CRIVELLI, Giovanni Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

CRIVELLI, Giovanni Francesco

Augusto De Ferrari

Nacque a Venezia il 20 sett. 1691 da Lavinia Minelli, nobile veneziana, e Marcello, la cui famiglia, dell'ordine dei segretari della Repubblica, era stata resa illustre da Girolamo, segretario d'ambasciata presso Enrico IV di Francia (1606). Morti entrambi i genitori quand'egli era ancora in tenera età, fu posto insieme con il fratello minore Ferdinando sotto la tute la dei commissari scelti dal padre per la conservazione del ricco patrimonio familiare, che lo affidarono al seminario ducale di Castello, tenuto dai padri somaschi. Compiuti gli studi di filosofia, teologia, belle lettere e matematica, per cui ebbe a maestro Francesco Venceslao Barkovich, entrò nell'Ordine somasco come chierico regolare presso la chiesa veneziana della Salute. Passò poi nel seminario patriarcale di Murano ad insegnare eloquenza e retorica. Si fece una certa rinomanza con la sua abilità nel confezionare orazioni funebri e composizioni poetiche per varie accademie, ma intanto approfondiva studi matematici e musicali: ottimo esecutore di cembalo, scrisse anche trattati, oggi dimenticati, di teoria musicale. Il primo saggio scientifico d'un certo rilievo di cui si abbia notizia è Delle forze motrici, giudicato il primo sull'argomento e indirizzato all'abate A. Conti (nel II volume del Gran Giornale d'Europa o sia La Biblioteca universale ..., [Venezia] 1725), Cui seguì l'anno dopo Memoria sulle forze vive (ibid.), riprese più tardi dal Calogerà nella sua Raccolta di opuscoli scientifici XXIX (1745, pp. 337-96.

Tale dissertazione fisico-matematica si inseriva nella polemica suscitata quasi mezzo secolo prima da Leibniz allorché sui corpi in quiete e in moto si era allontanato da Cartesio, trovando la difesa di Bernoulli, Wolf, Clarke, Poleni e l'abate Grandi. Contro le teorie leibniziane dell'esistenza di due stati, uno in quiete, l'altro in moto, e quindi di due forze., morta o viva secondo che muova o meno un corpo, il C. risponde appoggiandosi a Galileo e difendendo Cartesio. Attraverso cinque dimostrazioni ed una conclusione, rifiuta la distinzione tra forze vive e forze morte, viste queste ultime soltanto come una pura possibilità di produrre una velocità in un corpo. È ben vero ch'egli afferma di voler soltanto esaminare e confrontare le due teorie (quella cartesiana era stata sostenuta ancheda Camus, Fontanelle, Cronsatz, Mayran e altri matematici), lasciando al lettore la scelta tra di esse, ma in effetti egli colse alcune contraddizioni insite nella formula leibniziana M + V2, basandosi sull'esperienza pratica della caduta dei gravi, e aprì così la strada all'introduzione del fattore tempo.

In rapporto al suo insegnamento pubblico e privato il C. pubblicò poi un compendio di aritmetica generale, Elementi di aritmetica numerale e letterale, Venezia 1728 (di cui féce una traduzione in latino per giungere ai dotti di tutta Europa, Elementa mathematicae numericae et literalis, Venetiis 1740. giudicata favorevolmente dal Journal des Sçavans e dagli Acta eruditorum Lipsiensium). Esso divenne rapidamente un libro di testo usato nelle scuole della Repubblica, come l'opera successiva Nuova elementare di geometria, Venezia 1738, un compendio della geometria euclidea privo di risultati originali. Più importanti invece gli Elementi di fisica, Venezia 1731, in due parti, con una notevole introduzione sulla storia della fisica, la ripresa degli argomenti sulle leggi del moto e sulle forze vive, una parte di cosmografia e astronomia e infine una serie di problemi di Diofanto Alessandrino.

A questo proposito il C. compie un continuo confronto fra i metodi antichi di soluzione e quelli moderni, basati sull'analisi letterale, ritenuta più efficace. Nei giornali del tempo fu osservato che l'opera rivela le tendenze eclettiche del C., attraverso numerose osservazioni filosofiche nelle quali riesce a staccarsi dalla scolastica.

Niente più di un compendio delle lezioni del suo maestro F. Barkovich è Algorismo, ossia metodo di determinare le quantità espresse colle cifre numeriche e colle lettere, Venezia 1739. Negli ultimi anni tornò ad occuparsi delle leggi del moto, con definizioni, corollari, osservazioni sperimentali., in particolare sulla comunicazione del moto quando le spinte sono oblique (inserite nella seconda edizione, postuma, degli Elementi di fisica, Venezia 1744). All'interno del suo Ordine religioso raggiunse, pur senza lasciare l'insegnamento, incarichi di rilievo: fu padre provinciale e rettore del seminario di Murano. Per i suoi meriti scientifici fu associato all'Accademia di Bologna, a quella di Berlino e alla Royal Academy di Londra.

Morì a Venezia il 14 febbr. 1743.

I suoi numerosi manoscritti, fra cui un trattato sui luoghi geometrici, uno sul calcolo integrale, un altro di etica, ecc., andarono dispersi in seguito alle alterne vicende della Biblioteca dei monastero dei somaschi alla Salute.

Fonti e Bibl.: Gran Giorn. d'Europa, II(1725), pp. 126 ss.; III (1726), pp. 140 ss.; Acta erudit. Lipsiensium, 1729, pp. 128 s.; A. Calogerà, Racc. di opuscoli scientifici e filologici, XXIX(1743), pp. 337-396; Jiournal des Sçavans, 1744, p. 630; Novelle letter. pubbl. in Firenze, V (1744), pp. 648 ss.; G. Cevaschi, Breviarum historicum nonnullorum pietate, doctrina et dignitate illustrium virorum Congregationis de Somasca. Vercellis 1744, pp. 47 s.; G. A. Moschini, Della letter. veneziana dei sec. XVIII, III, Venezia 1807, p. 180; F. De Tipaldo, Biografia degli Italiani ill., II, Venezia 1837, pp. 297 ss.; Sigismondo di Venezia, Bibliografia universale sacra e profana, Venezia 1842, p. 452; E. A. Cicogna, Saggio di bibliografia venez., Venezia 1841, p. 409; G. Melzi, Dizionario di opere venez., Venezia 1847, p. 409; Id., Dizionario di opere anonime..., II, Milano 1852, pp. 256, 376; P. Riccardi, Biblioteca matematica ital., I, Modena 1870. coll. 23, 385 s.; G. Soranzo, Bibliografia venez., Venezia 1885, p. 375; J. C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch, I. col. 498.

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