GIOVANNI III Duca detto Vatatze, imperatore d'Oriente a Nicea

Enciclopedia Italiana (1933)

GIOVANNI III Duca detto Vatatze (ὁ Βατάτζης), imperatore d'Oriente a Nicea

Francesco Cognasso

Apparteneva a una famiglia dell'aristocrazia bizantina e nacque a Didymoteichon (Dimotica) in Tracia. Nel 1222 successe al fondatore dello stato greco di Nicea, Teodoro I Lascaris, di cui aveva sposato una figlia. Si rassodò sul trono vincendo l'opposizione dei fratelli di Teodoro I, con mitezza represse le cospirazioni, con energia combatté i Latini di Costantinopoli che avevano appoggiato i cospiratori e quasi li eliminò dall'Anatolia con la battaglia di Poimanenon (1224).

Suo ideale fu la distruzione dell'impero latino e il ricupero di Costantinopoli. Sostenne una vera gara con il despota d'Epiro Teodoro Angelo, che aveva pure assunto a Tessalonica il titolo di basileus: ciascuno aspirava a diventare l'alfiere dell'ortodossia greca e a raccogliere attorno a sé tutte le forze bizantine. Già nel 1224 G. occupò Lesbo, Chio, Samo e costrinse il dinasta greco di Rodi, Leone Gabala, a riconoscerlo signore. Contemporaneamente, sue milizie traversavano i Dardanelli, occupavano Madito e Gallipoli e si avanzavano fino ad Adrianopoli, che occuparono per qualche tempo, con malcontento di Teodoro Angelo, che dopo aver occupato Didymoteichon si era portato a sua volta su Adrianopoli. G. fece base della sua politica antilatina l'alleanza con il re di Bulgaria. Ma sconfitti, Giovanni III per mare da Veneziani, Genovesi e Pisani, Ivan II Asen per terra da Giovanni di Brienne, troppo tardi il re bulgaro si accorse che l'alleanza era se mai giovevole solo al basileus di Nicea. Per impedire ai Latini di Costantinopoli di avere aiuti dall'Occidente, G. fece credere ad Innocenzo IV di essere pronto alla sottomissione alla chiesa romana, ma contemporaneamente cercava l'alleanza di Federico II, di cui sposava in seconde nozze la figlia, e del sultano di Iconio. Abili trattative costrinsero gli Angeli a rinunciare al titolo di basileus e autocrator e ad accontentarsi di quello di despota (1242). Così G. si sentì veramente il capo del mondo greco. Con le armi conquistò gran parte della Tracia, e la bassa valle del Vardar; nel 1246 fu padrone di Tessalonica; nel 1247 occupò Tzurulo (ora Çorlu); nel 1252-53 tolse agli Angeli d'Epiro la Macedonia centrale e persino alcuni castelli d'Albania. Ritornato in Anatolia, morì il 30 ottobre 1254 a 62 anni: i Greci lo venerarono come santo.

Bibl.: K. Hopp, Geschichte Griechelands im Mittelalter, Lipsia 1867; W. Norden, Das Papsttum und Byzanz, Berlino 1903; A. Gradner, The lascarids of Nicaea, Londra 1912; A. Heisemberg, Johannes Barmherzige, in Byz. Zeitschr., XIV (1905), pp. 160-223; Ch. Diel, Constance de Hohenstaufen, imperatrice de Nicée, in Figures byz., serie 2ª, Parigi 1921.