Botèro, Giovanni

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Scrittore politico (Bene, od. Bene Vagienna, 1544 - Torino 1617). Gesuita dal 1560, lasciò nel 1580 l'Ordine per urti coi superiori; dal 1582 divenne segretario di s. Carlo Borromeo. Nel 1585 fu in Francia, incaricato da Carlo Emanuele I d'una missione segreta. Tornato in Italia accompagnò Federico Borromeo giovinetto a Roma, e quivi si stabilì per 14 anni, pur facendo frequenti viaggi in Italia e in Europa, per incarico specialmente della Propaganda Fide. Richiamato nel 1599 a Torino da Carlo Emanuele, fu per otto anni precettore dei figli di questo. Poi fu lasciato libero di attendere ai suoi studî. Attento lettore del Machiavelli e di J. Bodin, espose le sue idee politiche, dopo un primo abbozzo (De regia sapientia, 1583), nella opera sua più famosa, Della Ragion di Stato, in 10 libri (1589), cercando in essa di affermare la supremazia dei valori etici e religiosi sulle istanze utilitarie della politica, che tuttavia finiva poi per riconoscere come di fatto operanti nella prassi, lasciando così quei valori etici sul piano di una pura esigenza teorica. La grande fortuna dell'opera, più che all'impianto dottrinale, è legata all'espressione ricca e sistematica dei problemi relativi alla nascita dello stato moderno, da quelli fiscali e tributarî a quelli militari, a quelli giuridici ed economici. Questi ultimi già oggetto di un'agile e penetrante operetta (Delle cause della grandezza e magnificenza delle città, 1588), furono ripresi e ampliati nelle Relazioni universali (ed. completa, in 4 parti, 1596; una 5a parte è stata pubbl. solo nel 1895), organico repertorio di antropogeografia ricco di notizie sulla configurazione fisica, demografica, militare e politica di tutti gli stati del mondo. L'opera divenne un vero e proprio manuale geopolitico della classe dirigente europea e consolidò definitivamente la sua fama.

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