CANTALICIO, Giovanni Battista

Enciclopedia Italiana (1930)

CANTALICIO, Giovanni Battista

Remigio Sabbadini

Nacque in Cantalice (ora fraz. di Rieti), donde prese il cognome (Cantalycius), verso il 1450; morì a Roma nel 1515. Giovinetto si allogò presso la curia di Roma, e in quel tempo seguì per quattro anni le lezioni di Gasparo Veronese, il futuro biografo di Paolo II. Partito da Roma nel 1471, iniziò a San Gimignano (1471-76) la sua varia e instabile carriera didattica. Insegnò a Siena (1477), Firenze (1478), Foligno, Rieti (1483-86), Perugia (1488), Viterbo (1492). Trovò miglior fortuna prima presso la corte di Guidobaldo a Urbino e poi presso i Borgia a Roma. Alessandro VI nel 1494 lo mandò col cardinale Giovanni Borgia a Napoli, dove assistette alla tragedia dell'invasione francese e venne a contatto con gli Aragonesi e col gran capitano Consalvo di Cordova, che più tardi gli affidò l'educazione del pronipote Pier Luigi. Il primo dicembre 1503 Giulio II lo creò vescovo di Atri e Penne. Per la scuola pubblicò un'utile grammatica latina, un trattato di metrica e commenti di Giovenale, Persio e altri autori; nella pratica con gli scolari e con le famiglie si dimostrò un postulante senza scrupoli; né altrimenti si contenne coi principi e coi numerosi umanisti, coi quali assiduamente corrispondeva. La sua produzione poetica comprende poemetti, egloghe, epigrammi. I poemetti e le egloghe sono di carattere panegirico e celebrano imprese e personaggi contemporanei, quali Federico d'Urbino, Consalvo, Giulio Cesare Varano, Luca di Rieti e altri. Il verso gli sgorga fluente e sonoro, se anche la frase non è sempre scelta. La sola parte viva delle sue poesie è nei dodici libri di epigrammi, pieni di brio e di arguti motteggi, di brevi scene giocose, di complimenti garbati; essi sono una fonte preziosa e immediata del costume contemporaneo.

Bibl.: G. Zannoni, Il Cantalicio alla corte di Urbino, in Rendic. Acc. Lincei, s. 5ª, III (1895), pp. 485-507; M. Morici, Giambattista Valentini detto il Cantalicio a San Gimignano, in Miscell. stor. della Valdelsa, XIII (1905); B. Croce, Sulla vita e le opere del Cantalicio, in Archivio stor. napol., n. s., X (1926), pagine 155-91.

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