BORGHESI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORGHESI, Giovanni

Gaspare De Caro

Nacque a Mondovì in data imprecisata, e imprecisata è anche la data del suo trasferimento a Roma, nella cui università si addottorò in medicina sullo scorcio del sec. XVII. Allievo di uno tra i più illustri docenti del tempo, il lucchese Paolo Manfredi, fu appunto per l'appoggio di lui che il B. poté essere designato quale medico della missione pontificia capeggiata dal patriarca di Antiochia, Carlo Tonunaso Maillard de Tournon, inviata da papa Clemente XI in Cina per indagare intorno alle penose questioni insorte tra i vari Ordini missionari, in particolare sulle accuse rivolte ai gesuiti di aver largheggiato nella loro propaganda con eccessive concessioni liturgiche, l'accuse che avevano dato vita all'annosa questione conosciuta con il nome di "riti cinesi".

Il B., del quale erroneamente alcuni scrittori riferiscono che al momento della partenza per la Cina sospese un'attività d'insegnamento presso lo Studio romano, lasciò Roma con i suoi compagni nel luglio 1702. La missione giunse a Pondichéry il 6 novembre del 1703 e vi sostò per diversi mesi. Durante questo soggiorno il B. inviò al suo maestro e protettore, il Manfredi, una lunga lettera in latino, in data 10 febbr. 1704, nella quale gli riferiva intorno alle molte peripezie del viaggio e gli dava ampi ragguagli sulla flora, la fauna e i costumi che egli aveva potuto osservare durante il corso della navigazione e poi su quelli della regione intorno a Pondichéry.

La lettera del B. costituisce pertanto un utile complemento alle relazioni che. in questa fase del viaggio, il Tournon inviava ufficialmente alla corte romana. Ma essa ha soprattutto un notevole interesse scientifico, specialmente per quanto riguarda le osservazioni raccolte dal B. nella sua lunga sosta indiana: il Manfredi, infatti, provvide a divulgarla ampiamente a Roma, vependo così incontro alla generale curiosità per le notizie relative all'Estremo Oriente. Se ne ebbe anche una traduzione italiana, a cura di G. M. Crescimbeni, pubblicata a Roma nel 1710, col titolo Lettera scritta da Pondisceri a' 10 difebbraio 1704... e trasportata dal manoscritto latino in lingua toscana.

Ripreso il viaggio, gli inviati pontifici giunsero a Canton nell'aprile del 1705, fermandovisi sino al settembre, quindi a Nanchino, dove arrivarono nel novembre, e finalmente, il 4 dic. 1705, alla corte imperiale di Pechino. Qui il B. si fermò, esercitando le sue incombenze professionali, per tutto il tempo che durò la difficile, e infine sfortunata, legazione del Tournon.

Sulle sue vicende, allora e in seguito, lo stesso medico piemontese lasciò una drammatica testimonianza in una lettera a due amici romani, datata 1º genn. 1711 dalla sua ultima residenza di Canton. Secondo questa lettera l'imperatore aveva fatto richiesta al legato pontificio - quando ancora i rapporti tra i due non erano definitivamente compromessi - "che scrivesse a Sua Santità li mandi medici, musici et mathematici cioè astronomi e pitori" (Combaluzier, p. 257) e Tournon aveva colto l'occasione, presumibilmente su richiesta dello stesso B., per offrirgli intanto i servigi del medico stesso della legazione, "con espressioni e circostanze assai gravi asserendo che non poteva venire miliore di Europa" (ibid.).

Il B. dovette sentirsi troppo lusingato dalle favolose prospettive che gli si aprivano alla corte imperiale, per rendersi conto in tempo dei pericoli che dovevano necessariamente minacciare anche la sua posizione personale allorché - auspici i missionari gesuiti, colpiti dall'atteggiamento del legato, avverso ai "riti cinesi" - i rapporti tra l'imperatore e il Tournon precipitarono in aperta rottura. Così, quando il legato apostolico fu costretto dall'imperatore a lasciare Pechino, nell'agosto 1706, il B. decise di non seguirlo e di rimanere in attesa che l'imperatore approfittasse dei suoi servizi. L'errore del B. fu evidentemente di considerarsi, per la sua condizione di tecnico, estraneo alle contese tra i gesuiti e i loro avversari, tra la corte cinese e gli inviati romani. Dovette però ben presto accorgersi - dopo una breve assenza da Pechino per un viaggio in Tartaria - che lo stesso fatto di essere giunto in Cina con la missione del Tournon era sufficiente a screditarlo non solo presso le autorità cinesi, ormai ostilissime al rappresentante del papa, ma anche presso i gesuiti, che in effetti non riservarono al medico piemontese una sorte migliore di quella del Tournon, consegnato dai Cinesi ai Portoghesi di Macao a lui ostilissimi e quindi morto in quella città in condizioni di effettiva cattività.

Furono i gesuiti, infatti, sempre secondo la sua testimonianza, ad impedire al B. di accedere presso l'imperatore e di esercitare comunque la sua arte medica, "perché - scriveva (ibid.) - mi hanno messo la maschara in facia di ignorante", salvo poi a utilizzare i suoi pareri nella cura dell'imperatore malato di "palpitatione di core", guarendolo e ottenendone in premio "un'entrata di tre milla scudi annui", dei quali, ovviamente, non fecero parte al Borghesi. Così, per alcuni anni, il B. fu costretto a una forzata inattività, obbligato a vivere della interessata ospitalità dei gesuiti, che, sempre a suo dire, non volevano consentire il ritorno a Roma di un testimone troppo informato della situazione nelle missioni cinesi e prevedibilmente ostile. E fu probabilmente per un loro accordo con le autorità cinesi che il B., il 4 luglio 1710, fu costretto a lasciare la città imperiale, praticamente confinato a Canton, come già era toccato al Tournon prima della consegna ai Portoghesi. Qui il B. visse gli ultimi suoi anni, segregato nella dipendenza di una pagoda, affidato alle cure non proprio cordiali di un bonzo e alla sorveglianza di alcuni soldati. Anche di questa penosa conclusione il B. accusava i missionari gesuiti: "a me converà infracidarmi e morir prigioniere in una stalla acciò non ritorni in Europa a contar le opresioni che hanno fatto a me et alli altri e svelare tante bugie che hanno scritto di questi e di quelli (ibid.).

Morì il 1º maggio 1714, in circostanze poco chiare, fatto uccidere probabilmente dal bonzo che lo aveva in custodia.

Fonti e Bibl.: S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, IV, Napoli 1846, p. 75;F. Combaluzier, G.B…, médecin du cardinal Charles-Thomas Maillard de Tournon, in Neue Zeitschrift für Missionwissenschaft - Nouvelle revue de science missionnaire, VII (1951), pp. 204-72.

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