MAINI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MAINI, Giovanni Battista

Jennifer Montagu

Figlio di Bartolomeo Maijno e Margarita Borsa, nacque a Cassano Magnago, presso Varese, il 6 febbr. 1690. Non si conoscono i suoi esordi, avvenuti presumibilmente a Milano sotto l'egida di Giuseppe Rusnati, già allievo di Ercole Ferrata.

Giunto a Roma nel 1709, il M. visse in casa di un altro allievo di Ferrata, Camillo Rusconi, ove è registrato dal 1710 al 1725, ovvero fino al suo matrimonio con Margarita Scaramucci, quando si trasferì nella parrocchia di S. Andrea delle Fratte. Il M. fu probabilmente uno dei quattro "giovani scultori" che assistettero Rusconi durante l'esecuzione dei suoi Apostoli per il Laterano. Sempre con Rusconi il M. dovette forse lavorare alla statua del Beato Francesco De Regis (Madrid, Descalzas reales), come attesta il contratto del 1721 stipulato con il maestro in cui si dice che in caso di sua morte l'opera sarebbe stata compiuta dal M. e da un altro allievo, Giuseppe Rusconi.

Il primo contratto noto relativo al solo M. è quello per i due angeli in marmo soprastanti l'altare maggiore in S. Agnese; l'altare, progettato da Domenico Calcagni, fu realizzato da Giovanni Battista Rolfini, conterraneo e amico del M. al quale probabilmente si deve la presentazione dello scultore al principe Camillo Pamphili.

Il contratto, datato 14 ag. 1724, specifica che il M. avrebbe dovuto ricevere 1150 scudi; ma, il fatto che i pagamenti registrati ammontino a soli 400, fa pensare che il M. abbia eseguito unicamente i modelli in stucco; tuttavia gli stucchi oggi in loco datano al 1856. A ogni modo, il lavoro del M. dovette risultare gradito al principe giacché nel 1727 questi gli commissionò la figura del papa e le due statue della Fede e della Giustizia per la Tomba di Innocenzo X in S. Agnese, completata nel 1730. Sebbene l'influenza di Rusconi sia evidente (come lo sarebbe stata spesso nel corso della produzione del M.), non c'è alcun motivo per ipotizzare che sia stato il suo antico maestro a fornire i modelli, come suggerito invece da Baldinucci.

L'8 ag. 1728 il M. divenne membro dell'Accademia di S. Luca e due anni dopo, quando gli fu commissionato il modello per la statua in bronzo e argento di S. Feliciano per il duomo di Foligno (getto di F. Giardoni e F. Tofani: il modello in gesso si conserva in palazzo Trinci), già veniva definito "primario scultore di Roma". Gli furono allora assegnati incarichi di responsabilità; in particolare, entrò a far parte della giuria per la selezione del progetto per la facciata di S. Giovanni in Laterano (1732) e ricevette numerose commissioni. Per il monastero di Mafra in Portogallo realizzò nel 1731 il S. Michele (firmato e datato) in marmo e nel 1732 il S. Gabriele; gli sono state attribuite anche le Ss. Clara ed Elisabetta d'Ungheria. Sempre nel 1732 realizzò i rilievi in stucco dei santi Giovanni e Luca nei pennacchi della chiesa dei Ss. Luca e Martina, e diede inizio al S. Francesco di Paola per la navata in S. Pietro (forse su disegno di Pietro Bianchi). Tra il 1733 e il 1734 realizzò il suo capolavoro, il Monumento funebre del cardinal Neri Corsini nella chiesa di S. Giovanni in Laterano; e quando la statua in marmo di Clemente XII di C. Monaldi venne giudicata insoddisfacente, il M. fu incaricato di eseguire il modello gettato in bronzo nel 1736 per la medesima cappella. Scolpì inoltre uno dei quattro rilievi nel portico della chiesa raffigurante S. Giovanni che predica.

Sebbene A.G. Capponi avesse scelto il M. per l'esecuzione della statua in bronzo di Clemente XII per il Campidoglio, Pietro Bracci riuscì a togliergli la commissione. E analogamente, nonostante il M. fosse stato incaricato di scolpire il gruppo di Oceano e dei due Tritoni con gli ippocampi per la Fontana di Trevi, a causa della scarsa disponibilità finanziaria del pontefice e dei travagliati rapporti con l'architetto Nicola Salvi, la realizzazione del progetto, che il M. ebbe a definire della "fontana eterna", si protrasse dal 1734 fino alla sua morte, quando l'esecuzione passò a Bracci secondo nuovi modelli, sebbene notevolmente simili a quelli già ideati dal Maini.

Nel 1734, dopo un'attenta considerazione degli scultori disponibili, gli oratoriani commissionarono al M. la statua del proprio fondatore, S. Filippo Neri, per la basilica di S. Pietro. Nell'arco dello stesso decennio il M. eseguì inoltre i due Angeli in marmo soprastanti l'altare di S. Teresa in S. Maria della Scala e il rilievo in stucco raffigurante S. Francesco di Paola che riceve lo scudo con la scritta "Charitas" nella cappella del santo in S. Andrea delle Fratte (Bracci eseguì l'altra metà della lunetta), dove realizzò anche i due Angeli ai lati dell'altare e completò il gruppo di Cherubini che reggono la croce sopra il medesimo altare di G.L. Bernini.

Nel 1741-42 il cardinale C. Cybo gli commissionò gli stucchi sopra gli altari nel transetto del duomo di Civita Castellana e un piccolo rilievo per l'altare della sua cappella in S. Maria degli Angeli a Roma. Il M. scolpì inoltre la figura dell'Umiltà sopra il portico di S. Maria Maggiore e uno dei quattro rilievi all'interno, S. Gelasio brucia i libri eretici (pagamenti del 1742-43).

Nel 1743 fu eletto tra i Virtuosi al Pantheon, senza tuttavia mai prendervi parte attivamente. Avendo apprezzato i suoi lavori per Mafra, la corte portoghese gli commissionò un rilievo con La Vergine e il Bambino (getto di G. Giardoni) e una statua in argento dell'Immacolata (getto di G. Gagliardi); entrambe le opere sono andate perdute, ma ne restano i disegni (collezione privata: Montagu, 1996, figg. 235 s.) e un modello in stucco della seconda in S. Maria della Concezione. Il M. realizzò inoltre i modelli per due Corpi per le croci di G.F. Sanini e F. Giardoni per la chiesa di S. Roque a Lisbona e, in base alle modifiche richieste, nuove figure per i Torcieri in argento di Gagliardi.

Verso la metà del quinto decennio del secolo lavorò all'altare in stucco e a una serie di rilievi anch'essi in stucco sulle pareti del ristretto degli Angeli, il piccolo oratorio collocato al di sopra di quello del Caravita, e fu impegnato nella direzione della decorazione del perduto altare di S. Francesco in S. Isidoro. Contribuì inoltre con un ovale alle Storie della vita della Vergine nella cupola del Ss. Nome di Maria (1746), identificabile con l'Annunciazione, per via di un disegno preparatorio e per alcune sue costanti stilistiche: le linee mosse, il drappeggio innaturalmente svolazzante e le teste tondeggianti dei cherubini.

Nel 1746 e nel 1747 fu eletto principe dell'Accademia di S. Luca.

Nel 1748 fu trasportata a Montecassino la sua statua del re Carlo III di Napoli; ma dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale è difficile dire quanto nella statua che si conserva nel chiostro dei Benefattori spetti al Maini. Nello stesso anno fu inoltre inviata a Siena la sua Morte della Vergine: si tratta di uno dei tre rilievi marmorei collocati in alto nella cappella del Voto all'interno del duomo (il modello in terracotta è ora a Berlino, Skulpturengalerie). Nel 1749 il M. firmò un'apoca per l'esecuzione della tomba di Scipione Publicola Santacroce su suo progetto per S. Maria in Publicolis, poi completata nel 1750. Anche le sculture sul perduto modello in legno di P. Posi per l'altare della Vergine in S. Carlo al Corso si devono al M., la cui impronta è forse ancora visibile in quelle realizzate alla metà del settimo decennio del Settecento.

Alcuni disegni (Montagu, 1993) attestano l'importanza della partecipazione del M. alla decorazione in stucco della cappella di S. Anna in S. Andrea delle Fratte, avviata nel 1749, sebbene per problemi economici gli stucchi e le dorature della volta furono completati solo nel 1756. È invece più tarda la statua in marmo di S. Anna ai piedi dell'altare, che in passato gli è spesso stata ascritta.

Tra il 1749 e il 1750 il M. lavorò per la statua in marmo di Benedetto XIV sulla scalinata di L. Vanvitelli nel convento di S. Agostino a Roma. Anche il S. Agostino in stucco all'entrata della chiesa sembra essere stato realizzato sulla base di alcuni disegni del M.; e deve trattarsi di un modello per una statua per la basilica di S. Pietro non documentata e mai eseguita.

Con i preparativi per l'anno santo si resero necessari vasti interventi in S. Pietro su disegno di Vanvitelli: al M. vennero affidati i cherubini e i medaglioni tratti da Raffaello, G. Reni e A. Algardi presenti sulle volte dell'abside e del transetto, i mascheroni sopra le finestre lungo la navata e la decorazione tra le finestre della controfacciata. Nel 1751 aggiunse le scene in stucco con la Negazione di S. Pietro e S. Pietro taglia l'orecchio a Malco alle storie già presenti nella piccola cappella di S. Pietro nelle grotte della basilica.

Poco prima della sua morte nel 1752, il M. ultimò la figura in stucco di S. Gregorio, uno dei quattro Padri della Chiesa nei pennacchi della cupola di S. Luigi dei Francesi.

Come tutti i suoi contemporanei, il M. dovette restaurare e copiare sculture antiche, benché non sia stato possibile identificare altro che una copia firmata della Venere Callipigia, ora a Wentworth Woodhouse in Inghilterra, commissionata da Charles Watson Wentworth nel 1749-50 e firmata dall'artista. Una "series of ancient Roman bustos" per J. Caulfield visconte di Charlemont, infine, non era neppure stata iniziata prima della morte del Maini.

Caso del tutto insolito per uno scultore, del M. si conservano oltre 150 disegni divisi in due collezioni private (ibid.): alcuni riguardano opere note, altri si riferiscono a sculture ignote, inclusi progetti estremamente creativi per altari, altri ancora sono relativi a incisioni, probabilmente, e alcuni anche a dipinti. Quattro fogli riguardano i dipinti nell'odierna cappella battesimale di S. Maria delle Fornaci realizzati da Domenico Scaramucci, cognato del M., cui questi fornì assistenza nell'ottenere commissioni scultoree per il Laterano e per S. Andrea delle Fratte. Fu Scaramucci, inoltre, in base al modello del M. (secondo le ultime volontà di Rolfini), a eseguire il S. Giovanni Battista in marmo per la chiesa di S. Giulio a Cassano Magnano, opera che in sedici anni il M. medesimo non era riuscito a portare a termine.

Alla sua morte, avvenuta a Roma il 23 luglio 1752, il M. lasciava la moglie, quattro figlie e un figlio.

Fonti e Bibl.: F.S. Baldinucci, in Zibaldone baldinucciano (circa 1720), a cura di B. Santi, II, Firenze 1981, p. 114; Chracas. Diario ordinario, 22 ott. 1735, p. 2; 23 ott. 1735, p. 7; 16 marzo 1748, p. 11; 18 genn. 1749, p. 3; 4 ott. 1749, pp. 14-16; 29 luglio 1752, p. 6; 14 ott. 1752, p. 10; G.B. Gaddi, Roma nobilitata, Roma 1736, p. 31; Roma antica e moderna, Roma 1750, ad ind.; G.P. Chattard, Nuova descrizione del Vaticano, I, Roma 1762, pp. 69, 135, 216; F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture in Roma, Roma 1763, ad ind.; C.G. Ratti - R. Soprani, Delle vite de' pittori, scultori, ed architetti genovesi, II, Genova 1769, pp. 303 s.; A. Caravita, I codici e le arti a Monte Cassino, III, Montecassino 1870, pp. 524 s.; A. Bertolotti, Esportazione di oggetti di belle arti da Roma nel secoli XVI, XVII, XVIII, in Arch. stor., artistico, archeologico e letterario della città e provincia di Roma, II (1877), 1, p. 59; T. van Wahl, Archivalien zu L. Vanvitelli und G.B. M., in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXXIV (1911), pp. 11-16; M. Faloci Pulignani, Storia della statua di S. Feliciano in Foligno, Foligno 1926; V. Golzio, Le terrecotte della R. Accademia di S. Luca, Roma 1933, p. 33; Id., Pittori e scultori nella chiesa di S. Agnese a piazza Navona in Roma, in Archivi d'Italia, s. 2, I (1933-34), pp. 306-308; A. Riccoboni, Roma nell'arte: la scultura nell'evo moderno, Roma 1942, pp. 286-288; M.J. Craig, The volunteer earl, London 1948, p. 84; A. Ayres de Carvalho, A escultura em Mafra, Mafra 1956, figg. 3, 4, 56, 58; H. Honour, English patrons and Italian sculptors in the first half of the eighteenth century, in The Connoisseur, CXLI (1958), p. 224; A. Martini - M.L. Casanova, Ss. Nome di Maria, Roma 1962, pp. 61, 90; Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 338; G. Colombo, Lo scultore G.B. M.: notizie-epistolario, in Rass. gallaratese di storia e arte, n.s., XXV (1966), pp. 29-45; Id., D. Scaramucci, scultore, e la statua di S. Giovanni Battista nella chiesa di S. Giulio di Cassano Magnago, ibid., XXVI (1967), pp. 116-131; J. Fleming - H. Honour, G.B. M., in Essays in the history of art presented to Rudolf Wittkower, New York-London 1967, pp. 255-259; F. Caraffa, La cappella Corsini nella basilica lateranense (1731-1799), in Carmelus, XXI (1974), pp. 298-301, 303, 306, 313-316; G. Colombo, Sulle tracce di G.B. M., in Rass. gallaratese di storia e arte, n.s., XXXVII (1978), pp. 25-34; D. Lavalle, Une décoration à Rome au milieu du XVIIIe siècle: le choeur de l'église Saint-Louis-des Français, in Les fondations nationales dans la Rome pontificale. Atti del Convegno, Roma, 1978, Torino 1981, pp. 249-331; A. Nava Cellini, La scultura del Settecento, Torino 1982, pp. 58, 257; J.A. Pinto, The Trevi fountain, New Haven-London 1986; U. Schlegel, Die italienischen Bildwerke des 17. und 18. Jahrhunderts, Die Erwerbungen von 1978 bis 1988, Berlin 1988, pp. 36-41; E. Kieven, Õberlegungen zu Architektur und Ausstattung der cappella Corsini, in Studi sul Settecento romano, V, Roma 1989, pp. 78-81, 87 s., 94; J. Montagu, G.B. M.'s role in two sculptural projects: the evidence of the drawings, in Master drawings, XXXI (1993), pp. 454-463; Giovanni V di Portogallo (1707-1750) e la cultura romana del suo tempo, a cura di S. Vasco Rocca - G. Borghini, Roma 1995, pp. 388, 392-395, 425, 428; J. Montagu, Gold, silver and bronze: metal sculpture of the Roman baroque, New Haven-London 1996, ad indicem; Id., The Santacroce tombs in S. Maria in Publicolis, in The Burlington Magazine, CXXXIX (1997), pp. 849-859; S. Pietro: arte e storia nella basilica Vaticana, a cura di G. Rocchi Coopmans de Yoldi, Bergamo 1997, pp. 309-313, 359-364; A. Marchionne Gunter, Una segnalazione berniniana: "i due angioli di marmo sbozzati" da casa Bernini a S. Andrea delle Fratte, in Studi romani, XLV (1997), pp. 97-101; J. Montagu, The practice of Roman baroque silver sculpture, in Silver Society Journal, XII (2000), pp. 21 s.; Art in Rome in the eighteenth century (catal.), a cura di E.P. Bowron - J.J. Rishel, Philadelphia 2000, p. 260; S. Perissinotti Rossi, Opere inedite, nuovi documenti e notizie su G.B. M., in Studi sul Settecento romano, XVII, 1, Roma 2001, pp. 61-94; M. Lefftz, De la ville éternelle à la cité ardente. Le voyage de Rome de Guillaume Evrard et de Pascal Latour, in Bulletin de l'Académie royale de Belgique, classe des beaux-arts, s. 6, XIV (2003), pp. 305-308, 311-314; A. Pampalone, Parrocchia di S. Andrea delle Fratte, ibid., XX, 1, Roma 2004, pp. 73, 91; J. Montagu, Gagliardi versus Sampajo, the case for the defence, in Antologia di belle arti, 2005, nn. 67-70, pp. 78 s., 85.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Giovanni v di portogallo

Seconda guerra mondiale

Elisabetta d'ungheria

Basilica lateranense

Carlo iii di napoli