COLOMBO, Giovanni Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 27 (1982)

COLOMBO (Colón), Giovanni Antonio

Giovanni Nuti

È da identificare col Giannetto, citato dai documenti genovesi, figlio di Antonio. Nacque, probabilmente a Quinto (Genova), verso il 1445.

Antonio, figlio di Giovanni, vivente ancora nel 1488 e morto prima dell'ottobre 1496, è ricordato come fratello di Domenico, padre di Cristoforo, in un documento in cui essi confessano di essere debitori di parte della dote spettante alla, loro sorella Battistina (atto del 20 apr. 1448). Antonio ebbe almeno quattro figli: Tommaso, nato verso il 1455, accordato nel 1471 dal padre con Leonardo Varazino, tessitore, di panni di seta; Matteo, che aveva già appreso l'arte a Firenze e che nel 1471 si impegnava a restare per quattro anni al servizio di Tommaso "de Levagio": egli era in stretti rapporti con la famiglia del notaio Antonio Gallo, come anche l'altro fratello, Amighetto, nato verso il 1456 e accordato dal padre con Leonardo Varazino, sempre per imparare l'arte di tessere panni di seta.

Il maggiore dei figli di Antonio doveva essere il C., che, il 4 giugno 1460, il padre accordava come "famulus et discipulus" col sarto Antonio "de Planis" per impararne il mestiere; all'atto appare come teste Domenico, fratello di Antonio. All'epoca di questo contratto, il C. aveva circa quattordici anni; da qui si ricavano la data di nascita e il luogo, Quinto, dove viveva il nonno Giovanni sin dal 1429. Suo padre rivestì la carica di custode della torre di Capo di Faro nel 1449, se si deve identificare in lui l'"Antinus [Antonino] Columbus" ricordato in un atto dell'OfficiumMonete di Genova. In un atto notarile del'1487 appare come teste un Giovanni Colombo tessitore di panni di lana: se si tratta della stessa persona, il C. avrebbe preferito tale mestiere a quello di sarto.

Si deve osservare, però, che gli atti notarili genovesi ricordano più volte un altro Giovanni Colombo, figlio di Luca. In un documento del, 15 marzo 1462 un Giovanni Colombo di Moconesi riceve, tramite il suo procuratore, certe somme di denaro, alla presenza del suo fideiussore, Domenico Colombo. Questo Giovanni è la stessa persona che compare come figlio di Luca di Moconesi in un contratto relativo ad una vendita di terra in Quinto, rogato nella bottega di Domenico Colombo (atto del 17 genn. 1466). Sempre a questo personaggio, legato forse da rapporti di parentela col padre di Cristoforo, ma da non confondersi con il nipote di quest'ultimo, Giannetto, figlio di Antonio, si riferisce, con ogni probabilità, l'atto già ricordato del 1487 e un altro atto del 28 apr. 1495, in cui un Giovanni Colombo, tessitore di panni di lana, affitta ad un altro tessitore il suo telaio.

Un Giovanni Colombo, figlio di Antonio e soprannominato "Gallus" (da identificare col C.), compare, invece, in un documento del 16 giugno 1485, accusato dell'omicidio di certi Pantaleone Cangialanza: Giovanni, alla presenza dei fratelli Matteo e Amighetto, sceglieva un arbitro nel compromesso tra lui e il padre dell'ucciso. La sentenza dell'arbitrato condannava Giovanni al pagamento di una somma a titolo di risarcimento. Giunta anche a Genova la notizia della grande scoperta compiuta da Cristoforo dopo il suo primo viaggio alle Indie, anche la famiglia di Antonio, zio dell'ammiraglio, dovette esserne colpita e cercò di approfittare della liberalità che il cugino dimostrava verso i suoi familiari. L'11 ott. 1496 Giovanni, Matteo e Amighetto convennero di sostenere le spese per permettere al primo di recarsi a visitare Cristoforo, con l'evidente intenzione di trarre vantaggio dalla posizione che il cugino aveva raggiunto alla corte spagnola.

Prima di partire per tale ricerca, Giovanni nominava suoi procuratori la moglie Bertonia, i due fratelli e Agostino "Ferrarius" di Quinto perché riscuotessero le somme dovutegli per le quote a lui spettanti nelle avarie del Comune.

Controversa è anche l'identificazione del Giannetto o Giovanni ricordato dai documenti genovesi coi Giovanni Antonio Colombo, comandante di una caravella nel terzo viaggio di Cristoforo Colombo e poi maggiordomo dell'ammiraglio. Mentre l'Harrisse collocava Giovanni Antonio tra i "parents supposés" del navigatore, il Peragallo ne sostenne per primo l'identificazione col Giannetto genovese. Il De Lollis, avanzando, come altri, riserve su tale identificazione, osservava come fosse impossibile che un povero sarto chiamato Giovanni Colombo divenisse, in capo a due anni, un brillante capitano della marina reale di Spagna. Si deve, tuttavia, notare che Giovanni Colombo è ricordato come sarto solo nel documento del 1460, mentre nel documento del 1485 appare senza alcuna qualifica e nel documento del 1496 è ricordato come collettore di imposte, almeno secondo lo Staglieno che interpreta in tal senso una frase contenuta nel testo. Si può ipotizzaré, pertanto, che nei trentaseì anni intercorrenti tra il suo apprendistato come sarto nella bottega di Antonio"de Planis" e la sua missione per la Spagna, il C. abbia abbandonato il suo mestiere e si sia dato alla navigazione, salvo poi esercitare l'attività di collettore negli anni immediatamente precedenti la sua partenza.

Questo si concilierebbe col fatto che dei tre fratelli, figli di Antonio, sia stato proprio lui a partire alla ricerca del cugino e non Tonimaso o Amighetto, entrambi impegnati in attività commerciali a Genova come tessitori di seta. Dei resto, che Giovanni fosse parente di Cristoforo lo attesta padre Bartolomeo de Las Casas, che conobbe Juan Antonio e lo ricorda come "deudo del Almirante". Cristoforo dovette, comunque, accogliere con favore il cugino, tanto da nominarlo allafine del 1497, suo "mayordomo". Eguale accoglienza cordiale ebbe un altro membro della famiglia Colombo, Andrea, da taluni identificato con l'Andrea "genoves" che partecipò al quarto viaggio di Cristoforo come scudiero sulla caravella "Santiago de Palos". Dopo essere ritornato alle Indie nel 1509 in compagnia di don Diego, figlio di Cristoforo, e dopo aver rivestito incarichi di secondaria importanza all'Española, Andrea risiedette a San Salvador di Cuba come procuratore dello stesso don Diego; in tale veste nel 1515 fu incaricato di raccogliere testimonianze a favore dell'ammiraglio nel "pleito" da lui intentato contro il fisco spagnolo. Andrea è considerato figlio di Giovanni Antonio (nel 1532 il viaggiatore veneziano Luigi Roncinotto ricordava di aver incontrato aCalcutta un messer Andrea Colombo, nipote del grande navigatore); più probabilmente si tratta di un fratello minore dello stesso Giovanni Antonio.

Dopo essere stato accolto da Cristoforo, il C. partecipò alla terza spedizione (30 maggio 1498) e, insieme con Pedro de Riquelme ed Alfonso Sanchez de Carvaial, ebbe iI comando di una delle tre caravelle cui fu affidato dall'ammiraglio il compito di precederlo all'Española, per sbarcare a Santo Domingo le vettovaglie e i soccorsi attesi da Bartolomeo Colombo.

Le tre navi, giunte in vista delle isole caraibiche seguendo la rotta tracciata dall'ammiraglio, finirono, però, coll'essere portate dalla corrente nella provincia dello Xaraguá, controllata dai ribelli capeggiati da Francisco Roldan. Tentando di approfittare dell'occasione, i ribelli cercarono di farsi consegnare le provviste, confidando nel fatto che i capitani delle navi erano all'oscuro della rivolta. Tuttavia, il Carvaial si accorse del tranello e tentò inutilmente di convincere i rivoltosi ad arrendersi. Si decise di inviare a Santo Domingo per via terra gli uomini imbarcati sulle navi e reclutati per lavorare nelle miniere d'oro, dato che i venti non permettevano, per il momento, di riprendere il mare. Al C. fu affidato il compito di guidare la spedizione, ma dei quaranta uomini destinati ad accompagnarlo (in buona parte malfattori ai quali era stata promessa una riduzione della pena in cambio di un periodo di confino all'Española), solo sei o sette lo seguirono, preferendo gli altri unirsi ai rivoltosi. Il C. fu costretto a ritornare indietro e ad imbarcarsi sulle navi che ripresero la navigazione verso Santo Domingo, non appena le condizioni del mare lo permisero.

Èprobabile che il C. facesse ritorno in Spagna con una delle cinque navi che Cristoforo vi aveva spedito fin dall'ottobre 1498 e che si recasse, in seguito, nella sua città di origine. Infatti, in un atto notarile steso a Genova il 10 febbr. 1500, viene ricordato un Giovanni Colombo del fu Antonio. detto "Gallus", incaricato, insieme con altri, di porre i termini di alcuni terreni situati nella villa di Quinto. In quello stesso anno, un Juan Antonio fu incaricato dal Fonseca di armare ed approvvigionare le navi inviate alle Indie col Bobadilla. Forse il personaggio in questione è lo stesso C., che avrebbe potuto occuparsi di questa spedizione, senza conoscerne lo scopo o senza prevederne gli esiti. All'ammiraglio continuò ad essere legato anche in seguito come suo uomo di fiducia, dato che a lui e ad Alfonso Sanchez de Carvajal fu affidato il compito di raccogliere a nome di Cristoforo la quota dell'oro tratto dalla Española e di rivenderla in Spagna, come si desume da un documento autografo dell'ammiraglio, relativo a certe vendite di oro fatte in Castiglia dal luglio 1502 al marzo 1504 e in cui appare il nome del Colombo.

Dopo la morte di Cristoforo, egli passò al servizio del figlio don Diego, che seguì alle Indie nel 1509. Di lui si ricordò Giacomo, fratello dell'ammiraglio, che gli legò 100 pezzi d'oro, come risulta nella memoria che stese, in luogo di testamento, Francesco Gorricio (Siviglia, 20febbr. 1515). Il C. fu conosciuto e frequentato da padre Bartolomeo de Las Casas, che lo descrive come "hombre muy capaz y prudente y de autoridad". Si ignorano il luogo e la data della sua morte.

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