FIORI, Giovanni Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FIORI, Giovanni Francesco

Tommaso Manfredi

Nacque a Roma l'8 ag. 1709 da Domenico Antonio e da Caterina De Rossi (Mancini, 1979, p. 22). Fu tenuto a battesimo da G.F. Pellegrini, scenografo e "gentiluomo" del cardinale Pietro Ottoboni, il quale potrebbe avere influenzato la sua prima formazione avvenuta in precoce contatto con i cantieri edili attraverso la bottega paterna di "chiavaro". Gli esordi nella carriera di architetto, svolta prevalentemente a Roma, sono documentati dal 1739 nel ruolo di "giovane" di G.D. Navone (Roccasecca, 1995) e di Francesco Ferruzzi. Quest'ultimo il 21 maggio 1743 lo fece nominare dal tribunale delle Strade suo coadiutore nella carica di architetto sottomaestro con il diritto di successione, esercitato dal F. all'indomani della sua morte, avvenuta l'11 dic. 1745.

Anche i suoi primi incarichi autonomi si svolsero nell'ambito dei committenti del Ferruzzi, tra cui i ministri degli Infermi della Maddalena, peri quali lavorò nel 1739 (Mortari, 1987), e la Congregazione delle Piaghe di Gesù Cristo in S. Filippo Neri, da cui ottenne la carica di architetto nel 1743 (Manfredi, 1991). Il 10 dic. 1745 venne designato dalla Congregazione dell'Oratorio dei filippini come successore del Ferruzzi con la coadiutoria del figlio di quest'ultimo, Antonio (Incisa della Rocchetta - Connors, 1981, p. 311). Nello stesso periodo subentrò al Ferruzzi presso la Confraternita della Trinità dei Pellegrini (Manfredi, 1991; Archivio di Stato di Roma, Ospizio della Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, Giustificazioni dei mandati, b. 806) e presso il capitolo di S. Maria in Trastevere, qui inizialmente solo come sostituto di Antonio, erede ufficiale della carica (Roma, Archivio storico del Vicariato, Capitolo di S. Maria in Trastevere, Atti capitolari, 1747-1769, b. 61, cc. 196, 323; Giustificazioni dei mandati, bb. 106 s.). Anche l'intervento di ristrutturazione operato nel 1752 all'interno del casamento del marchese Filippo Niccolini in piazza di Pietra è riconducibile all'eredità del Ferruzzi, autore dell'edificio (Rausa, 1995).

Quando, nel novembre 1749, gli oratoriani già meditavano di sostituirlo con L. Vanvitelli (Incisa della Rocchetta - Connors, 1981, p. 312), era stato da poco riavviato il cantiere del monastero delle minime di S. Francesco di Paola, dette paolotte, la sua prima opera di rilievo finora nota (Mancini, 1979).

Il carattere utilitario della fabbrica, il cui nucleo originario era già stato ampliato dalle paolotte nel 1744 (Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 63, c. 169rv, 29 luglio 1744), e la modestia dei fondi disponibili - che causò il protrarsi dei lavori fino al 1760 - impedirono al F. particolari connotazioni stilistiche. Cosicché la lunga facciata piegata in mezzeria ad angolo ottuso secondo l'andamento della strada, realizzata in base alla licenza edilizia del 26 giugno 1750 (ibid., reg. 64, c. 125), risulta caratterizzata unicamente dal ritmo serrato delle finestre che accentua l'articolazione orizzontale della massa muraria, in analogia con il vicino convento del Bambin Gesù di A. Specchi e C. Buratti.

Quest'opera si colloca in una fase della carriera del F. in cui l'impegno presso il tribunale delle Strade era predominante rispetto a quello presso gli enti di cui era architetto (Mancini, 1979, p. 8; Manfredi, 1991), tra cui si ricordano il collegio inglese, dal 1745 (Della Valle, 1994. p. 243), l'ospedale di S. Maria della Consolazione, dal 1754 (Archivio di Stato di Roma, Ospedale di S. Maria della Consolazione, Giustificazioni dei mandati, bb. 922 s.), la chiesa dei Ss. Celso e Giuliano, dal 1758 (Silvi - Ursini, 1986-1987), il monastero di S. Sabina, nel 1760 (Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Memeriali, b. 202, n. 183), e la Confraternita del Sacramento in S. Maria in Trastevere, dal 1763 circa (Ibid., Camerate III, Confraternita del Ss.mo Sacramento in S. Maria in Trastevere, vol. 1969; Mancini, 1979., p. 23). In tale contesto è comunque da segnalare l'intensa attività per patrimoni immobiliari dei filippini e della Confraternita della Trinità dei Pellegrini.

Per i primi tra 1755 e il 1756 realizzò una casa d'affitto in via dei Cartari (Manfredi, in Atlante) e nell'agosto 1759 fornì un parere tecnico, insieme a M. Fontana e C. Murena, sulle condizioni statiche e sul consolidamento della volta dell'oratorio borrominiano, cui fece seguito un secondo momento di crisi, scaturito in "una buona correzione" deliberata nei suoi confronti nella congregazione del 14 settembre dello stesso anno (Incisa della Rocchetta - Connors, 1981, pp. 313 s.; Archivio di Stato di Roma, Congregazione dell'Oratorio, Istrumenti, vol. 151, cc. 822-823v). Per la Confraternita della Trinità dei Pellegrini, che dal 1760 lo retribuiva con uno stipendio annuale fisso di 12 scudi, tra il 1759 e il 1762 curò la realizzazione di un casamento a due piani con botteghe al piano terreno e mezzanini soprastanti in via delle Zoccolette, oggi scomparso, rettificando il fronte stradale dall'angolo con via dei Pettinari fino all'oratorio della confraternita demolito nel 1940 (Archivio di Stato di Roma, Ospizio della Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, Registri dei mandati, b. 674, cc. 312-512, passim; Giustificazioni dei mandati, b. 837, c. 6; b. 842, fss. 291 ss., 295 ss., 298 ss.; Presidenza delle Strade, Memoriali, b. 201, con pianta del filo; Lettere patenti, reg. 65, c. 161, 24 sett. 1759). In questa fase si inserisce anche la realizzazione della balaustrata del coro di S. Nicola dei Lorenesi, nel 1761 (Violette, 1981).

Del tutto estraneo all'ambiente accademico, il F. fu però un attivo membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, nella quale era stato accolto con voto unanime il 14 nov. 1757 (Bonaccorso - Manfredi). L'elezione a reggente di questa congregazione nel 1764, l'incarico di architetto del governatore per il collaudo dei teatri, documentato nel 1762 (Pastura Ruggiero, 1989, p. 353; Manfredi, 1991) e i legami di parentela stretti con i Pannini - e indirettamente con F. Fuga - nel 1769 sposando in terze nozze Rosalba, figlia del celebre pittore Giovanni Paolo (Mancini, 1979, p. 22), coincisero con il periodo più fecondo della sua carriera denotando un buon inserimento nell'ambiente artistico romano.

Nel 1765 infatti egli portò a compimento la sistemazione del complesso conventuale annesso alla chiesa di S. Giuseppe alla Lungara che aveva iniziato nel 1760 per incarico della Congregazione dei Pii Operai, consistente nella costruzione del convento (1760-1765), nell'ampliamento e ristrutturazione di alcune case d'affitto contigue (1761-1763) e nel restauro della facciata e della controfacciata della chiesa (1764-1765: Archivio di Stato di Roma, Congregazioni religiose maschili, Pii Operai in S. Giuseppe alla Lungara, bb. 3558/1-3, 3559/6; Iacobini, 1989).

Il progetto del convento, presentato mediante due disegni a Clemente XIII, finanziatore della fabbrica, denota la prima compiuta espressione del linguaggio architettonico del F. soprattutto nell'abile compenetrazione tra aspetti funzionali e formali. Gli atri passanti che attraversano assialmente i quattro piani dell'edificio prendono luce all'esterno da grandi aperture di altezza decrescente raccordate da decorazioni floreali coronate da un'altana. Esse configurano un comparto centrale formalmente autonomo nella facciata ripartita in cinque assi, secondo uno schema "teatrale" che forse riflette i contatti giovanili con le tendenze tardobarocche del circolo ottoboniano, mediate da G.D. Navone, il quale sembra avere influito nell'evoluzione stilistica del F. molto più dell'austero secentismo del Ferruzzi.

Ancora nel 1765, valendosi del suo ruolo di architetto del governatore, il F. ottenne da F. Capranica l'incarico del rifacimento e ampliamento del teatro Valle, il cui "elegantissimo" esito formale unito alla funzionalità dell'impianto, a ferro di cavallo, e degli spazi distributivi lo impose all'attenzione generale (Rotondi, 1992).

Negli stessi anni egli ebbe occasione di confrontarsi nuovamente con la tipologia del casamento d'affitto mediante l'edificio realizzato per il capitolo di S. Maria in Trastevere, tra il 1764 e il 1765, all'angolo tra via della Scrofa (nn. 30-32) e vicolo d'Ascanio (nn. 27-29), senza particolari connotazioni stilistiche (Manfredi, in Atlante), e quello realizzato Per i filippini, tra il 1765 e il 1767, in via del Banco di S. Spirito (nn. 47-49), di ben maggiore impatto architettonico, costato quasi 18.000 scudi (Ferri, 1995, pp. 77-81).

Il casamento dei filippini, edificato in base alla licenza del filo del 29 ott. 1765, si sviluppa su cinque piani con botteghe al piano terreno e mezzanini soprastanti (Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 66, c. 137; Disegni e piante, coll. I, c. 81, n. 327). La sobria impostazione del prospetto derivata dagli schemi dell'edilizia civile gentilizia temperati dai canoni estetici della committenza mostra un iniziale accoglimento delle istanze classiciste con l'adozione di un ordine gigante composito impostato su tre alte lesene che separano la facciata effettiva dallo stretto comparto corrispondente al cavalcavia del preesistente archetto dei Banchi.

Dopo la conclusione di questo cantiere l'attività per i filippini si ridusse sensibilmente, come risulta da un atto del 20 ag. 1768 con il quale essi garantivano al F. una retribuzione annua di 16 scudi, relativa anche alle mansioni straordinarie (Archivio di Stato di Roma, Congregazione dell'Oratorio, Istrumenti …, vol. 152, cc. 334 s.). Tra queste ultime e da segnalare la ristrutturazione di una casa in piazza delle Cinque Scole, compiuta tra il 1768 e il 1769 (demolita alla fine dell'Ottocento; ibid., cc. 330-332v, 344, 346-350v, 906-939v, 1062-1070v, 1163 s.).

In questo periodo si intensificò, invece, la produzione per conto della Congregazione delle Piaghe di Gesù Cristo, poiché in occasione della demolizione e ricostruzione della casa sul fianco della chiesa di S. Filippo Neri in via Giulia verso le Carceri Nuove, tra il 1767 e il dicembre 1768, venne abbattuta anche la vecchia facciata della chiesa, che il F. ricostruì nell'attuale configurazione nell'ambito di un progetto unitario di sistemazione dell'intero complesso, ultimato nel 1771 con il rinnovamento del piccolo oratorio della congregazione (Manfredi, 1991).

L'attuale facciata, in passato datata al 1728 e più volte attribuita a F. Raguzzini o a C. De Dominicis (Mallory, 1977, pp. 133 ss.; Metzger Habel, 1988, p. 63), venne realizzata secondo il progetto approvato dal tribunale delle Strade il 19 ott. 1767 che prevedeva una disposizione obliqua rispetto all'asse della chiesa secentesca e l'inclusione nel prospetto della casa (Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 66, cc. 213rv, 238v; Memoriali, b. 203, nn. 194, con pianta del filo, 243). Un semplice ordine gigante composito ripartisce il prospetto in tre settori verticali delimitati da lesene e coronati da un timpano triangolare. Il comparto centrale, dal lieve risalto che si estende fino a invadere il timpano, ospita un grande bassorilievo ovale in stucco e lo stemma pontificio.

Con questa opera il F. manifesta un linguaggio ormai maturo frutto di una empirica e originale forma di eclettismo, collocandosi a un livello intermedio tra la posizione marginale degli ancora numerosi architetti legati alla tradizione del barocco romano e quella degli architetti che, aggiornati sulle nuove teorie provenienti principalmente dall'estero, avevano ormai orientato lo sviluppo dell'architettura cittadina verso tematiche classicheggianti.L'occasione di sperimentare le soluzioni linguistiche del S. Filippo Neri a una scala maggiore gli venne offerta dalla decisione delle paolotte di completare il proprio insediamento nel rione Monti con la prosecuzione del braccio destro del convento e la realizzazione di una chiesa all'estremità.

La fabbrica, avviata nel 1770 - la licenza del filo è del 12 giugno 1771(Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 67, cc. 78v-79) - e completata nel 1776, venne consacrata solo nel 1780sotto il titolo dei Ss. Gioacchino e Anna (Mancini, 1979, pp. 9 s., 23).

L'edificio segna un marcato avvicinamento verso la tendenza classicista: il F. ripropone l'impostazione della facciata del S. Filippo, con la sola variante del timpano curvo all'interno del frontone principale triangolare, ma nel confronto con la maggiore dimensione egli sacrifica il felice equilibrio compositivo e la cura dei dettagli all'imponenza dell'impianto, conseguita tramite l'accentuazione degli aggetti delle partizioni architettoniche e la drastica riduzione dell'apparato decorativo. L'accoglimento di tematiche classiche è ancora più evidente nell'interno a pianta centrale. Anche se l'adozione del particolare impianto a croce greca smussata e allungata sull'asse principale, chiaramente mutuato dalla chiesa del Bambin Gesù, sembra riferibile a una precisa volontà della committenza, che nel vicino complesso conventuale delle oblate aveva evidentemente un modello funzionale oltre che religioso.

Contemporaneamente al cantiere delle paolotte, il F. condusse il restauro dell'interno di S. Maria dell'Orazione e Morte, affidatogli nel 1772, dopo l'assunzione della carica di architetto dell'omonima Confraternita nella quale aveva già occupato più volte la carica di fabbriciere dal 1753, anno della sua ammissione. I lavori vennero compiuti in due fasi: la prima, relativa alla tribuna, nel luglio-settembre 1772 e la seconda nel 1773-1774 (Cristiani - Paletti, 1991-92 e 1992).

Tra il 1771 e il 1773 per conto del collegio inglese egli realizzò il casamento in via dei Pianellari (Della Valle, 1994), che, nell'ambito di schemi compositivi sempre più orientati in senso classicista, mostra un irrigidimento della partizione architettonica e un ulteriore prosciugamento dell'apparato decorativo. Lo stesso atteggiamento si riscontra nell'ultima sua opera nota, lo scomparso casamento all'angolo tra via del Corso e via degli Otto Cantoni, realizzato nel 1777 per incarico della Confraternita della Trinità dei Pellegrini, nel quale, pur a un livello qualitativo più modesto, la sua parabola stilistica si conclude riflettendo il generale mutamento culturale (L'Angelo e la città, 1987; P. Fortuna-A. Moschetti, Vie, piazze e monumenti di Roma, Roma s.d. [ma 1835], tav. 1; Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Memoriali, b. 205, n. 40; Notai del tribunale delle Acque e Strade, b. 175, cc. 292-293v, 31 luglio 1776).

Con la conclusione di questi impegni il F., quasi settantenne ma ancora dotato di prestigio, come testimonia la rielezione a reggente dei Virtuosi nel 1777 (Roma, Archivio dei Virtuosi al Pantheon, Libri delle congregazioni, vol. VI, 1746-80), limitò la sua attività curando soprattutto gli incarichi pubblici per le cui mansioni poteva più facilmente delegare i collaboratori, primo fra i quali l'unico figlio, Raffaele. Fu quest'ultimo a sostituirlo più frequentemente a partire dal 1783, quando egli venne colpito da una grave infermità, e a ereditarne molti incarichi.

Il F. morì a Roma il 7 ott. 1784 (Mancini, 1979., pp. 22 s.).

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, Capitolo di S. Maria in Trastevere, Atti capitolari, 1747-1769, b. 61, cc. 196, 323; Giustificazioni dei mandati, bb. 106 (1741-46), 107 1747-48); Archivio di Stato di Roma, Camerale III, Confraternita del Ss.mo Sacramento in S. Maria in Trastevere, vol. 1969; Congregazione dell'Oratorio, Istrumenti, vol. 151, cc. 822-823v; vol. 152, cc. 50-53v, 73-103, 142-157, 214-216, 330-332v, 334 s., 344, 346-350v, 906-939v, 1062-1070v, 1163 s.; Congregazioni religiose maschili, Pii Operai in S. Giuseppe alla Lungara, bb. 3558/1-3, 3559/6; Disegni e piante, coll. I, C. 81, n. 327; Memoriali, b. 201, n. 366; b. 202, n. 183; b. 203, nn. 194, 243; Notai del tribunale delle Acque e Strade, b. 175, cc. 292-293v, 31 luglio 1776; Ospedale di S. Maria della Consolazione, Giustificazioni dei mandati, bb. 922, s.; Ospizio della Trinità dei Piellegrini e Convalescenti, Registri dei mandati, b. 674, cc. 312-512 passim; Giustificazioni dei mandati, b. 837, c. 6; b. 842, fascc. 291 ss., 295 s., 298 s.; Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 63, c. 169rv, 29 luglio 1744; reg. 64, c. 125, 26 giugno 1750; reg. 65, c. 161, 24 sett. 1759; reg. 66, c. 137, 29 ott. 1765; c. 213rv, 14 apr. 1767; c. 238, 19 ott. 1767; reg. 67, cc. 78 s., 12 giugno 1771; reg. 70, c. 122, 14 maggio 1793; Roma, Archivio dei Virtuosi al Pantheon - Pontificia Insigne Accademia Artistica dei Virtuosi al Pantheon, Libri delle congregazioni, voll. VI (1746-1780), VII (1781-1817); F. Fasolo, Le chiese di Roma nel 700, I, Trastevere, Roma 1949, pp. 178-184; N.A. Mallory, Roman rococò architecture from Clement XI to Benedict XIV (1700-1758), New York-London 1977, pp. 133-135; P. Violette, La décoration de l'église de S. Nicolas des Lorrains (1623-1870), in Les fondations nationales dans la Rome pontificale, Roma 1978, p. 498; P. Mancini, La chiesa di S. Gioacchino ai Monti e l'opera di G.F. F., Roma 1979, passim; G. Incisa della Rocchetta - J. Connors, Documenti sul complesso borrominiano alla Vallicella 1617-1800, in Arch. della Soc. rom. di storia patria, CIV (1981), pp. 311-314; D. Zaralli, Le case d'affitto a Roma nel XVIII secolo, nei rioni di Trevi, Colonna e Campo Marzio, tesi di laurea, Facoltà di architettura, Università di Roma "La Sapienza", a.a. 1985-86; L. Mortari, S. Maria Maddalena, Roma 1987, p. 141; R. Silvi - S. Ursini, Ss. Celso e Giuliano, tesi di laurea, Facoltà di architettura, Università di Roma "La Sapienza", a.a. 1986-87; L'Angelo e la città. La città nel Settecento (catal.), a cura di C. Curcio, Roma 1987, II, p. 303; E. Kieven, F. Fuga e l'architettura romana del Settecento (catal.), Roma 1988, p. 20; D.T. Metzger Habel, F. Raguzzini, C. De Dominicis and D. Gregorini…, new documentation, in Paragone, XXXIX (1988), 455, p. 63; S. Iacobini, Le vicende costruttive di S. Giuseppe alla Lungara e il progetto architettonico di L. Rusconi Sassi, in L'architettura da Clemente XI a Benedetto XIV. Pluralità di tendenze, a cura di E. Debenedetti, Roma 1989, pp. 55, 60 s. nn. 51-58; M.G. Pastura Ruggiero, Fonti per la storia del teatro romano nel Settecento conservate nell'Arch. di Stato di Roma in Il teatro a Roma nel Settecento, II, Roma 1989, p. 533; M. Cristiani - E. Paletti, La chiesa e l'oratorio di S. Maria dell'Orazione e Morte. Storia e conservazione, tesi di laurea, Facoltà di architettura, Università di Roma "La Sapienza", a.a. 1991-92; A. Eula - M. C. Santorelli, I "Libri delle case" di Roma: I Catasti di S. Maria in Vallicella (secc. XVI-XIX), Roma 1991, pp. 60-63; T. Manfredi, L'architetto sottomaestro delle strade, in In Urbe architectus. Modelli, disegni, misure. La professione dell'architetto Roma 1680-1750 (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 283, 285 n. 24, 288; Id., G.F. F., ibid., pp. 367 s.; M. Cristiani - E. Paletti, S. Maria dell'Orazione e Morte, in Ricerche di storia dell'arte, XLVIII (1992), p. 93; S. Rotondi, Il teatro Valle. Storia, progetti, architettura, Roma 1992, p. 13, M. Della Valle, La casa del collegio inglese in via dei Pianellari, in Roma borghese. Case e palazzetti d'affitto, a cura di E. Debenedetti, I, Roma 1994, pp. 241-252; F. Ferri, La fabbrica all'arco dei Banchi, un'opera dell'architetto G.F. F., ibid., II, ibid. 1995, pp. 77-90; F. Rausa, Case Niccolini e Falconieri a piazza di Pietra, ibid., p. 178; P. Roccasecca, Il giardino del convento di S. Maria della Neve a Palazzola e i lavori di padre de Fonseca ad Evora, in Giovanni V di Portogallo (1707-1750) e la cultura romana del suo tempo, a cura di S. Vasco Rocca - G. Borghini, Roma 1995, pp. 188, 195; G. Bonaccorso - T. Manfredi, I Virtuosi al Pantheon. 1700-1758, in corso di stampa; T. Manfredi, Casa del capitolo di S. Maria in Trastevere tra via della Scrofa e vicolo D'Ascanio; Casamento dei Filippini in via dei Cartari, in Atlante di Roma nel Settecento, Strumenti, a cura di G. Bonaccorso - T. Manfredi - P. Micalizzi, in corso di stampa.

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