LABUS, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LABUS, Giovanni

Gianluca Schingo

Nacque il 10 apr. 1775 a Brescia, allora soggetta alla Repubblica di Venezia, da Stefano, artigiano emigrato dalla Dalmazia, e da Francesca Guerini. Entrato nel 1792 nel seminario bresciano, iniziò gli studi di teologia nella prospettiva del sacerdozio; ma appena Brescia il 18 marzo 1797 si affrancò dalla soggezione a Venezia, il L. diede alle stampe un volume di Poesie repubblicane (Brescia, anno I della libertà italiana [1797]) che lo fece conoscere e nominare dal governo provvisorio segretario con il compito di dare diffusione agli editti. Avrebbe completato gli studi solo nel 1806 laureandosi in legge a Bologna.

Divenuto un personaggio della vita politica cittadina, il L. ne interpretò l'anima giacobina come direttore con G. Febrari di un periodico, La Frusta democratica (1797), e come fondatore e responsabile di alcuni giornali che si segnalarono per la violenza del linguaggio e i toni accesamente anticlericali. Ciò fu in genere tollerato, ma quando, dopo il trattato di Campoformio (17 ott. 1797), la città, annessa alla Repubblica Cisalpina, entrò nell'orbita francese, l'attività pubblicistica del L. incorse in qualche sospensione forzata e, in un paio di occasioni, gli procurò anche l'arresto.

Soprattutto, il suo foglio, che era nato il 27 apr. 1797 come Giornale democratico, dovette cambiare più volte testata: chiuso una prima volta il 6 genn. 1799, riprese il 24 gennaio intitolandosi L'Iride, per poi divenire Il Circospetto (10 marzo 1799): tuttavia, il 4 aprile, un paio di settimane prima del ritorno degli Austriaci, cessò le pubblicazioni con un appello ai Francesi perché proclamassero "l'una indivisibile Repubblica Italica".

Il 4 apr. 1799 il L. entrò in servizio negli uffici ministeriali a Milano, ma già alla fine del mese, occupata la città dagli Austro-Russi, dovette emigrare in Francia. Qui visitò archivi e biblioteche; si recò quindi a Bruxelles, Leida e Amsterdam, dove approfondì la sua passione per le antichità. Tornato a Milano dopo Marengo, cercò inutilmente di ottenere dai Francesi una limitazione delle requisizioni cui era stata sottoposta Brescia: aveva intanto inizio la lenta evoluzione interiore che di lì a qualche anno lo avrebbe portato a occuparsi di storia sacra. Abbandonata l'attività giornalistica, dal 3 ag. 1800 ricoprì la carica di segretario dell'amministrazione dipartimentale del Mella, che lasciò quasi subito per svolgere altre missioni, tra cui la scorta in patria di bresciani arrestati dagli Austriaci e deportati in Dalmazia e Schiavonia. Ritornato a Brescia sposò Teresa Pellegrini che gli diede undici figli. Nel 1802 fu eletto delegato governativo nei dipartimenti del Mella, del Mincio e del Serio, quindi, nel 1804, segretario della prefettura dell'Adige e inviato dalla provincia veronese. Il 12 giugno 1805 era a Brescia per accogliere Napoleone re d'Italia; poco dopo era di nuovo a Milano come segretario e, dal 1807, capo divisione dell'intendenza generale dei beni della Corona.

Risalgono a questo periodo l'avvicinamento del L. agli ambienti letterari neoclassici, l'amicizia con V. Monti e L. Cicognara, la frequentazione di U. Foscolo. Già noto per un saggio di Notizie intorno alla vita e gli scritti di Ubertino Puscolo grecista del secolo XV (in C. de' Rosmini, Vita e disciplina di Guarino veronese e de' suoi discepoli, III, Brescia 1806, pp. 170 ss.), il L. debuttò nelle ricerche di epigrafia antica con una Dissertazione sopra ilcippo inedito di L. Magno Primione, rinvenuto a Brescia nel 1807 (in Commentarii dell'Accademia di lettere, scienze, agricultura ed arti del Dipartimento del Mella [Brescia], 1811, pp. 40 ss.), quindi in archeologia scrivendo Intorno gli antichi monumenti sepolcrali scoperti nell'insigne basilica di S. Ambrogio in Milano, che fu ripetutamente pubblicato (in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1813, pp. 49 ss.; 1816, pp. 42 ss., e in G. Ferrario, Monumenti sacri e profani dell'imperiale e reale basilica di S. Ambrogio in Milano, Milano 1824, pp. 48 ss.). La sua attenzione era volta prevalentemente a rinvenimenti nel Lombardo-Veneto (Epigrafe antica scoperta in Padova pubblicata e spiegata, Milano 1819; Intorno a due antichi monumenti… scoperti in Pavia l'anno 1818, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1819, pp. 87 ss.). A Milano il L. curò anche l'edizione di opere archeologiche altrui, che completò con commenti e note; nonché le Opere varie italiane e francesi di E.Q. Visconti (I-IV, Milano 1827-31), per le quali ottenne dal re di Sardegna le insegne dell'Ordine Mauriziano, e il Museo Chiaromonti descritto e illustrato da F.A. Visconti e G.A. Guattani (ibid. 1820).

Nel 1823 il L. diede alle stampe un fortunato studio sulla città natale (Intorno varj antichi monumenti scoperti in Brescia, Brescia) in cui proponeva innovative integrazioni di frammenti epigrafici confermate da successive scoperte. Contemporaneamente veniva a conclusione la lunga fatica dedicata a narrare I fasti della Chiesa nelle vite dei santi in ciascun giorno dell'anno (I-XIII, Milano 1824-33), opera che fu lodata da papa Leone XII e premiata da Pio VIII e da Gregorio XVI, il quale ultimo lo fregiò del titolo di cavaliere di S. Gregorio Magno.

Grazie alla padronanza del latino acquistò fama anche come compositore di epigrafi, campo in cui si dichiarava allievo di S.A. Morcelli. Scrisse l'epigrafe del monumento di Kulm, per il quale ebbe pubblici riconoscimenti dal cancelliere principe C.W.L. di Metternich. Nominato epigrafista aulico il 30 maggio 1837 da Ferdinando I, lasciò centinaia di iscrizioni redatte in occasione di ricorrenze pubbliche che furono lodate per gusto ed elegante semplicità, spesso stampate e vendute su fogli sciolti. Tra le sue epigrafi più note quelle per l'arco della Pace a Milano (10 sett. 1838) e per il monumento all'imperatore Francesco I a Kynzvart, in Boemia.

Nel 1838 il L. fu uno degli undici effettivi del rifondato Istituto lombardo, di cui fu poi vicesegretario nel 1840-41 e segretario dal 18 apr. 1842 al 1850. Ancora nel 1838 fu decorato con l'Ordine della Corona di ferro e rappresentò la Repubblica di San Marino all'incoronazione a Milano di Ferdinando I che il 17 maggio 1847 lo elesse membro dell'Accademia delle scienze di Vienna: di ritorno dalla prima seduta, il L. non poté rientrare a Milano per la sollevazione delle Cinque giornate (ne scrisse in una lettera del 27 marzo 1848 in piena sintonia con il punto di vista austriaco).

Un suo cruccio fu la mancata pubblicazione del secondo volume del Museo bresciano illustrato, che era stato affidato alle sue cure e che intendeva dedicare alle epigrafi dopo che al primo volume, edito in Brescia nel 1838, aveva contribuito con due capitoli (Osservazioni archeologiche intorno ai monumenti figurati esposti nel museo, e Osservazioni istoriche intorno all'antico edificio nel quale è posto il museo).

Alla fine del 1851 alluse al suo "letterario testamento", una versione ridotta del citato studio (poco più di duecento epigrafi) cui il L. stava ancora lavorando quando, il 6 ott. 1853, morì a Milan0 per un ictus cerebrale.

L'opera fu pubblicata dal figlio Pietro col titolo Marmi antichi bresciani raccolti nel Museo patrio, classificati e illustrati dal cavaliere dr. Giovanni Labus (Milano 1854).

Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. nazionale, Fondo autografi, A.134-24 - 124/27; 62.4; A.23/50; Mantova, Bibl. del Seminario vescovile, FondoLabus; E. Grancini, Contributo alla biografia di G. L., tesi di laurea, Università statale di Milano, fac. di lettere e filosofia, 1973; Raccolta di lettere inedite. Seconda e ultima serie…, a cura di A. Fiammazzo, Udine 1898, p. 102; E. Stampini, Lettere di G. L. a Costanzo Gazzera, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, XLII (1906-07), pp. 750 ss.; G. Zadei, Lettere inedite di G. L. al salodiano G. Brunati, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1908, pp. 180-195; Epistolario di Vincenzo Monti, a cura di A. Bertoldi, IV, Firenze 1929, p. 330; I. Calabi Limentani, Tra epigrafia antica e moderna: G. L. negli anni in cui fu segretario dell'Istituto lombardo. Note dalla sua corrispondenza con Camillo Vacani, in Arch. stor. lombardo, CXIII (1997), pp. 377-401; Seminario vescovile di Mantova, I manoscritti bresciani del "Fondo Labus" della Biblioteca del Seminario vescovile di Mantova, Brescia s.d. [ma 1985]; I carteggi delle biblioteche lombarde…, a cura di V. Salvadori, I, Milano 1986, p. 33; II, ibid. 1991, ad ind.; V. Peroni, Biblioteca bresciana: opera postuma, II, Brescia 1818-23, pp. 153-161; I. Cantù, L'Italia scientifica contemporanea. Notizie sugli Italiani ascritti ai cinque primi congressi, Milano 1844, pp. 262-264; G. L., in Giornale dell'ingegnere, architetto e agronomo, I (1853), pp. 141 s.; in Giornale arcadico, CXXXV (1854), pp. 214-253 (necr.); Almanach der K. Akademie der Wissenschaften, V (1855), p. 100; G. Veladini, in Giornale dell'I.R. Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, IX (1856), pp. 491-494 (necr.); G. Gallia, Necrologio di G. L., in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1858-61, pp. 324-328; D. Muoni, Famiglia Labus, Milano 1875, pp. 4-11; Th. Mommsen, in Corpus inscriptionum Latinarum, V, 1, Berolini 1877, pp. XXXI, 632 s.; A. Romanelli, Cenni storici sopra G. L., Brescia 1913; G. Gervasoni, Brescia 1929, in Studi e ricerche sui filologi e la filologia classica tra il '700 e l'800 in Italia, Bergamo 1929, pp. 26-36; Storia di Brescia (per la consultazione: vol. V, Indice dei nomi e degli argomenti, Brescia 1961, ad nomen); U. Baroncelli, G. L. e il Giornale democratico (Brescia 1797-1799), in Atti e memorie del Museo del Risorgimento di Mantova, IV (1965), pp. 77-87; A. Poli, Le "jacobin" G. L., journaliste et idéologue de Brescia, in Miscellanea in onore di L. Petroni. Studi e ricerche sulle letterature di lingua francese, Bologna 1996, pp. 105-123; F.A. Eckstein, Nomenclator philologorum, Leipzig 1871, p. 311; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, XIII, pp. 453-456; U.E. Imperatori, Diz. di italiani all'estero: dal secolo XIII sino ad oggi, Genova 1956, p. 158.

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