GIOVANNI da Bazzano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 55 (2001)

GIOVANNI da Bazzano

Marino Zabbia

Tommaso Casini ha identificato in Giovanni di Guido Barbieri da Bazzano, cittadino modenese della "cinquantina" di S. Maria delle Asse, l'autore del Chronicon Mutinense. G. nacque a Bazzano, presso Bologna, probabilmente verso il 1285 e giunse successivamente a Modena con il padre, la cui presenza nella città è documentata a partire dal 1300.

Al 1318 risalgono i primi atti in cui G. è ricordato sia nella veste di notaio, sia in quella di locatario di immobili. Negli anni seguenti G. fu impegnato a continuare le attività paterne che riguardavano principalmente la soccida, ma anche il prestito di danaro, e provvide ad ampliare il patrimonio di immobili della famiglia. Invece egli sembra aver esercitato solo saltuariamente il notariato e in un'unica occasione, nel 1321, è attestato un suo impegno negli uffici: egli fu notaio di Giovanni di Corviatico, giudice del podestà di Modena Boschino dei Mantegazzi. La numerosa documentazione raccolta dal Casini permette di ricostruire in dettaglio le attività economiche di G. e attesta anche il suo legame con la Confraternita dell'ospedale di S. Maria dei Battuti.

In una data non ben definita, probabilmente intorno al 1310, G. sposò Agnese di Nicola Barbieri (probabilmente da Spilamberto) dalla quale ebbe quattro figli: due femmine, Isetta e Bona, e due maschi, Gerardo e Nicola, che intrapresero entrambi l'attività di notaio.

La morte di G. deve essere collocata tra la fine del 1363 e i primi mesi del 1364.

Nell'unico codice che lo conserva (cfr. ed. pp. LXXII s.) il Chronicon Mutinense ha inizio nel 1100 e sino al 1157 presenta solo sporadiche e brevi note. La cronaca vera e propria muove dal 1188 e si apre con un breve prologo in cui viene manifestato l'intento di organizzare le informazioni in una struttura annalistica incentrata sulla lista dei podestà. L'opera diventa sempre più ricca di informazioni man mano che si addentra nel XIII secolo fino al 1272, poi assume l'aspetto di un nudo elenco di podestà per il periodo che giunge al 1303. Dopo di che riprende volume e, a partire dal 1310, è prolissa, ma nelle sezioni degli anni 1348 e 1349 torna a essere breve. Infine appare via via sempre più ampia nelle pagine che giungono fino al 1363 e sono caratterizzate dai frequenti rimandi alle voci raccolte da Giovanni. In tutto il corso della cronaca Modena rimane sempre il centro dell'attenzione dell'autore e l'opera conserva lo schema annalistico centrato sulla successione dei podestà. Tuttavia G. rivolge sovente lo sguardo oltre i confini della propria città accogliendo nello scritto numerose informazioni relative a Bologna, agli Estensi e, per i primi decenni del Trecento, al Veneto e in particolare a Padova. Inoltre G. fu anche capace di aprire parentesi di respiro tale da superare lo schema annalistico, come risulta dalla pagina dedicata alla morte di Andrea d'Angiò (d'Ungheria) e alla spedizione italiana di Luigi re d'Ungheria (Chronicon Mutinense, pp. 141-144). In questo episodio G. muove dall'arrivo di Luigi a Modena nel 1347, informa sulle cause della spedizione del sovrano ungherese ricostruendo con ampiezza di dettagli l'episodio della morte di Andrea, avvenuta nel 1345, e riprende poi il filo della narrazione soffermandosi sulle azioni di Luigi nell'Italia meridionale. A questo punto il cronista introduce nel racconto un elemento che consente di datare la composizione dello scritto: egli infatti conosceva la sorte dei prigionieri che Luigi fece deportare in Ungheria nel 1348 e liberò nel 1352.

La cronaca di G. è giunta in un unico manoscritto risalente al XVI secolo e la storia del suo testo è strettamente legata alla vicenda della Chronica circularis del notaio modenese Bonifacio da Morano. I due notai erano in contatto - G. che praticava solo saltuariamente il notariato rogò nel 1349 il testamento di Bonifacio - e si è ritenuto da parte di I. Malaguzzi Valeri che G., giunto in possesso dell'opera dell'amico, l'avesse continuata. Contro tale ipotesi insorse il Casini: convinto dell'indipendenza delle due cronache, sulla base di un serrato confronto dei testi egli concluse che G. avrebbe utilizzato le stesse fonti di Bonifacio fino al 1272, per poi procedere autonomamente nella ricostruzione storiografica. In realtà il Casini si lasciò influenzare dalla propria tesi al punto da ignorare aspetti che avrebbero dovuto invitare a maggiore prudenza. A tale prudenza è impostato il contributo di G. Arnaldi che, pur dimostrandosi propenso a riconoscere, almeno entro certi limiti, la dipendenza di G. dalla Chronica circularis, ha notato come la situazione del testo di Bonifacio da Morano, così come ci è pervenuto, non permetta di giungere a sicure conclusioni.

In attesa che venga pubblicata l'edizione critica della Chronica circularis promessa da B. Andreolli, restano tuttavia da considerare alcune circostanze che fanno ritenere assai probabile il legame dell'opera di G. con quella di Bonifacio. In primo luogo non corrisponde al vero che le coincidenze testuali tra le due opere terminino di fatto entro il 1272, come vorrebbe il Casini: infatti, pur presentando differenze a volte significative - per esempio, la sequenza dei podestà per gli anni dal 1276 al 1280 non coincide -, di sovente il testo del Chronicon corrisponde alla lettera con quello della Chronica circularis. Inoltre l'opera del Morano è tramandata da una copia tardocinquecentesca da cui non è possibile cogliere la forma originale dello scritto, ma che in alcuni brani dimostra evidenti tracce di tagli, segno che il copista ha riprodotto solo in parte la cronaca (per esempio per gli anni immediatamente seguenti il 1310 la Chronica circularis riporta solo i nomi dei podestà: dato il carattere del testo, è lecito ritenere che il copista non abbia ricopiato il contenuto delle sezioni). Infine, come ha rilevato proprio il Casini, negli scritti di Pellegrino Prisciani si trovano citati passi dell'opera di G. che l'erudito ferrarese morto nel 1518 afferma tratti dalla cronaca del Morano: ora, poiché il Prisciani conosceva sicuramente la Chronicacircularis, è lecito ritenere che tali brani vi fossero inclusi - non a caso uno dei rimandi riguarda la sezione del 1312 che nella Chronica circularis sembra essere giunta mutila (Chronicon Mutinense, p. 70 n. 1). Ma si può anche supporre che l'opera di G., ritenuta una continuazione dello scritto di Bonifacio, circolasse pochi decenni dopo la sua compilazione sotto il nome del Morano. In realtà proprio l'andamento stesso attraverso cui l'opera si svolge invita a ritenere fondata la sua dipendenza dalla cronaca di Bonifacio da Morano: infatti, non solo il Chronicon coincide per lunghi tratti con la Chronica circularis, ma diventa improvvisamente breve proprio negli anni immediatamente seguenti alla morte di Bonifacio. È quindi molto probabile che G., giunto in possesso dell'opera dell'amico, dopo alcuni anni abbia deciso di continuarla. Ma a quanto pare egli non si limitò ad aggiungere nuove pagine allo scritto del Morano: seguendo una prassi abbastanza consueta tra i cronisti medievali, G. intervenne sul testo di Bonifacio rimaneggiandolo.

A rendere più complessa la trama dei rapporti tra le due cronache contribuisce la storia della tradizione dei testi: poiché sia l'opera di G., sia quella del Morano giungono in copie tarde che presentano evidenti interventi dei copisti. Tuttavia, non si deve ritenere che le somiglianze relative agli anni seguenti il 1272 derivino da contaminazioni avvenute al momento della stesura dei codici. Una prova di tale mancato rapporto è costituita dal carattere delle note precedenti il 1188 che si incontrano sia nel Chronicon, sia nella Chronica circularis. Tali annotazioni, pur avendo carattere analogo e pur rispondendo al medesimo desiderio di ampliare l'ambito cronologico delle opere, presentano informazioni diverse e in nessun caso si riscontrano coincidenze tra i due testi. È invece significativo rilevare che alcune delle note anteposte alla cronaca del Morano corrispondono alla lettera con la pagina del Memoriale bolognese di Matteo Griffoni conservato nell'autografo quattrocentesco ed edito da L. Frati e A. Sorbelli in Rer. Ital. Script., 2a ed., XVIII, 2.

Il Chronicon Mutinense Iohannis de Bazano [AA. 1188-1363], è stato pubblicato a cura di T. Casini, XV, 4, con un puntuale esame della documentazione modenese relativa a G. nella Introduzione, pp. XVI-XXXIII. Per le note precedenti l'anno 1188, non comprese nella ristampa muratoriana, bisogna ricorrere a Cronache modenesi di Alessandro Tassoni, diGiovanni da Bazzano e di Bonifacio da Morano, a cura di L. Vischi - T. Sandonnini - O. Raselli, Modena 1888 (Monumenti di storia patria per le provincie modenesi. Cronache, XV), dove si può leggere anche la Chronicacircularis del Morano.

Fonti e Bibl.: I. Malaguzzi Valeri, Sulle tre cronache modenesi di Bonifacio da Morano, G. da B. e di Alessandro Tassoni testè ristampate, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, s. 3, VI (1890), pp. XXII-XXXI; G. Arnaldi, Bonifacio da Morano, in Diz. biogr. degliItaliani, XII, Roma 1970, pp. 188-190; B. Andreolli, Bonifacio da Morano, in Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), Roma 1991, pp. 211-216; Id., G. da B., ibid., pp. 217-221; Repertorium fontium historiaeMedii Aevi, VI, p. 286.

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