PECCI, Giovanni Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PECCI, Giovanni Antonio

Mario De Gregorio

PECCI, Giovanni Antonio. – Nacque a Siena, da Desiderio e da Onesta Vannocci Biringucci, e fu battezzato il 12 dicembre 1693 (Archivio di Stato di Siena, Biccherna, 1147, c. 72r).

Notizie sulla vita e l’opera di Pecci sono in alcuni suoi scritti sulla famiglia (Firenze, Biblioteca Moreniana, Pecci, 83, cc. 3r-6r, 174v-176r) e in un’autobiografia (ibid., 42). Fanciullo, fu istruito nella grammatica da Giuseppe Fantaccini; Teodoro Terribili e Giovanni Battista Rosi lo avviarono allo studio della retorica e il pittore Aurelio Martelli a quello del disegno, poi proseguito con Francesco Franci. Dal 1709 al 1713 studiò nel seminario di S. Giorgio. Svolse gli studi superiori con Cesare Scotti, Antonio Amerighi, Tiberio Sergardi, Giovanni Battista Alberti e Federigo Burlamacchi. In questo periodo iniziò la stesura del Giornale sanese, diario dal 22 luglio 1715 al 16 febbraio 1768, condotto poi dal figlio Pietro fino al 26 luglio 1794.

Ammesso il 14 febbraio 1711 tra i cavalieri di S. Stefano, fu ascritto all’Accademia degli Intronati il 13 settembre 1715 con il nome di Colorito, ricoprendo la carica di segretario fra il 1733 e il 1737. Terminati gli studi nel 1717, pubblicò a Siena in quell’anno il Ragguaglio della SS.ma Vergine, che si trova nel convento… di S. Margherita di Castelvecchio…, e in seguito il Distinto ragguaglio del metodo, ed ordine, col quale… si rappresentavano in Siena gli spettacoli… (Lucca 1723), riedito con aggiunte (Relazione distinta delle quarantadue contrade…, Siena 1723).

La partecipazione alla vita pubblica iniziò nel febbraio 1718 con l’elezione a priore, incarico ricoperto poi negli anni 1720, 1724, 1727, 1730, 1733, 1735, 1741. Consigliere del capitano del Popolo per sette volte fra il 1726 e il 1742, fu capitano nel 1744, 1746, 1750 e 1758. Acquisito nel 1729 un seggio vitalizio nel Consiglio grande, sedette più volte in Balìa (1737, 1740, 1747, 1761). Fu fra i deputati di varie magistrature e dal 1747 deputato a vita sopra lo Studio.

Fra il 1710 e il 1740 condusse un accurato scavo negli archivi senesi e nel 1730 pose mano alla trascrizione del patrimonio epigrafico cittadino, riunito in tre volumi divisi per terzo (Archivio di Stato di Siena, Mss., D.4-6). Pubblicò una guida di Siena, la prima a stampa, Relazione delle cose più notabili della città di Siena… (Siena 1752), edita più volte (Ristretto delle cose più notabili…, Siena 1759 e 1761).

Il 9 dicembre 1733 sposò Caterina di Giovanni Turamini, dalla quale ebbe quattro figli: Desiderio Benedetto (1735), Desiderio Matteo (1736), Pietro (1738) e Margherita Teresa (1740).

Nel 1734 fu incaricato di ordinare le scritture di Balìa e nel 1737 quelle delle Riformagioni e del Consiglio della Campana. L’opera archivistica di Pecci fu interrotta nel 1742 e lo spoglio rimase fra le sue carte.

Nel 1746 pubblicò la biografia di Bartolomeo Carosi, noto come Brandano, discussa figura del romitismo profetico senese. La Vita di Bartolommeo da Petrojo… (Siena 1746) fu recensita dal compilatore delle Novelle letterarie fiorentine Giovanni Lami (1746, n. 47, coll. 738-743), che rimproverò a Pecci l’acritica riproposizione della tradizione locale. Da allora Pecci iniziò un fitto carteggio con Lami ed entrò stabilmente fra i collaboratori del periodico, redigendo una nuova edizione dell’opera con una interpretazione del personaggio in senso fanatico e sedizioso (Lucca 1763).

Nel 1747 sulle Novelle letterarie Pecci recensì criticamente (n. 8, coll. 115-119; n. 9, coll. 133-135; n. 10, coll. 147-150) l’opera di Alessandro Bossi Della vita del beato Bernardo Tolomei... (Bologna 1746), puntando il dito contro il domenicano Gregorio Lombardelli, autore nel XVI secolo di numerose opere sui santi senesi. Di lì a poco pubblicò la Storia del vescovado della città di Siena (Lucca 1748), che sviluppava una sua opera precedente (Dissertazione istorica sopra l’origine del vescovado…, Siena 1746), affidandosi anche, come segnalatogli da alcuni eruditi aretini, a documenti apocrifi che lo costrinsero a stampare un’aggiunta in calce al volume.

La polemica sulle opere di Pecci, che collaborò agli Scrittori d’Italia di Gian Maria Mazzuchelli, per il quale approntò un Indice degli scrittori senesi, si manifestò anche a proposito della biografia del fratello Giuseppe, edita con il nome del libraio Vincenzo Pazzini Carli (Siena 1751) e si sviluppò soprattutto a Siena. Significativo il contrasto sull’istituto assistenziale di S. Maria della Scala. Al suo Della vera origine dello Spedale di S. Maria della Scala… (Siena 1756), in cui negava l’esistenza del beato Sorore, ritenuto il fondatore dello Spedale, rispose Giuseppe Fabiani (Osservazioni sopra la Dissertazione…, Bassano [ma Lucca] 1757). Pecci replicò con le Annotazioni storico-critiche sopra l’osservazioni alla dissertazione… (Siena 1757), rinfocolando una polemica già in atto sulla storia dei sodalizi culturali senesi, originata da una lettera-questionario del 1753 inviata all’Accademia degli Intronati dal libraio parigino Augustin Martin Lottin in vista di una storia delle accademie europee.

Nel giugno 1754 i Rozzi chiesero agli Intronati di partecipare alla stesura della risposta, ma questa era già stata redatta da Pecci che si era soffermato sugli Intronati, sorvolando sui Rozzi e sui Fisiocritici e minimizzando il ruolo di questi sodalizi nella cultura senese. Fabiani, su incarico dei Rozzi, nel 1757 inviò un’altra relazione al libraio, pubblicando anche una Memoria nella Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici di Angelo Calogerà. Ben più consistente la parte riservata ai Rozzi, diretta a screditare gli Intronati e Pecci. Questi reagì stampando, con il nome di Lorenzo Ricci, una controstoria dei Rozzi (Relazione storica dell’origine, e progresso della festosa Congrega de Rozzi…, Parigi [ma Lucca] 1757). Fabiani avrebbe replicato (Storia dell’Accademia de’ Rozzi…, Siena 1775), quando Pecci era ormai già morto.

Nel pieno delle contestazioni alla sua revisione della storia senese Pecci diede alla luce i quattro volumi delle Memorie storico-critiche della città di Siena… (Siena 1755-60), dove la narrazione di un periodo decisivo della storia cittadina faceva emergere l’ostilità già illuminista per lo spirito di fazione, evidente nella lotta fra i Monti, origine della decadenza della Repubblica. Materia ripresa in un pamphlet sulla nobiltà senese (Lettera sull’antica, e moderna derivazione delle famiglie nobili di Siena..., Gallipoli 1764), che fu oggetto di polemiche e di censure della Reggenza perché, oltre a contestare le ascendenze di diverse casate, rilevava che il conflitto interno ai Monti aveva condotto all’inclusione nel ceto magnatizio di famiglie estranee alla nobiltà di sangue. Pecci ribatté con la Replica di Malpiglio da Todi alla Lettera di Lucensio Contraposto da Radicondoli… (Firenze, Biblioteca Moreniana, Pecci, 104, cc. 198r-207v), con un intervento nel 1766 sull’inedito Parere per la Città e Stato di Siena fatto l’anno 1715 di Alcibiade Bellanti Lucarini e con Lo Stato di Siena antico, e moderno, sorta di dizionario storico, geografico e documentario delle località dell’antico dominio senese.

Iniziato nel 1757 e preceduto da una lettera circolare (Novelle letterarie, 28 luglio 1758, n. 30, coll. 470-476), Lo Stato, critico verso la gestione medicea e lorenese del territorio, fu una sintesi dell’opera di Pecci, dove all’impianto documentario si aggiunse l’attenzione per le risorse economiche e naturali delle località. Ma l’evidente uso politico della storia costrinse l’opera a restare inedita, soggetta all’edizione di brani parziali. Dopo gli Abbozzi (Firenze, Biblioteca Moreniana, Pecci, 73-78), Pecci redasse una stesura autografa in sei volumi nel 1761 (Archivio di Stato di Siena, Mss., D.67-72), una in undici volumi nel 1762 (Siena, Biblioteca comunale, B.IV.8-18) e l’ultima nel 1767 (Siena, Archivio storico del Monte dei Paschi).

Dopo aver rinunciato a una storia dell’Università di Siena, Pecci pubblicò un trattato Sopra le più giuste regole per parlare, e scrivere toscano… (Siena 1767), plagio di un’opera di Teofilo Gallaccini.

Pecci morì a Siena il 3 marzo 1768.

L’Ordine di S. Stefano ne celebrò le esequie a Pisa e le Novelle letterarie di Firenze gli dedicarono un lungo necrologio. Il figlio Pietro pubblicò un Elogio (Siena 1768) che non fu esente da critiche, tanto che fu ripubblicato con annotazioni malevole.

Opere. Il Giornale sanese (1715-1794) è edito a cura di E. Innocenti - G. Mazzoni, Siena 2000; Lo Stato di Siena antico, e moderno, a cura di M. De Gregorio - D. Mazzini, I-III, Siena 2008-14. In ristampa anastatica sono disponibili la Relazione distinta delle quarantadue contrade, Siena 1981; le Memorie storico-critiche della città di Siena…, Siena 1988; la Vita e azioni di Bartolomeo da Petrojo…, Torrita di Siena 1991; la Storia del vescovado della città di Siena…, Siena 2003.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Reggenza, 669, ins. 8; Archivio di Stato di Pisa, S. Stefano, 237, ins. 24; 578, c. 37v; 589, c. 18; 1184, ins. 92, c. 122; 1185, ins. 201; 1186, ins. 31, c. 63; 3326, ins. 279, c. 331; 3679, c. 196r; Archivio di Stato di Siena, Consiglio Generale, 254, cc. 177, 208v-209r, 255r-256v; 255, cc. 2r, 34r, 49, 76v, 103r, 121r, 141v, 158v, 191r, 204v, 252r, 304v, 330v; 256, cc. 8r, 39, 95r, 208v; Concistoro, 2346, cc. 10r, 16v, 30r, 35v, 38v, 43r, 48r, 51r, 55r, 57v, 62v, 64v, 72r, 79r, 82v, 87v, 93v, 106r; 2347, c. 11v; Balìa, 231, c. 96r; 236, c. 1; 237, c. 166; 241, c. 1; 374, c. 1; 891, ins. 79; Mss., B.11-12, cc. 53, 56-62; C.13-17, cc. 21, 26-29; D.4-6, cc. 67-72; Siena, Biblioteca comunale, Mss., A.III.3, cc. 126r-132v, 135r-138r; A.III.5, cc. 92r-119v; A.III.6, cc. 53r-55r; A.III.7, cc. 2r-3r, 89r-103v; A.III.8, cc. 46r-55v; A.III.10, cc. 83r-92r, 93r-100v; A.III.12, c. 33v; A.V.13, cc. 1r-23v, 25r-50v, 53r-60v, 71v, 74r-75r, 161r-185v, 204r-215v; A.VII.34-36; A.VIII.17-24; A.IX.4-8; B.IV.29, cc. 2r-36v; C.II.12, cc. 177v-182r; C.III.9; C.III.16, cc. 53-286; C.VIII.1; E.III2.16; Y.I.7, cc. 49, 234, 471, 594; Y.I.8, cc. 81-85; Y.I.19, ins. 5; Z.II.32, cc. 143r-149v; Autografi Porri, 26.8; Firenze, Biblioteca Moreniana, Pecci, 1-136; Palagi, 40, cc. 2r-7r; Firenze, Bibioteca Riccardiana, Mss., 3822, cc. 10r-21r; 3746; Novelle letterarie, 1750, n. 13, coll. 196-197; n. 32, coll. 506-510; n. 44, coll. 691-693; 1751, n. 20, coll. 327-330; n. 23, coll. 356-357; 1758, n. 30, coll. 470-476; 1759, n. 7, coll. 97-102; n. 8, coll. 115-120, 120-122; n. 9, coll. 133-136; n. 33, coll. 522-526; n. 34, coll. 533-538; n. 35, coll. 546-553; n. 36, coll. 561-567; n. 37, coll. 581-588; 1760, n. 15, coll. 227-232; n. 16, coll. 242-245; n. 17, coll. 257-263; 1761, n. 41, coll. 643-649; 1765, s.n., coll. 552, 565; 1768, n. 15, coll. 225-226; n. 39, coll. 617-623; n. 40, coll. 632-637; n. 41, coll. 642-646; n. 42, coll. 659-664.

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