BURANA, Giovanni Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BURANA (Borana), Giovanni Francesco

Giorgio Stabile

Nacque a Verona negli ultimi decenni del sec. XV, con ogni probabilità intorno al1475-80.

Molto giovane, ancor prima di addottorarsi, prestava già opera di traduttore per il musicista Franchino Gaffurio, maestro della cantoria del duomo di Milano. Nel 1494, infatti, il B. era a Milano presso la chiesa di S. Marcellino, ospite in casa del Gaffurio, che gli aveva commesso la traduzione di opere musicali greche necessarie all'insegnamento eall'amplificazione erudita dei suoi trattati (in particolare il Theoricum opus). Èappunto del 1494 la traduzione che il B. fece del De musica di Aristide Quintiliano e forse dello stesso anno quella di un Brevis musicae tractatus, sempre dal greco (conservati nella Biblioteca capitolare di Verona, cod. CCXL 201, ff. 1-37v e 37v-44v). Dello stesso anno (15 apr. 1494) è la traduzione dei due libri degli Harmonica di Manuel Briennio, anch'essa conservata manoscritta (ibid., ff. 48r-119r). Un'altra copia, più tarda, è alla Biblioteca comunale di Lodi (cod. XXVIII A 8, ff. 3-U8) e il cui explicit chiarisce: "adhortatione et impensa Franchini Gafurii... Die Iovis quinto Ianuarii 1497... in domibus ecclesie Sancti Marcelini porte Cumane civitatis Mediolani" (v. ora Μ. βρυεννίου, ᾿Αρμονικά. The Harmonics of Manuel Bryennius, a c. di G. H. Jonker, Groningen 1970, p. 22).

Da segnalare un'altra traduzione del B. degli Pneumatica di Erone, conservata in una copia ms. secentesca (Heronis philosophi spirabilium liber primus)alla Biblioteca Lancisiana di Roma, cod. 149 di 148 pp., di provenienza del medico M. Aurelio Severino.

Non sappiamo se per il B. quello di Milano fu un soggiorno continuato (dal 1494 al 1497) o saltuario. È comunque certo che si trasferì allo Studio di Padova dove, addottoratosi in artibus il24 maggio 1500(promotore - a quanto dice il Facciolati - il logico Gerolamo Suriano iunior), lo stesso anno fu chiamato all'insegnamento di logica (M. Sanuto, Diarii, III, Venezia 1880, col. 655). Nell'ambiente padovano nacque inoltre l'amicizia con Girolamo Bagolino, di poco più anziano, del quale frequentò le lezioni di logica con immediato successo. Un successo, come ricorderà lo stesso Bagolino (dedicatoria agli Analytica del B.), maturato in pochi mesi e che lo portò dalla disputa in aula alla lettura excathedra dei testi logici. Una lettura mediata non solo attraverso i commentatori greci, ma anche arabi "quos ipse ex haebraica quam optime percallebat lingua sibi pervios fecerat".

La presenza del B. nello Studio padovano non durò a lungo. Lo troviamo ancora, nel 1501 e 1502, tra i testimoni di varie lauree (da ricordare quella in medicina del Bagolino e del Fracastoro), ma ben presto abbandonò l'insegnamento. La prospettiva di più vistosi guadagni dovette spingere il B. a procurarsi il titolo di medico (esempi illustri nello Studio non mancavano come quello, celebre, di Nicoletto Vernia e quello più recente dello stesso Bagolino). Alla professione medica finì poi per dedicarsi esclusivamente, quasi certamente a Verona.

Con l'abbandono della cattedra di logica le tracce del B. si perdono. Sappiamo solo che nei momenti liberi dalla professione prese a raccogliere e a rielaborare il materiale d'insegnamento e di studio e a stendere un ampio commento agli Analytica priora di Aristotele, con l'intenzione di pubblicarlo. Prima che potesse dare l'opera alle stampe il B. moriva per un'epidemia di peste a Venezia, mentre prestava la sua opera di medico. Tuttavia demandò per testamento agli eredi di pubblicare il manoscritto, non prima che qualcuno avesse provveduto ad emendarlo: fu designato il Bagolino, che ne curò la correzione e la pubblicazione.

Tutto ciò avveniva prima del luglio 1523. Il 23 di questo mese infatti - come annota il Sanuto (Diarii, XXXIV, Venezia 1892, col. 308) - il Maggior Consiglio concedeva al Bagolino il permesso di stampare "una opera sora i priori di Aristotile, composta per Zuan Francesco Burana veronese et coreta per lui".

L'opera vide la luce la prima volta a Venezia nel marzo 1524, presso gli eredi di Ottaviano Scoto, col titolo Burana in libros resolutoriorum. In essa compariva la traduzione dal greco degli Analytica priora accompagnati da un ampio commento del B., e quella della Expositio media agli Analitici primi e del Compendium in librum priorum Aristotelis di Averroè, dall'ebraico. Seguivano infine alcune Annotationes del Bagolino al commento del Burana.

A questa pubblicazione postuma è legata la fortuna del traduttore veronese. L'opera infatti fu ristampata a Venezia, dallo Scoto, nel 1536, senza le traduzioni d'Averroè (I. F. Buranae Veronensis Interpretatio... necnon... expositio in Priores Aristotelis Resolutorios). Ripresa e stampata dal Wechel a Parigi nel 1539, sull'onda della fortuna dell'aristotelismo padovano in Francia (Exhibemus... Priora Resolutoria a I. F. Burana ... latino sermone donata,et commentariis ... illustrata), ebbe due altre edizioni veneziane nel 1545 e 1550 (Priora Analitica seu resolutoria a I. F. Burana... versa)presso Girolamo Scoto.

Proprio in questo giro d'anni Tommaso e Giovanni Maria Giunta decidevano la pubblicazione d'una traduzione completa di Aristotele, il cui coordinamento fu affidato a Giovambattista Bagolino (figlio di Girolamo) e, dopo la sua morte, a Oddo Oddi. Ciò spiega, in parte, la decisione di adottare le traduzioni del B., il cui materiale manoscritto era da anni in mano del Bagolino. Nel primo volume degli Aristotelis Stagiritae omnia quae exstant opera (Venetiis, apud Iuntas, 1552) compariranno infatti sotto il nome del B. le traduzioni degli Analytica priora e posteriora nonché dei rispettivi commenti averroistici. In realtà, per testimonianza degli stessi editori, risulta che per gli Analytica priora e il commento medio di Averroè, il manoscritto del B. fu soggetto a nuova revisione da parte di Giovambattista Bagolino, e per gli Analytica posteriora e i commenti grande e medio d'Averroè l'opera di emendazione fu completata dall'Oddi, cui i manoscritti del B. erano passati dopo la morte del Bagolino.

Per quanto riguarda il testo aristotelico dei Primi analitici, occorre precisare che la versione (già edita nel 1524) si presenta come una revisione della translatio di Boezio, variata sulla base di quelle correnti del Nifo e di Lefèvre d'Etaples, ma in misura molto maggiore, oltre che, forse, sulla base d'un riscontro sul testo greco (utile al riguardo risulterebbe l'esame del cod. latino della Biblioteca Marciana di Venezia, cl. VI 293 [2536], che alle cc. 97r-134v ha una traduzione del Priora attribuita al B.; le glosse segnalate potrebbero contenere gli interventi del B. o dei suoi editori).

Il testo aristotelico dei Secondi analitici compare, nella stessa edizione giuntina, in una duplice redazione. È indubbio comunque - nonostante l'equivoca intestazione - che la prima versione non è del B., ma è quella greco-latina di Giacomo Veneto. Del B. è invece la seconda, quella ebraico-latina, che il B. aveva certamente tradotto dalla versione siriaco-arabo-ebraica di Calo Calonimo di tutto il Commento grande di Averroè.

Le traduzioni buraniane dei commenti averroistici hanno una storia ancor più complessa: nella stessa edizione viene infatti pubblicata (ff. 53v-127r) la traduzione dell'Expositio media agli Analytica priora, già stampata nel 1524 e, per la prima volta, quelle del Commentarium magnum (ff. 127v-239v) e dell'Expositio media (ff. 240r-254v) agli Analytica posteriora. E mentre l'Expositiomedia ai Priora era stata rivista da Giovambattista Bagolino, i due commenti ai Posteriora furono collazionati ex novo dall'Oddi sul manoscritto inedito del Burana. Per testimonianza autografa dello stesso B. la sua versione del Commentarium magnum risultava "manca ac depravata", e fu perciò deciso dagli editori di scegliere come base la versione del B., e di apportarvi correzioni e integrazioni mediante il confronto con altre due traduzioni: quelle di Giacomo Mantino (fino al t.c. 149 del I libro) e di Abramo di Balmes. Le tre traduzioni appariranno separate, e in sinossi, solo nell'edizione giuntina degli Opera aristotelici (I, 2, Venetiis 1562), a cura di B. Tomitano.

Va infine ricordato che la traduzione del B. per il Commentarium magnum fu fatta dalla versione ebraica di Calo Calonimo, quella dell'Expositio media fu fatta dalla versione ebraica di Giacomo Anatoli.

Come si vede, dietro al nome di B. si cela un tale lavorio di correzioni, rifacimenti e integrazioni da rendere quasi impossibile (specialmente nel caso dei commenti di Averroè) l'individuazione delle parti sicuramente originali. A ciò si aggiunga il dubbio (Renan, Steinschneider) che il B. potesse possedere l'ebraico al punto di tradurre le versioni di Averroè. Contro tale dubbio sta non solo la testimonianza autorevole ed esplicita del Bagolino, ma pure la considerazione che il B. fu alunno di Girolamo Suriano, cioè d'un editore e conoscitore di testi arabo-ebraici. Comunque, quasi certamente il B. dovette avvalersi anche di traduzioni di qualche ebreo, circolanti in ambiente veneziano. Non si spiega altrimenti l'impressionante vicinanza di brani di traduzione del commento averroistico agli Analitici fatta da Elia del Medigo con il testo del Burana. Nel caso specifico si tratta del confronto tra la lettera a Pico della Mirandola posta in apertura del manoscritto Commentarius in Aristotelis librosPhysicorum di Elia del Medigo (Parigi, Bibl. naz., Mss. Lat. 6508, edito dal Kieszkowski) e l'edizione giuntina del 1552 (per uno specimen, vedi Mss. Lat. 6508, ff. 71b-72a, corrispondente all'edizione del 1552, ff. 72b-73a). Un confronto che sembrerebbe avvalorare l'ipotesi d'una assunzione e rielaborazione da parte del B. delle parti di traduzione già fatte da Elia. Non è improbabile che il B. avesse l'accesso ai manoscritti di Elia (in mano del cardinal Grimani), oppure che, sulla base di essi, fossero state introdotte variazioni dai successivi editori del Burana.

Le sue traduzioni ebbero, comunque, molta fortuna. Il testo di Aristotele della sua recensio ebbe in seguito una quantità di riedizioni e rifacimenti parziali.

Inserita in commentari ad Aristotele o in riedizioni delle sue opere, la versione degli Analytica priora del B. godé di tanta fortuna, più che per meriti intrinseci, per la fama dei suoi editori veneziani.

Ad essa si rifecero B. Feliciano (Alexandri Aphrodisiensis in Priora resolutoria, Venetiis 1542), il commento del Magentino tradotto dal Rasario (Magentini in Priores Aristotelis resolutorios explanatio, ibid. 1544), L. Filalteo (Philoponiin libros Priorum resolutoriorum, ibid. 1544) e il medico genovese A. G. Chio (Philoponi induo Priores analyticos... commentarii, ibid. 1560). Da ricordare ancora altre edizioni: Venetiis, apud H. Scotum 1557; apud Iuntas 1562, 1574; ad signum Seminantis 1572; apud Bindonium 1576; Lugduni, apud Iuntas 1560, 1561, 1579; apud Michaelem 1578; apud Cardonum 1618; Genavae-Lugduni, I. Berjon 1580; Coloniae Agrippinae-Basileae, Stoer 1608; Romae, A. Bernabò 1668, edizione con il commento di Silvestro Mauro, riedita a Parigi, presso Lethielleux nel 1885.

Quanto alle variazioni alla recensione del B., esse in genere riguardano - per ovvie ragioni editoriali - i primi capitoli del testo. È ilcaso di una recensione contaminata nuovamente, con il testo di Lefèvre d'Etaples (in alcuni casi parzialmente sostituita dalla versione dell'Argiropulo): la prima stampa di questa recensio è forse quella inclusa nell'Aristotelis... Organum, Venetiis, apud H. Scotum 1541; altre ancora sono quelle di Lugduni, apud Giunctam 1547, Venetiis, apud Scotum 1552, apud I. Bonadaeum 1564, apud F. de Portonariis 1567;di rilievo la stampa nei commentari Conimbricenses (Conimbricae, A. de Mariz 1561, D. Lourey 1606).Ancora: Lugduni, apud H. Cardonium 1607, 1610; Coloniae Agrippinae, apud B. Gualterum 1607, 1611, L. Zetzner 1640;Bergomi, apud C. Venturam 1599;Ursellis, apud C. Sutorium 1603;Patavii, apud Seminarium 1691.

Un caso singolare rappresenta quello da noi riscontrato sull'edizione giuntina Lugduni 1560, 1561, 1579degli Opera di Aristotele, in cui viene pubblicata (I, pp. 294-389)sotto il nome del B. la versione greco-latina di Giacomo Veneto degli Analytica posteriora, evidentemente sulla base dell'equivoca intestazione dell'edizione veneta del 1552, piùsu analizzata.

Fontie Bibl.: Aristotelis Opera quae extant omnia, I, Venetiis 1552, ff. 7rv, 8r;F. Gafuri, Theorica musicae, a cura di G. Cesari, Roma 1934, pp. 20 s.; Acta graduum academicorum ab anno 1501 ad annum 1525, a cura di E. Martellozzo Forin, Padova 1969, pp. 7, 12, 24, 51, 71, 72; A. Chiocchi, De collegii veronensis illustribus medicis et philosophis, Veronae 1623, p. 171; S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, pp. 126 s.; J. Brucker, Historia critica philosophiae, IV, 1, Lipsiae 1743, pp. 231 s.; G. Facciolati, Fasti Gymnasii patavini, II, Patavii 1757, p. 115; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2424; J. E. Renan, Averroès et l'averroïsme, Paris 1866, p. 380; A. De Gubernatis, Matériaux pour servir à l'histoire des études orientales en Italie, Paris 1876, p. 45; M. Steinschneider, Die hebraïsche Übersetzungen des Mittelalters und die Juden als Dolmetscher, Berlin 1893, pp. 95 s.; A. Caretta-L. Cremascoli-L. Salamina, F. Gaffurio, Lodi 1951, pp. 101 s.; L. Minio-Paluello, Praefatio, in Aristoteles Latinus, IV, 3, Analytica posteriora, Bruges-Paris 1954, pp. XXV-XXVII, 110-115; K. H. Dannenfeldt, The Renaissance Humanists and the Knowledge of Arabic, in Studies in the Renaissance, II (1955), p. 103; B. Nardi, Saggi sull'aristotelismo padovano dal sec. XIV al XVI, Firenze 1958, p. 160; R. Zanaboni, F. Gaffurio (1451-1522), Bergamo 1959, p. 23; E. Cosenza, Biographical and Bibliogr. Dictionary of Ital. Humanists, I, Boston 1962, p. 737; L. Minio-Paluello, Praefatio, in Aristoteles Latinus, III, 1-4, Analytica priora, Bruges-Paris 1962, pp. XXXIX-XLII, XLVIII, L, LIX, 391-95, 502; B. Kieszkowski, Les rapports entre Elie del Medigo et Pic de la Mirandole, in Rinascimento, s. 2, IV (1964), pp. 55, 65-67; Ch. B. Schmitt, A Survey of some of the Manuscripts of the Biblioteca Lancisiana in Rome, in Medical History, XIV (1970), p. 292; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, p. 251; II, pp. 46, 118, 226, 296

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