CEVASCO, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CEVASCO, Giovanni Battista

Margherita Azzi Visentini

Nato a Genova nel 1817, si formò frequentando presso l'Accademia ligustica i corsi di G. B. Garaventa; si distinse assai presto e il 7 marzo 1841, grazie a un modello in creta raffigurante Agar ed Ismaele, fu nominato "accademico di merito" per la scultura (Alizeri, 1864; Staglieno, 1867).

Il C. venne contemporaneamente coinvolto nell'attività didattica svolta all'accademia, e, tra il 1842 e il 1845, fece parte delle commissioni di esame nei concorsi per la scultura, la pittura e l'incisione (alcuni giudizi dell'artista sulle opere concorrenti sono conservati tra gli scritti autografi del C. depositati presso la Biblioteca universitaria di Genova fra i Mss. Celesia).

Tra i suoi primi lavori, oltre al citato Agar ed Ismaele, sono un gruppo scultoreo in legno dipinto raffigurante la Pietà, ideato per la chiesa di S. Andrea a Novi Ligure dove ancor oggi si trova (secondo altare della navata a destra) e una statua, Il Balilla. Quindi "con eguale spontaneità dall'affettuoso passò al leggiadro e dalla creta sul marmo, come tosto il march. Pallavicini gli fece adito a cose maggiori; e per più anni poté addestrarsi all'inventare e al condurre in quelle favole e allegorie che fan grazioso ornamento alla Villa di Pegli" (villa Durazzo-Pallavicini: Alizeri, 1866, p. 389).

Il parco, tra i primi giardini romantici all'inglese costruiti in Italia, che accoglieva rari esemplari di flora tropicale e una gran varietà di piante ornamentali, oltre a elementi architettonici di diversi stili, era stato disegnato ed in gran parte realizzato da Michele Canzio tra il 1837 ed il 1846. All'ingresso del parco si apre il portale con un "arco maestoso, lo sormontano le armi gentilizie dei Pallavicini, lo adornano bassorilievi e statue. Due statue sono ai due lati fra bianche colonne... la Letizia e l'Abbondanza..." e, ancora, "nel mezzo del lago si erge il tempio di Diana (una struttura circolare cinta di colonne ioniche) tutto in marmo bianco, circondato da quattro satiri" (Cerchiari, 1906-07, pp. 753, 755), entrambe opere alla cui definizione collaborò il C. eseguendo tra l'altro il Gruppo del tritone nel tempietto di Diana.

Per la stessa villa eseguì la statua in marmo di Clelia Grimaldi Durazzo, della quale aveva presentato il modello nel 1857 (Riv. di Firenze, I [1857], p. 392). Nello stesso 1857 aveva da poco terminato la "mirabile statua" in marmo del Re Carlo Alberto, commissionatagli da Vittorio Emanuele II, che oggi si trova nel palazzo Carignano a Torino. Essa fu assai apprezzata dai contemporanei, e descritta nella Riv. di Firenze del 1857 (p. 393). Il C. collaborò con i più illustri artisti liguri dell'epoca (quali Barabini, Freccia, Gianfranchi, Svanascini, Franzoni, Revelli) alla definizione del monumento a Cristoforo Colombo in piazza Acquaverde, a Genova.

L'impresa, promossa da Michele Durazzo nel 1846 e approvata dallo stesso Carlo Alberto, fu terminata solo nel 1862 dopo lunghe e tormentate vicende. Il C. risulta coinvolto nell'opera dal febbraio 1850, quando, dopo la morte di Lorenzo Barabini, cui l'impresa era stata in un primo momento commissionata, ma che si era limitato a stendere alcuni disegni e a comporre un anacronistico modello in creta, gli fu affidata la scelta del successore del Barabini. Il C., dopo aver trattato coi "Deputati" a Firenze (20 febbraio), affidò l'incarico allo scultore Pietro Freccia (28 febbraio e 8 marzo 1850), intervenendo quindi direttamente in uno dei quattro bassorilievi che ornano il basamento dell'opera raffigurante "l'Eroe, che presenta ai reali di Spagna le ricchezze del nuovo mondo" (Alizeri, 1866, p. 343).

II C. scolpì i busti di parecchi illustri personaggi della Genova contemporanea, per lo più conservati a palazzo Tursi. Per il cimitero genovese di Staglieno il C. eseguì due statue raffiguranti la Speranza e la Carità, situate ai lati dell'ingresso alla cappella dei Suffragi, e inoltre numerosi monumenti funerari. A Staglieno il C. "ha chi lo supera in numero, non chi l'eguagli per grandezza di monumenti", secondo l'Alizeri (1866, pp. 389 s.). Inoltre per il cimitero di Torino il C. scolpì nel 1857 un monumento sepolcrale per il cavalier Giuseppe Avena (Riv. di Firenze, I [1857], pp. 392 ss.).

Artista provinciale, legato alla scuola naturalistica locale, il C. trascorse tutta la vita a Genova dove aveva uno studio avviato ed era assai stimato. Solo poche delle sue opere si trovano al di fuori della Liguria, e di una sola si sa per certo che varcò i confini del Regno di Sardegna, cioè "quel simbolo della Risurrezione ch'egli ideò in tre figure pel Pantheon di Lima" (Alizeri, 1866, p. 390) che, terminato per l'ottobre del 1858, suscitò l'ammirazione dei visitatori del suo atélier (Riv. di Firenze, V [1859], pp. 150-151). Nulla invece si sa delle altre "più cose [che] mandò in America, e [delle] più altre" che intendeva mandare (Alizeri, 1866, p. 360). Il C. eseguì inoltre un S. Sisto esposto al pubblico nel 1856, forse in occasione dei lavori che sembra egli abbia compiuto nell'omonima chiesa genovese, e un monumento sepolcrale per il Gambaro, il cui modello in bassorilievo era esposto nel 1858 assieme al "busto dello stesso Gambaro, eseguito con ammirabile accuratezza e di una parlante somiglianza" (Riv. diFirenze, V[1859], pp. 150 s.). Artista "non mai contento della propria industria" (ibid., I [1857], p. 391), il C. si scagliò "contro il basso verismo i cui prodotti sono inquinati dalle crudità d'un vero che vuolsi a bella posta volgare anziché ingentilito dal soffio di quell'ideale onde sfolgora il bello...", come scrisse al fratello in una lettera del 30 ott. 1881 (Genova, Bibl. universitaria, Mss. Celesia).

Oltre che scultore apprezzato il C. fu pubblicista impegnato e partecipò attivamente alle vicende politiche ed alla vita sociale del suo tempo. Il 28 nov. 1847 lanciò un appello ai suoi colleghi affinché aderissero al movimento di liberazione che avrebbe unito tutta l'Italia, "dal Cenisio alla estrema Sicilia". Tra l'altro affermò che "quell'artista che non sente i doveri di cittadino, che si sta indifferente a tanta vita che oggi si agita intorno a noi, è un ente fuor della sua natura che tradisce il suo destino, che tradisce la sua missione...", per continuare, dopo un elogio di Carlo Alberto, Pio IX e Leopoldo II, sostenendo che "noi artisti ... dobbiamo per quanto è da noi cooperare ad erigere il grande edifizio della civiltà" (Parole dette da un artista ... in un convitod'artisti..., Genova s.d., pp. 1-2).

Una conferma del suo impegno politico è data, dai destinatari del suo ricco epistolario (vi figurano, tra gli altri, Castelli, Casati, Castagnola, Nigra, Cavour, Lanza, Bixio, De Boni e Guerrazzi), conservato presso l'Istituto mazziniano di Genova, nel fondo G. B. Cevasco, che comprende circa cinquecento documenti, fino ad oggi poco studiati. Il C. fece quindi parte del Consiglio comunale di Genova per trent'anni, "essendo stato eletto nella prima elezione del 1848", come scrive al fratello in una lettera del 29 marzo 1878, dove annuncia le sue prossime dimissioni per motivi di salute (Genova, Bibl. universitaria, Mss. Celesia). Fuper un certo periodo vicepresidente degli asili infantili di Genova (Brevi cenni sugli asili e scuole infantili di Genova, Genova 1867) e il 10 genn. 1867 firmò il bilancio in vece del presidente (Genova, Bibl. universitaria, Mss. Celesia).

Il C. morì a Genova il 12 genn. 1891.

Fonti e Bibl.: Genova, Bibl. univ., Mss. Celesia (quaranta pezzi autografi); Ibid., Ist. mazziniano, Fondo G. B. Cevasco (cinquecento documenti circa); Rivista contemporanea, V (1855-56), p. 366; Riv. di Firenze, I (1857), pp. 226, 391-94; III (1858), pp. 231 ss.; V (1859), pp. 150 ss.; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno… dalla fondaz. dell'Accad., I Genova, 1864, p. 232; III, ibid. 1866, pp. 329-32, 343, 360, 389-91; M. Staglieno, Mem. e docc. dell'Accad. Ligustica di belle arti, Genova 1867, pp. 133, 227, 254; G. L. Cerchiari, Ville e giardini d'Italia. La villa Pallavicini a Pegli, in Natura e arte, I (1906-07), pp. 750-55;A. Cappellini, Dizionario biografico di genovesi illustri e notabili, Genova 1941, p. 63; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 319 (con bibl.).

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