DE AGOSTINI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)

DE AGOSTINI, Giovanni

Paolo Morawski

Nacque il 23 agosto del 1863 a Pollone in provincia di Vercelli, da Lorenzo e da Caterma Antoniotti, in una famiglia di commercianti di tessuti. Uno dei fratelli, Alberto Maria, missionario salesiano, divenne esploratore della Terra dei Fuoco. Dopo il liceo, frequentò l'università di Torino e il 15 dic. 1888 si laureò in lettere a Pavia. Nel 1890, dopo una breve esperienza di insegnante di storia e geografia, si recò in Germania incoraggiato in questo dall'esempio di G. Cora di cui il D. aveva seguito i corsi all'università e che proprio a Torino aveva portato dalla Germania il gusto delle carte geografiche, dando vita ad una delle prime officine private di cartografia moderna.

Il D. andò a completare la sua formazione a Berlino, ove approfondi le sue conoscenze teoriche frequentando corsi speciali all'università, e a Gotha dove, grazie all'intervento dell'ambasciatore italiano a Berlino, fu ammesso come apprendista nel celebre Istituto geografico di Justus Perthes, allora il più grande e noto centro cartografico d'Europa, apprendendovi la tecnica cartografica tedesca, la migliore e più avanzata del tempo.

Di quel periodo è la sua. prima pubblicazione: Geographische und ethnographische Aufzeichnungen ueber das Feuerland (Gotha 1891), ristampata poi a Firenze nel 1893 con il titolo: Cenno storico e bibliografico della Terra del Fuoco.

Tornato in Italia, il D. si perfezionò m geografia presso l'Istituto di studi superiori di Firenze sotto la guida di G. Marinelli da cui attinse l'indirizzo alla ricerca sul campo e ricevette la prima iniziazione alla lininologia, scienza che era allora in Italia ai suoi inizi. Da quel momento in poi e fin verso il 1900 - come testimonia anche l'elenco -delle sue pubblicazioni - si dedicò quasi esclusivamente all'esplorazione scientifica e alla rappresentazione cartografica dei laghi italiani.

Tra il 1893 e il 1895 compì infatti alcuni studi idrografici nelle Alpi Apuane (in collaborazione con O. Marinelli, figlio del suo maestro), dette avvio alle ricerche sulle torbiere e i laghi della zona d'Ivrea (lago Nero, Pistono, di Campagna, San Michele, Bertignano, Alice, Meuliano, Maglione, Moncrivello...) ed eseguì le prime rilevazioni sui laghi di Candia, Viverone, Orta, Mergozzo, Avigliana, Trana e Sirio. Nel 1895, trasferitosi temporaneamente a Genova, ove frequentò l'Ufficio idrografico della regia marina, partecipò alle misurazioni batimetriche del golfo di La Spezia. Quasi subito, però, tornò a dedicarsi all'esplorazione dei laghi Maggiore, di Lugano, del Vgresotto e di regioni limitrofe. Tra il 1896-1897, spostando i propri interessi verso Sud, studiò i laghi di Bolsena, Mezzano, Vico, Monterosi, Martignano, Bracciano, Albano e Nemi. Intorno al 1898-1899 approfondì lo studio del lago di Canterno, in provincia di Roma, e del lago del Matese, in provincia di Caserta.

Ma l'opera che più di tutte caratterizza questo periodo e che corona la sua intensa e solitaria. attività di studioso, è l'Atlante dei laghi italiani (Verona s.d.) in cui sono rappresentati analiticamehte, su scala 1:50.000, i sessanta principali laghi della penisola. Il grandioso atlante, che tappresentò una primizia assoluta in Italia, fu pubblicato sotto gli auspici e con il parziale' contributo finanziario della Reale Società geografica italiana (R.S.G.I.).

I rapporti tra il D. e la R.S.G.I. risalivano almeno al 1893 quando, nella seduta del 29 dicembre, su proposta fra l'altro dello stesso Marinelli, egli divenne socio ordinario della Società. Negli anni 1896, 1897 e 1899, quest'ultima finanziò a varie riprese i suoi studi sui laghi italiani e nominò pure una commissione per determinarne il programma di ricerca. Nel 1898, al terzo congresso geografico italiano di Firenze, il D. presentò un bilancio particolareggiato sullo stato degli studi batimetrici dei laghi italiani, suscitando alta ammirazione e soddisfazione per l'opera assidua e densissima di risultati da lui iniziata. In quella occasione, su suggerimento di E. Millosevich, consigliere della R.S.G.I., la sezione scientifica del congresso espresse all'unanimità il voto che "gli studi limnologici di già ben avviati in Italia, siano completati, e ne derivi da essi una Monografia ed un Atlante, da essere presentati, in un prossimo Congresso geografico internazionale" (Boll. della R. Soc. geogr. it., s. 3, XI [1898], p. 327). Nel luglio del 1899 il consiglio della R.S.G.I. delegò il D. a rappresentare, insieme a G. Dalla Vedova e F. Viezzoli, la Società al congresso internazionale di Berlino e a presentarvi un'accurata relazione sulle ricerche limnologiche italiane. Sul finire dello stesso anno gli concesse, inoltre, un rilevante sussidio per avviare il lavoro di pubblicazione dell'atlante dei laghi italiani da lui progettato, sussidio che fu poi ulteriormente maggiorato nel giugno del 1901. L'atlante, tuttavia, forse per i suoi costi e le difficoltà tecniche di realizzazione, non vide la luce prima del 1907 (quando il D. da Roma si trasferì a Novara) e non fu mai interamente completato: sulle 16 tavole previste solo 14 vennero stampate.

Nel gennaio del 1915, la R.S.G.I. iscriveva il D. tra i suoi membri d'onore.

Sul finire del secolo, il D., anziché proseguire la sua' carriera di studioso, iniziò'un nuovo periodo di attività affermando definitivamente i suoi interessi più propriamente cartografici. Da geografo diventerà in breve un instancabile, seppur non sempre fortunato, animatore di iniziative editoriali.

Nel 1900 egli dette vita all'Istituto cartografico di Como col fine di costruire, disegnare, incidere e riprodurre qualsiasi genere di lavoro cartografico. L'interesse che anche questa iniziativa del D. suscitò tra gli studiosi e i cultori delle scienze geografiche non fu inferiore al plauso tributato alla sua attività scientifica. Scrisse infatti F.M. Pasanisi: "Noi dobbiamo e possiamo aspettarci da lui il rinnovamento, dirò meglio, la rinascita della. cartografia italiana" (Boll. della R. Soc. geogr. it., s. 4, II [1904], p. 78).

II primo nucleo deagostiniano di Como ebbe vita breve. Il 10 giugno 1901 il D. annunciava la fondazione dell'Istituto geografico "G. De Agostini" di Roma col duplice proposito di dotare l'Italia di un vero e proprio Istituto geografico privato - simile a quelli già esistenti all'estero e che lo stesso D. aveva frequentato qualche anno prima - e di propagare l'interesse per la geografia fuori dagli ambienti scientifici.

Un certo nazionalismo, di cui alcuni dei biografi del D. non sembrano del tutto immuni, ha voluto vedere nella creazione dell'istituto romano il precipuo scopo di rendere liberra e indipendente la cultura cartografica e la scuola italiane dall'asservimento all'industria e alla scienza geografica straniére, specie tedesche. Certo è che l'iniziativa del D. cadeva in un momento propizio ed era particolarmente opportuna. In conseguenza dello scarso interesse che era dedicato in Iralia alia geografia, numerose erano a quel tempo le lacune in materia cartografica. Inoltre, la crisi dell'Istituto cartografico italiano di Roma, fondato nel 1884 e incorporato per altro all'Istituto deagostiniano nel 1908, aveva lasciato un vuoto nella capitale che restava da colmare. Da parte sua, l'iniziativa del D. poteva concretamente favorire la formazione di una nuova leva di tecnici e cartografi italiani di cui i geografi, gli ambienti coloniali e gli stessi organi dello Stato lamentavano la mancanza. In questo contesto è comprensibile che fu anche dietro l'incoraggiamento di G. Dalla Vedova, E. M. Pasanisi, V. Novarese ed altri membri della R.S.G.I. a cui era legato che il D. decise il trasferimento della sua attività da Como a Roma. Non a caso, venuta quasi subito meno la disponibilità di E. Herber (il cartografo austriaco che a Como era responsabile della parte tecnica), il D. affidò la direzione cartografica del suo istituto romano ad Achille Dardano, allievo del Dalla Vedova e già noto come cartografo della R.S.G.I.

Le prime pubblicazioni dell'Istituto furono prevalentemente rivolte alla scuola e al grande pubblico il quale, com'è dimostrato dalle continue ristampe e riedizioni di cui furono oggetto, le accolse con grande entusiasmo.

Vanno menzionate in particolare: l'Atlante scolastico moderno (Roma 1902), composto da 42 carte e giudicato il più completo allora esistente; l'Atlante geografico tascabile (ibid. 1902), in 30 tavole doppie, preceduto nella sua prima versione da un'ampia introduzione geografico-statistica del Pasanisi riguardante i principali Stati del mondo e completo - fatto allora nuovo in Italia - di un ricchissimo indice dei nomi; il popolarissimo Calendario atlante De Agostini (ibid. 1904): utile strumento di divulgazione geografica, conteneva inizialmente 12 cartine geografiche e 27 pagine di varie notizie. Inoltre, una gamma molto vasta e numerosa di prodotti, rispondenti alle diverse esigenze del mercato italiano, che spaziava dalle piante di città alle carte regionali, amministrative, stradali, turistiche, ferroviarie, coloniali e geologiche, dalle guide alle varie serie di atlanti e di monografie a carattere geografico.

Alla moltiplicazione e al successo delle pubblicazioni corrispose una rapidissima crescita ed affermazione dell'istituto. Nel 1905 venne stipulato un importante contratto con il Touring Club italiano (T. C. I.) per la realizzazione di una carta corografica d'Italia al 250.000.

Il progetto era di grande interesse perché l'unico analogo tentativo in questo senso, condotto dal primo Istituto cartografico italiano, risaliva al 1890 e non aveva avuto seguito. Coraggiosa l'impresa lo era sul piano tecnico-finanziario: in effetti, la prima carta fu distribuita ai soci del T.C.I. solo all'inizio del 1907 e il lavoro fu ultimato solo nel 1913.

La Carta d'Italia al 250.000 comprendeva 59 fogli, interamente incisi su pietra e stampati a 9 colori in litografia. Per questo straordinario lavoro l'istituto si avvalse dell'opera di A. Dardano per la parte cartografica e di B. Rassing per la direzione dell'incisione su pietra. La Carta, ideata, redatta, disegnata, incisa e stampata dall'istituto, fu diretta da L. V. Bertarelli per conto del T.C.I., che ne garantì l'aggiornamento e la completezza. Per la ricchezza dei dati, l'esattezza delle indicazioni, la finezza dell'esecuzione e la bellezza artistica, essa fu subito giudicata un'opera di grande valore, nei più svariati ambienti. Lo stesso Vittorio Emanuele III, a testimonianza del suo interesse, visitò nel marzo del 1907 l'istituto. In seguito a questa visita - la prima, sembra, che il re dedicasse ad uno stabilimento privato in Roma - fu permesso all'azienda di fregiare le proprie pubblicazioni dello stemma reale. Più tardi, il D. fu nominato nel 1909 cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia e, nel 1912, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Diffusa a milioni di copie, la Carta contribuì non poco ad accrescere i meriti del T.C.I., ma risultò infine disastrosa per l'istituto. I costi superarono di molto i preventivi; inoltre, e ciò fu un danno altrettanto grave, per una serie di imprecisioni e malintesi in fase contrattuale, a partire del 1911 i rapporti con il T.C.I. si deteriorarono (fra l'altro per la questione della proprietà artistica e dei diritti d'autore) fino a giungere nel 1914 ad una vera e propria vertenza giudiziaria ed arbitrato.

Lo sviluppo dell'istituto e, soprattutto, l'impegno assunto con il T.C.I. spinsero all'ingrandimento della società e al potenziamento degli impianti. Al tempo stesso, però, si determinarono serie difficoltà organizzative - prima ira tutte la mancanza di personale cartografico italiano - che consigliarono la ricerca di nuovi locali.

Nel dicembre del 1907, con il passaggio a società in accomandita per azioni, la denominazione. divenne Istituto geografico G. De Agostini, con sede a Novara dove vennero trasferiti nel corso del 1909 gli uffici direttivi e le officine. Quasi subito venne annessa al nuovo stabilipiento una scuola di cartografia in cui formare un personale tecnico interamente italiano a sostituzione di quello tedesco degli inizi. La sede romana rimase come filiale, sotto la direzione di F. De Magistris. Un'altra filiale fu istituita a Torino nel 1909.

Anche motivi familiari, oltre che pratici, consigliarono il trasferimento al Nord. Nel giugno del 1902, il D. si era sposato con Elena Fogliati, anch'ella piemontese, da cui ebbe otto figli.

A Novara l'istituto portò a termine i lavori già avviati e realizzò numerose carte murali costruite secondo innovativi criteri didattici e altrettanto numerose pubblicazioni scolastiche (gli atlanti muti, di eserciz. cartografici, circondariali per le scuole elementari, ecc.). Nel 1911, il D. presentò all'Esposizione di Torino, per il cinquantenario della nascita del Regno, un grandioso plastico d'Italia al 100.000, costruito da D. Locchi come versione in rilievo della Carta ufficiale dell'Istituto geografico militare. L'opera gli valse la medaglia d'oro al merito industriale del ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio.

Nel 1912 fondò pure la rivista La Geografia, diretta dal De Magistris e da A. Machetto. Creata inizialmente come bollettino bimestrale dell'Istituto per far uscire dal marasma l'insegnamento della geografia nelle scuole e destinata soprattutto agli insegnanti, la rivista si trasformò col tempo, e cessò le pubblicazioni agli inizi degli anni '30.

Le perdite e i debiti contratti in tutto questo periodo dall'istituto imposero, nel 1914, un'ennesima trasformazione della Società: il D. ne perdette parte del controllo e l'amministrazione venne assunta da delegati della Banca popolare di Novara.

Tra il 1914 e il 1918, il D. riuscì comunque, pur tra notevoli difficoltà, a pubblicare ancora con rara tempestività non meno di 40 carte, in scala e di formato diversi, relative ai vari scacchieri di guerra e destinate ad illuminare il corso degli avvenimenti biblici, insieme a numerose altre pubblicazioni.

Il dopoguerra trovò l'istituto molto provato. Nell'ottobre del 1919, assente il D., l'assemblea dei soci, deliberò la messa in liquidazione della società. In dicembre, i liquidatori cedettero tutta l'azienda, insieme con la denominazione "Istituto geografico De Agostini" ad un'altra società di Novara, con uguale ragione sociale e costituita il 15 nov. 1919 da A.M. Boroli e C. Rossi. Il D. restò come direttore sciernifico, ma le divergenze con i nuovi proprietari lo costrinsero, nel 1920, a lasciare la società e a staccarsi definitivamente dalle sorti dell'istituto da lui stesso fondato.

Da Novara, il D. si trasferì allora a Torino dove, insieme con due dei suoi figli, diede vita ad un nuovo stabilimento: la Cartografia Fratelli De Agostini, dedita prevalentemente all'edizione di pubblicazioni geografiche. Tra le opere stampate in quel periodo: I miei viaggi nella Terra del Fuoco (Torino 1923) del fratello missionario ed esploratore don Alberto Maria, la serie delle monografle sulla regione somala e l'immensa Carta della Repubblica Argentina al 1.000.000, di 14,40 mq, costata due anni di lavorazione e presentata nel 1926 all'Esposizione delle missioni salesiane di Torino.

Per i servigi resi alla cultura della nazione, il ministero dell'Economia nazionale, su proposta dei ministero della Educazione nazionale, attribuì nel 1927 un cospicuo premio sia all'omonimo istituto sia al D. stesso.

Nel 1928, quest'ultimo si trasferì a Milano. Messa in liquidazione la società di Torino, fondò in quello stesso anno la Società anonima De Agostini - Istituto editoriale, e diventè poi presidente della Società anonima - editrice Italgeo di Milano.

Del suo ultimo periodo di attività editoriale ricordiamo, oltre ai molti atlantini tascabili, atlanti-testo e pubblicazioni varie, il libro Imago Italiae (Milano 1940): una poderosa illustrazione turistica dell'Italia, in cui alla descrizione delle caratteristiche geografiche, storiche, artistiche, folcloristiche, culinarie ed enologiche delle diverse regioni (Corsica e Dalmazia incluse) si affianca un uso particolare della cartografia figurativa.

Morì a Milano il 21 nov. 1941, due mesi dopo esser stato ancora insignito della medaglia d'oro dei benemeriti dell'Educazione nazionale.

Opere: in collaborazione con O. Marinelli: Studi idrografici nella valle superiore della Turrite Secca nelle Alpi Apuane, in Riv. geogr. ital., I (1893-94), pp. 310-23; Studi idrografici sul Bacino della "Pollaccia" nelle Alpi Apuane, Roma 1894; La comunicazione sotterranea fra il canale d'Arni e la Pollaccia nelle Alpi Apuane, dimostrata mediante l'uranina, in Rendic. delle R. Acc. dei Lincei, cl. di sc. mat., fis. e nat., s. 5, III (1894), I, pp. 354 ss.; G. De Agostini, Scandagli e ricerche fisiche sui laghi dell'Anfiteatro morenico d'Ivrea, con una carta e due tavole, in Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, XXIX (1893-94), pp. 620-34; Sulla temperatura, colorazione e trasparenza di alcuni laghi piemontesi, ibid., XXX (1894-95), pp. 285-300; Le torbiere dell'Anfiteatro morenico d'Ivrea, in Riv. geogr. ital., II (1895), pp. 278-94; Ricerche batometriche e fisiche sul lago d'Orta, con due carte e una tavola, in Memorie della R. Acc. delle scienze di Torino, s. 2, XLVI (1896), pp. 337-52; Illago d'Orta, con tre carte e una tavola, Torino 1897; Carta topografica dei laghi lombardi: Maggiore, di Lugano, d'Orta, del Varesotto, della Brianza e regioni limitrofe, scala di 1:200.000, Milano 1897; Esplorazioni idrografiche nei laghi vulcanici della Provincia di Roma, con una tavola, in Boll. della R. Soc. geogr. ital., s. 3, XI (1898), pp. 69-84; Illago di Canterno (Sub-Appennino romano), con uno schizzo, ibid., pp. 466-470; Sullostato attuale degli studi batometrici dei laghi italiani coll'aggiunta di un saggio per una bibliografia limnologica italiana, in Atti del III Congresso geografico italiano, II,Firenze 1899, pp. 110-120; Il lago del Matese (prov. di Caserta), con una carta nel testo, in Boll. della R. Soc. geogr. ital., s. 3, XII (1899), pp. 103-108; Bathometrie der italianischen Seen, mit einer Karte, Berlin 1900; Ret'azione sull'opera dell'Istituto geografico Dott. G. De Agostini & C., pp. 5-18, in Carta d'Italia del Touring Club Italiano alla scala 1 : 250.000, Roma 1907, ediz. f. c.; Atlante dei laghi italiani, pubbl. sotto gli auspici della R. Soc. geogr. ital., scala 1:50.000, Nov-ara s.d. (ma posteriore al 1907): mancano le tav. I e XII, non mai pubblicate; L'istituto geografico De Agostini ai lettori compiendosi l'undicesimo anno di sua fondazione, in La Geografia, I (1912-13), 4, pp. 5-12; A proposito di una bella iniziativa del T.C.I. L'opera dell'Istituto geografico De Agostini nella costruzione, redazione ed esecuzione della Carta d'Italia del T.C.I. al 250.000, ibid., pp. 205-217.

Fonti e Bibl.: Milano, Archivio della famiglia De Agostini, Curriculum vitae del prof. G. D.; Novara, Istituto geografico De Agostini, Dati relativi al dr. G. D.; Necrol., in Riv. geogr. ital., XLVIII (1941), pp. 354 ss.; in Bollettino della Regia Società geografica italiana, s. 7, VII (1942), p. 289; L. F. De Magistris, Il terzo congresso geografico ital., ibid., s. 3, XI (1898), p. 327; F. M. Pasanisi, L'Istituto cartografico De Agostini di Como, ibid., s. 4, II (1901), pp. 77 ss.; Istituto cartografico fondato e diretto dal Dott. G. D. Como, ibid., p. 747; Un'industria scientifica. L'Istit. geogr. De Agostini di Novara, in Almanacco ital., XVI (1911), pp. 707 ss.; Nuovoperiodico geografico, in Boll. della R. Soc. geogr. ital., s. 5, I (1912), pp. 893 s.; Per la carta d'Italia al 250.000 del T.C.I. L'opera dell'Istituto geografico De Agostini, in La Geografia, IV (1916), 1, pp. 5-60; L. F. De Magistris, Le ragioni e le vicende della cartografia privata in Italia, ibid., V (1917), 9-10, pp. 381 s., 385-91; C. Bertacchi, G. D., cartografo e limnologo italiano, Milano 1934; Id., Ilgeografo G. D. nel 50'anno della sua attività scientifica ed editoriale, con elenco delle pubblicazioni, Torino 1939 (con alcuni errori); M. Longhena, G. D. geografo e cartografo, Bologna 1964. Sui rapporti del D. con la R.S.G.I. vedi i seguenti atti della Società: adunanze del consiglio direttivo riportati nel Boll. della R. Soc. geogr. ital., s. 3, VII (1894), p. 46; IX (1896), p. 85; X (1897), pp. 209, 438; XI (1898), pp. 238, 419; XII (1899), pp. 146, 197, 297; s. 4, I (1900), pp. 4, 9, 52; II (1901), p. 609; s. 5, IV (1915), p. 351.

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