ARNOLFINI, Giovanni Attilio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

ARNOLFINI, Giovanni Attilio

Mario Barsali

Nacque a Lucca il 15 ott. 1733 dal marchese Paolo Rodolfo e da Maria Luisa Santini; dopo aver studiato a Roma nel collegio Clementino dei padri somaschi si dedicò a studi di economia, matematica e idraulica, che gli procurarono grande fama e riconoscimenti tra i contemporanei. Raggiunta l'età statutaria, nel 1762, entrò a far parte del Consiglio generale della Repubblica lucchese e fu più volte Anziano.

Anche il fratello Silvestro Michele (nato a Lucca il 29sett. 1723;ivi morto il 20 genn. 1813, e non altra data) fece parte del Consiglio generale e fu più volte Anziano e gonfaloniere. La fine del regime aristocratico lo allontanò dalla vita politica, eccetto la breve parentesi della Reggenza provvisoria costituita dagli Austriaci (20 dic. 1799 - 3apr. 1800). Con Silvestro si estinse il ramo principale della casata.

In Lucca, l'A. fu a lungo impegnato nella direzione e consulenza delle magistrature responsabili della politica economica e dei problemi idrografici del territorio. Nel 1763 fece parte della Balìa per risollevare l'Arte della lana, e la sua relazione conclusiva accenna all'opportunità di accorti indirizzi antivincolistici. Nella relazione (Del ristabilimento dell'Arte della seta e di altri economici oggetti della Città e Stato lucchese),presentata il 14 luglio 1767 a nome della commissione costituita l'anno prima per la grave crisi dell'industria serica, l'A. sosteneva analoghi indirizzi, che ebbero però scarsa applicazione nel nuovo codice del setificio pubblicato nel 1769. Attraverso la partecipazione a vari Offizi sopra le acque, curò in varie riprese, dal 1761, l'inalveamento del torrente di Camaiore, la sistemazione del Serchio presso la città, i progetti per un canale scolmatore (Nuovo Ozzeri) dei paduli di Sesto e Bientina, i lavori alla foce del canale di Viareggio, il progetto per un acquedotto cittadino. Nel 1770 ebbe l'incarico di progettare una strada tra Lucca e Viareggio attraverso il monte di Quiesa, e nel 1773 la Repubblica di Genova gli affidò un progetto di strada nella valle del Polcevera.

Attività intensa l'A. svolse anche fuori di Lucca. Fece numerosi viaggi a Milano (1762, 1764), a Genova (1766, 1773), a Pistoia (1767), nel Regno di Napoli e di Sicilia, a Roma (1767-68), nella Maremma (1771-76), a Massa Carrara (1781), a Firenze (1783), nelle Legazioni (1784-88), per studiare problemi di viabilità di economia, di idrografia, di bonifica, elaborando progetti o assumendo la direzione di lavori (sistemazione di bacini idrici, di bonifiche, costruzioni di argini, di strade, canali, acquedotti). A Napoli l'A era stato richiesto, da M. Teresa Grimaldi principessa di Gerace, di un progetto di risanamento dei suoi feudi calabresi (la relativa relazione è stata edita da L. Volpicella), non attuato fra l'altro per la morte della principessa nel terremoto del 1783. Per la Maremma, dove auspicava l'investimento di capitali lucchesi, elaborò un piano di trasformazione agraria; per le campagne di Bolgheri e Castagneto fu realizzato il progetto di regolamentazione delle acque che aveva elaborato nel 1776 per Camillo della Gherardesca. Nelle Legazioni, l'A. studiò la regolamentazione dei fiumi delle province di Ferrara e Bologna e della zona di Comacchio, e assunse la direzione dei lavori; nel 1784 era ispettore generale delle acque. Morì a Lucca il 21 nov. 1791.

Dissertazioni, memorie, tutta l'attività dell'A. rivelano unità di indirizzo e di visuale: semplificazione e funzionalità degli organismi amministrativi, creazione di condizioni per lo sviluppo della produzione e dei commerci. È un indirizzo comune alle tendenze culturali dell'epoca. Ma questa unità di indirizzo si accompagna poi a diversità di posizioni e giustificazioni nei singoli problemi. Più che di eclettismo, si tratta, per l'A., che non è un economista dottrinario ma un memorialista e un pubblicista, di affrontare volta a volta problemi concreti, di prospettare soluzioni confacenti a interessi determinati, usando volta a volta le argomentazioni più utili a quello scopo, siano mercantilistiche o fisiocratiche. L'A. da una parte rivela così una sua consapevolezza di avere accessibili e dominabili gli strumenti pratici, idonei a "riformare le cose", ma anche il suo disinteresse per le ragioni che richiedono e giustificano l'insieme delle riforme. Sono questi i limiti di quella élite di cui fa parte: per una nobiltà, come quella lucchese, che si identifica patrimonialisticamente con lo Stato, l'azione riformatrice si inseriva nel quadro generale esistente. Indifferente per la "politica", l'A. vi sostituisce un'azione amministrativa e soprattutto tecnica sulle "cose", sulla realtà intesa come realtà naturale. Questi legami dell'A. col suo mondo si rivelano anche nei suoi legami con la sua città, che non sono solo un elemento affettivo, ma un aspetto del suo cosmopolitismo. Alla piccola patria, che all'A. appare armonica sì da essergli sempre presente come elemento di paragone, si affianca una patria universale, che è sempre comprensibile, e che è sempre possibile modificare, con identica analisi tecnica.

Fonti e Bibl.: Le carte dell'A., già sommariamente esposte da U. Dorini (Le carte della famiglia Arnolfini..., in Arch. stor. ital.,s. 7, I, 2 [1924], pp. 255-271), sono riordinate e completamente descritte da E. Lazzareschi, Inventario del R. Arch. di Stato di Lucca, V, Archivi Gentilizi,Pescia 1946, pp. 46-61 e 67. Per seguirne l'opera nelle magistrature lucchesi cui partecipò (molti scritti dell'A. furono redatti per dovere d'ufficio), si veda S. Bongi, Inventario del R. Arch. di Stato di Lucca,4 voll., Lucca 1872-1888, e in particolare I, pp. 284, 289, 292, 295 s., 299, 329; II, pp. 246, 248-251, 255; IV, pp. 305 s., 319. Dei suoi scritti, è edita da L. Volpicella la Dissertazione sopra i feudi della Principessa di Gerace ed altre note di viaggio nelle Calabrie nel 1768, in Arch. stor. della Calabria, III(1915), 3, pp. 257-284; 4, pp. 403-416. Insufficiente l'unico saggio sullA.: G. Croccolo, Un economista lucchese del Settecento, in Bollett. stor. lucchese, III (1931), pp. 161-197. Notizie in G. Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggi in diverse parti della Toscana…, VII,Firenze 1774, pp. 44-87; G. G. De La Lande, Voyage en Italie..., II,Genève 1790, pp. 430-438; Gazzetta Toscana, 1791, n. 49, pp. 195 s. (elogio funebre nella corrispondenza da Pisa, 28 novembre); Elogio di G. A. A.... scritto da un suo compatriotto,in Novelle Letterarie,XXII, Firenze 1791, coll. 819-828; ibid.,XXIII, Firenze 1792, coll. 454 ss.; Prose e rime nella morte del... senatore G. A. A....,Lucca 1792 (citazione analitica in A. Bertacchi, Storia dell'Accademia Lucchese...,in Mem. e doc. per servire alla storia di Lucca, XIII, 1, Lucca 1881, pp. CCXLI s.); T. Trenta, Memorie intorno alla vita del senatore G. A. A….,Lucca 1821 (il manoscritto, molto più ampio, in Arch. di Stato di Lucca, Carte Trenta,nn. 1, 2, 5, 6); C. Lucchesini, Della Storia letteraria del ducato lucchese,in Mem. e doc. per servire all'istoria del Ducato di Lucca, X,Lucca 1831, pp. 407-416; E. De Tipaldo, Biografie degli Italiani illustri, I,Venezia 1834, pp. 14-17; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca... continuata fino al 1799... per cura di C. Minutoli,Firenze 1847, pp. 596 ss.; L. v. Pastor, Storia dei Papi, XVI,3, Roma 1934, p. 34; A. Mancini, Storia di Lucca,Firenze 1950, p. 267; G. Simonini, L'arte della seta a Lucca negli ultimi cinquant'anni della Repubblica aristocratica (1748-1798), in Rass. stor. toscana, III(1957), 1 e 2, passim.Per Silvestro, si vedano, nelle carte della famiglia, i manoscritti n. 23 cc. 111 ss. (notizie biografiche) e i nn. 59, 60, 62, 65, 66 (interessi economici), per i quali: E. Lazzareschi, Inventario..., pp. 10, 118, 30 ss.; si veda anche Arch. di Stato di Lucca, Anziani al tempo della Libertà,n. 766, utilizzato da A. M. H. J. Stokvis, Manuel d'histoire, de généalogie et de cronologie,III,Leida 1893, p. 848.

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