DEL SEGA, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DEL SEGA, Giovanni

Stephen Paul Fox

Figlio di Girolamo e di una Francesca, nacque in data imprecisata, ma verosimilmente negli anni Sessanta del XV secolo, a Forlì (Calzini, 1905, p. 13). L'inizio della sua formazione come pittore è da ricercarsi a Roma dove, nel 1477, probabilmente lavorò, assieme ad Antoniazzo Romano, come garzone di Melozzo da Forlì nella decorazione della Biblioteca Vaticana, se con il Ricci (1911, p. 91) si accetta l'identificazione del D. con quel "Ioanni pictori Famulo Melotii" che figura, dal 7 maggio al 10 ott. 1477, in uno dei registri di pagamenti fatti a Melozzo e tenuti dal Platina (E. Müntz, Les peintures de Melozzo da Forlì et de ses contemporains à la Bibliothèque du Vatican d'après les Registres de Platina, in Gazette des beaux-arts, XVII [1875], p. 370; E. Müntz-P. Fabre, La Bibliothèque du Vatican au XV siècle, in Bibliothèque des Ecoles françaises d'Athènes et de Rome, XLVIII [1887], p. 150).

Il D. dovette poi seguire Melozzo a Loreto nel 1484 (Garuti, 1975, p. 58) per la decorazione a fresco del soffitto della sagrestia di S. Marco (del Tesoro Vecchio) della basilica della S. Casa e, con Marco Palmezzano, a Forlì nel 1493-94 per la decorazione della cappella Feo in S. Biagio (ibid.), distrutta nell'ultima guerra. Alla morte di Melozzo, nel 1495, seguì (1499) la fine della signoria di Caterina Sforza e il conseguente declino dell'attività artistica forlivese che spinse molti pittori a cercare committenze altrove. Il D. trovò fortuna presso la corte di Alberto Pio di Carpi, ispiratore della stamperia aldina e committente di B. Peruzzi.

Il periodo carpigiano (1506-1527) è ampiamente documentato da fonti scritte contemporanee, ritrovate da don Paolo Guaitoli, pubblicate e illustrate in Calzini, 1905, pp. 12-15, e in A. Morselli, Alberto e la corte di Carpi in un documento di amministrazione, Carpi 1931, pp. 180 s.: esse dimostrano che il D. si inserì bene nella vita sociale ed economica locale, essendo egli protagonista di varie committenze private, di acquisti di beni e terreni e di atti notarili (Calzini, 1905, passim). Alcuni pagamenti del 1506 (Carpi, Archivio Pio: Calzini, 1905, p. 12) testimoniano della sua attività come decoratore della facciata e di una sala del palazzo del Pio. Gli affreschi della facciata, raffiguranti statue entro nicchie e decorazioni a fregi e paraste, erano già semiperduti all'epoca del Campori (1855, p. 440). Alcuni frammenti, una nicchia con statua di imperatore e un fregio con testa di medusa, protetti dalla aggiunta della torre dell'Orologio fatta nel sec. XVII da G. Del Conte Fassi, sono stati strappati, restaurati e collocati nel Museo civico di Carpi (Garuti, 1976, pp. 31 ss.). Per il Buscaroli (1931, p. 245) la sala affrescata dal D. nel palazzo Pio è quella cosiddetta dei Mori, del cui ciclo decorativo restano frammenti, nella quale il D. collaborò forse con il parmense Bernardino Loschi (attivo 1501-1540; Campori, 1855, p. 96; A. Venturi, La pittura del Quattrocento in Emilia, Bologna-Firenze 1931, p. 74). Il Venturi (1913, pp. 88 s.) aveva inizialmente escluso la paternità del D. per questi frammenti.

Nel 1513 venne commissionato al D. l'affresco di una cappella in S. Croce a Carpi (Campori, 1855, p. 440; Venturi, 1913, p. 86) da parte di Lorenzo Fioruzzi di Pozzolo, come risulta dal lascito testamentario di quest'ultimo (Calzini, 1905, p. 13). La cappella fu atterrata nel 1772 quando fu riedificata la chiesa (Campori, 1855, p. 440 n. 2). Una cronaca cinquecentesca, riportata in Campori (1855, p. 297), reca la notizia che nel 1516 Alberto Pio, come è confermato dalle iscrizioni dei due medaglioni delle candelabre dei pilastri presso l'altar maggiore (Garuti, 1975, p. 59), fece intraprendere la decorazione a fresco defla parte absidale e della tribuna della chiesa peruzziana di S. Nicolò.

I pennacchi della cupola di questo edificio, raffiguranti i Quattro evangelisti con i loro simboli, furono attribuiti al D. dal Ricci (1911, p. 91) e dal Venturi (1913, p. 88) che ritiene, seguito dal Garuti (1975, p. 60), essere di questo pittore anche i monocromi nei sottarchi del tiburio raffiguranti Sibille e donne bibliche. Quest'ultima attribuzione era stata rifiutata dal Buscaroli (1931, p. 247) che concordava per il resto (ibid., p. 245). Questo ciclo decorativo, databile per il Venturi agli anni intorno al 1520 e riconducibile alle antecedenti influenze melozziane di S. Biagio a Forlì, è stato oggetto nel 1975 di accurati restauri volti a recuperare la pittura originale già ridipinta e alterata da Claudio Rossi nel 1856 (Garuti, 1975, p. 61).

Il D. dal 1516, e dal 1517 insieme con Girolamo de' Sereni, risulta essere "massaro", cioè amministratore, dell'ospedale di S.Maria della Misericordia, per conto del quale compì alcuni acquisti di beni (Calzini, 1905, pp. 13 s.). Da questa confraternita secondo il Buscaroli (1931, p. 247) proverrebbe l'Annunciazione, ora nel castello Pio, che già il Venturi (1913, p.86) toglieva ai Vivarini per assegnarla al Del Sega. Da un libro di spese relative agli anni 1507-1529 di Bernardino Alessandrini Inviziati il Cabassi (1784) ricava la notizia, che data al 1518, di alcuni pagamenti al D. per le decorazioni della cappella di famiglia in S. Nicolò, tra cui gli ornati e gli stemmi di famiglia della casa Inviziati (restano due stemmi, ridipinti, sulle pareti laterali: Garuti, 1975, p. 59). Nove ducati furono la mercede pagata al D. per le opere di pittura nella cappella Pace in S. Nicolò (Campori, 1855, p. 440; Calzini, 1905, p. 15; Garuti, 1975, p. 58). Nel 1525 viene registrato quale "pittore e maestro della fabbrica dell'ill.mo sig. Alberto de Pii" per alcune vendite di beni immobili (Calzini, 1905, pp. 15 s.).

Il D. morì a Carpi tra il 19 febbr. 1527 (data in cui è ancora testimone di un atto notarile: ibid., p. 16) e il 29 agosto 1527, giorno in cui le figlie Antonia e Bernardina (avute da Agnese Bezi di Forlì, a Carpi col marito già nel 1521 [ibid., p. 15] e rispettivamente sposate a Francesco della Zizia e a Squarzotto Alghisi, pittori carpigiani [Campori, 1855, p. 40; Calzini, 1905, p. 16]) dividono l'eredità paterna.

Da segnalare ancora un quadro a Roma, la Beata Vergine lauretana, a S. Maria di Loreto, la cui attribuzione è dibattuta tra Marco Palmezzano (C. Galassi Paluzzi, Una tavola di Marco Palmezzano, in Bollettino d'arte, s. 2, I [1921], pp. 261-66) e il D. (Buscaroli, 1931, p. 248). Al catalogo del D. lo stesso Buscaroli 0955) aggiunge una tavola raffigurante S. Pietro di epoca anteriore agli affreschi carpigiani, gia conservata nel Museo Petriano di Città del Vaticano, ora soppresso. Eventuali nuove attribuzioni e attuale collocazione di quest'opera non sono note.

Fonti e Bibl.: E. Cabassi, Notizie degli artisti carpigiani... [1784], a cura di A. Garuti, Modena 1986, pp. 34, 191 n. 82, 219 n. 266; Carpi, Museo civico, Arch. Guaitoli, filza 124, fasc. 20, Arte e artisti: P. Guaitoli, Alcune memorie intorno a mastro G. D. pittore forlivese abitante in Carpi, 1506-1527; G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, pp. 296 s., 439 ss.; E. Calzini, Maestro G. D. di Forlì, pittore, in Rass. bibliogr. dell'arte italiana, VIII (1905), 1-2, pp. 11-16; C. Ricci, Per la storia della pittura forlivese. Appunti, in L'Arte, XIV (1911), pp. 81-91; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, 2, La pittura del Quattrocento, Milano 1913, pp. 86-90; R. Buscaroli, La pittura romagnola del Quattrocento, Faenza 1931, pp. 244-248; Id., Melozzo e il melozzismo, Bologna 1955, pp. 125 s.; A. Garuti, Dipinti restaurati nella chiesa di S. Nicolò in Carpi (catal.), Carpi 1975, pp. 58-61; Id., Opere d'arte restaurate del Museo civico di Carpi (catal.), Carpi 1976, pp. 31 ss.; Id., Restauri al patrimonio artist. comunale (catal.), Carpi 1982, pp. 13 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXX, p. 437 (sub voce Sega, Giovanni del).

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