GIOBERT, Giovanni Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 55 (2001)

GIOBERT, Giovanni Antonio

Ferdinando Abbri

Nacque a Mongardino, presso Asti, il 27 ott. 1761, da Spirito e da Anna Gugalin.

La famiglia era originaria di Barcelonnette, località della Francia sudorientale posta sulla strada che conduce al colle dell'Argentera: il nonno Antonio si sarebbe trasferito nell'Astigiano agli inizi del Settecento. Il cognome si trova sia nella forma Giobert, sia in quella Gioberti, ma il G. firmò tutte le sue opere come Giobert e tale forma ricorre anche nella maggior parte delle sue lettere.

Dopo aver ricevuto un'istruzione da un sacerdote, il G. cominciò a frequentare come apprendista una farmacia ad Asti; si trasferì quindi a Torino, presso la farmacia Conda, perfezionandosi nel campo della chimica pura e applicata, che assunse il posto centrale nei suoi interessi.

La chimica godeva in quegli anni di una buona considerazione nel contesto socio-culturale piemontese, anche se non esisteva a Torino una cattedra specifica presso l'università; la ricerca era coltivata da medici (Gianfrancesco Cigna), nobili e militari (Giuseppe Angelo Monesiglio, conte di Saluzzo, Carlo Lodovico Morozzo).

I primi lavori a stampa del G., che risalgono al 1790, sono dedicati all'applicazione delle conoscenze chimiche all'agronomia, con particolare riguardo alla questione degli ingrassi dei terreni. Non a caso il G. aveva istituzionalmente legato la sua attività alla Società d'agricoltura di Torino, il che gli consentì di entrare in relazione epistolare con Giovanni Fabbroni, dal 1784 segretario per le corrispondenze dell'Accademia dei Georgofili di Firenze. Nel dicembre del 1790 il G. scrisse al Fabbroni annunciandogli l'invio in omaggio per i Georgofili "d'un traité d'agriculture que je viens de publier" (Filadelfia, American Philosophical Society, Fabbroni Papers, BF 113 n. 1, Giobert). Si trattava delle ampie Ricerche chimiche ed agronomiche intorno agli ingrassi ed ai terreni, fatte per determinare quali siano i mezzi più facili, i più sicuri ed i più economici per supplire al difetto degli ingrassi adattati alla diversa natura delle terre in Piemonte, pubblicate nel 1790 nei volumi V (pp. 1-347) e VI (pp. 1-216) delle Memorie della R. Società agraria di Torino. Alla fine degli anni Ottanta il tema delle applicazioni all'agricoltura delle conoscenze fornite dalla chimica del flogisto e fu quasi esclusivo negli interessi scientifici del G., che gli dedicò alcuni saggi specifici e nel 1791 ristampò a Torino le Istruzioni elementari di agricoltura, ossia Guida agli agricoltori d'Italia per far fruttare le loro campagne (1786) di Adamo Fabbroni, "arricchite di utili annotazioni".

Nella citata lettera a G. Fabbroni del dicembre 1790 il G. annunciò, inviando anche il prospetto, l'intenzione di intraprendere "un ouvrage périodique sur l'économie". Tra il 1789 e il 1790 aveva già pubblicato con Carlo Giulio un Giornale scientifico, letterario e delle arti di una Società filosofica di Torino (Torino, 8 voll.); al 1791 risalgono i tre volumi degli Annali di economia rurale, civile e domestica, ossia Raccolta di memorie spettanti all'agricoltura, all'economia di casa, al commercio, arti, e manifatture (Torino).

Alla fine degli anni Ottanta il G. aveva abbandonato le teorie basate sul flogisto a favore della nuova chimica di A.-L. Lavoisier, divenendo uno dei primi e più combattivi sostenitori della chimica antiflogistica in Italia.

L'interesse per le proposte antiflogistiche di Lavoisier era sorto in Italia solo dopo la scoperta della composizione chimica dell'acqua, risultante dalla sintesi di idrogeno e ossigeno. Per molti naturalisti e chimici fu difficile accettare l'idea che l'acqua non è un elemento e intorno a questo tema si svolsero polemiche e discussioni nelle comunità scientifiche. Nel 1789 l'Accademia di lettere e scienze di Mantova propose un concorso a premio (riproposto nel 1791) dedicato al tema della verifica sperimentale della natura composta o elementare dell'acqua, al quale partecipò il G.; il suo contributo fu premiato nel 1792. Egli ne redasse anche una versione francese, letta all'Académie royale des sciences di Torino il 18 marzo 1792, Examen chimique de la doctrine du phlogistique et de la doctrine des pneumatistes par rapport à la nature de l'eau (in Mémoires de l'Académie royale des sciences. Années 1790-91, Turin 1793, pp. 299-342). Si tratta della più organica e originale difesa della teoria lavoisieriana della composizione dell'acqua apparsa in Italia.

Il G. era intervenuto già da alcuni anni in favore della chimica nuova. Nel 1790 aveva pubblicato nella Biblioteca fisica d'Europa (XVIII, pp. 130-136) un Esame di alcuni sperimenti del dr. Priestley dai quali la fallacia ne deduce della teoria del sig. Lavoisier e la verità della dottrina di Stahl intorno al flogisto, nel quale rispondeva alle obiezioni di J. Priestley contro la teoria di Lavoisier. Nel 1791 pubblicò negli Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti (XIV, pp. 69-71) un Articolo di lettera a L.V. Brugnatelli in difesa della nuova chimica, anche se doveva constatare che essa trovava in Italia più oppositori che seguaci: "amo veder propagata una teoria la più certa che siasi veduta mai […] e la più propria per avventura a far onore all'ingegno umano, ma la più oltraggiata or con direttamente negar i fatti contro le regole della più giusta equità, or con un solo autorevole nome, or con semplici asserzioni, ed or pur anche con ben assurdi sofismi". Nelle riviste di Brugnatelli (la Biblioteca fisica d'Europa, gli Annali di chimica, il Giornale fisico-medico) il G. pubblicò lavori specifici di chimica sperimentale e applicata alle manifatture e lavori teorico-sperimentali in difesa della nuova chimica (per esempio la lettera Al signor… Lorgna, apparsa sugli Annali di chimica, V [1794], pp. 224-247). La sua azione in favore di Lavoisier gli aprì le porte alle parigine Annales de chimie, la rivista fondata da Lavoisier e dai suoi seguaci quale organo della nuova chimica e in opposizione al tradizionale e prestigioso Journal de physique, che era saldamente nelle mani del flogistista J.-C. de La Métherie.

Sulle Annales de chimie il G. pubblicò notizie e informazioni relative alle riviste italiane, alle ricerche compiute dai chimici italiani e allo stato del dibattito in Italia sui fondamenti della chimica, contribuendo in tal modo a diffondere la conoscenza della scienza italiana in Europa.

Nel 1793 il G. pubblicò a Torino un trattato, Des eaux sulphureuses et thermales de Vaudier, avec des observations physiques, économiques et chimiques sur la vallée de Gesse et des remarques sur l'analyse des eaux sulphureuses en général, che appartiene alla letteratura chimico-naturalistica (assai diffusa nell'Italia del Settecento) volta a favorire lo sfruttamento delle risorse termali.

Il trattato del G. contiene tre elementi innovativi: mostra che le analisi delle acque e dell'aria atmosferica delle località termali risultano più chiare mediante l'utilizzazione di parametri interpretativi di tipo lavoisieriano; include un dizionario della nuova nomenclatura; e costituisce perciò un contributo alla diffusione del nuovo linguaggio chimico. Presenta poi un nuovo eudiometro a fosforo, che si vale della combustione del fosforo per misurare l'assorbimento dell'ossigeno. Nel 1796 L. Spallanzani utilizzò l'eudiometro del G. per confutare le obiezioni di J.F.A. Goettling alla teoria di Lavoisier, e la confutazione dette vita al suo Chimico esame degli esperimenti del signor Goettling… (Modena). Sempre nel 1796 Spallanzani pubblicò una Descrizione ed uso dell'eudiometro del sig. Giobert (in Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, XIX [1796], pp. 352-360).

Dal 1789 il G. era membro della Accademia delle scienze di Torino. Fu inoltre membro di diverse società scientifiche italiane. Era ormai considerato l'esponente più illustre dei chimici lavoisieriani italiani: il veneto Vincenzo Dandolo, traduttore di Lavoisier in Italia, pubblicò nel 1793 un volume di Fondamenti della scienza chimico-fisica, dedicandolo "al chimico d'Italia", cioè al Giobert. In una lettera al Dandolo dell'11 dic. 1802 il G. - che vedeva ormai vinta la battaglia contro le vecchie teorie e nomenclature flogistiche - gli fornì suggerimenti per una nuova edizione dei Fondamenti, che, secondo lui, dovevano abbandonare la forma di dizionario perché il vecchio linguaggio chimico non era più in uso (Forlì, Biblioteca comunale A. Saffi, Autografi Piancastelli).

Con il chiudersi del secolo l'attenzione del G. per la chimica teorica si venne sempre più riducendo e nelle sue ricerche prevalse l'aspetto applicato della chimica, che pur non era stato mai trascurato. Il G. si era infatti occupato, oltre che di chimica agraria, di chimica applicata alle manifatture, in particolare alle tintorie, tema di grande interesse per l'economia del Regno sabaudo. Nel 1789 il re Vittorio Amedeo III aveva chiesto all'Accademia delle scienze di Torino di occuparsi di chimica tintoria e questa, nel 1790, bandì un concorso: il G. entrò a far parte della costituita Deputazione per le tinture, effettuando diverse ricerche sui coloranti e sui metodi per imbiancare fili e tele. Il 23 sett. 1790 egli annunciava la scoperta di un fluido "qui jouit de la propriété de détruire toutes les couleurs des végétaux, aussi, et même plus promptement, et d'une manière plus complète que l'acide muriatique oxygéné" (Torino, Arch. dell'Accademia delle scienze, cart. 32383).

Nel 1796 il G. curò (Torino) la traduzione italiana, sulla versione francese di C.-L. Berthollet e N. Demarest, delle ricerche chimiche di C.W. Poerner sulla "Faerbekunst".

Nel settembre del 1798 scriveva a M.V.G. Malacarne, sollecitandolo a compiere un viaggio a Torino: "Ella vedrebbe ciò che si chiama la Chimica in grande. Sto organizzando nelle vicinanze di questa città una manifattura generale di prodotti chimici, che spero meriterà attenzione, e farà fortuna. Siamo ai tempi dell'egoismo in cui le scienze diventano nulle se non sono accompagnate dall'utile. E così voglio adattarmi" (Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Epistolario Gamba, IV.13.7, 552).

Nel primo periodo dell'occupazione francese del Piemonte il G., come molti lavoisieriani italiani e la gran parte degli scienziati piemontesi, aderì alle nuove idee politiche (nel 1798 fu membro del governo provvisorio del Piemonte) e subì il destino altalenante dei filofrancesi sino alla formazione dell'Impero napoleonico, quando divenne un esponente scientifico di primo piano del Piemonte Dipartimento francese.

Dopo che nel 1800 era stata creata presso l'Università di Torino una cattedra di chimica farmaceutica, assegnata a C.B. Bonvicino, nel 1801 fu attribuita al G. la cattedra di chimica. Egli fu al centro delle attività scientifiche, istituzionali e tecnologiche del Piemonte di primo Ottocento, partecipando attivamente alla vita dell'Accademia delle scienze; nel 1801 ne divenne segretario generale e nello stesso anno, abolita questa carica, segretario della classe di fisica: qui si trovò a esercitare il ruolo di presentatore, recensore e giudice dei primi lavori di teoria chimica di Amedeo Avogadro. Il G. fu anche membro, insieme con A.M. Vassalli-Eandi, della locale commissione galvanica. I suoi lavori riguardarono l'analisi dei minerali, in particolare la cosiddetta terra di Baldissero nel Canavese, una terra bianca ritenuta argilla purissima o allumina nativa, usata perciò per la produzione di porcellana: il G. chiarì che si trattava soprattutto d'un composto di magnesia, acido carbonico e silice, e stabilì l'importanza di questa magnesite, chiamata in seguito giobertite in suo onore, per la resistenza delle ceramiche ai mutamenti di temperatura. Il tema della chimica tintoria rimase centrale nei suoi studi; nel 1803 egli pubblicò, nelle Memorie della Societàitaliana delle scienze, un lavoro chimico-economico sulla seta e nel 1807 un saggio sulla tintura in rosso.

Il blocco continentale decretato da Napoleone stimolò tutti i chimici dell'Impero alla ricerca di sostanze alternative a quelle importate dalle colonie britanniche. Nel 1813 uscì a Parigi, "par ordre de sa Majesté impériale et royale", un volume del G. dal titolo Traité sur le pastel et l'extraction de son indigo, ultimo suo grande contributo scientifico: una ponderosa monografia sull'estrazione dell'indaco e i suoi differenti processi di produzione dal guado (Isatis tinctoria).

Nel 1814, con la caduta di Napoleone e il ritorno dei Savoia il G. fu privato della cattedra universitaria e di ogni incarico pubblico. Soltanto nel 1819 recuperò la cattedra di chimica e tornò a svolgere un ruolo nell'Accademia delle scienze, continuando a occuparsi di chimica agraria e applicata alle manifatture. I suoi ultimi lavori, risalenti al 1818 (Dello aratro degli antichi paragonato coll'aratro piemontese, in Memorie dell'Accademia delle scienze, s. 1, XXIII, 2, pp. 47-82), al 1826 e 1828 (sulle capacità tintorie di piante esotiche), furono pubblicati nelle Memorie dell'Accademia reale di Torino.

Il G. morì a Torino il 14 sett. 1834.

Fonti e Bibl.: Torino, Arch. dell'Accademia delle scienze, mss. 45, 249, 382, 383, 441, 632, 2335, 2366: contengono gli originali di alcuni dei lavori pubblicati dal G. nei Mémoires dal 1790 al 1826 (titoli in Il primo secolo della R. Accademia delle scienze di Torino, Torino 1883, p. 481; vedi anche pp. 143, 147, 160), insieme con altri lavori e documenti suoi e su lui; Ibid., cartelle 20079-20085, 21930, 32383-32385, 32577 (sue lettere); Roma, Bibl. nazionale, Autografi, A 158, nn. 19 e 20 (3 sue lettere non datate, una delle quali a M.V.G. Malacarne); Chioggia, Bibl. comunale, ms. 51 B 8 (6 lettere del 1793 a G. Olivi). Altri documenti e lettere sono negli archivi di accademie che lo ebbero membro (come l'Accademia nazionale delle scienze detta dei XL, che lo associò nel 1798). J.F. Gmelin, Geschichte der Chemie, Göttingen 1799, III, passim; G. Carena, G.A. G., in Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino, XXXVIII (1835), pp. VIII-XVIII; A. Strucchi, Biografie d'ingegneri e agronomi piemontesi, Torino 1885, p. 17; I. Guareschi, G.A. G., in Supplemento annuale allaEnciclopedia di chimica, 1909-1910, Torino 1910, pp. 430-438; G.M. De Rolandis, Notizie sugli scrittori astigiani, Asti 1912, pp. 95-99; F. Abbri, "De utilitate chemiae in oeconomia reipublicae". La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime, in Studi storici, XXX (1989), pp. 424-433; P. Delpiano, Periodici scientifici nel Nord Italia alla fine del Settecento…, ibid., pp. 474-482; M. Ciardi, L'atomo fantasma, Firenze 1995, pp. 114 s.

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