MAGGI, Giovanni. - Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione (1642, pp. 393 s.) come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero (Borsi, p. 23), e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia.
La prima opera certa del M. risale al 1591: si tratta del Catafalco per le solenni esequie di Sisto V in S. Maria Maggiore progettato da Domenico Fontana. Questa incisione, insieme con quella del 1593 che rappresenta il catafalco per le esequie di Alessandro Farnese, realizzato da Giacomo Della Porta in S. Maria in Aracoeli, fu successivamente pubblicata nella raccolta di Bartolomeo Rossi Ornamenti di fabbriche antichi e moderni dell'alma città di Roma, edita nel 1600.
Risale probabilmente al 1598 la serie con le sette chiese; mentre altre incisioni con obelischi, colonne, ponti e vari scorci di Roma si datano al tempo del giubileo sistino del 1585. In occasione dell'anno santo del 1600, fu pubblicata da Lorenzo Vaccari la pianta prospettica di Roma realizzata dal M. nel 1599, di agile formato (cm 39,5 x 48,2) e di grande successo commerciale, testimoniato da numerose ristampe.
Al 1600 risalgono anche altre incisioni: una pianta di Pavia, la Girandola al Castel Sant'Angelo, la Figura della vita humana e la Benedictio pontificia. Nei due anni successivi il M. lavorò alle illustrazioni del Canto degli augelli di Antonio Valli e, in collaborazione con Antonio Tempesta e Francesco Villamena, realizzò alcune incisioni per la serie di Cacce d'uccelli dedicate a monsignor Tiberio Cerasi. L'interesse per la pittura di paesaggio, già manifestato in due incisioni del 1595, risulta ulteriormente confermato dalla realizzazione di alcune vedute incise nel 1602, nelle quali il M. sembra guardare alla pittura di Paul Brill.
Su richiesta di Andrea Vaccari, nel 1603 tornò a occuparsi della pianta prospettica di Roma, un'opera di grande formato (cm 102 x 152) composta complessivamente da otto fogli e delimitata in basso da una fascia con la rappresentazione della cavalcata del pontefice.
Al 1604 risale un'opera assai singolare che documenta il temperamento eclettico del M.; si tratta di una raccolta di tavole (Bichierografia, a cura di P. Barocchi, Firenze 1977) suddivisa in quattro volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Nei primi due volumi il M. riprese modelli appartenuti alle collezioni del cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte, cui è dedicata l'intera opera; nei rimanenti invece riprodusse esemplari di sua invenzione.
Nel 1612 il M. lavorò a due grandi vedute stampate da Giacomo Mascardi: quella del palazzo apostolico del Quirinale dedicata a Paolo V e quella di S. Pietro e del palazzo Vaticano pubblicata nel 1615 e ristampata, in formato ridotto, da Greuter (1619). Tra il 1613 e il 1614 il M. lavorò alla stesura di un trattato di architettura mai pubblicato, redatto in due successive versioni e noto attraverso esemplari manoscritti (uno del 1614, nella Biblioteca reale di Stoccolma e uno del 1615 nella Biblioteca apostolica Vaticana).
All'incisione Sabina (1617) dedicata al cardinale Benedetto Giustiniani fanno seguito nel 1618 La pigna di S. Pietro e le due serie intitolate Nuova raccolta di fontane e Aedificiorum et ruinarum Romae, edite da Giuseppe De Rossi. Gli ultimi anni di attività, con l'unica eccezione della tavola La presa di Saint-Jean-d'Angély (1621), sono completamente dedicati alla realizzazione di due importanti opere pubblicate da Maupin: la serie delle Dieci basiliche, disegnata dal M. verso il 1620 e successivamente intagliata da Greuter, e la grande pianta di Roma del 1625.
La più grande pianta prospettica di Roma (cm 224 x 428) è stata realizzata mediante tecnica xilografica, compiendo una scelta non comune rispetto alla tradizione romana che privilegiava l'incisione su rame. I motivi che hanno spinto l'editore a optare per le matrici lignee trovano valida spiegazione nel fatto che la xilografia, tecnica economica e di più rapida esecuzione, si prestava particolarmente alle grandi dimensioni e a una realizzazione da compiersi in tempi brevi. È probabile, infatti, che il disegno sia stato consegnato in ritardo rispetto al previsto, forse per le precarie condizioni di salute del M., e che si arrivò a pubblicare la pianta solo molto tardi, a ridosso della scadenza giubilare. Il M. non ebbe modo di entrare nel merito delle decisioni tecniche, così come è probabile che non fosse al corrente della necessità di suddividere la pianta in 48 fogli. Verosimilmente furono tirate pochissime copie, e di queste si dovette presto perdere memoria, altrimenti Carlo Losi non avrebbe tentato di far passare la sua ristampa del 1774 per una pubblicazione originale. Al termine della carriera, nella sua opera più impegnativa, il M. creò una pianta di chiara impostazione paesaggistica per la prima volta comprensiva degli spazi esterni alle mura, vivace nella descrizione degli alberi, dei campi, dei mulini e dei traghetti sul Tevere, della gente in strada, meno efficace nella rappresentazione degli edifici monumentali e delle zone più densamente costruite.
Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il M. morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).
Fonti e Bibl.: G. Baglione, Le vite de' pittori scultori et architetti (1642), a cura di J. Hess - H. Röttgen, I, Città del Vaticano 1995, pp. 393 s.; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI, XVII, II, Milano 1881, p. 58; D. Gnoli, Di alcune piante topografiche di Roma, in Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma, XIII (1885), pp. 71-75; E. Rocchi, Le piante icnografiche e prospettiche di Roma del secolo XVI, Torino-Roma 1902, p. 115; A. Bartoli, Cento vedute di Roma antica, Firenze 1911, pp. 22-24, 32, 44, tavv. B, LIII; F. Ehrle, La grande veduta Maggi-Mascardi (1615) del tempio e del palazzo Vaticano, Roma 1914; Id., Roma al tempo di Urbano VIII. La pianta di Roma Maggi-Maupin-Losi del 1625, Roma 1915; C. Huelsen, Le piante maggiori di Roma dei secoli XVI e XVII, in Göttingische gelehrte Anzeigen, CLXXXIII (1921), 1-3, pp. 45-51; A. Petrucci, Aspetti della vecchia Roma. I venditori ambulanti in una stampa antica, in Capitolium, VIII (1932), 9, pp. 442 s.; C. Huelsen, Saggio di bibliografia ragionata delle piante icnografiche e prospettiche di Roma, Firenze 1933, pp. 11, 77-81, 110; P. Arrigoni - A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio, Milano 1939, ad ind.; Le piante di Roma possedute dalla Biblioteca dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte, a cura di C. Scaccia Scarafoni, Roma 1939, pp. 95 s., 98 s., 102, 105 s., 120, 122; A. Petrucci, Il Caravaggio acquafortista e il mondo calcografico romano, Roma 1956, pp. 8, 53-79, 95 s., 99 s., 111, 113 s.; F. Ehrle - H. Egger, Piante e vedute di Roma e del Vaticano dal 1300 al 1676, Roma 1956, p. 24, tav. XLVI; Le piante di Roma, a cura di A.P. Frutaz, Roma 1962, I, pp. 24-26, 188, 203, 208-210; II, tavv. 257, 283, 307-331; I. Insolera, Roma. Immagini e realtà dal X al XX secolo, Roma-Bari 1980, pp. 262-269; The map of Rome 1625. Paul Maupin, a cura di S. Tyacke, Cambridge 1982, pp. 14, 16 s.; Roma sancta. La città delle basiliche, a cura di M. Fagiolo - M.L. Madonna, Roma 1985, pp. 158, 256 s., 260 s., 280-283; Roma dei grandi viaggiatori, a cura di F. Paloscia, Roma 1987, pp. 118-121; J. Rodríguez García, Piezas de vidrio suntuario catalán en la "Bichierografia" de G. M. (1604), in D'art, 1989, n. 15, pp. 181-191; S. Borsi, Roma di Urbano VIII. La pianta di G. M., 1625, Roma 1990; L. Barroero, in G. Baglione, Le nove chiese di Roma (1639), a cura di L. Barroero, Roma 1990, pp. 13, 21 s., figg. 2-10; B. Magnusson, G. M. romano on architecture: a treatise of 1614, in Docto peregrino, a cura di T. Hall et al., Roma 1992, pp. 181-220; A.E. Theuerkauff-Liederwald, Vorbild, Abbild oder Phantasie?, in Annales du XIIIe Congrès de l'Association internationale pour l'histoire du verre, Lochem 1996, pp. 389-404; Roma veduta. Disegni e stampe panoramiche della città dal XV al XIX secolo (catal.), a cura di M. Gori Sassoli, Roma 2000, pp. 159, 161, 163; Imago urbis Romae. L'immagine di Roma in età moderna (catal., Roma), a cura di C. De Seta, Milano 2005, pp. 22, 96; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 555 s.