CHELLINI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CHELLINI, Giovanni

Federico Di Trocchio

Nacque a San Miniato (Pisa) da Antonio tra il 1372 e il 1373.

La data di nascita si inferisce sia dalla denunzia catastale del 1457, in cui il C. dichiara di avere 84 anni, sia dalla lapide posta sul suo sepolcro, che lo dice morto il 4 febbr. 1461 all'età di circa novanta anni. Una breve storia manoscritta della famiglia Chellini, che in seguito prese il cognome Samminiati (Firenze, Bibl. nazionale, cod. Passerini 191 n. 38, attribuito a Scipione Ammirato il Vecchio ma forse di Otto Niccolini), fissa peraltro la data di nascita del C. al 1370.

Antonio, anch'egli medico, aveva raggiunto una notevole floridezza economica, grazie anche al commercio e all'usura; risulta ad es. che nel 1416 i riformatori del contado lo condannarono a restituire cinque fiorini d'oro a Lapo di Simone di Castelfarfi, che aveva contratto un mutuo di ventotto fiorini al tasso di sette fiorini l'anno (Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico, Riformagioni, 9 apr. 1416). Antonio era già morto nel 1425, poiché il C. in un atto di acquisto si qualifica "figlio del fu maestro Antonio da Chellino" (Ibid., Diplomatico, Assessore Paoletti, 4 apr. 1425). Oltre al C., Antonio lasciò un altro figlio, Bartolomeo, che fu notaio a Firenze e morì verso il 1449.

Non appena terminati i suoi studi, il C. si iscrisse all'arte dei medici e speziali di Firenze, dove egli prese stabile dimora nel "popolo" di S. Michele Visdomino. A Firenze, mentre esercitava la professione medica, insegnò anche nello Studio: il 30 nov. 1401 fu chiamato a leggere logica e filosofia, e nel 1404 vi fu vicerettore; in seguito il suo nome non compare più negli statuti ed è presumibile che da allora si dedicasse solo alla professione.

Il C. sposò una tal Nanna, morta di peste il 6 ott. 1437, da cui ebbe i figli Cosimo e Tommaso; dopo la morte del fratello Bartolomeo mantenne inoltre il figlio di quest'ultimo, e infatti nel 1457 pagava "fiorini 15 per le spese di vita a Bartolomeo figliuolo di Ser Bartolomeo mio fratello che lui non ha da vivere e vestirsi e così già più di anni 8" (Arch. di Stato di Firenze, Catasto, a. 1457, reg. 826, c. 167). Il primogenito Cosimo gli morì il 27 febbr. 1451; nello stesso anno il C. si affrettò a far sposare il secondogenito Tommaso con Bartolomea di Andreolo di Niccolò Sacchetti. Dal matrimonio nacquero tre bambine, Lisabetta, Nanna e Sandra; Tommaso, che pare non esercitasse alcuna professione e che certamente non fu medico, si occupò dall'età di venti anni dell'amministrazione del patrimonio paterno, che accrebbe considerevolmente acquistando case e terreni a San Miniato, entrando in società con il commerciante Piero del Monte e giungendo a depositare al Monte del Comune di Firenze ben 6.389 fiorini d'oro. Oltre a questi beni, il C. possedeva inoltre molta argenteria e una ricca biblioteca, che metteva a disposizione degli amici.

Nel 1455 il C. fu nominato console della sua arte; nello stesso anno, ordinò la costruzione di una cappella dedicata ai SS. Cosma e Damiano nella chiesa domenicana di S. Giacomo, cappella che fu terminata l'anno seguente (San Miniato, Bibl. di S. Giacomo, Cronaca del Convento, libroA, f. 40); di fronte alla chiesa fece inoltre erigere l'oratorio di S. Maria di Forlino, destinato ad ospizio (Ibid., Bibl. dell'Accademia degli Euteleti, cod. 1874: A. Venzi, Materiale per la storia di San Miniato).

Venuto a morte anche Tommaso - che compare per l'ultima volta in un atto d'acquisto del 5 dic. 1457 - il C. cambiò testamento nominando (25 luglio 1458) erede universale il nipote Bartolomeo e lasciando tra l'altro duemila fiorini d'oro come dote per le nipoti e venti fiorini d'oro l'anno alla Società del Corpo di Gesù Cristo di San Miniato.

Il C. morì il 4 febbr. 1461; il nipote Bartolomeo ne onorò la memoria con uno splendido monumento funerario a San Miniato nella cappella dei SS. Cosma e Damiano, eretta dallo zio.

Il monumento, creduto un tempo di Pagno di Lapo Partigiani e ora concordemente attribuito a Bernardo Rossellino, rappresenta il C. in grandezza naturale, giacente nella serenità della morte. Oltre che per la cappella dei SS. Cosma e Damiano, il suo nome è legato alla storia dell'arte anche per altre ragioni. Nel 1456 Antonio Rossellino realizzò un busto raffigurante il C., ora conservato al Victoria and Albert Museum di Londra. Nello stesso anno, precisamente il 27 agosto, il C. ebbe in cura Donatello, con cui sembra entrasse d'allora in poi in amichevoli rapporti: riferisce infatti la Cronaca del cod. Passerini che "ebbe amicizia col famosissimo scultore Donatello il quale gli donò un Tondo grande come un Tagliere nel quale era scolpita la Vergine Maria col Bambino in collo e due angeli a lato tutti in bronzo". La notizia è confermata dal C. stesso nel suo Libro debitori creditori e ricordanze (giacente, con tutto l'archivio Chellini, presso l'università Bocconi di Milano) edito dal De Maddalena. Il tondo è stato identificato dal Pope-Hennessy e dal Lightbown col bronzo del Victoria and Albert Museum, noto ora come Madonna del Chellini.

Fonti e Bibl.: A. Gherardi, Statuti della Univ. e Studio fiorentino, Firenze 1881, pp. 375 s.; G. M. Mecatti, Storia genealog. della nobiltà e cittadinanza di Firenze, Napoli 1754, p. 95; G.Piombanti, Guida della città di San Miniato al Tedesco, San Miniato 1874, pp. 117 s.; H. Mackowski, San Miniato al Tedesco, in Zeitschrift für bildende Kunst, XIV (1903), pp. 215-220; D.Brunori, G. C. da San Miniato e Pagno Partigiani da Fiesole, in L'Illustratore fiorentino, VII(1910) pp. 39 s.; M. Battistini, G.C., medico di San Miniato, in Riv. di storia delle scienze, XVIII (1927), pp. 106-117; M. Weinberger-W. Middeldorf, Unbeachtete Werke der Brüder Rossellino, in Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst, V (1928), pp. 85-94; A. Matteoli, Il monumentosepolcrale di G. C. nella chiesa samminiatese diS. Domenico, in Boll. della Acc. degli Euteleti, XIV (1948-1949), pp. 17-21; A. De Maddalena, Les Archives Saminiati: de l'économie à l'histoirede l'art, in Annales..., XIV (1959), pp. 738-44; R. G. Lightbown, G. C., Donatello,and A. Rossellino, in The Burlington Magazine, CIV(1962), pp. 102 ss. (poi, in traduz. ital., in Bollettinodella Acc. degli Euteleti, XXXV[1963], pp. 13-24); H. Janson, G. C.'sLibro and Donatello, in Studien zur toskanischen Kunst, München 1964, pp. 131-138; J. Pope-Hennessy-R. Lightbown, Catal. of Italian sculpture in Victoria and AlbertMuseum, I, London 1964, pp. 124 ss.; J. Pope-Hennessy, The Madonna reliefs of Donatello, in Apollo, CIII (1976), pp. 178-187; A. Radcliffe-C. Avery, The "Chellini Madonna" by Donatello, in The Burlington Magaz., CXVIII(1976), pp. 377-387.

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