MACCIONI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MACCIONI, Giovanni Battista

Davide Daolmi

Nacque nella prima metà del XVII secolo in luogo ignoto.

Ancora oggi il M., librettista e musicista, è confuso con un omonimo drammaturgo "da Orvieto" noto solo per la commedia in prosa I pazzi prudenti stampata a Viterbo nel 1615 (l'identità fu ipotizzata per la prima volta da Rudhart, p. 41). I sonetti introduttivi che celebrano l'autore e la nota dello stampatore, che ne lamenta la ritrosia a pubblicare l'"operetta" in cinque atti, suggeriscono uno scrittore maturo che in nessun modo può essere il M., cappellano, presumibilmente giovane, chiamato a metà Seicento alla corte di Monaco di Baviera.

Il primo documento sul M., in data 17 maggio 1651, riguarda infatti la sua assunzione alla corte del principe elettore Ferdinando Maria di Baviera con uno stipendio di 738 fiorini per le mansioni di cappellano e arpista (decreto del 21 giugno 1651, già noto a Rudhart, conservato presso il Bayerisches Hauptstaatsarchiv di Monaco, K. Schw., 313/13; cfr. Sandberger, p. XIV e Schiedermair, 1903-04, p. 445). L'incarico al M. si spiega con la predilezione verso la cultura e la musica italiana dell'elettore Ferdinando Maria che, sposatosi nel 1652 con Enrichetta Adelaide di Savoia, insieme con lei fece della corte uno dei principali centri culturali della Germania. Si ritiene che sia stata Enrichetta Adelaide a sostenere l'esordio del M., già suo insegnante di arpa, in veste di librettista.

Sandberger suppone che il M. fosse anche l'insegnante di chitarra di Adelaide, giacché fra i libri acquistati durante il suo soggiorno a Monaco (ora alla Bayerische Staatsbibliothek) compare un'intavolatura per chitarra.

In occasione del passaggio a Monaco dell'imperatore Ferdinando III, nell'agosto 1653 fu rappresentata L'arpa festante, considerata il primo esempio di opera in musica prodotta in loco; di fatto si tratta soltanto di una cantata, di cui sopravvive la partitura in 22 carte (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, cod. 16889; alcuni brani sono trascritti in Schiedermair, 1903-04, pp. 461-468) e, nell'occasione, la principessa Adelaide interpretò la Beltà femminile, personaggio del prologo.

Köchel, che per primo cita il lavoro in un elenco di rappresentazioni date a Monaco, attribuisce testo e musica al M.: il libretto italiano e il riferimento all'arpa rendono probabile un suo coinvolgimento. Tuttavia mancano notizie certe di altre sue composizioni, e pertanto l'attribuzione è ancora da verificare: in altri termini non è certo che il manoscritto sia di mano del M., che in ogni caso potrebbe aver solo copiato la musica quale primo interprete. Eitner, dal canto suo, fa riferimento a un compenso straordinario di 165 fiorini dell'ottobre del 1653 che dovrebbe riferirsi all'Arpa festante, ma non precisa se per la composizione o l'esecuzione.

Nel 1657 furono stampati i libretti di due Introduzioni per balletto su testo del M.: il primo celebra il compleanno dell'elettrice vedova Maria Anna (16 gennaio), mentre il secondo - intitolato I quattro elementi e rappresentato nella "Gran sala detta degli Ercoli" - rivela che il soggetto fu concepito dalla stessa principessa Adelaide (una descrizione è in Rudhart, p. 42). Sandberger (p. XIX) ipotizza che la musica sia di Ludwig Wendler, già compositore di corte per la musica dei balli.

Sempre in quell'anno il M., secondo fonti ottocentesche, avrebbe scritto il testo per una pastorale, non altrimenti nota, intitolata Celaroso (cfr. Lipowsky, da cui Riemann e Brockpähler, che gli attribuisce addirittura la musica).

Decisamente sontuosa la festa predisposta l'anno successivo per il passaggio del nuovo imperatore Leopoldo I (28 ag. 1658); il M. contribuì con il testo di una "barriera" - Gli applausi festivi - giostra coreutica a cui presero parte i principali cavalieri della corte. Le trentasei incisioni che ornano il libretto (di Johann Schinagl su disegno di Kaspar Amort il Vecchio; cfr. Bowles) mostrano tre carri notturni (Espero, Mezzanotte, Diana) e tre diurni (Aurora, Mezzogiorno, Sole), più due serie di cavalieri, numerati da I a XII e corrispondenti alle ore del giorno e della notte, nonché altri personaggi dagli abiti più diversi raffiguranti i quattro continenti. L'episodio, allestito "nel gran teatro presso la residenza" (in realtà nella Cavallerizza o Reitbahn), ebbe tanto clamore che anche il Theatrum Europaeum ne reca traccia. Sandberger congettura che la musica sia di Johann Kaspar Kerll, dal 1656 maestro di cappella della corte e autore dell'Oronte (libretto di Giorgio Jacopo Alcaini), opera che nel 1657 aveva inaugurato il nuovo teatro di corte.

È del 1660 l'Ardelia, l'unica vera opera di cui il M. risulta librettista. Come per Alessandro il grande vincitor di se stesso - l'allestimento importato due anni prima da Venezia, apparentemente con la musica di P.F. Caletti detto Cavalli - anche in questo caso la documentazione archivistica citata da Sandberger (p. XIX) riferisce che si fecero arrivare appositamente i cantanti dall'Italia. Probabilmente la difficoltà non risiedeva nella lingua ma nella pratica dello stile recitativo, che richiedeva professionisti esperti; Bennet osserva che il libretto è ricalcato, nella sua struttura, sul modello veneziano.

Alcune lettere conservate presso il Bayerisches Hauptstaatsarchiv di Monaco (K. Schw., 337/30, 489/4), documentano il mantenimento dei rapporti con la corte bavarese anche quando il M., partito da Monaco, risiedette a Roma con l'incarico di agente della corte elettorale; secondo la corrispondenza, il M. svolse questa sua funzione per altri dodici anni, dal 1662 a 1674. Il ruolo del M., più che politico sembra fosse quello di individuare musicisti italiani da inviare alla corte bavarese, e resta a tutt'oggi da indagare a fondo il suo soggiorno romano. Nel carteggio compare il nome di Ercole Bernabei, che nel 1674 sostituì Kerll nel ruolo di maestro di cappella, nonché dei castrati G.C. Ferrucci e tal Boni, in seguito attivi a Monaco.

La totale assenza di notizie dopo il 1674 fa supporre che il M. sia morto in quell'anno o poco più tardi.

Fonti e Bibl.: sul Maccioni "da Orvieto" si vedano: F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, t. V, Milano 1744, p. 100; Drammaturgia di Leone Allacci accresciuta e continuata fino all'anno 1755, a cura di F. Bernardelli, Venezia 1755, p. 611; A. Carosi, Girolamo, Pietro e Agostino Discepoli (1603-1631), Viterbo 1962, p. 96; G. Favilli, Bibliografia della Collana palatina di commedie, in Studi secenteschi, III (1962), pp. 185-225; IV (1963), pp. 193-223; Biblioteca teatrale dal '500 al '700: la raccolta della Biblioteca Casanatense, I-II, a cura di L. Cairo - P. Quilici, Roma 1981, n. 3115; S. Franchi, Drammaturgia romana. Repertorio bibliogr. cronologico dei testi drammatici pubblicati a Roma e nel Lazio. Secolo XVII, Roma 1988, p. 83. Sul M. si vedano: Theatrum Europaeum(, a cura di J.Ph. Abelinus et al., VIII, Frankfurt a.M. 1693, pp. 545 s.; F.J. Lipowsky, Baierisches Musik-Lexikon, München 1810, ad vocem; F.M. Rudhart, Geschichte der Oper am Hofe zu München, I, Die italienische Oper von 1654-1787, Freising 1865, pp. 41 s.; L.A.Fr. von Köchel, J.J. Fux: Hofcompositor und Hofkapellmeister( von 1698 bis 1740, Wien 1872 (rist. anast., Hildesheim 1974), p. 487 n. 11; H. Riemann, Opern-Handbuch. Repertorium der dramatisch-musikalischen Literatur: Opern, Operetten, Ballette, Melodramen(, Leipzig 1887, p. 670; K. von Reinhardstöttner, Õber die Beziehungen der italienischen Literatur zum bayerischen Hofe und ihre Pflege an demselben, in Jahrbuch für Münchener Geschichte, I (1887), pp. 93-172; A. Sandberger, introd. a J.K. Kerll, Ausgewählte Werke des kurfürstlich- bayerischen Hofkapellmeisters, a cura di A. Sandberger, Leipzig 1901; L. Schiedermair, Künstlerische Bestrebungen am Hofe des Kurfürsten Ferdinand Maria von Bayern, in Forschungen zur Geschichte Bayerns, X (1902), pp. 82-148; Id., Die Anfänge der Münchener Oper, in Sammelbände der Internationalen Musik-Gesellschaft, V (1903-04), pp. 442-454; Fr. Noach, Das Deutschtum in Rom, Stuttgart 1927, I, pp. 162, 202, 239; II, p. 374; R. Brockpähler, Handbuch zur Geschichte der Barockoper in Deutschland, Emsdetten i.W. 1964, p. 227; E.A. Bowles, Musical ensembles in festival books, 1500-1800: An iconographical & documentary survey, Ann Arbor, MI, 1989, ad ind.; L.E. Bennet, M., G.B., in The New Grove Dict. of music and musicians, XV, London 2001, pp. 450 s.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, p. 263; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, pp. 282, 410.

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