Pirelli, Giovanni Battista

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Pirelli, Giovanni Battista

Lidia Galimberti

Il re dei pneumatici

Nel 1872 Giovanni Battista Pirelli fondò la Società Pirelli per la produzione di articoli in gomma. Da allora, il nome Pirelli è strettamente legato all’industria della gomma e, prima che a ogni altro prodotto, ai pneumatici. Con i figli e i nipoti del fondatore, l’azienda di famiglia è diventata un importante complesso industriale, e ha ampliato il proprio settore di attività alla produzione di cavi elettrici e a fibre ottiche, ai sistemi di telecomunicazione e alla gestione di agenzie immobiliari

L’era della gomma

Il fondatore. Con un diploma di laurea appena preso in ingegneria industriale, l’esperienza di un lungo viaggio di studio in Europa e il sogno nel cassetto di inaugurare in Italia l’era della gomma, Giovanni Battista Pirelli (nato a Varenna nel 1848) fonda a Milano nel 1872 il primo stabilimento italiano per la produzione della gomma elastica. Soltanto pochi anni prima, nel 1866, Giovanni Battista aveva combattuto come giovanissimo volontario nella Terza guerra d’indipendenza e nell’insurrezione romana del 1867. Nello stabilimento fuori Porta Nuova vengono prodotti gli articoli più svariati: tubi, cavi, cinghie, impermeabili, articoli sportivi e sanitari. In breve tempo l’attività si amplia, e agli articoli in gomma si aggiunge la produzione di conduttori elettrici e di cavi telegrafici sottomarini.

Il 1890 vede la nascita del primo pneumatico per bicicletta e il 1901 quella del primo pneumatico per autovettura. Si apre così un nuovo glorioso capitolo della storia Pirelli: le auto da corsa – guidate da piloti come Tazio Nuvolari, Alberto Ascari e Manuel Fangio – che sfrecciano su pneumatici Pirelli collezionano vittorie nei Gran premi internazionali (automobilismo) e nella leggendaria Mille Miglia. Nel 1909 Giovanni Battista Pirelli viene eletto senatore del Regno d’Italia.

Gli eredi. Alla morte di Giovanni Battista, nel 1932, l’azienda passa nelle mani dei figli Piero e Alberto. Vengono acquistate e sviluppate in Estremo Oriente piantagioni di caucciù – gomma naturale ricavata dal latice di alcune piante –, e nuovi stabilimenti per la produzione di cavi elettrici e di articoli in gomma vengono impiantati in Spagna, Argentina, Belgio, Gran Bretagna e Stati Uniti. Alberto Pirelli ha anche ricoperto incarichi di interesse generale: è stato presidente della Camera di commercio internazionale, rappresentante italiano presso l’Ufficio internazionale del lavoro a Ginevra e negoziatore italiano in tutte le trattative riguardanti il problema delle riparazioni di guerra che i paesi sconfitti – Germania e Austria-Ungheria – dovevano ai paesi vincitori del primo conflitto mondiale.

La Pirelli del figlio Leopoldo

Nel 1965 Leopoldo Pirelli succede al padre Alberto alla guida dell’azienda, incarico che manterrà per trent’anni. È un lungo periodo di ascesa: vengono conquistati nuovi mercati (Cina, Indonesia); nuovi stabilimenti nascono in Perù, Australia e Costa d’Avorio; innovazioni tecnologiche, come l’invenzione dei pneumatici ribassati e la rivoluzione dei cavi a fibre ottiche, rendono la Pirelli uno dei gruppi industriali più importanti a livello internazionale. All’inizio degli anni Novanta la Pirelli entra anche nel mercato immobiliare, ma a metà del decennio una politica troppo ardita di acquisizioni di imprese estere segna una battuta d’arresto nell’espansione della società. A rilanciare l’azienda è il genero di Leopoldo, Marco Tronchetti Provera.

Sul tetto di Milano

Nel 1956 Piero e Alberto Pirelli diedero inizio ai lavori per la realizzazione della nuova sede direttiva della società. Nelle intenzioni dei due fratelli l’edificio doveva essere il segno dello sviluppo e del prestigio internazionale dell’azienda, e insieme il simbolo del boom economico di Milano.Nacque così il grattacielo Pirelli – o, come lo chiamano i Milanesi, il Pirellone – progettato dall’architetto Giò Ponti con la collaborazione dell’ingegnere Pierluigi Nervi.Dall’alto dei suoi 127 metri, al momento della costruzione dominava tutta Milano, compresa la statua della Madonnina posta sul Duomo, che fino ad allora era stata il punto più alto della città. Proprio per conservare questo primato, nel 1960 venne collocata sul tetto del grattacielo una copia della celebre statua.

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