BAILLOU, Giovanni de

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BAILLOU, Giovanni de

Nicola Carranza

Nacque a Livorno il 25 ag. 1758 da nobile famiglia originaria delle Fiandre, trasferitasi dapprima a Milano al servizio della casa d'Austria, indi a Parma e infine a Firenze, quando il granduca Gian Gastone de' Medici, dietro suggerimento dei naturalisti toscani P. A. Micheli e N. Gualtieri, nominò l'avo Giovanni direttore della Reale Galleria (G. Targioni Tozzetti, Notizie degli aggrandimenti delle scienze fisiche accaduti in Toscana, Firenze 1780, III, p. 236; Id., Notizie della vita e delle opere di P. A. Micheli, Firenze 1858, pp. 3, 258, 259). Il padre del B., colonnello Giuseppe, barone del S. R. I., direttore generale dell'artiglieria e delle fortificazioni toscane, lo indirizzò, secondo la consuetudine del tempo, a studi di carattere umanistico e letterario, di matematica, di geometria, e contemporaneamente lo fece istruire nell'architettura militare e civile; d'altro lato nella sua formazione non furono trascurati lo studio della musica e del disegno, per il quale mostrava particolare attitudine, e quello delle lingue straniere: parlava infatti correntemente il francese, l'inglese e il tedesco. Da giovane viaggiò per l'Europa, visitando i Paesi Bassi, la Germania e la Francia. Soggiornò per un certo tempo a Parigi, dove prese interesse per l'arte drammatica. Rientrato in patria e stabilitosi a Firenze, restaurò a sue spese il teatro fiorentino "degli Arrischiati", detto anche, dal luogo dove sorgeva, della "Piazza Vecchia"; in esso si esibiva privatamente una compagnia di giovani attori dilettanti da lui formata, quella stessa che nel 1793, sotto la diretta guida dell'Alfieri, recitò il Saul e il Bruto minore (cfr. V. Alfieri, Vita, cap. XXIII). Ma l'amore per il teatro e per la recitazione non gli impedì di dedicarsi a studi approfonditi di diritto e di geografia, con i quali volle completare la sua preparazione. Entrato nei pubblici uffici, appartenne al gruppo dei funzionari toscani che, sotto il governo del granduca Pietro Leopoldo, contribuirono intelligentemente alla realizzazione di quelle riforme di struttura che, nella seconda metà del '700, mutarono il volto della Toscana. In particolare il B. cooperò con il senatore F. M. Gianni nel riordinamento dei regolamenti delle comunità e in altre riforme civili. Divenuta la Toscana, dopo la pace di Lunéville (1801), regno d'Etruria, egli venne nominato dal nuovo governo borbonico alla carica di "primo geografo", e in tale qualità procedé al rilevamento altimetrico delle montagne toscane e disegnò una carta orografica della regione, notevole per precisione e per completezza. Nel 1808, dopo l'annessione della Toscana alla Francia, venne chiamato dalla giunta straordinaria, stabilita con decreto imperiale del 12 maggio di quell'anno, a far parte della commissione per l'introduzione del sistema metrico decimale e a lui si devono le Tavole di riduzione delle misure e pesi toscani alle misure e pesi analoghi del nuovo sistema metrico dell'Impero francese calcolate per ordine del governo dalla commissione istituita in data primo luglio 1808 ed approvato con altro decreto de' 6 ottobre (Firenze 1809). Si dedicò anche allo studio della metrologia dei Romani e dei popoli del mondo antico, e nel 1818 lesse all'Accademia dei Georgofili di Firenze, della quale era socio, una memoria pubblicata con il titolo Delle misure agrarie e di capacità degli antichi Romani con le tavole di riduzione delle medesime nelle misure analoghe di Francia e di Toscana (Firenze 1818). Si interessò anche di statistica. Negli ultimi anni della sua vita aveva atteso a un lavoro sul Milione di Marco Polo, rimasto incompiuto.

Morì a Firenze il 27 giugno 1819.

Nel 1819 aveva dato vita, insieme con L. Collini, G. Cioni e altri, a un periodico, durato soltanto pochi mesi, Il Saggiatore, giornale italiano, per il quale scrisse la presentazione (n. 1, Firenze, 1° maggio 1819, pp. 1-23), Nel 1802 era stato insignito di una commenda dell'Ordine di S. Stefano.

Fonti e Bibl.: Pisa, Bibl. universitaria, ms. 165, ins. 33, Lettere a Giuseppe Antonio Slop, lett. di G. de B. del 9 ag. 1801; Arch. di Stato di Pisa, Archivio dell'ordine di S. Stefano, Provanze di nobiltà, anno 1802, f. 164, parte II, n. 31; Ibid., Registro d'apprensioni d'abito, anni 1791-1818, c. 29 t.; L. Collini, Elogio di G. de B.,Firenze 1820; F. Inghirami, Storia della Toscana, Fiesole 1843, XII, pp. 157-159; F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno 1867, pp. 317-321; G. Conti, Firenze dopo i Medici, Firenze 1921, pp. 258, 385; V. Spreti, Encicl. storico-nobiliare ital., Milano 1938, I, p. 474.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE