ONATE, Giovanni Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ONATE, Giovanni Antonio

Arnaldo Ganda

ONATE (Honate, de Honate, da Onate), Giovanni Antonio. – Figlio di Bonifacio e di Lucia Giussani, nacque intorno al 1435 a Pavia. Dal matrimonio nacquero anche Benigno, Giovanni Guniforto e Inorina.

Non si hanno notizie di Giovanni Guniforto, mentre Benigno fu socio di Giovanni Antonio nell’attività tipografica: i nomi dei due fratelli risultano abbinati nelle sottoscrizioni di nove edizioni apparse a Milano fra il 1477 e il 1483 e di una del 1488.L’indicazione latina «de Honate» è stata qualche volta tradotta «da Onate»: da qui l’equivoco che i due fossero originari di una località con quel nome, inesistente. A Pavia gli Onate appartenevano alla nobiltà cittadina; in parecchi documenti notarili è attribuita a Giovanni Antonio la qualifica di nobilis. La casa di famiglia, a porta Palacense nella parrocchia di S. Martino foris Portam, venne ereditata da Giovanni Antonio che la conservò anche negli anni dell’attività tipografica a Milano e in essa concluse la sua esistenza.

Non si hanno notizie sull’apprendistato dell’arte da parte di Giovanni Antonio e di Benigno, che potrebbe essersi svolto a Pavia, dove a partire dal 1472 esistevano diverse officine tipografiche, che servivano quasi esclusivamente lo Studio cittadino, o a Milano, capitale del ducato e centro tipografico di primaria importanza. Qui i due fratelli impiantarono un’officina autonoma nei locali della loro abitazione, confinante con la chiesa parrocchiale di S. Eusebio a porta Nuova.Il 31 ottobre 1477 dai torchi degli Onate uscì il Commentum super prima parte Digesti veteris di Angelo Ubaldi da Perugia. Finanziatori dell’impresa furono il nobile Pietro Antonio Castiglione, che già nel 1472 era stato promotore di una delle prime società tipografico-editoriali milanesi, e il mercante Ambrogio Caimi (Hain, 1966, n. 15867; I.G.I. [Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d’Italia], n. 9920).

Tra il 1477 e il 1498 sono assegnate all’officina milanese degli Onate circa 85 edizioni (Rogledi Manni, 1980, p. 45): 32 sottoscritte, le altre attribuite attraverso l’identificazione dei caratteri. Prendendo in considerazione solo le prime, eccettuata la Vita Christi di Ludolphus de Saxonia, apparsa intorno al 1480 (I.G.I., n. 5873), gli Onate stamparono nell’arco di sette anni, dal 1477 al 1° ottobre 1483, per i due finanziatori Caimi e Castiglione, quasi esclusivamente edizioni giuridiche da smerciare nella vicina Pavia o in altri centri universitari.

Oltre al Commentum di Angelo Ubaldi, vennero pubblicati l’intero corpus giustinianeo, il Digestum vetus (G.W. [Gesamtkatalog der Wiegendrucke], n. 7660), il Digestum novum (G.W., n. 7706), l’Infortiatum (G.W., n. 7682), le Institutiones (G.W., n. 7607), le Novellae constitutiones (G.W., n. 7507), il Codex (G.W., n. 7757), le opere di Angelo Ubaldi (I.G.I., n. 9916), di Bartolo da Sassoferrato (G.W., n. 3538), di Domenico da San Geminiano (I.G.I., n. 3536), le Decretales di Bonifacio VIII (G.W., n. 4870) e Gregorio IX (G.W., n. 11462), le Constitutiones di Clemente V (G.W., n. 7109), il Decretum Gratiani (G.W., n. 11367), il De regulis iuris di Dino Dal Mugello (G.W., n. 8357), la Practica nova iudicialis di Gian Pietro Ferrari (G.W., n. 9813) e le Lecturae di Angelo Gambilioni da Arezzo (G.W., n. 10502).

Alcune di queste edizioni, alquanto ponderose, richiesero non solo notevoli investimenti, ma anche un grande impegno da parte dei compositori e degli stampatori. È il caso dello Speculum judiciale di Guillaume Durand Cum additionibus Johannis Andreae et Baldi, la cui stampa fu ultimata il 20 dicembre 1478. L’edizione in folio, in cinque tomi, venne dedicata da Pietro Antonio Castiglione al vescovo di Tortona, Giacomo Botta (G.W., n. 9153).

Negli anni della committenza Caimi - Castiglione, i fratelli Onate stamparono anche in modo autonomo le Epistulae ad familiares di Cicerone (G.W., n. 6828) e il Commentum super prima et secunda parte Infortiati di Baldo degli Ubaldi (I.G.I., n. 9986).

Dopo la stampa del Digestum vetus di Giustiniano con il commento di Accursio, ultimata il 26 marzo 1482, Benigno tornò a Pavia, dove avviò una propria officina. Da questa, il 1° ottobre dell’anno successivo, a spese di Castiglione, uscì l’edizione dei commenti Super usibus feudorum e Super pace Constantiae di Baldo (I.G.I., n. 9995).

Nel frattempo Giovanni Antonio pubblicò a Milano (maggio 1483), forse a spese di Gian Giacomo Schiaffinati vescovo di Parma, il Sermo de fide catholica con l’Epistola de conceptu Beatae Virginis Mariae di Agostino Schiaffinati (I.G.I., n. 8839). Nell’agosto dello stesso anno uscì il Breviarium humiliatorum (G.W., n. 5213). Nel 1484 apparve una nuova edizione del Digestum vetus con la Glossa ordinaria di Accursio (G.W., n. 7663), due anni dopo il Commentum in due volumi di Alessandro Tartagni Super secunda parte Digesti novi cum apostillis (Hain, 1966, nn. 15278, 15287), nel 1488 il Commentum in quattro volumi di Paolo da Castro al corpus giustinianeo (ISTC [Incunabula short title catalogue], 1998, nn. ip00163500, ip00164150). Nello stesso anno, Giovanni Antonio, avvalendosi della collaborazione di Benigno, tornato a Milano da Pavia, stampò gli Opuscula di Tommaso d’Aquino. Curatore dell’edizione fu il domenicano Paolo da Soncino, che la dedicò al cardinale Ascanio Maria Sforza.

È questo l’ultimo volume in cui appare il nome di Benigno, deceduto «ex stipsi» a Milano il 15 giugno 1489 a soli 35 anni (Arch. di Stato di Milano, Popolazione p. a., reg. 78).

Nuove imprese editoriali seguirono nel 1489 con la Vita di s. Catarina da Siena di Raimondo da Capua (Hain, 1966, n. 4697) e con il Repertorium iuris utriusque (parti I-III) di Giovanni Bertacchini (G.W., n. 4155). Fu ancora Castiglione a sostenere le spese di questa edizione e di quella della Vita Christi di Lodolfo di Sassonia (I.G.I., n. 5875), apparsa forse nello stesso anno.

Presumibilmente nel 1490 Giovanni Antonio ritornò a Pavia, dove condusse un’«apo-theca librorum» in parrocchia di S. Maria Perone. A Pavia trasferì anche l’attrezzatura tipografica, che però usò raramente.

Strinse accordi con lo stampatore Giovanni Francesco Nebbia (31 gennaio 1491) per pubblicare la Lectura in primam partem Codicis di Giasone Del Mayno. Nel contratto fu stabilito che Nebbia pagasse la carta e Giovanni Antonio eseguisse il lavoro. Doveva essere pagato a metà l’exemplar per la composizione tipografica. Nebbia fu incaricato della vendita, di cui avrebbe dovuto versare il ricavo al socio. Pochi giorni dopo (8 febbraio) entrò a far parte della società anche Luigi Castelli, il quale si impegnò a sostituire Nebbia nell’obbligo di fornire la carta, contribuendo nella misura di un quarto alle spese di stampa dell’opera in cambio di una quota diun quarto dei ricavi delle vendite. Il volume apparve il 31 marzo 1491 con la sola indicazione «per dominum Iohannem Antonium de Honate» (B.M.C. [Catalogue of BooksPrinted in the XVth Century now in the British Museum], VII, n. 1013).

Sempre a Pavia Giovanni Antonio pubblicò (24 marzo dell’anno seguente) la Lectura in primam partem Digesti veteris di Giasone Del Mayno (Hain, 1966, n. 10941) e infine (31 gennaio 1493) il Commentum in IV libro Codicis dello stesso autore (Hain, 1966, n. 10956). Si ignora se per tali iniziative editoriali si sia valso di altri soci finanziatori e non si conoscono esemplari del Commentum in Sestum, ancora di Giasone Del Mayno, che avrebbe impresso a Pavia nel 1493.

Visto lo scarso numero di edizioni, è evidente che Giovanni Antonio nell’ultimo decennio del secolo esercitò l’attività tipografica in modo sporadico. Allo stato attuale delle ricerche non trova riscontri documentali l’ipotesi (cfr. B.M.C., VII, n. 1013) di un trasferimento dei torchi da Milano a Roma antecedentemente alla fine del 1493.Non sembra che Giovanni Antonio abbia esercitato l’attività tipografica dopo tale anno. Diversi documenti notarili attestano invece il suo impegno nel consolidare il patrimonio immobiliare attraverso l’acquisto di terreni.Nei primissimi anni del nuovo secolo cambiò radicalmente attività, aprendo a Pavia un’«apotheca coraminis». Gli atti notarili registrano vendite di rilevanti quantitativi di cuoio tra il 15 novembre 1503 e il 29 gennaio 1507.

Fece testamento il 16 marzo 1506, in cattive condizioni di salute. Chiese di essere sepolto nella tomba di famiglia presso la chiesa di S. Giacomo. Dispose che la moglie Lucia Rotuli godesse l’usufrutto della casa e degli utensili. Il nipote Giacomo Filippo Assio, figlio della sorella Inorina, venne nominato erede universale, con l’onere di effettuare un deposito fruttifero di 4000 lire presso Bartolomeo Verri. Altri legati riguardarono la nipote Elisabetta, figlia di Benigno,i figli di un certo Stefano Onate, Leone e Leonarda, gli eredi di Pietro Ugleimer, detto Piombo, mercante di libri.

Sopravvissuto alla malattia,Giovanni Antonio, continuò ad amministrare il patrimonio. L’ultimo investimento immobiliare a noi noto avvenne il 16 febbraio 1509 con l’acquisto di 12 pertiche di terreno in Vimanone.

Si ignorano il luogo e la data della sua morte.

Fonti e Bibl.: G.A. Sassi, Historia literario-typographica Mediolanensis ab a. 1465 ad a. 1500, in F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanen-sium, I, Milano 1745, passim; M. Denis, Annalium typographicorum Michaelis Maittaire suppl., Viennae 1789, n. 6267; S. Comi, Memorie bibliografiche per la storia della tipografia pavese del sec. XV, Pavia 1807, pp. 65-70; H.K. Burger, The Printers and Publishers of the XV. Century, Milano 1950, pp. 438 s.; E. Gualandi, La tipografia in Pavia nel secolo XV, in Boll. della Società pavese di storia patria, LIX (1959), pp. 79-82; T. Rogledi Manni, La tipografia a Milano nel XV secolo, Firenze 1980, pp. 45 s., 234-236; F. Fagnani, Gli editori tipografi di Borgofranco Lomellina oggi Suardi. Contributo alla storia della tipografia pavese dei sec. XV-XVI, Pavia-Azzate 1982, pp. 31 s.; G. Zaffignani, Lo schedario nobiliare Marozzi, in Boll. della Società pavese di storia patria, XCIII (1993), p. 390; A. Ganda, «Grandissimi lavorerii in fare stampire». G.A. e Benigno O. stampatori a Milano e a Pavia nel sec. XV, in Archivio storico lombardo, CXXX (2004-05), pp. 137-182 (sono segnalate le fonti archivistiche). Cataloghi: Cata-logue of BooksPrinted in the XVth Century now in the British Museum (B.M.C.), London 1907-63, VI 738-743; VII 1013 s.; Gesamtkatalog der Wiegendrucke (G.W.), Leipzig et al. 1925-2009; Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d’Italia (I.G.I.), Roma 1943-81, ad ind.; L. Hain, Repertorium bibliographicum, Milano 1966; The British Library, The Illustrated ISTC [Incunabula Short Title Catalogue] on CD-ROM, London 1998, ad vocem Onate.