BAUSAN, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BAUSAN, Giovanni

Nino Cortese

Di famiglia, di origine spagnola, che aveva antiche tradizioni militari, nacque in Napoli il 14 apr. 1757 da Giuseppe, che nell'esercito borbonico raggiunse il grado di tenente generale. Allievo dell'Accademia di marina, nel 1775 il B. fu nominatoguardiamarina effettivo. Venuto poi nel Regno Giovanni Acton, che iniziò subito la politica dei grandi armamenti e diede larghe possibilità di carriera agli ufficiali napoletani, nel 1779, agli ordini di Francesco Caracciolo e con una schiera di suoi colleghi, il B. venne inviato in Inghilterra per addestrarsi nella guerra che era stata provocata dalla rivoluzione delle tredici colonie d'America e dall'intervento in loro favore della Francia. Nella marina inglese il B. restò sino al 1783, e sembra partecipasse alla battaglia del Capo di S. Vincenzo, nella quale la flotta spagnola fu pressocché distrutta. Ritornato in patria, nel 1784 prese parte alla spedizione contro Algeri. In seguito fu in continua guerra contro i Barbareschi che solcavano il Mediterraneo, arrecando gravi danni al commercio napoletano. Infine, scoppiata la guerra tra Napoli e la Francia rivoluzionaria, prese parte alle relative operazioni e fra l'altro partecipò anche all'assedio di Tolone.

Alla fine del 1798 il B. era al comando della corvetta "Aurora" e si trovava nella rada di Palermo, quando vi giunse Ferdinando IV fuggito da Napoli a bordo della nave ammiraglia del Nelson: e fu proprio per la sua abilità che detta nave, già duramente provata dalla tempesta sofferta nella traversata, poté entrare nel porto fra l'imperversare della bufera. Ritornato a Napoli, al pari del Caracciolo aderì alla repubblica e prese parte alla sua difesa come capitano di vascello e capo di divisione degli artiglieri navali. Arrestato alla restaurazione, fu accusato di aver dato il suo nome alla "Sala Patriottica" e di aver firmato un memoriale nel quale aveva dichiarato di rinunziare al soldo e di "voler servire nel corpo della marina attiva". Ma riuscì a salvare la vita perché alcuni testimoni lo dichiararono tiepido repubblicano e misero in dubbio l'autenticità della sua firma apposta alla domanda di ammissione alla "Sala Patriottica". E così la Giunta di stato nel febbraio dell'anno 1800 si limitò a condannarlo "alla esportazione sua vita durante ed alla confisca dei beni".

Il 19 marzo 1800 il B. era a Marsiglia: restò lontano dalla patria sino al 1806, quando vi ritornò al seguito dei Francesi per assumere il comando della fregata "Cerere". Nei mesi seguenti egli divenne il vero eroe della piccola flotta napoletana cui restò affidata, se non la difesa delle coste, dominate dalla prevalente armata inglese, certamente quella dell'onore della marina dell'Italia meridionale. Cominciò con il collaborare nel 1806 all'assedio di Gaeta al comando di una divisione di 12 cannoniere: la sera del 4 luglio 1806 nella rada di Castellone il B. fu attaccato da una grossa formazione nemica, ma gli Anglo-Siculi, dopo un fallito tentativo di abbordaggio, ripresero (con perdite) il largo. Dipoi, nel 1808, partecipò alla famosa impresa di Capri. E consolidò la sua fama di eroico marinaio il 27 giugno dell'anno seguente, quando innanzi a Napoli apparve la squadra inglese che sosteneva dal mare una spedizione anglo-sicula partita dalla Sicilia per riconquistare il regno al Borbone.

Il B. non aveva ai suoi ordini che una fregata ed una corvetta, e, essendo cessato il vento, queste nell'impossibilità di manovrare divennero ben presto facile bersaglio dei cannoni delle navi inglesi, di molto superiori per numero e per armamento. Tutta Napoli commossa fu testimone dell'impari lotta. Ma il B. resistette impavido rispondendo al fuoco nemico con i pochi cannoni che ancora potevano sparare e perfino con gli schioppi. La fregata napoletana era già ridotta ad un raso pontone, quando finalmente poté porsi sotto la protezione delle artiglierie di Castel dell'Ovo e con l'aiuto di lance farsi rimorchiare nel porto.

Sebbene le sue poche navi si fossero ben condotte nell'impresa di Capri, il Murat aveva scarsa fiducia nella marina napoletana; ma poiché era sollecito nel riconoscere e premiare la virtù militare dei suoi sudditi, fece superbe accoglienze all'eroico ufficiale e lo promosse capitano di vascello. L'anno seguente il B. partecipò alla spedizione tentata dal Murat contro la Sicilia e anche in questa occasione meritò lodi e fu ricompensato con il titolo di barone (1º genn. 1811) e con altre donazioni di beni. Dopo il 1815 fu messo da parte: il Borbone gli diede l'incarico di presiedere qualche tribunale militare ed il comando della nave di guardia al porto di Napoli.

Il B. ritornò in prima linea nel 1820-1821, quando fu eletto da Napoli suo deputato al parlamento ed ebbe il comando delle navi che protessero dal mare la spedizione militare inviata agli ordini di Florestano Pepe contro Palermo che si era ribellata. In tale occasione egli assolse con particolare tatto la sua delicatissima missione. Ma nella seguente reazione cadde di nuovo in disgrazia.

Morì a Sorrento nel 1825.

Bibl.: M. D'Ayala, Le vite de'più celebri capitani e soldati napoletani, Napoli 1843, pp. 143-159; V. Fontanarosa, G. Bausan e la marina di Murat, Roma 1898; U. Broccoli, Cronache militari e marittime del golfo di Napoli e delle isole Pontine durante il decennio francese (1806-1815), Roma 1953, passim; Per l'attività politica svolta dal B. alla fine del secolo: Filiazioni de'rei di Stato, Napoli 1800, p. 43; A. Sansone, Gli avvenimenti del 1799 nelle Due Sicilie, Palermo 1901, pp. 229 s. Per la parte che il B. ebbe negli avvenimenti del 1820-21 cfr. gli Atti del Parlamento delle Due Sicilie, 1820-1821, ed. E. Gentile, 3 voll., Bologna 1926-1928, passim; N. Cortese, La prima rivoluzione separatista siciliana, 1820-1821, Napoli 1951, pp. 57, 60 ss., 84, 95, 101, 126, 130, 253.

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