MAGGI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MAGGI, Giovanni

Laura Di Calisto

Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione (1642, pp. 393 s.) come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero (Borsi, p. 23), e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia.

Dai libri investigationum e actorum del Tribunale criminale del governatore di Roma si apprende che il pittore aveva la propria bottega "alli Greci" e che in un periodo imprecisato, prima del 3 ott. 1607, aveva lavorato alla decorazione pittorica della casa del cardinale Roberto Bellarmino in Trastevere insieme con Passerotto Passerotti e Filippo di Virginio Sillano, apprendista presso di lui (Ehrle, 1915, pp. 11, 29). Un Maggi "intagliatore e pittore [(] che si diletta di poesie" è anche ricordato da Orazio Gentileschi come abitante in vicolo dei Bergamaschi (Bertolotti). Le notizie ricavate dal Liber mortuorum e dagli Stati delle anime della parrocchia di S. Lorenzo in Lucina consentono di aggiungere alcune informazioni utili, anche in relazione alla sua famiglia. Nel primo, riferita al gennaio del 1609, è la notizia relativa alla morte di Francesca "figlia di Messer Giovanni Maggio, intagliatore", sopraggiunta, "alli Greci", il giorno 13 di quel mese, cui aveva fatto seguito la sepoltura in S. Lorenzo in Lucina. Sempre al 1609 si riferisce, invece, una nota tratta dallo Stato delle anime che elenca i componenti della famiglia: il M. risulta pittore, coniugato con una donna di nome Lidia e padre di tre figli: Gregorio di nove anni, Maddalena di sei e Iacomo Filippo di tre. Nel 1615 è ricordata anche una quarta figlia di nome Francesca, di sei anni, cui era stato dato il nome di una sorella scomparsa. Dai documenti conservati presso l'Archivio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, risulta inoltre che il 9 genn. 1611 il M. fu ammesso, in qualità di pittore e su presentazione di Durante Alberti, alla Congregazione di S. Giuseppe, a riprova del pieno riconoscimento del suo status di artista (Ehrle, 1915).

La prima opera certa del M. risale al 1591: si tratta del Catafalco per le solenni esequie di Sisto V in S. Maria Maggiore progettato da Domenico Fontana. Questa incisione, insieme con quella del 1593 che rappresenta il catafalco per le esequie di Alessandro Farnese, realizzato da Giacomo Della Porta in S. Maria in Aracoeli, fu successivamente pubblicata nella raccolta di Bartolomeo Rossi Ornamenti di fabbriche antichi e moderni dell'alma città di Roma, edita nel 1600.

La predilezione per le vedute urbane, testimoniata dalla Veduta di Buda nell'Ungaria (1595) e dalla pianta schematica di Firenze (1597), non impedì al M. di dedicarsi a composizioni figurative, anche in relazione a contemporanei fatti di cronaca come il Martirio di alcuni franciscani nel Giappone (1597). Sono in massima parte da attribuire al M. le tavole inserite nelle Deliciae urbis Romae divinae et humanae pubblicate da Domenico Custodi ad Augusta nel 1600.

Risale probabilmente al 1598 la serie con le sette chiese; mentre altre incisioni con obelischi, colonne, ponti e vari scorci di Roma si datano al tempo del giubileo sistino del 1585. In occasione dell'anno santo del 1600, fu pubblicata da Lorenzo Vaccari la pianta prospettica di Roma realizzata dal M. nel 1599, di agile formato (cm 39,5 x 48,2) e di grande successo commerciale, testimoniato da numerose ristampe.

Ispirata a modelli iconografici di derivazione sistina, come la pianta Brambilla - van Aelst e quella successiva di Matteo Florimi, l'opera presenta elementi di indubbia novità, come la cornice con le immagini delle sette chiese e la cerimonia di apertura della porta santa. Il M. decise di riprodurre a parte le principali mete devozionali e dare così maggiore risalto al tessuto viario e ai principali percorsi stradali.

Al 1600 risalgono anche altre incisioni: una pianta di Pavia, la Girandola al Castel Sant'Angelo, la Figura della vita humana e la Benedictio pontificia. Nei due anni successivi il M. lavorò alle illustrazioni del Canto degli augelli di Antonio Valli e, in collaborazione con Antonio Tempesta e Francesco Villamena, realizzò alcune incisioni per la serie di Cacce d'uccelli dedicate a monsignor Tiberio Cerasi. L'interesse per la pittura di paesaggio, già manifestato in due incisioni del 1595, risulta ulteriormente confermato dalla realizzazione di alcune vedute incise nel 1602, nelle quali il M. sembra guardare alla pittura di Paul Brill.

Su richiesta di Andrea Vaccari, nel 1603 tornò a occuparsi della pianta prospettica di Roma, un'opera di grande formato (cm 102 x 152) composta complessivamente da otto fogli e delimitata in basso da una fascia con la rappresentazione della cavalcata del pontefice.

Il riferimento alla pianta di Tempesta del 1593 lo portò ad abbandonare i precedenti modelli cartografici e le semplificazioni tipiche del piccolo formato e a servirsi di alcune convenzioni rappresentative, come il motivo dei cerchi con gli emblemi dei vari rioni inseriti nel fitto tessuto urbano. Rivolta a un pubblico selezionato di studiosi e di bibliofili, pur non ottenendo un grande successo commerciale, fu aggiornata e ristampata da Goffredo van Schayck nel 1630; nonostante il tentativo di abrasione e l'inserimento di una nuova dedica, la data originale è ancora chiaramente leggibile.

Al 1604 risale un'opera assai singolare che documenta il temperamento eclettico del M.; si tratta di una raccolta di tavole (Bichierografia, a cura di P. Barocchi, Firenze 1977) suddivisa in quattro volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Nei primi due volumi il M. riprese modelli appartenuti alle collezioni del cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte, cui è dedicata l'intera opera; nei rimanenti invece riprodusse esemplari di sua invenzione.

Nel 1605 tornò alla rappresentazione architettonica con l'incisione dell'arco trionfale eretto in Banchi per il possesso di Leone XI e con l'immagine, di poco successiva, dell'arco effimero per il possesso di Paolo V realizzato in Campidoglio. Seguì, sempre nel 1605, la tavola con la rappresentazione dell'Escorial dedicata al cardinale Francesco Sforza. La presa di Bergen op Zoom da parte del marchese A. Spinola fu descritta dal M. in un'incisione del 1606; mentre la serie di Edifizi antichi e moderni di Roma e la Facciata di S. Pietro è datata 1608. A questo stesso anno risale anche la pianta schematica di Roma e dintorni stampata da Giovanni Orlandi e finalizzata a illustrare le proposte dell'ingegnere Paolo Ferreri per far fronte alle inondazioni del Tevere. Una nuova serie di incisioni con dodici facciate di chiese di Roma è datata 1609. Seguono a distanza di un anno la veduta dell'interno di S. Pietro con la canonizzazione di Carlo Borromeo e, a distanza di due, i disegni per le trenta Stampe colle pitture e statue degli altari di diverse chiese di Roma, intagliate da Matteo Greuter e stampate da Paolo Maupin.

Nel 1612 il M. lavorò a due grandi vedute stampate da Giacomo Mascardi: quella del palazzo apostolico del Quirinale dedicata a Paolo V e quella di S. Pietro e del palazzo Vaticano pubblicata nel 1615 e ristampata, in formato ridotto, da Greuter (1619). Tra il 1613 e il 1614 il M. lavorò alla stesura di un trattato di architettura mai pubblicato, redatto in due successive versioni e noto attraverso esemplari manoscritti (uno del 1614, nella Biblioteca reale di Stoccolma e uno del 1615 nella Biblioteca apostolica Vaticana).

La prima versione, con frontespizio inciso da Villamena, ha come principale punto di riferimento l'opera di Sebastiano Serlio. L'ambizione e l'impegno con cui l'artista impostò il suo lavoro emergono nel modo di analizzare i numerosi esempi presi in considerazione e nella perizia con cui furono descritti problemi tecnici e pratiche di cantiere. L'atteggiamento critico nei confronti di artisti celebri come Iacopo Barozzi, detto il Vignola, e Carlo Maderno si ritrova anche nella seconda versione, un'agile raccolta di illustrazioni accompagnate da breve commento.

All'incisione Sabina (1617) dedicata al cardinale Benedetto Giustiniani fanno seguito nel 1618 La pigna di S. Pietro e le due serie intitolate Nuova raccolta di fontane e Aedificiorum et ruinarum Romae, edite da Giuseppe De Rossi. Gli ultimi anni di attività, con l'unica eccezione della tavola La presa di Saint-Jean-d'Angély (1621), sono completamente dedicati alla realizzazione di due importanti opere pubblicate da Maupin: la serie delle Dieci basiliche, disegnata dal M. verso il 1620 e successivamente intagliata da Greuter, e la grande pianta di Roma del 1625.

Nella serie delle basiliche, pur riprendendo la celebre invenzione iconografica di Antonio Lafréry, il M. rappresentò le varie chiese, anziché su un'unica tavola, su fogli di ampio formato, dedicati ciascuno a una basilica. Ciò gli permise di accrescere l'effetto di monumentalità dei singoli edifici e di avere a disposizione lo spazio per inserire delle immagini a commento della veduta principale. Il M. decise di rielaborare l'idea già sperimentata nella pianta del 1599 inserendo un'iscrizione in basso al centro e, in corrispondenza della cornice, alcuni particolari dell'interno della chiesa. Gli altari principali, gli arredi liturgici, le opere d'arte, le reliquie più preziose sono rappresentati con un effetto "a quadri riportati" alla stessa maniera del corredo di illustrazioni agiografiche nelle raffigurazioni dei santi. Questi inserti hanno assunto nel tempo valore documentario, restando in alcuni casi l'unica testimonianza figurativa di opere ormai perdute.

La più grande pianta prospettica di Roma (cm 224 x 428) è stata realizzata mediante tecnica xilografica, compiendo una scelta non comune rispetto alla tradizione romana che privilegiava l'incisione su rame. I motivi che hanno spinto l'editore a optare per le matrici lignee trovano valida spiegazione nel fatto che la xilografia, tecnica economica e di più rapida esecuzione, si prestava particolarmente alle grandi dimensioni e a una realizzazione da compiersi in tempi brevi. È probabile, infatti, che il disegno sia stato consegnato in ritardo rispetto al previsto, forse per le precarie condizioni di salute del M., e che si arrivò a pubblicare la pianta solo molto tardi, a ridosso della scadenza giubilare. Il M. non ebbe modo di entrare nel merito delle decisioni tecniche, così come è probabile che non fosse al corrente della necessità di suddividere la pianta in 48 fogli. Verosimilmente furono tirate pochissime copie, e di queste si dovette presto perdere memoria, altrimenti Carlo Losi non avrebbe tentato di far passare la sua ristampa del 1774 per una pubblicazione originale. Al termine della carriera, nella sua opera più impegnativa, il M. creò una pianta di chiara impostazione paesaggistica per la prima volta comprensiva degli spazi esterni alle mura, vivace nella descrizione degli alberi, dei campi, dei mulini e dei traghetti sul Tevere, della gente in strada, meno efficace nella rappresentazione degli edifici monumentali e delle zone più densamente costruite.

Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il M. morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).

Fonti e Bibl.: G. Baglione, Le vite de' pittori scultori et architetti (1642), a cura di J. Hess - H. Röttgen, I, Città del Vaticano 1995, pp. 393 s.; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI, XVII, II, Milano 1881, p. 58; D. Gnoli, Di alcune piante topografiche di Roma, in Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma, XIII (1885), pp. 71-75; E. Rocchi, Le piante icnografiche e prospettiche di Roma del secolo XVI, Torino-Roma 1902, p. 115; A. Bartoli, Cento vedute di Roma antica, Firenze 1911, pp. 22-24, 32, 44, tavv. B, LIII; F. Ehrle, La grande veduta Maggi-Mascardi (1615) del tempio e del palazzo Vaticano, Roma 1914; Id., Roma al tempo di Urbano VIII. La pianta di Roma Maggi-Maupin-Losi del 1625, Roma 1915; C. Huelsen, Le piante maggiori di Roma dei secoli XVI e XVII, in Göttingische gelehrte Anzeigen, CLXXXIII (1921), 1-3, pp. 45-51; A. Petrucci, Aspetti della vecchia Roma. I venditori ambulanti in una stampa antica, in Capitolium, VIII (1932), 9, pp. 442 s.; C. Huelsen, Saggio di bibliografia ragionata delle piante icnografiche e prospettiche di Roma, Firenze 1933, pp. 11, 77-81, 110; P. Arrigoni - A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio, Milano 1939, ad ind.; Le piante di Roma possedute dalla Biblioteca dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte, a cura di C. Scaccia Scarafoni, Roma 1939, pp. 95 s., 98 s., 102, 105 s., 120, 122; A. Petrucci, Il Caravaggio acquafortista e il mondo calcografico romano, Roma 1956, pp. 8, 53-79, 95 s., 99 s., 111, 113 s.; F. Ehrle - H. Egger, Piante e vedute di Roma e del Vaticano dal 1300 al 1676, Roma 1956, p. 24, tav. XLVI; Le piante di Roma, a cura di A.P. Frutaz, Roma 1962, I, pp. 24-26, 188, 203, 208-210; II, tavv. 257, 283, 307-331; I. Insolera, Roma. Immagini e realtà dal X al XX secolo, Roma-Bari 1980, pp. 262-269; The map of Rome 1625. Paul Maupin, a cura di S. Tyacke, Cambridge 1982, pp. 14, 16 s.; Roma sancta. La città delle basiliche, a cura di M. Fagiolo - M.L. Madonna, Roma 1985, pp. 158, 256 s., 260 s., 280-283; Roma dei grandi viaggiatori, a cura di F. Paloscia, Roma 1987, pp. 118-121; J. Rodríguez García, Piezas de vidrio suntuario catalán en la "Bichierografia" de G. M. (1604), in D'art, 1989, n. 15, pp. 181-191; S. Borsi, Roma di Urbano VIII. La pianta di G. M., 1625, Roma 1990; L. Barroero, in G. Baglione, Le nove chiese di Roma (1639), a cura di L. Barroero, Roma 1990, pp. 13, 21 s., figg. 2-10; B. Magnusson, G. M. romano on architecture: a treatise of 1614, in Docto peregrino, a cura di T. Hall et al., Roma 1992, pp. 181-220; A.E. Theuerkauff-Liederwald, Vorbild, Abbild oder Phantasie?, in Annales du XIIIe Congrès de l'Association internationale pour l'histoire du verre, Lochem 1996, pp. 389-404; Roma veduta. Disegni e stampe panoramiche della città dal XV al XIX secolo (catal.), a cura di M. Gori Sassoli, Roma 2000, pp. 159, 161, 163; Imago urbis Romae. L'immagine di Roma in età moderna (catal., Roma), a cura di C. De Seta, Milano 2005, pp. 22, 96; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 555 s.

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