BELZONI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BELZONI, Giovanni Battista

Romain Rainero
Claudio Barocas

Nacque a Padova il 5 nov. 1778 da umile famiglia di origine romana. Giovanissimo, lavorò nella bottega del padre barbiere; ma ben presto, rivelando un carattere avventuroso, a tredici anni fuggì di casa in compagnia dei fratello Antonio. Si era prefissa Roma quale meta, ma le difficoltà e i disagi del vagabondaggio, mai sopportati dal fratello, che aveva appena nove anni, lo fermarono a Ferrara e lo indussero a ritornare a casa. Tre anni più tardi, questa volta con il consenso familiare, realizzò il suo sogno di stabilirsi a Roma. Qui cominciò a formarsi un corredo di cognizioni generali, dimostrando inclinazione notevole verso gli studi di idraulica. Entrato, sembra, in un Ordine minore, cominciò anche a interessarsi agli studi archeologici, affascinato dai resti della civiltà romana.

La campagna d'Italia del Bonaparte, poi la cacciata da Roma del pontefice Pio VI, interruppero gli studi e la permanenza del B. a Roma. Riprese così a viaggiare. Si recò a Parigi, dove per sbarcare il lunario si ridusse a vendere immagini sacre ed altri oggetti per la via; ritornò a Padova, verso il 1800, ma non vi sostò a lungo: lo si ritrova poi a Londra, dove per vivere dava spettacolo della sua eccezionale forza (era alto m. 1,95 e dotato di una muscolatura straordinaria). La prima esibizione fu al teatro Sadler's Well's, nell'aprile 1803, col nome d'arte di "Sansone della Patagonia"; nello spettacolo, sollevava 11 persone per mezzo d'un apparecchio di ferro legato al corpo. Apparve anche, in figura di gigante, a fianco del celebre nano Grimaldi. Da allora iniziò un periodo di viaggi che lo portò in Olanda, e poi in Portogallo ed in Spagna al seguito dell'esercito britannico. Il B. allestì anche spettacoli di idraulica applicata, creando vari giochi d'acqua e fuoco, che ebbero vasta eco nel mondo del teatro. Aveva nel frattempo sposato una giovane inglese (irlandese, secondo taluni autori), Sarah, che doveva poi accompagnarlo nelle sue peregrinazioni.

A Malta, dove si era fermato nel 1815 nel corso di un viaggio per Costantinopoli, seppe che l'Egitto aveva bisogno di nuove soluzioni idrauliche nel campo dell'irrigazione e decise di porre al servizio dei pascià Mohamméd 'Alì le proprie cognizioni. L'incarico doveva mutare il corso della sua vita, trasformandolo in scienziato e archeologo. Diventato amico del console generale britannico in Egitto, Henry Salt, cultore anche di archeologia egizia, il B., che dall'inimicizia di taluni europei viventi in Egitto ricevette non pochi ostacoli ai suoi lavori di idraulica, accettò di compiere ricerche archeologiche per conto dei governo britannico. Si diede così a percorrere il paese, esplorando i monumenti dell'antico Egitto, le Piramidi, le rovine di Berenice, ecc. Organizzato con successo il trasporto da Tebe del busto colossale di Ramses II, oggi al British Museum, egli iniziò una fortunosa serie di scoperte: la magnifica tomba di Seti I nella Valle dei Re (ottobre 1817), chiamata poi "Tomba di Belzoni"; la ricognizione del tempio di Abú-Simbel; e, soprattutto, l'apertura della piramide di Chefren (marzo 1818) che si credeva massiccia. L'avvenimento destò in Inghilterra eco ed entusiasmo, e venne festeggiato con il conio di una medaglia commemorativa. Anche la natia Padova coniò in suo onore una medaglia-ricordo con la seguente iscrizione: Io. Bapt. Belzoni-qui-Cephrenis pyramidem-Apidisq. - Theb. Sepulcrum primus aperuit-et urbem Berenicis Nubiae et Lybiae mon..., impavide detexit.

Tornato in Europa nel 1819, il B. scrisse, in inglese, la relazione dei suoi viaggi e delle sue peregrinazioni archeologiche, col titolo Narrative of the operations and recent discoveries within the Pyramids, temples, tombs, and excavations, in Egypt and Nubia; and of a journey to the coast of the Red Sea, in search of the ancient Berenice; and another to the oasis of Jupiter Ammon, che venne stampato a Londra, con un atlante e 44 tavole, dall'editore J. Murray alla fine del 1820. Il racconto ebbe notevole successo (2 ediz., 1821; 3 ediz., 1822) e presto ne vennero allestite altre edizioni in francese, in italiano (Milano 1825 e 1826, Livorno 1827), e riduzioni popolari ad opera della scrittrice S. Atkins. A Londra il B. visse tre anni; ivi espose con grande successo nella Egyptian Hall i disegni da lui copiati dalle tombe egizie, di cui curò la pubblicazione nel 1820 (Forty four plates illustrative of the researches and operations of B. in Egypt and Nubia) e nel 1822 (Six new plates; Hierogliphics found in the Tomb of Psammis discovered by G. B. B. copied from the originals in the said presented by the author to his Royal Highness Frederick Duke of Sussex).

Il successo delle spedizioni e la dimestichezza con i problemi delle missioni di esplorazione segnalarono il B. all'Associazione africana, con sede a Londra, che, in quegli anni, si era rivolta alla soluzione del problema del Niger. Incaricato di questa missione, partì da Londra ai primi del 1823 e inizio nella primavera una penetrazione verso l'interno africano a partire dalle coste del Marocco. Ricevuto amichevolmente a Fez dallo sceriffo, s'inoltrò lungo le montagne dell'Atlante ma, appena ebbe oltrepassato la regione dei Tafilalet, dovette tornare alla costa atlantica per lo stato di guerra che regnava ai confini del Sahara. Imbarcatosi poco dopo, senza seguito, alla volta del golfo di Guinea, sbarcò nel possedimento britannico di Cape Coast da dove, in compagnia del commerciante britannico John Houston e con un salvacondotto del re del Benín, partì il 22 nov. 1823 verso l'intemo. Giunti a Gwato però il B. venne colpito dalla dissenteria, e in pochi giorni morì, con l'assistenza del solo Houston, il 3 dicembre 1823.

Il B. giunse in Egitto senza preparazione storica e tanto meno di ricercatore; furono piuttosto ragioni finanziarie che lo spinsero a compiere la sua prima impresa archeologica, nella quale riuscì grazie alla sua esperienza di ingegnere idraulico: il trasporto cioè, invano tentato dai Francesi, del busto colossale di Ramses II dal tempio funerario di Qumeh (Tebe ovest) al British Museum di Londra (N. 576[19]). Fini più propriamente archeologici dettarono invece la ripulitura, da parte del B., del tempio di Abú-Simbel. Fondamentale è stato che egli comprendesse subito l'importanza di quest'opera; essa segnò infatti una vera svolta nell'impostazione da lui data alle proprie ricerche. Pur continuando a raccogliere materiale, egli preferì darsi a lavori di scavo ed a vere e proprie prospezioni archeologiche delle località mene note. In questo indirizzo si collocano la scoperta della tomba di Seti I nella Valle dei Re; la scoperta, sulle orme di F. Cailliaud, delle rovine dell'antica città di Berenice sul Mar Rosso; l'apertura della piramide di Chefren; la ricerca, nel Fayyum, del famoso "labirinto" citato da Erodoto (si trattava in realtà del palazzo del re Amenemhet III presso Hawára) e, ancora più a ovest, dell'oasi di Giove Ammone. Notevoli furono l'impegno nel ricopiare e ricalcare in cera buona parte dei bassorilievi della tomba di Seti I, come pure, rintracciata la città di Berenice, la cura nel rilevare la zona e abbozzare un tentativo di datazione in base ai dati del tempio ivi rinvenuto; precisione e metodo il B. dimostrò nell'apertura della piramide del re Chefren, riuscendo nell'impresa solo attraverso l'attento esame della struttura interna della piramide di Cheope.

È stato rimproverato al B. il criterio usato nello sgomberare l'accesso alla tomba di Seti I e la rimozione di alcune statue colossali. Né gli riuscì la ricerca del labirinto e dell'oasi di Giove Ammone. I suoi errori però sono riconducibili ai limiti di un'egittologia che non aveva ancora vent'anni. a un'errata concezione del monumento come esclusivamente architettonico o artistico e, in generale, all'ignoranza della scrittura geroglifica. Si tenga presente che viaggiò in Egitto tra il 1815 e il 1819, mentre l'alfabeto venne decifrato definitivamente da J.-F. Champollion nel 1822, e si ricordi anche che fu proprio il B. a trovare e ad avviare verso l'Europa l'obelisco di File, pezzo che ebbe un ruolo di protagonista, accanto alla stele di Rosetta, nella definizione dei valori fonetici dei segni geroglifici. Inoltre, in quell'epoca, l'avvicinamento alla civiltà dell'Egitto antico avveniva più attraverso le fonti classiche che per il diretto esame del materiale. Ed è tenendo conto di questi limiti che si deve prendere atto di molti meriti del B.: prudenza estrema nello stabilire la datazione di un monumento, che di rado indica, e sempre giustificando le sue asserzioni con osservazioni dirette delle quali rende conto; sobrietà e precisione nelle descrizioni (per esempio, quella del tempio di Ramses III a Medinet Habu, in Narrative, pp. 120-123); assenza di interpretazioni avventate degli oggetti, e di ogni mitizzazione degli antichi Egiziani. E si aggiunga che il B. per primo si preoccupò di condurre scavi veri e propri - come nel tempio di Mut a Karnak (dal quale provengono le due statue leontocefale della dea Sekhmet, che donò alla città di Padova), nella Valle dei Re, ad Abù-Simbel e a Gizeh - senza immediati fini di vendita dei materiali ai musei.

Fin dove giungesse la sua passione archeologica o antiquaria non è facile dire, ma che non fosse solo questa a dettare le sue azioni appare dalla polemica con Henry Salt, console generale britannico in Egitto durante gli anni in cui il B. vi operò. A detta del Salt, egli stesso finanziava gran parte degli scavi del B., che invece nega di aver avuto un qualsiasi contratto o impegno che lo legasse stabilmente al Salt; questi, d'altronde, parla ripetutamente di ingratitudine da parte dell'archeologo italiano. Certo è che la polemica raggiunse il massimo in occasione della vendita del sarcofago che oggi si trova nella collezione privata John Soane, nel corso della quale vendita il B. iniziò trattative indipendenti con l'amministrazione del British Museum di Londra. Resta dei B. il materiale portato in Europa (a Kingston Lacy, Dorset: l'obelisco est, proveniente dal tempio di Iside nella isola di File; nella collezione privata John Soane a Londra: un sarcofago di alabastro; al British Museum di Londra: testa, braccio e frammento di piede da statua colossale di Thutmosi III, nn. 360-362[15]; monumento in granito massiccio di Thutmosi III, n. 363[12]; statua seduta di Amenofi III, n. 413[21]; torso colossale di Ramses II, n. 576[19]; due statue di regine, n. 601[931 e n. 60219481; statua di Paser, n. 604[1376]; statua di babbuino, n. 619[40]; sarcofago in arenaria, n. 913[391). Viene conservato, inoltre, al Museo civico di Padova, un fondo di papiri, senza numero.

Bibl.: L. Menin, Cenni biografici, nell'ediz. ital. dei Viaggi, Milano 1825; S. Atkins, Fruits of enterprise exhibited in the travels of Belzoni in Egypt and Nubia interspersed with the observations of a Mother to her children, London 1820 (ed. franc., Entretiens d'une mère avec ses enfants sur les voyages de Belzoni, Avesnes 1838); P. Amat di San Filippo, Gli illustri viaggiatori ital. con un'antol. dei loro scritti, Roma 1885, pp. 407 ss.; S. Lane-Pole, G. B. B., in Dictionary of National Biography, II, pp. 205-206; F. Viglione, L'ultimo viaggio e la morte di G. B. B., in Rassegna bibl. d. letteratura ital., Pisa, 31 dic. 1912, pp. 364 ss.; R. Almagià, L'ultimo viaggio e la morte di G. B. B., in Riv. geogr. ital., XX, (1913), pp. 263 ss.; A. Sammarco, Per il primo centenario della morte di G. B. B., in Bullettino de l'Institut d'Egypte, Cairo 1924, pp. 27 ss.; C. Manfroni, Il comune di Padova e G. B. B., in Atti e Mem. della R. Acc. di Scienze, Lettere e Arti in Padova, XL, (1924), pp. 236-41; E. Bellorini, G. B. B. e i suoi viaggi, Torino 1930; L. Gaudenzio, G. B. B. alla luce di nuovi docum., Padova 1936; L. Zecchettin, G. B., Bengasi 1936; A. Mercati, Lettere di G. B. B... al card. Consalvi, in Rend. della Pontif. Acc. rom. di Archeol., XX (1943-44), pp. 287-311; L. Gaudenzio, Memorie belzoniane, in Padova, febbraio-marzo 1955; M. Willson Disher, Pharaon's Fool, London 1957; S. Mayes, The Great Belzoni, London 1959; G. Dainelli, Gli esploratori ital. in Africa, I, Torino 1960, pp. 157 ss.; L. Gaudenzio, G. B. B. avventuriero onorato, Padova 1960; E. Bresciani, Papiri aramaici egiz. di epoca persiana presso il museo civico di Padova, in Riv. d. st. orient., XXXV (1960), pp. 11-24; Enc. Ital., VI, p. 588.

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