CATTINI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 22 (1979)

CATTINI, Giovanni

Fabia Borroni

Incisore riproduzionista, nato a Venezia nel 1715, con recapito nel 1738 a S. Giacomo dall’Orio (Temanza), dove lavorava anche Fiorenza Marcello. Si ignora la data della sua morte in quanto l’asserzione del Calabi (p. 52) del C. vivente ancora a Venezia nel 1809 si basa sulla citazione della 2 ediz. del Basan, non aggiornata rispetto a quella del 1767. Discepolo di Giannantonio Faldoni, il C. ne assimilò la tecnica, derivante da quella di Claude Mellan, dei tagli paralleli ispessiti dal bulino (ma applicata anche da Marco Pitteri che il C. tenne presente e del quale riprese certe finezze stilistiche), ma la combinò con quella a tratti incrociati senza liberarsi talora da una resa meccanica e esteriore. Suo allievo fu Giuseppe Camerata, più giovane di lui di tre anni.

Il C. firmò per esteso, talora qualificandosi “sculptor venetus” (il Nagler identifica come sua la sigla “Io. Ca.” dell’antiporta delle Opere di Ireneo della Croce, Venezia 1734): le sue incisioni datate vanno dal 1730 al 1769, anche se è indubbio che parte della sua produzione, di genere consumistico, è protetta dall’anonimato e che altra è presumibilmente da identificare specie nel campo della ritrattistica e dell’illustrazione del libro, anche se le citazioni ripetute a catena dai repertori accreditano che il C. abbia in modo massiccio riprodotto opere da Iacopo Amigoni (frontespizio per il Thesaurus antiquitatum sacrarum, citato da Gori-Gandellini), da Tiberio Tinelli (Ritratto di Paolo Sarpi), Sebastiano Ricci, Francesco Zuccarelli, Giovan Battista Tiepolo, del quale la Lotta tra le potenze del Cielo e dellInferno, incisa con largo impiego del bulino, risente della maniera di Francesco Bartolozzi che stava conquistando la piazza veneziana.

All’elenco dei dieci ritratti dato dal Le Blanc (peraltro tirati per lo più per edizioni a stampa e messi in commercio anche sciolti), fra i quali degni di nota quelli dei pittori Pietro Longhi e Francesco Zuccarelli, entrambi da invenzione di Giuseppe Nogari, e il raro Giovanni Battista Tiepolo, dal dipinto di Bartolomeo Nazzari in possesso del celebre collezionista J. Smith, console inglese a Venezia, si devono aggiungere un altro ritratto di P. Longhi, ricavato presumibilmente da un autoritratto ora disperso, databile fra il 1740-1750 (Pignatti) e quello del nobile Alvise Contarini da invenzione di Joseph Euler (Pallucchini, 1941). Rientrano nel genere ritrattistico le incisioni di alcune “teste di carattere” di Giovan Battista Piazzetta che ormai da decenni godevano del favore dei contemporanei: più che nella Testa di donna e duomo (Pallucchini, 1968) il C., anche se non riuscì a rendere al massimo la morbidezza spiumata del disegno del Piazzetta, raggiunse il massimo della resa chiaroscurale nelle Icones ad vivum expressae, commissionate dallo Smith che possedeva gli originali. Precedute da un dignitoso Autoritratto del Piazzetta, già inciso dal C. nel 1743, le quindici teste, uscite con data 1754, ebbero grande successo, furono “ritirate” un decennio dopo, nel 1763, “appresso Innocente Alessandri e Pietro Scattaglia” con dediche a personaggi celebri, e poi rapacemente più volte ricopiate (Gallo).

Numerosi furono i tipografi, gli editori, i mercanti di libri e stampe veneziani che si avvalsero dei rami del C., quali Giuseppe Corona (antiporta per la Storia romana di T. Catrou e P. J. Rouillé, 1730-1737, citata erroneamente in Thieme-Becker), Francesco Hertzhauser (testate, vignette, finalini, da invenzione di G. B. Mariotti, per l’Historia delle guerre civili di Francia di E. C. Davila, 1733), Gianmaria Lazzarini (antiporta, da invenzione di E. Veinghels, e tre testatine per Antichità ed origine di Roma di G. S. Granara, 1734), Francesco Pitteri (alcune testatine da invenzione di G. Ghedini per Il Ricciardetto di N. Carteromaco uscito però a Parigi, 1738), Carlo Pecora (antiporta per A. Maria. Sonetti di G. Marcello, 1740), Tommaso Bettinelli (antiporta del primo tomo del Telemaco di F. Fénelon, 1748), i Remondini (ritratto e frontespizio per le Opere di L. Ariosto, 1753), Guglielmo Zerletti (ritratto per il Ragguaglio della vita del B. G. Marinoni di J. L. Bianchi, 1763, e testate e finalini da invenzione di G. Ghedini, per i Componimenti poetici per nozze Lion-Gritti, 1769).

Non figura il nome del tipografo in alcune di quelle stampe gratulatorie nelle quali la tipografia veneziana fu insuperabile e per le quali furono spesso reimpiegati rami di bottega: rami del C. sono nelle Poesie varie a Cecilia Priuli e Benedetto Valmarana, 1738 (vignetta, stemma e finalini), nelle Poesie per nozze Gradenigo-Erizzo, 1739 (vignetta), nei Componimenti poetici nel solenne sposalizio Grimani-Renieri, 1741 (vignetta), nelle Lodi di S. E. Lodovico Manin, 1764 (antiporta da disegno del Piazzetta).

Ma, come altri incisori del tempo, il C. lavorò specialmente e in modo continuativo per l’editore G. B. Albrizzi, amico del Piazzetta che con la sua fiorente bottega forniva disegni a getto continuo, talora tradotti in rame da più intagliatori per edizioni diverse, sempre fra le più sontuose della tipografia veneziana del tempo. Dalla collaborazione Albrizzi-Piazzetta con una équipe di incisori (elenco in Diz. biogr. degli Ital., XVII, p. 179, a cui va aggiunto Giuseppe Filosi) uscirono fra il 1736 e il 1758 le Opere di J. B. Bossuet, pubblicate con la falsa indicazione di Argentina.

Dalle sanguigne e dai disegni del Piazzetta (numerosi originali sono alla Biblioteca reale di Torino provenienti dal fondo Albrizzi venduto nel 1777) il C. incise per il primo volume l’antiporta con Bossuet ispirato dalla Fede (tirato poi in controparte nell’Apocalypse del 1748), un doppio profilo come testata per la dedica all’imperatrice Elisabetta Cristina, un Paesaggio con due alberi (p. 117, poi impiegato nell’Atlante novissimo, 1740, e nelle Poesie varie per nozze Pisani-Sagredo, 1741), l’Allegoria dell’Amore verso Dio (p. 193), un Paesaggio fluviale (p. 279, poi nelle già citate Nozze), l’Allegoria della Carità (p. 281), una Allegoria funebre di testata (poi incisa senza firma nell’Oratio in funere Aloysii Pisani, 1741), due finalini con Putti con bandiera e pugnale e Putti con clava e pelle di leone (pp. 35, 64, poi ristampati nel 1745 per Salò e la sua riviera di B. Gratarolo-S. Cattaneo); per il secondo volume, uscito a Venezia nel 1738, il C. fornì la testata con Lutero dinanzi al papa (p. 1), Dubbi di Melantone (p. 181), un finalino rococò con Putti con parasole (p. 222, poi riusato nelle Rime e versi per Luigi Pisani, 1753, p. XLI) e i Riformatori anglicani dinanzi alla regina Elisabetta (p. 457); per il volume terzo, sempre uscito nel 1738, il C. incise tre scene con i Riformatori francesi e svizzeri, Il Papa identificato quale anticristo e Arminio e i dimostranti (pp. 135, 165, 199). Per il quarto volume, uscito nel 1747, furono tirati dei rami di altre edizioni dell’Albrizzi: infatti tre testate con la Conversazione campestre, la Sosta del viaggiatore e i Soldati in riposo fra le rovine (pp. 177, 195, 325) provengono dalle Poesie per nozze Pisani-Sagredo, 1741, mentre il finalino con Contadina, putto e due capre (p. 612) era stato tirato nelle Antichità di Aquileja di G. D. Bertoli, 1739 (p. 416) e in controparte nel citato Salò e le sue riviere di Gratarolo-Cattaneo, 1745 (I, p. LVI). Il finalino con i Putti spaventati da un'aquila (p. 247, poi nel sesto volume a p. 247) ritornerà in un’altra opera del Bossuet, nell’Apocalypse, 1748, p. 147.

In questi anni, sempre per l’Albrizzi e per la sua stamperia, oltre ai rami già segnalati il C. incise – sempre da disegni del Piazzetta salvo contraria indicazione – la vignetta al frontespizio delle già citate Antichità di Aquileja del Bertoli, 1739, e intagliò ex novo per le citate Poesie per nozze Pisani-Sagredo, 1741, oltre a una testata e a un finalino, l’antiporta allegorica con la Ragione, la Virtù e la Fama buona (che servirà poi per la Raccolta di componimenti per le nozze Correr-Soranzo, 1746, per il sesto volume del Bossuet, 1747, per il suo Discours sur lhistoire universelle, 1752, e per i Componimenti per Luigi Pisani, 1753).

Frattanto il C. con il Camerata, C. Orsolini, C. B. Gregori, B. Crivellari, G. Patrini, Fiorenza Marcello e M. Ceroni metteva mano alle incisioni per il secondo volume delle Antiche statue greche e romane che nellantisala della Libreria di S. Marco... si trovano, opera dei due Anton Maria Zanetti, il Vecchio e il Giovane, alle quali era già stata data mano nel 1735 e di cui il primo volume uscì nel 1740: non sempre gli incisori dell’équipe furono puntuali, così che solo nel 1743 uscirà il volume secondo (Borroni, p. 19, con la bibliografia precedente), che oltre alla sontuosità presenta la caratteristica di unire elementi tradizionali rococò con innovazioni classicheggianti. Il nome del C. è fatto ancora accanto a quello del Camerata, del Crivellari, di M. A. Pitteri, di F. Zucchi, come uno degli illustratori della Gerusalemme liberata del Tasso, detta “del Piazzetta” che ne fu il principale illustratore, uscita nel 1745.

Il tono spigliato e brillante delle incisioni ha fatto contestare al Morazzoni (p. 123) l’asserzione del Moschini (p. 83) che le incisioni siano opera del Pitteri e del C., facendo oscillare le attribuzioni dal Pitteri a Martin Schedl, da Felice Polanzani a Carlo Orsolini.

Il C., comunque sempre attivo, tradusse in rame per l’Apocalypse del Bossuet, 1748, un ritratto e impreziosì l’opera con testatine e finalini tali da farla annoverare fra le più belle edizioni albrizziane (e ancora del Bossuet, più tardi, nel 1752, illustrò con un ritratto il già citato Discours). L’artista collaborò con la Sartori e il Patrini alle trenta vignette per le Poesie nel solenne sposalizio Pisani-Sagredo, 1749, e fornì i rami per De duobus imperatorum Russiae nummis di I. L. De Costanzi, 1750, e per le vignette dei Due ragionamenti sopra i bronzi antichi di L. Coltellini, s. d. (ma 1750). Ritornò a collaborare con l’équipe albrizziana per le Dissertationes di Benedetto XIV, 1751, riuscendo a mantenere ai suoi rami la freschezza dell’invenzione del Piazzetta, mentre suoi rami furono utilizzati nuovamente dall’Albrizzi per le Rime e versi per lingresso... di Luigi Pisani, 1753 (finalino del Bossuet del 1738 e antiporta delle Nozze Pisani-Sagredo del 1741) con l’aggiunta del Ritratto del Piazzetta fra amorini in una cornice.

Alla morte del Piazzetta nel 1754 seguì un periodo di stasi per l’operosità del C. e per l’attività dell’Albrizzi: fu Giovan Battista Tiepolo a fornire il disegno di una allegoria raffigurante la Fede atterra lErrore per le Rime poetiche per Maria Corner che professa la regola di s. Benedetto, 1761, incisa dal C. di cui sono forse anche sei finalini di tema religioso e di stile tiepolesco, mentre per le Poesie nel felice ingresso di G. F. Pisani, 1761, l’Albrizzi attinge dal fondo dei disegni del Piazzetta per i modelli dei grandi finalini dati da incidere al C. e al Camerata.

I rami del C. per illustrazioni di libri furono tirati anche sciolti e messi così in commercio: oltre a quelli già segnalati appartengono forse al repertorio librario anche la Donna con canarino e due figure e l’Uomo che legge, acqueforti da invenzione del Piazzetta (Finarte, 1973). Incisioni del C. si trovano, a Venezia, nelle collezioni del Museo Correr e della fondazione Querini Stampalia.

Non si sa se Francesco Cattini, operante a Venezia e per i Remondini di Bassano posteriormente al 1777, fosse parente del C. (vedi A. Bertarelli-H. Prior, Il biglietto da visita italiano, Bergamo 1911, pp. 75 s.).

Fonti e Bibl.: oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 195, si veda: T. Temanza, Zibaldone [1738], a cura di N. Ivanoff, Venezia-Roma 1963, p. 4; F. Basan, Dict. des graveurs..., I, Paris 1767, p. 117 (2 ed., I, ibid. 1809, p. 128); G. Gori Gandellini, Notizie degli intagliatori, VIII, Siena 1810, p. 90, n. VII; G. A. Moschini, Dellincis. in Venezia [prima del 1830], Venezia 1924, pp. 77, 83 s.; C. Le Blanc, Manuel de lamateur destampes, I, Paris 1854, p. 614, ms. 1-25; G. K. Nagler, Die Monogrammisten, IV, München 1864, n. 128; E. Bouvy, Claude Mellan et les graveurs vénit. du XVIIIe siècle, in Etudes italiennes, XI-XII (1928-1929), p. 128; A. Calabi, La gravure ital. au XVIIIe siècle, Paris 1931, , pp. 29, 52; G. Morazzoni, Il libro illustrato venez. del Settecento, Milano 1931, pp. 123, 192, 217 s., 221, 223, 225, 229, 236, 241, 262, 278, 298, 300, 308; R. Gallo, Lincis. nel 700 a Venezia e a Bassano, Venezia 1941, p. 40; R. Pallucchini, Mostra degli incis. veneti del Settecento (catal.), Venezia 1941, pp. 39 s., 66, 98 s., 106; F. J. B. Watson, The Nazari - A Forgotten Family of Venetian Portrait Painters, in The Burlington Magazine, XCI (1949), p. 79; T. Gasparrini Leporace, Il libro illustrato nel Settecento a Venezia. Bibl. Nazionale Marciana (catal.), Venezia-Milano 1955, ad Indicem; F. Borroni, I due A. M. Zanetti, Firenze 1956, p. 19; L. Lapiccirella, Libri illustrati veneziani del XVIII sec., Firenze s.d. (forse 1960), n. 99; Libreria Marsilio, Incisori veneti del Settecento. Espos. dal 12 al 30 ottobre (catal.), Padova 1968, p. 32; R. Pallucchini, Miscell. piazzettesca, in Arte veneta, XXII (1968), pp. 107-130, ill. 161; T. Pignatti, P. Longhi, Milano 1968, pp. 50, 143; D. M. White-A. C. Sewter, I disegni di G. B. Piazzetta nella Bibl. reale di Torino, Torino 1969, ad Indicem; M. Precerutti Garberi, G. B. Piazzetta e lAccademia. Disegni (catal.), Milano 1971, n. 4; Finarte, Asta di disegni, stampe antiche, moderne e libri (catal. 161), Milano 1973, nn. 256-257; T. Pignatti, Venezia attraverso le stampe del 700 (catal.), Teheran 1973, p. 34.