GABUZIO, Giovanni Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GABUZIO, Giovanni Antonio

Dario Busolini

Nacque nel maggio del 1551 a Orlongo (oggi Valduggia nella Val Sesia) dal nobile Francesco e da Antonia Lomazzi, una parente del filosofo e medico G.B. Rasario. Avviato alla carriera ecclesiastica in seguito alla prematura morte del padre nel 1561, studiò a Varallo e Novara, dove nel 1567 ricevette gli ordini minori, quindi a Milano, dove conobbe P. Manuzio, O. Ferrari e F. Cicerei.

Nel 1573 ottenne la facoltà di insegnare oratoria a Pavia e in quell'università decise di seguire anche le lezioni di medicina del Rasario. Intanto aveva stabilito contatti con alcuni sacerdoti della Congregazione dei chierici regolari di S. Paolo, o barnabiti, attirato dalle loro opere di carità. Così il 12 maggio 1575, a un passo dalla laurea in medicina, abbandonò la vita accademica ed entrò nella Congregazione, professando i voti il 6 agosto dell'anno seguente. Nel settembre 1578 venne ordinato sacerdote dall'arcivescovo Carlo Borromeo.

Mandato a Roma nell'ottobre 1579 per seguire i corsi di teologia del collegio romano, cominciò anche a interessarsi di storia ecclesiastica.

Nel 1585 venne inviato a Cremona quale vicario del preposito del locale collegio barnabita e insegnante di teologia. Lì diede inizio alla redazione della sua opera più nota, la biografia di Pio V, che nel progetto originale doveva essere una traduzione latina di quella, pubblicata a Roma nel 1586, di Girolamo Catena, segretario del cardinale Michele Bonelli, nipote del papa Ghislieri.

Il G. trovò nel libro del Catena errori ed esagerazioni, tanto da manifestare al suo superiore molti dubbi sull'opportunità di proseguire nel compito affidatogli. Il generale dei barnabiti C. Bascapè ottenne di far proseguire la traduzione in modo libero, emendando ovunque fosse necessario. Quando, verso il 1590, il G. portò a termine il suo libro e lo mandò in esame a Roma, esso sollevò l'ira del Catena, che si ritenne beffato dal traduttore e riuscì a rimandarne sine die la pubblicazione.

Il G. cercò di non alimentare la polemica e fu ricompensato, nel 1591, con la nomina a preposito del collegio di Cremona. Nel 1596 venne eletto preposito del collegio di S. Paolo a Casale Monferrato. Vi giunse in agosto, cadendo vittima di una grave malattia che lo portò sull'orlo della morte. Guarito, nel 1599 poté ritornare a Cremona, dove nel 1598 aveva fatto pubblicare da B. Zanni la sua prima opera a stampa, le Constitutioni della Congregazione della carità, fondata in S. Vincenzo di Cremona.

Nel 1602 il G. divenne preposito del collegio romano di S. Paolo alla Colonna. Nominato da Clemente VIII consultore dell'Indice, entrò nella cerchia dei cardinali C. Baronio, L. Torres, O. Bandini, C. Giustiniani, A. Valerio, S. Olivario e del suo antico maestro Roberto Bellarmino. Grazie a loro e al fatto che ormai sia il Catena che Bonelli erano morti, nel 1605 fece finalmente pubblicare a Roma il De vita et rebus gestis Pii V pont. max., dedicandolo a Paolo V.

Il libro, molto più cauto nei giudizi di quello del Catena, sebbene in alcuni passi pressochè identico, evitò le censure spagnole di cui era rimasto vittima il Catena, e fu accolto, a testimonianza della sua validità, dai bollandisti negli Acta sanctorum (a cura di D. Papebrochius e G. Henschenius, XII, Maii I, Antverpiae 1680, pp. 616-714).

Nel 1608 il G. si trasferì a Milano, assistente del generale dei barnabiti Cosimo Dossena, che lo incaricò di scrivere una storia dell'Ordine. Parallelamente, cominciò la raccolta dell'epistolario di Pio V. Ma nel 1612 Paolo V lo chiamò a Roma, nel gruppo dei compilatori del Rituale Romanum, di cui il G. seguì anche la stampa, compiuta nel 1614.

In quell'anno il G. fu nuovamente eletto preposito del collegio di S. Paolo, e Paolo V gli conferì un vitalizio per il lavoro al Rituale. Nel 1618 chiese alla Congregazione di essere sollevato da ogni incarico direttivo per poter rimanere a Roma e dedicarsi alle sue opere; tra queste la storia della Congregazione, rimasta manoscritta a causa di obiezioni sollevate da G.A. Mazenta circa il fondatore dell'Ordine; il G. rispose producendo i documenti originali, con una lettera e un Discorso in difesa della verità della nostra istoria (inedito: cfr. Boffitto).

Nel 1620, mentre terminava di scrivere la vita del beato A. Sauli, pubblicò a Milano il De officio praedicatorum Verbi Dei Congregationis clericum regolarium, 46 articoli già presentati dall'autore agli ultimi capitoli generali dei barnabiti e rivisti dal generale P. Boerio. Il libro andò presto perduto.

Morì il 14 marzo 1621 nel collegio di S. Paolo a Roma, dove fu sepolto.

I barnabiti trascurarono a lungo la stampa di numerosi manoscritti lasciati dal G.: nel 1640 F. Goubau s'impadronì degli Apostolicarum Pii V epistolarum libri e li fece pubblicare ad Anversa come opera propria (dopo aver depennato due delle 191 lettere raccolte dal vero autore e diversi passi delle altre); solo più tardi D. Papebrochius e O. Branda li riattribuirono al Gabuzio. La Vita Io. Baptistae Rosarii uscì a Milano nel 1656 per l'interessamento di un parente del G., G. Sorino, mentre la Vita b. Alexandri Sauli, il cui manoscritto aveva l'imprimatur dell'inquisitore di Pavia dal gennaio 1622, fu pubblicata da O. Branda nel 1728 a Milano, con l'aggiunta in prefazione di una breve biografia del Gabuzio. Infine solo nel 1852, a Roma, F.M. Caccia pubblicò l'Historia Congregationis clericorum regul. S. Pauli (nel frattempo era stata persa la parte del manoscritto riguardante gli anni dal 1603 al 1618) con la breve Vita auctoris e le Orationes in capitulis generalibus dello stesso Gabuzio.

Fonti e Bibl.: L.A. Cotta, Museo novarese, Milano 1701, pp. 149 s.; G. De Gregory, Istoria della vercellese letter. ed arti, IV, Torino 1824, pp. 489 s.; L.M. Ungarelli, Bibliotheca scriptorum e Congregatione cler. reg. S. Pauli, I, Romae 1836, pp. 151-167; G. Casalis, Diz. geogr., storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, XXIII, Torino 1853, pp. 590-593; G.B. Finazzi, Notizie biogr. raccolte ad illustrazione della bibliografia novarese, Novara 1890, pp. 57 s.; G. Boffitto, Scrittori barnabiti, II, Firenze 1933, pp. 102-107; C.M. Barzaghi, Schiarimento intorno alla biografia di s. Pio V del p. G. G., in Eco dei barnabiti, Studi, V (1939), 1, pp. 11-24; L. von Pastor, Storia dei papi, VIII, Roma 1942, p. 630.

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