Bellini, Giovanni

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Pittore (notizie dal 1459 - m. Venezia 1516), figlio e allievo di Iacopo e fratello, forse minore, di Gentile. È uno dei massimi pittori del Rinascimento. La cronologia delle sue opere - assai numerose - è, salvo alcuni punti fermi, soggetta a discussione, specie per quel che riguarda il periodo giovanile. Giovanni B., nato probabilmente verso il 1430, formatosi nella bottega paterna, guardò certo ai Vivarini, ma, soprattutto, ad Andrea Mantegna, suo cognato, come appare dai quattro polittici dipinti - verso il 1462 - per la Scuola della Carità a Venezia (ora nella Gall. dell'Accademia, ivi), che una parte della critica moderna, tuttavia, gli ha decisamente negato, e nel polittico a lui attribuito di s. Vincenzo Ferreri (Venezia, SS. Giovanni e Paolo), databile al 1464-65: opere in cui, tuttavia, è già ampiamente riconoscibile una personalità incline, oltre alla forma mantegnesca, a esaltare specialmente i valori della luce e del colore. Una Crocefissione e una Trasfigurazione nel museo Correr a Venezia, la Preghiera nell'Orto della National Gallery di Londra, il Sangue di Cristo (ivi), varie Madonne (opere tutte non firmate e non datate), sono fra le più alte testimonianze di questo primo periodo che porteranno, poi, a dipinti in cui l'incisività del disegno farà posto soprattutto a una ineguagliabile ricerca di luce. Dopo la Pietà (firmata; Milano, Brera, 1470 circa, ma anticipata da alcuni critici al 1460) la grande pala con l'Incoronazione della Vergine (Pesaro, Museo Civico, firmata), che sembra databile verso il 1475, apre il momento più pieno dell'arte del B., in cui convergono le più varie esperienze - la pittura di Antonello, a Venezia nel 1475, quella di Piero della Francesca - fuse in mirabile unità di stile. Sono di questo momento alcune splendide Madonne (Milano, Brera; Venezia, S. Maria dell'Orto, ecc.). Opera centrale della maturità del B. è la Trasfigurazione del Museo di Capodimonte a Napoli, firmata, assegnabile al 1480-85 circa: in essa, paesaggio e figure appaiono unite, al di là della composizione sacra, in una luce dolcissima e calda, in un senso poetico della natura e del fatto umano e divino che segna uno dei più alti raggiungimenti della nostra pittura. La Madonna degli Alberetti (1487: prima opera datata), il Trittico dei Frari e la Madonna in trono con santi e con il doge A. Barbarigo (Murano, S. Pietro Martire), entrambe del 1488, mostrano Giovanni B. avviato verso una monumentalità d'impianto cinquecentesco: la composizione, ampia e solenne, conserva, e anzi esalta quelle qualità di colore e di serena, profonda dolcezza, che sono le sue più personali: che appaiono in sommo grado nella Madonna col Bambino e le ss. Caterina e Maria Maddalena delle Gall. dell'Accademia, e, con sottigliezza particolare, nelle cinque tavolette con Allegorie (il "restello"), ivi. La grande pala della chiesa di S. Zaccaria (Madonna in trono e santi, firmata e datata 1505) e quella di S. Girolamo (chiesa di S. Giovanni Crisostomo, 1513) sono, più avanti, il segno del volgersi del Bellini a una forma sempre più vasta e grandiosa, ma distesa di una ricchezza di toni vicina, scambievolmente, a Giorgione e a Tiziano. In una delle ultime opere - il Noè del Mus. di Besançon - il vecchio, grandissimo pittore era ancora in grado di trovare - sempre fedele alla sua visione più propria - nuovi modi. Altre opere importanti: Allegoria, Firenze, Uffizi; Madonna del 1510, Brera; Battesimo di Cristo, Vicenza, S. Corona; Madonna del Prato, Londra, Nat. Gallery.

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