BARBAGELATA, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARBAGELATA, Giovanni

Gian Vittorio Castelnovi

Di famiglia originaria della Valle della Fontanabuona nella podestaria di Rapallo (ove esiste tuttora una borgata detta Barbagelata), figlio di Nicola di Marco tessitore di sete, nacque o si trasferì giovanissimo a Genova ove - a quanto risulta - sarebbe sempre rimasto.

L'epoca della sua nascita (certo anteriore al 1459, poiché nell'84 egli è detto "maior annis XXV") per più ragioni sembrerebbe situabile intorno al 1450, per quanto non si possa escludere che il B. sia da identificarsi con un "Ioannes pictor" che nel censimento del 1460 risulta abitante nella contrada di Porta Nova, ove il padre del B. possedeva la casa donata più tardi (1491) al figlio pittore. Ma in questo caso per almeno ventiquattro anni (1460-1484) mancherebbe sulla sua attività ogni altra notizia, in contrasto con la notevole frequenza di quelle che consentono di seguirlo abbastanza dettagliatamente - almeno sulle carte - nei cinque lustri successivi al 1484.

Nel 1484 egli, in società con Tommaso da Novara, dipingeva sull'estemo della chiesa di S. Siro gli stemmi dei Cibo e dei De Mari; nell'85 i disciplinanti di S. Brigida gli commettevano un polittico; nell'87 lavorava per i Padri del Comune; tra l'89 e il '90 decorava di affreschi la cappella del vescovo Leonardo de Fornari nella chiesa di S. Maria delle Vigne; nel, 93 era arbitro per la definizione del prezzo di un dipinto di Luca Baudo da Novara (che gli era cognato), e del Baudo risulterà mallevadore di un contratto del '97; nel, 94 era consigliere dell'arte dei pittori e scudai; nel '95 si impegnava con il canonico Agostino Fieschi per un'ancona della Vergine nella basilica di S. Salvatore a Lavagna; nel 1500 dipingeva negli edifici pubblici più importanti della città le insegne di Luigi XII cui Genova si era affidata. Le più antiche opere pervenuteci, il polittico dell'Annunciazione a Calvi di Corsica e quello di S. Nicolò nella parrocchiale di Pietra Ligure (superstite solo nello scomparto centrale), risalgono al 1498; del'99 è datato il polittico di S. Giovanni Battista a Casarza (Sestri Ligure) e dell'anno seguente quello di S.Ambrogio nella parrocchiale di Varazze; del 1502 e del 1503 sarebbero rispettivamente il trittico (Madonna con Bambino e i ss. Sisto papa e Giov. Battista) della Madonna del Ponte Lungo presso Albenga e quello della Madonna della Vittoria per l'oratorio di S. Giovanni Battista presso la cattedrale di Genova, che al B. sono con certezza attribuiti. In quegli stessi anni, con la collaborazione di Lorenzo Fasolo e di Ludovico Brea, il B. decorava la cappella della Madonna nella suddetta cattedrale e quella di Pietro da Persio nella chiesa del Carmine, impegnandosi per quest'ultima a fornire inoltre un'ancona; nel 1504 riceveva commissione di un polittico con S. Chiara per l'oratorio di S. Brigida a Santa Margherita Ligure (opere perdute). Morì probabilmente nel 1508 poiché risulta che nel novembre di quell'anno Lorenzo Fasolo prendeva in affitto la bottega del collega defunto nella contrada di S. Lorenzo.

Altre opere attribuite al B.: la tavola con i Ss. Pietro e Paolo nell'oratorio omonimo a Genova, il trittico di S. Domenico e la tavoletta con le Stimmate di s. Francesco pervenuti dalla chiesa dei domenicani di Finalborgo alla Galleria di palazzo Bianco, il polittico di S. Ludovico nella chiesa di S. Giorgio a Moneglia ed infine un S. Giovanni Battista a mezza figura, evidentemente parte di un polittico disperso, recentemente comparso sul mercato antiquario. Come le opere certe per segnature o documenti, anche tutte quelle che al B. sono attribuite sembrano rientrare nell'ultimo decennio della sua vita, così da limitare la conoscenza della sua formazione e della sua vicenda stilistica. La sua pittura è comunque tipica dell'ambiente artistico genovese tra Quattro e Cinquecento che, nell'ambito di una generale dipendenza dai modi lombardi, volgeva dagli accenti lussuosamente profani dell'ultimo gotico a forme più severe e monumentali suggerite specialmente dalle opere del Foppa, mentre esempi fiamminghi inducevano a notazioni icastiche e a preziose analisi. Il B. seguì G. Mazone nella tendenza ad una marcata plasticità ottenuta soprattutto con il tratto deciso e nitido, raggiungendo risultati rudi, ma schietti e incisivi: le sue figure paiono modellate a colpi d'accetta, i panni hanno aspetti metallici nell'andamento e nel colore vivo e suntuoso come di smalto, in una forte tensione si immobilizza l'espressione dei volti, che hanno popolare evidenza, come di eroi plebei, per la marcata caratterizzazione, stimolata dagli esempi nordici e più dappresso dal Braccesco. Il polittico di Varazze (1500) presenta gli aspetti più personali del B.; nei dipinti successivi si nota un meno drastico segno e una meno evidente tensione, probabile conseguenza dell'accennata collaborazione con il Brea, come forse si deve all'influenza dell'orientamento più decisamente foppesco che il Baudo aveva intanto assunto se nella pittura del B. si nota un più largo e intenso impiego del chiaroscuro ed un più pacato gusto cromatico.

Bibl.: M. Staglieno-L. T. Belgrano, Catalogo dell'esposizione... dell'Accademia Ligustica, Genova 1868, p. 48; F. Alizeri, Notizie dei profossori del disegno in Liguria dalle origini al sec. XVI, II, Genova 1874, pp. 171-205; III, ibid. 1876, p. 247 e passim; P. Accame, Alcuni appunti d'arte ligure, in Miscellanea... in onore di Antonio Manno, I, Torino 1912, p. 112; A. Ferretto, Il pittore G. B., in Il Mare, Rapallo, 29 marzo 1913; G. V. Castelnovi, Un polittico del B. in Corsica, in Bollettino Ligustico, II (1950); Id., G. B., in Bollettino d'arte, XXXVI(1951), pp. 211-224 (con altra bibliografia); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 460.

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