CARLONE, Giovanni Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARLONE (Carloni), Giovanni Andrea (Andrea, Gianandrea)

Paola Costa Calcagno

Figlio di Giovanni Battista e di Nicoletta Scorza, discendente dei Carlone di Rovio (Mendrisio), nacque a Genova il 22 maggio 1639 (secondo il Pascoli, p. 188, tale data sarebbe da anticiparsi al 1627). Ricevette dal padre la prima educazione alla pittura. Si recò quindi a Perugia e a Roma, dove completò la sua formazione alla scuola del Maratta.

L'attività perugina, recentemente studiata e rivalutata (Biavati), si può datare tra il 1656 e il 1669; egli abitava presso il conte Orazio Ferretti.

In questi anni eseguì gli affreschi nel presbiterio della chiesa del Gesù, con Storie di Giosuè, e due cicli di affreschi nella Chiesa Nuova dei filippini, con la Celebrazione dell'Immacolata Concezione simboleggiata da imprese delle donne bibliche (Ester, Maria di Mosè, Giaele e Debora, nella tribuna, secondo i disegni di P. Baglioni), con gli Evangelisti per i quattro pennacchi della cupola, e con la Presentazione di Maria nella cappella Bigazzini. Eseguì ancora Episodi della vita di s. Paolo nella chiesa di S. Gerolamo. Il soggiorno perugino, anticipo "culturale" dell'ambiente romano, ove l'artista si recherà in seguito, è particolarmente importante per misurare il condizionamento della committenza (i padri filippini) per la carriera di questo "pittore di congregazioni", cominciata a Perugia e continuata poi a Roma con i gesuiti.La vita del C. è caratterizzata da frequenti spostamenti nei più importanti centri culturalmente vivi alla sua epoca, dove ebbe modo di eseguire numerose commissioni, oltreché arricchire la sua personalità pittorica di svariate interferenze e acquisizioni. Già durante il soggiorno a Perugia, il C. doveva essersi recato a Roma, dato che è documentata una sua lite con un mercante genovese nel 1666 (A. Bertolotti, Artisti subalpini in Roma, Mantova 1884, p. 196). Ma la presenza duratura del C. a Roma è documentata solo dal 1673 al 1680, con un breve intervallo a Genova nel 1678. I biografi (Pascoli, Soprani-Ratti) citano inoltre, come mete o tappe di suoi viaggi, Napoli, Messina, Palermo, e ancora: Venezia - dove fu possibile un contatto diretto con le opere del Veronese - Padova, Ferrara, Bologna, Modena, Parma, Piacenza.

Tra il 1673 e il 1678 eseguì a Roma gli affreschi con le Storie di s. Francesco Saverio nella cappella Negroni della chiesa del Gesù; l'11 sett. 1675 fu accolto all'Accademia di S. Luca; tra il 1674 e il 1677 eseguì la fascia decorativa della sala verde di palazzo Altieri a Roma (Gavazza, 1963; Schiavo). Prima dell'anno 1689 l'artista dipinse su commissione di Cristina di Svezia tre tele nella cappella di S. Giuseppe al Pantheon raffiguranti IlPadre Eterno, Davide e Una sibilla.

A Genova trascorse l'ultimo periodo della sua vita; nel 1691-92 eseguì gli affreschi raffiguranti Le età dell'uomo e le Arti liberali nel palazzo Brignole-Sale (l'attuale Palazzo Rosso); nel 1694-96 eseguì sempre ad affresco tre sovrapporte nella galleria della cappella del palazzo reale (già Durazzo) con Ercole che incatena Cerbero, Il supplizio di Prometeo, Il supplizio di Tizio. Perduti sono gli affreschi con Storie di s. Brigida, datata 1680, nell'oratorio di S. Brigida e nella chiesa omonima, ambedue distrutti.

Altre sue opere genovesi sonoi quattro quadri per la cappella Gentile all'Annunziata del Guastato, con Incontro di Maria e Elisabetta, Presentazione di Maria al Tempio e due Profeti;gli affreschi della cappella Senarega nella cattedrale di S. Lorenzo, e inoltre numerose altre tele per altare, disseminate nelle varie chiese di Genova e di altre località liguri. In particolare si citano: una pala d'altare con S. Francesco da Paola nella chiesa del Rimedio e un'altra con S. Brigida che scrive le Rivelationes (1689), nella chiesa della Misericordia presso l'istituto dei sordomuti, opere in cui è particolarmente visibile l'eco della sua cultura romana, per la presa di motivi iconografici berniniani e maratteschi.

Si ricordano ancora una sua Natività nella galleria di palazzo Spinola a Genova, e una Maddalena negli Uffizi a Firenze.

Morì a Genova, il 4 apr. 1697 e fu sepolto in S. Francesco di Castelletto (Ratti, 1769, p. 100). Altra notizia della sua morte avvenuta a Ferrara non trova sufficiente conferma da contestare i dati biografici del Ratti (Ricci, 1969, p. 21, Biavati, p. 71).

Manca uno studio completo sul C.: dalla Gavazza è stata messa a fuoco la sua attività romana; mentre per quanto riguarda l'attività perugina, la Biavati ha messo giustamente in evidenza l'importanza di questo momento di "formazione" accanto ad opere del Reni, del Sacchi, dello Scaramuccia e del Cortona i cui riflessi perdurano fino nella più tarda produzione genovese dell'artista. Quest'ultima è stata maggiormente approfondita: oltre ai parziali, ma utilissimi contributi della Marcenaro e del Belloni, è da segnalare ancora quello della Gavazza che chiarifica la posizione assunta dal C. in seno alla tradizione figurativa genovese. Dopo il felice momento marattesco romano, arricchito da acquisizioni coloristiche di tipo veneziano, l'artista si "appiattisce in un gusto didascalico-narrativo", in cui "la mancanza di fantasia lo costringe ad essere piuttosto buon esecutore che creatore"; egli pertanto non si inserisce nel filone della pittura decorativa, ariosa, libera, già settecentesca, di Gregorio De Ferrari e di Bartolomeo Guidobono, ma piuttosto porta avanti - in maniera un po' stanca e appesantita - la tradizione della pittura celebrativa che avrà i suoi epigoni in Paolo Gerolamo Piola e in Domenico Parodi.

Il fratello del C., Niccolò, ebbe dal padre la sua prima formazione di pittore, ma come attesta il Ratti, fu anche ulteriormente indirizzato alla pittura dal fratello, con il quale ebbe spesso a collaborare. Secondo la stessa fonte, morì cieco nel 1714. Lavorò con il padre intorno al 1664 alla decorazione ad affresco della chiesa di S. Siro: in particolare si devono a Niccolò i tre affreschi sull'arco che sovrasta l'altare di S. Domenico da Soriano. Affrescò pure la cappella di S. Francesco nella chiesa di S. Filippo Neri rappresentandovi nella volta S. Francesco in gloria;sempre per la stessa chiesa dipinse due tavole ad olio con S. Antonio e i SS. Filippo e Felice.Dipinse ancora otto tele con i Dottoridella Chiesa per il seminario dei chierici.

Databili dopo il 1665 (Belloni, p. 176) sono due tele ad olio con S. Chiara d'Assisi e S. Rosa da Viterbo per la chiesa dell'Annunziata del Guastato, che si trovano attualmente nella cappella di S. Bonaventura della stessa chiesa. Nel 1692 venne pagato per la collaborazione con il fratello negli affreschi a palazzo Brignole-Sale (Marcenaro, pp. 30s.). Il Ratti (1780, p. 135) attribuisce anche a Niccolò la decorazione di una stanza nel palazzo già Assereto nel centro storico, presso la chiesa di S. Luca, con BiagioAssereto che fa prigioniero Alfonso d'Aragona.

Bibl.: P. Rossini, Il Mercurio errante [1732], Roma 1771, p. 71; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1736, pp. 188, 193; R. Soprani-C. G. Ratti, Vite de' pittori scultori ed architetti genovesi, II, Genova 1769, pp. 90-102, 101 (per Niccolò); C. G. Ratti, Instruzione di quanto può vedersi… in Genova, Genova 1780, pp. 77, 135, 159 (per Niccolò); L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1795-96], a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, ad Ind.;A. Romualdi, La chiesa e il chiostro di S. Andrea in Genova, in Riv. ligure di scienze, lett. e arti, XXV(1903), pp. 127 ss.; M. Marangoni, I Carloni, Firenze 1925, p. 22, ill. 35, 36; G. De Angelis D'Ossat, Il Palazzo reale di Genova, in Genova, XV(1935) 8, pp. 591 s.; A. Cappellini, Ricorrenze centenarie A. C., ibid., XIX(1939), 4, pp. 27-30; L. Grassi, Storia del disegno, Roma 1947, pp. 138 s.; A. Morassi, Mostra delle pittura del Seicento e del Settecento in Liguria (catal.), Milano 1947, p. 73, ill. 58; P. Pecchiai, Il Gesù di Roma, Roma 1952, pp. 119 s., 127, 132; Rhode Island School of Design, Ital. Drawings from the Museum's Collections, Providence 1961, n. 37; E. Gavazza, Nota su A. C. Il fregio della Sala Verde del pal. Altieri, in Arte lombarda, VIII (1963), 2, pp. 246-252; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1963, ad Indicem;V.Belloni, L'Annunziata di Genova, Genova 1965, pp. 176, 182, 193, 281; A. E. Popham-K. M. Fenwick, European Drawings in the Collection of the National Gallery of Canada, Toronto 1965, p. 66; C. Marcenaro, Gli affreschi del Palazzo Rosso di Genova, Genova 1965, pp. 9, 14, 18-20, 22, 30 s. (anche per Niccolò); E. Poleggi, Strada Nuova, una lottizzazione del Cinquecento a Genova, Genova 1968, p. 362; V. Belloni, Pittura genovese del Seicento, Genova 1969, ad Ind.;E. Ricci, La chiesa dell'Immacolata Concezione e di S. Filippo Neri, Perugia 1969; E. Gavazza, Il momento della grande decoraz., in La pitt. a Genova e in Liguria, dal Seicento al primo Novecento, Genova 1971, pp. 253-257, 293 s. (anche per Niccolò); A. Godi, Dipinti e disegni genovesi… (catal.), Parma 1973, pp. 17, 78 s.; G. Biavati, Precisazioni su G. A. C., in Paragone, XXV (1974), 297, pp. 62-73; U. Thieme-F. Becker, Künsterlexikon, VI, pp. 8 s.

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