BUITONI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BUITONI, Giovanni

C. Paola Scavizzi

Nato a Sansepolcro il 2 ott. 1822 da Giovan Battista e Giulia Boninsegni, subentrò giovanissimo ai genitori nella conduzione della piccola azienda per la fabbricazione di paste alimentari da essi fondata nel 1827.

La ditta Buitoni, che ebbe la prima sede nei pressi di Borgo Sansepolcro in un modesto immobile d'affitto dotato di un rudimentale macchinario, mantenne fino al 1841 circa le caratteristiche iniziali di attività a carattere artigianale e familiare, comune, del resto, alle altre aziende consimili.

Lo sviluppo tecnico delle imprese per la fabbricazione di paste alimentari fu infatti molto lento: i primi torchi a vite - costruiti interamente in legno e con la sola campana per la compressione della pasta in rame - fecero la loro comparsa intorno al 1800. Tra il 1800-1850 cominciarono quindi a diffondersi le campane in bronzo fuso e, in particolare nel Napoletano, le prime "gramole a stanga". Tra il 1850 ed il 1870 in diverse regioni italiane cominciarono poi ad essere adoperati torchi a vite costruiti parte in legno e parte in ferro. Un più rapido progresso fu segnato dall'introduzione delle macchine a vapore prima e delle presse idrauliche poi, mentre i sistemi di essiccazione artificiale si diffusero solo fra la fine dell'800 e l'inizio del secolo seguente.

Nel quadro di questa lentissima evoluzione tecnica la ditta Buitoni si inserì e ben presto si impose come il primo pastificio italiano con impianti meccanizzati. La trasformazione e la ristrutturazione in tal senso dell'azienda ebbe inizio appunto a partire dal 1841, allorché, alla morte del padre, il B. prese in mano le sorti della piccola azienda e, coadiuvato prima dalla madre e quindi dai quattro fratelli - Luigi, Marco, Giuseppe, Nazzareno -, impresse un nuovo indirizzo inserendosi con decisione nella vita economica delle province di Arezzo e di Perugia, e riuscendo in breve tempo ad eguagliare le imprese concorrenti di Napoli, Genova e Pontedera.

Cominciò con il trasferire e rinnovare gli impianti. Già nel 1856 fu in grado di fondare a Città di Castello un nuovo stabilimento, di cui affidò la direzione al fratello Giuseppe. Pochi anni dopo sostituì le primitive attrezzature artigianali e introdusse i primi macchinari semi-meccanici. Nel 1882 fece quindi costruire su progetto della ditta G. Dedes di Norimberga un mulino per la macinazione dei grani duri occorrenti per le paste alimentari e dei grani teneri per le farine. Sul finire del secolo, oltre al mulino a vapore ed a cilindri, la fabbrica di Sansepolcro - che dava lavoro a circa 120 fra operai ed impiegati - possedeva anche un'officina per la lavorazione degli utensili necessari all'industria ed era dotata di collegamento telefonico con i magazzini.

La produzione di paste alimentari, calcolata intorno al 15 quintali giornalieri, veniva smerciata per un quinto circa in città, e per il resto prevalentemente nelle province di Arezzo, Siena e Firenze. Un altro notevole mercato era costituito tuttavia anche da Torino, da dove il prodotto veniva, per lo più, esportato in America.

La qualità del prodotto immesso sul mercato nazionale ed internazionale (sul quale la Buitoni si scontrò in particolare con la Geroult di Parigi) valse alla ditta numerosi riconoscimenti in varie esposizioni. Ebbe una prima medaglia d'argento a Parigi già nel 1867, ed altre a Città di Castello nel 1878, a Perugia nel 1879, a Nizza nel 1883, a Torino nel 1884, ad Anversa nel 1886; conquistò la medaglia d'oro ad Arezzo nel 1882, a Parigi nel 1886, a Parma nel 1888; la medaglia d'argento al merito industriale conferita dal ministero nel 1887; il diploma d'onore all'esposizione di Londra del 1888.

Uomo di modeste origini, il B. supplì a una inadeguata preparazione culturale con una intelligenza vivace e geniale accompagnata da spirito pratico e da doti di grande lavoratore ed organizzatore. Provvisto di un sicuro intuito sul futuro dell'industria creò una delle prime centrali elettriche autonome ad uso industriale.

Ebbe nove figli, di cui cinque maschi che furono tutti suoi validissimi collaboratori. Il primogenito Giovan Battista fu l'ideatore dei prodotti al glutine ottenuti con un sistema che consentiva di sfruttare l'intero complesso proteico del frumento; prodotti con i quali la Buitoni poté affermarsi anche sul mercato delle specialità dieto-terapeutiche. Della terza generazione dei Buitoni ebbero rilievo anche Silvio, che fu il primo ad affrontare il difficile settore della pubblicità; Arnaldo, cui si deve la progettazione e la realizzazione dell'impianto idroelettrico sul Tevere, ed in particolare Francesco, creatore del pastificio di Perugia e fondatore dell'industria dolciaria Perugina.

Il B. morì a Sansepolcro il 16 ott. 1901.

Bibl.: G. Carloni, Dall'Arno al Tebro. Escursioni per la provincia d'Arezzo, Pistoia 1890, II, pp. 91-102; G. Bioli, Una festa dell'industria e del lavoro a Sansepolcro, in L'Alta Valle del Tevere, IV (1936), 6, pp. 21-32; R. Rovetta, Industria del pastificio e dei maccheroni, Milano 1951; Creatori di Lavoro, Roma 1954, ad vocem;G. Portesi, L'industria della pasta alimentare, Roma 1957; Artefici del lavoro italiano, Roma 1956-1962, ad vocem.

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