxford, Bodl. gr. class. C 13, (cc. 167-289).

Nel 1532 fu pubblicata da Giunta, a Venezia, la prima traduzione latina di Feliciano, a cui seguirono molte altre di testi medici, filosofici e religiosi.

Si tratta del libro VI del De materia medica di Paolo d’Egina, che integra quella precedente di Alban Thorer. Nella prefazione (in parte pubblicata in Cranz, 1960) Feliciano parla della proposta che aveva ricevuto dall’editore Tommaso Giunta e delle sue iniziali esitazioni. Nel 1533 furono pubblicate le sue traduzioni di Galeno nel secondo volume supplementare dell’edizione giuntina del 1528, dedicate a Giovan Battista Speciano, cittadino di Cremona che fu capitano di giustizia a Milano con Francesco II Sforza e anche in seguito: De placitis Platonis et Hippocratis, De foetus formatione, De uteri dissectione e De semine. Altre quattro traduzioni di Galeno furono pubblicate nella prima edizione giuntina della nuova serie del 1540-1541: i commenti ai trattati chirurgici d’Ippocrate, De articulis, De fracturis e De officina medici, e il De septimestro partu.

Sempre con i Giunta a Venezia, nel 1541 Feliciano pubblicò la traduzione dell’Etica a Nicomaco di Aristotele, con i commenti di Eustrazio, Aspasio e Michele di Efeso, che ebbe molte ristampe con o senza questi commenti o con altri, come il commento di Tommaso d’Aquino. La dedica è al cardinale Alessandro Farnese il giovane, generoso mecenate di Feliciano, in cui sono esposte fonti e metodo della traduzione. Del De historia animalium di Aristotele, Regazzola pubblicò nel 1542, con Giacomo Giunta a Lione, la traduzione del libro X, in realtà spurio, con l’intento di integrare quella di Gaza. Nello stesso anno, nel 1542, pubblicò con Michele Scoto, a Venezia, la traduzione del commento di Alessandro d’Afrodisia agli Analitici primi di Aristotele, con dedica a Diego Hurtado de Mendoza, letterato e politico spagnolo vissuto a lungo in Italia e a Venezia (in parte pubblicata in Cranz, 1980). Michele Scoto è inoltre l’editore, nel 1546, della traduzione dei commenti di Porfirio e di Dessippo alle Categorie di Aristotele, dedicata al cardinale Giovanni della Casa. Di Porfirio Feliciano pubblicò infine la traduzione di un’altra opera, il De abstinentia ab esu animalium, con Giovanni Griffio a Venezia nel 1547. Intanto nel 1545 aveva pubblicato con i Giunta, i suoi maggiori committenti, la traduzione della Catena explanationum veterum sanctorum Patrum in Acta Apostolorum et epistolas catholicas, dedicandola ancora una volta al cardinale Alessandro Farnese.

Regazzola morì poco dopo il 1550.

L’ultima opera datata di Regazzola è inconsueta rispetto alla produzione precedente. Si tratta delle illustrazioni dei commenti di Galeno ai trattati chirurgici d’Ippocrate, pubblicate nella giuntina del 1550. Riprendono quelle disegnate da Francesco Salviati e stampate da Guido Guidi nella sua Chirurgia del 1544, interpretandole però secondo il nuovo rigore tridentino – per esempio vestendo i corpi nudi – e integrandole sulla base di disegni contenuti nei manoscritti, compreso il famoso codice di Niceta, Firenze, Laur. plut. 74, 7 del X secolo. Le immagini di Feliciano furono ristampate nelle edizioni complete di Galeno fino al Seicento, mentre le sue traduzioni dei commenti di Galeno furono sostituite con quelle di Guido Guidi a partire dalla giuntina del 1565.

Infine di Feliciano sono segnalati componimenti latini nell’Iter Italicum (I, 325b; II, 54a) e un epigramma in greco compare nell’edizione delle Grammaticae institutiones in Graecam linguam di Urbano Bolzani del 1545.

Fonti e Bibl.: F.E. Cranz, Catalogus translationum et commentariorum, I, Alexander Aphrodiensis, Washington 1960, pp. 90 s.; IV, Paulus Aegineta, Washington 1980, pp. 165 s.; D. Bordigallo, Urbis Cremonae syti designum (ms. AA.8.16 della Biblioteca statale e Libreria civica di Cremona), trascr., trad. e note a cura di E. Zanesi, Cremona 2011, pp. 120 s.

A. Campo, Cremona fedelissima città, Cremona 1585, III, p. XXVI; L. Cavitelli, Annales cremonenses, Cremona 1588, c. 316r; F. Arisi, Cremona literata, II, Parma 1706, pp. 164-166; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 3, Roma 1785, p. 362; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, IV, Venezia 1834, pp. 206-210; R.J. Durling, A chronological census of Renaissance editions and translations of Galen, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes XXIV (1961), pp. 230-305; M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical dictionary of the italian humanists and of the world of classical scholarship in Italy, 1300-1800, Boston 1962, II, pp. 1372 s., V, p. 691; P.O. Kristeller, Iter italicum: a finding list of uncatalogued or incompletely catalogued humanistic manuscripts of the Renaissance in italian and other libraries, I-III, London-Leiden, 1965-1967; K.-D. Fischer - J.A.M. Sonderkamp, Ein byzantinischer Text zur Altersbestimmung von Pferden Aus Ambrosianus H 2 inf., in Sudhoffs Archiv, LXIV (1980), pp. 55-68; Repertorium der griechischen Kopisten, 800-1600, a cura di E. Gamillscheg - D. Harlfinger - P. Eleuteri, Wien 1981-1997, I, A, p. 47 n. 40; II, A, p. 45 n. 60; III, A, p. 49 n. 76; P. Eleuteri - P. Canart, Scrittura greca nell’Umanesimo italiano, Milano 1992, pp. 121-123 n. 46; S. Fortuna, Galeno a Sarnano: le Giuntine del 1531 e del 1533, in Italia medioevale e umanistica, XXXVII (1994), pp. 241-250; Ead., Le illustrazioni nei testi medici: le edizioni latine di Galeno del XVI-XVII sec., in Scienza antica in età moderna. Teoria e immagini, a cura di V. Maraglino, Bari 2012, pp. 311-337; A. Pietrobelli, Une nouvelle copie d’impression de l’Aldine de Galien: le Guelferbytanus Gud. Gr. 11 (= 4198), in Galenos, IX (2013), pp. 139-151.

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