RESOAGGI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RESOAGGI, Giovanni Battista

Daniele Sanguineti

RESOAGGI, Giovanni Battista. – Nacque a Genova nel 1662 da «padre negoziante» (Ratti, 1762, 1997, p. 130; Id., 1769, p. 162) e frequentò la bottega di Giovanni Battista Merano, «sotto la cui disciplina studiò [...] costantemente, passandovi parecchi anni con raro profitto», tanto da diventare il suo «miglior discepolo» (Ratti, 1769, p. 162). L’apprendistato si concluse quando, intorno all’inizio degli anni Ottanta – sicuramente dal 1683 –, Merano venne nuovamente invitato a Parma (Newcome Schleier - Cirillo, in Newcome Schleier - Cirillo, 2010, p. IX; Cirillo, in Newcome Schleier - Cirillo, 2010, pp. 26, 29). I contatti con il maestro continuarono, come documenta l’intervento conclusivo, citato da Carlo Giuseppe Ratti (1769, p. 162), entro la pala con i Ss. Pasquale Baylon, Diego e Giovanni da Capistrano, lasciata incompiuta da Merano e destinata alla chiesa di S. Maria della Pace a Genova, ora nel convento di Nostra Signora della Visitazione: eseguita verosimilmente intorno al 1686 (Cirillo - Godi, 1980; Belloni, 1988, p. 202; Gesino, 2009, p. 31), potrebbe anche rivelare un’esecuzione più tarda e coincidente con la morte di Merano (Newcome Schleier - Cirillo, in Newcome Schleier - Cirillo, 2010, p. 127, scheda 95). Intorno alla metà degli anni Ottanta è possibile datare la complessa decorazione del coro delle monache di S. Maria delle Grazie a Genova, raffigurante l’Immacolata, al centro della volta, e una serie di Santi nelle lunette (Bozzo, 2004; Gesino, 2009).

La trasferta partenopea di Resoaggi, non ancorabile a date certe, avvenne nel corso del decennio finale del secolo, quando il pittore, al seguito del duca di Tursi, Giovanni Andrea Doria – con il quale «ebbe egli intanto occasione di contrar servitù» e di eseguire quadri ricevuti «con tanto gradimento» (Ratti, 1769, p. 163) –, raggiunse Napoli e ottenne incarichi da parte del duca di Medinaceli, viceré in carica dal 1695 (Ghio, 1990; Gesino, 2009, pp. 32 s.). Il biografo ricorda che la durata complessiva del soggiorno a Napoli, «presso del Doria», fu di otto anni, dopodiché Resoaggi «ritornò con lo stesso signore a Genova» (Ratti, 1769, p. 163). Sempre Ratti dà conto di una cospicua produzione napoletana – ancora da rintracciare – condotta guardando alle nuove suggestioni: la familiarità con Francesco Solimena (Ratti, 1762, 1997, p. 131) e lo studio emulativo dei «più bei dipinti di quella città, e specialmente le opere del Giordano» (Id., 1769, p. 163).

Il rientro genovese, da collocare tra la fine del secolo e i primi anni del Settecento, vide l’avvio di un’attività di successo, come testimoniano alcune pale a destinazione pubblica, ricordate da Ratti e in seguito perdute: il Sogno di s. Martino – parte del ciclo destinato all’oratorio dedicato al santo a Genova Sampierdarena –, la Fuga in Egitto per «i frati d’Oregina» (Ratti, 1762, 1997, p. 131), la Madonna e s. Gaetano di Thiene già nella chiesa di S. Siro a Nervi. Risultano dispersi anche gli stendardi eseguiti per l’oratorio di S. Giovanni Battista all’Acquasola e per la chiesa di S. Tommaso (p. 132). Il biografo inserisce tra le sue opere anche «un quadro entrovi S. Anna» nella chiesa genovese di S. Francesco d’Albaro: la tela, che raffigura l’Annuncio ad Anna e Gioacchino (Stagno, 2004), in realtà è un lavoro precedente di Giovanni Andrea de Ferrari, a cui è decisamente da restituire (Repetto, 2008, p. 126; Gesino, 2009, p. 34). Un gruppo significativo di tele di Resoaggi è conservato nella chiesa del Carmine a Genova: la Purificazione di Maria, l’Annunciazione, la Visitazione e l’Adorazione dei pastori furono dipinte per la cappella del Rosario nella distrutta chiesa di S. Agnese, dove il pittore si era occupato anche della decorazione ad affresco (Incoronazione della Vergine) con l’apporto del quadraturista Giovanni Battista Revello (Ratti, 1762, 1997, p. 131; Id., 1769, p. 163; Gesino, 2009).

Nelle tele, di qualità difforme, si osserva l’attenzione ai modelli del grande regista del barocco genovese, Domenico Piola, accanto alla componente napoletana «sviluppatasi sugli esempi del Luca Giordano da parte di Francesco de Maria, Tommaso Fasano e logicamente Francesco Solimena», ma anche sui modi ribereschi (Gesino, 2009, p. 36). I due ovali raffiguranti l’Annunciazione e la Visitazione sono le tele migliori del ciclo per comprendere l’orientamento pittorico del genovese, nella «loro sintesi solimenesca e pretiano-giordanesca» (Gesino, 2009).

Sempre da S. Agnese proviene la pala, anch’essa al Carmine, con la Madonna con Gesù Bambino e i ss. Anna e Giuseppe, secondo Ratti (1769, p. 163) ritoccata in seguito da un modesto pittore con alcune aggiunte. Il linguaggio delle opere finora note appare piuttosto discontinuo e, di fatto, maggiormente in sintonia con la tavolozza di Giordano che con l’energico fare pittorico di Merano (Gesino, 2009): per questo conviene restituire a quest’ultimo la Cattura di Cristo del convento carmelitano di S. Anna a Genova (Newcome Schleier - Cirillo, in Newcome Schleier - Cirillo, 2010, p. 168, scheda Re.1). La Lavanda dei piedi, un dipinto da stanza di collezione privata, reca sul verso un’iscrizione che ne assicura la paternità e presenta un’ulteriore caratteristica, ossia l’attenzione al naturalismo di primo Seicento (Gesino, 2009; Newcome Schleier - Cirillo, in Newcome Schleier - Cirillo, 2010, pp. 169 s., scheda Re.4). Sono perduti gli affreschi nella cappella del Rosario in S. Ambrogio a Genova Voltri (Ratti, 1769, p. 164). Non è stata ancora rintracciata la produzione di tele, ricordata da Ratti (ibid.), dedicata a «cose burlesche, e fatti di buffoni e di bindoli».

Morì nel marzo del 1729, pochi giorni dopo aver steso il testamento (Belloni, 1988, p. 205; Ratti invece fissa la data di morte al 1732: 1762, 1997, p. 132; 1769, p. 164; 1780, p. 378).

Fonti e Bibl.: C.G. Ratti, Storia de’ pittori, scultori et architetti liguri e de’ forestieri che in Genova operarono (1762), Genova 1997, pp. 67, 69, 116, 122, 130-132; Id., Delle vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi, Genova 1769, pp. 162-164; Id., Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura, Genova 1780, pp. 168, 378; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, I, Genova 1846, pp. 402, 569, 571, 577, II, 1847, p. 844; F. Alizeri, Guida illustrativa del cittadino e del forestiero per la città di Genova, Genova 1875, pp. 378 s.; V. Belloni, Pittura genovese del Seicento. Maestri e discepoli, Genova 1974, pp. 131, 133; G. Cirillo - G. Godi, Un modelletto di Giovambattista Merano per la sua attività nel ducato parmense, in Bollettino dei Musei civici genovesi, II (1980), 4-6, p. 72; T. Gazzolo, La chiesa di Nostra Signora del Carmine a Genova, Genova 1980, pp. 37-40; L. Magnani, Chiesa di Nostra Signora del Carmine, Genova 1980, pp. 20, 28; M. Newcome Schleier, Giovanni Battista Merano in Liguria, in Paragone, XXXIII (1982), 389, pp. 28, 32 n. 61; E. Gavazza, Il momento della grande decorazione, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1987, p. 262; V. Belloni, Scritti e cose d’arte genovese, Genova 1988, pp. 202-206; L. Ghio, R. G.B., in La pittura in Italia. Il Settecento, a cura di M. Gregori, II, Milano 1990, p. 850; G. Bozzo, Apparati decorativi riscoperti e restauri, in Cinque chiese e un oratorio. Restauri di edifici religiosi dal XII al XVIII secolo per Genova capitale europea della cultura 2004, a cura di G. Bozzo, Genova 2004, pp. 85 s.; L. Stagno, Sant’Anna ‘Mater Deiparae’. Immagini e fonti apocrife nella pittura genovese tra XV e XVIII secolo, Genova 2004, pp. 136-144; C. Manzitti, scheda n. 16, in Una collezione di pittura genovese del XVI-XVIII secolo, a cura di G. Traversaro, Genova 2007, pp. 16 s.; M.L. Repetto, scheda n. 28, in San Francesco d’Albaro 1308-2008, a cura di G. Rossini - G. Tozza, Genova 2008, p. 126; A. Gesino, Appunti per G.B. R., in Arte cristiana, XCVII (2009), 850, pp. 31-38; M. Newcome Schleier - G. Cirillo, Giovanni Battista Merano (Genova 1632 - Piacenza 1698), Torino 2010 (in partic. M. Newcome Schleier, La vita e i tempi di Giovanni Battista Merano, pp. 16 s.; G. Cirillo, Il ricontesto genovese di Merano all’estero, pp. 19-39; M. Newcome Schleier - G. Cirillo, pp. IX, 127, 168-170); P. Martini, S. Maria delle Grazie, in E. Gavazza - L. Magnani, Monasteri femminili a Genova tra XVI e XVIII secolo, Genova 2011, p. 203.

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