PEDERZUOLI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PEDERZUOLI, Giovanni Battista

Marko Deisinger

PEDERZUOLI (Pederzolo, Petrazoli, Petricciolius), Giovanni Battista. – Organista e compositore, nacque a Chiari da Girolamo e Maddalena Martinelli e fu battezzato il 17 gennaio 1630 dallo zio, il prevosto Pietro Pederzolo.

Da giovane imparò l’organo sotto Francesco Turini, allora organista nel duomo di Brescia. L’8 ottobre 1648 fu nominato dal consiglio comunale di Chiari organista nella chiesa parrocchiale dei SS. Faustino e Giovita. Nel 1651, a contratto vigente, si trasferì a Bergamo al servizio del capitolo della cattedrale, che il 4 marzo 1656 lo nominò organista titolare, indi anche maestro di cappella. Nei primi anni Sessanta cambiò di posto in Bergamo: il 1° settembre 1661 fu chiamato nella basilica di S. Maria Maggiore, dove tenne il posto di secondo organista. Il 12 febbraio 1664, licenziato Felice Antonio Arconati dall’officio di maestro di cappella, Pederzuoli e Ottavio Mazza si candidarono per il posto vacante: prevalse Pederzuoli, che però il mese dopo ricevé una chiamata alla corte di Vienna. Legato per contratto alla basilica bergamasca, solo il 4 febbraio 1665 ottenne licenza.

A Vienna, Pederzuoli assunse il posto di organista nella cappella dell’imperatrice vedova Eleonora II Gonzaga, subentrando a Carlo Cappellini (passato al servizio dell’imperatore); e in questa veste poté farsi apprezzare come compositore. A corte, la sua prima partitura di cui si ha notizia fu l’Oratorio della beatissima Concettione cantato nella cappella di Eleonora per l’avvento 1667 (resta il solo libretto; Bruxelles, Conservatoire royal de musique, UU 21.245).

Il 15 gennaio 1669 nella chiesa degli Scozzesi Pederzuoli sposò Cecilia, figlia del violinista Carlo Gorani, testimoni il maestro della cappella Pietro Andrea Ziani, il contralto e compositore Sebastiano Moratelli (tutti quanti alle dipendenze dell’imperatrice vedova) e il basso Giacomo Muratori (al servizio dell’imperatore).

Nei primi anni Settanta il salario di Pederzuoli importava 225 fiorini al trimestre. Nel carnevale 1681 a Linz, dove la corte era riparata durante un’epidemia di peste, Eleonora promosse un allestimento degli Equivoci nel sembiante di Alessandro Scarlatti, sotto il titolo Amor non vuol inganni: Pederzuoli compose gli intermedi (cfr. Seifert 1985, pp. 91, 348 s.). Ai primi del 1682 la sua carriera giunse al colmo: l’imperatrice vedova gli affidò la guida della cappella come successore di Antonio Draghi (che il 31 dicembre 1681 era stato licenziato per assumere la guida della cappella imperiale); tenne il posto fino al decesso della patrona, il 6 dicembre 1686. In qualità di maestro di cappella Pederzuoli dovette far fronte alle commissioni dell’imperatrice vedova. Rimangono composizioni vocali da camera e drammi sia sacri sia profani, quasi sempre su versi del poeta di corte imperiale Nicolò Minato. Da un inventario della cappella imperiale risulta peraltro che Pederzuoli avrebbe composto anche musiche per le funzioni vespertine della corte (Distinta specificatione, c. 50).

Pensionato alla morte di Eleonora, il musicista declinò la proposta del paese natale di reinsediarsi nel suo vecchio posto di organista. Fino all’aprile 1688 mantenne il suo alloggio viennese, per poi stabilirsi a Venezia, dove fu attivo per il resto dei suoi giorni come maestro di musica e di coro nell’Ospedale degl’Incurabili.

Pederzuoli morì il 20 ottobre 1689. Fu sepolto nella chiesa degl’Incurabili, demolita nel 1831.

Nel 1699, tramite la vedova, Cecilia, la sua biblioteca musicale privata (oggi dispersa) passò alla comunità di Chiari. Delle sue musiche, tutte manoscritte, rimangono 19 opere nella Biblioteca nazionale austriaca di Vienna (gliene viene talvolta attribuita una ventesima, l’oratorio San Pietro piangente del 1665, ripreso nel 1682, che però è di Ziani), i Salmi a 8 brevi a Brescia (Archivio del duomo, palch.4-60), e un madrigale a cinque voci a Napoli (Biblioteca dei Girolamini, ms. 429.1).

Fonti e Bibl.: Vienna, Pfarre Schotten, Hochzeitsbuch 10, c. 51v; Ibid., Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Ältere Zeremonialakten 3, n. 18: Ihrer May: der Verwittibten Römischen Kayßerin sambtlichen Hoffstattsbedienten, derer Jahrs- und Quartalsbesoldungen; Ibid., Hofkammerarchiv, Quartierbücher 71 (1677), 72 (1678), 79 (1687), 80 (1688); Ibid., Österreichische Nationalbibliothek, S.m. 2451: Distinta specificatione dell’Archivio musicale per il servizio della Cappella e Camera Cesarea; Venezia, Archivio di Stato, Ospedali e luoghi pii 904, n. 13, Elenco degli atti costituenti l’archivio dell’ospetale incurabili.

L. Cozzando, Vago e curioso ristretto profano e sagro dell’historia bresciana, Brescia 1694, pp. 244 s.; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, p. 339; G.B. Rota, Il comune di Chiari. Memorie storiche e documenti, Brescia 1880, pp. 234 s., 297; L. Rivetti, G. B. P. organista (1630–1689), in Brixia sacra, VIII (1917), nn. 5-6, pp. 128-134; Th. Antonicek, Hinweise zur Biographie von G. B. P., in Mitteilungen der Österreichischen Gesellschaft für Musikwissenschaft, VI (1976), pp. 48 s.; H. Seifert, Die Musiker der beiden Kaiserinnen Eleonora Gonzaga, in Festschrift Othmar Wessely zum 60. Geburtstag, a cura di M. Angerer et al., Tutzing 1982, pp. 531, 536, 546 s.; Id., Die Oper am Wiener Kaiserhof im 17. Jahrhundert, Tutzing 1985, ad ind. (con aggiunte e rettifiche in Id., Texte zur Musikdramatik im 17. und 18. Jahrhundert, a cura di M.J. Pernerstorfer, Wien 2014, pp. 273, 276); A. Gozzini, Un musicista del ’600: il clarense G. B. P. tra Vienna e Venezia, in Brescia musica, IV (1989), 20, p. 18; A. Colzani, La cappella musicale di Santa Maria Maggiore a Bergamo dopo Legrenzi, in Giovanni Legrenzi e la Cappella Ducale di San Marco, a cura di F. Passadore - F. Rossi, Firenze 1994, pp. 31, 33 s., 40; P. Palermo - G. Pecis Cavagna, La cappella musicale di Santa Maria Maggiore a Bergamo dal 1657 al 1810, Turnhout 2011, ad ind.; M. Deisinger, Mäzenin und Künstlerin. Studien zu den Kunstbestrebungen der Kaiserin Eleonora II. am Wiener Hof (1651–1686), in Acta Musicologica, LXXXV (2013), pp. 43-73.

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