GIUDICI, Giovanni

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GIUDICI, Giovanni

Giuseppe Antonio Camerino

Poeta, nato a Le Grazie (La Spezia) il 26 giugno 1924. La sua prima fase è compendiata dalla raccolta La vita in versi (1965, 19802), nella quale confluiscono le prime sillogi: Fiori d'improvviso (1953), La stazione di Pisa (1955), L'intelligenza col nemico (1957) e L'educazione cattolica (1963). Specie nelle ultime due la crisi esistenziale e ideale del poeta, i dubbi della sua coscienza, divisa tra formazione religiosa e i valori della storia e del socialismo, sono rappresentati nei modi, apparentemente distaccati, di sdoppiamenti deformati, ironici e dolenti a un tempo.

Nelle raccolte Autobiologia (1969) e O Beatrice (1972) le tensioni linguistiche derivano dall'alternarsi di eloquenza frustrata e di cadute prosastiche. Ancor più accentuato si fa lo sperimentalismo espressivo in Il male dei creditori (1977), allucinata rappresentazione di un tetro mondo impiegatizio, in cui G. costruisce vere e proprie sequenze d'angoscia e in cui i gesti sono sempre avvertiti come innaturali e inautentici. Del resto, proprio nella successiva raccolta, Il ristorante dei morti (1981), sono l'inautentico e il non-esistente che si allargano a dismisura a cifra di tutte le cose, mentre in Lume dei tuoi misteri (1984) l'inquietudine e i dubbi dell'autore raggiungono esiti espressivi inediti e il tema amoroso acquista valore come convenzione artificiosa, ovvero come valore fisiologico: quella verità dell'amore che G. definisce "minima".

Questo appiattimento e questa degradazione nell'oggettività dell'identità individuale comportano parallelamente anche una degradazione massima del linguaggio: sicché in Salutz (raccolta del 1986), titolo derivato dall'antica poesia provenzale, G. solo artificialmente può nobilitare la lingua, cercando nella rigida misura della lassa medievale e in un'intonazione quasi monocorde e dolente gli accenti della pietà e dell'amore negati, come l'esistenza tutta. Confermano lo spessore culturale e la notevole temperie stilistica di G. Prove di teatro 1953-1988 (1989), un volumetto di inediti e prose varie; e la raccolta Fortezza (1990).

Di G. va ricordata l'attività di saggista su giornali e periodici e il volume La dama non cercata. Poetica e letteratura 1968-1984 (1985). A G. si devono notevoli traduzioni da E. Pound, R. Frost, H. Crane, J. Crowe Ransom e, soprattutto, dall'Evgenij Onegin di A. Puskin (1975; nuova ed., con prefazione di G. Folena, 1983).

Bibl.: G. Zagarrio, Poesia e vita, in Il Ponte, febbraio 1965; F. Fortini, Una nota su Giudici, in Rinascita - Il Contemporaneo, luglio 1965; G. Pampaloni, Fra i lupi del capitalismo, in L'Espresso, 1° agosto 1965; S. Ramat, La vita in versi, in La Nazione, 7 settembre 1965; G. Cherchi, Un canzoniere dei nostri giorni, in Comunità, ottobre 1965; G. C. Ferretti, La poesia di G. Giudici, in Studi novecenteschi, i (1972), 2; Id., Un nuovo Giudici: ''O Beatrice'', in Rinascita, 12 maggio 1972; G. Raboni, Il libro di Giudici, in Paragone, agosto 1972; Id., in Poesia degli anni Sessanta, Roma 1976; S. Ramat, in Storia della poesia italiana del Novecento, Milano 1976; A. Giuliani, in Le droghe di Marsiglia, ivi 1977; A. Zanzotto, L'uomo impiegatizio, in Corriere della Sera, 28 aprile 1977; C. Ossola, Metrica e semantica in G. Giudici, in Metrica, i (1978); M. Perugi, Appunti su G. Giudici, in Linea d'ombra, 5-6 (1984); B. Pento, I ''Misteri'' illuminati di G. Giudici, in Ragguaglio librario, n.s., a. 52° (aprile 1985).

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