MORONE, Giovanni

Enciclopedia Italiana (1934)

MORONE, Giovanni

Giuseppe Paladino

Cardinale, nato a Milano il 25 gennaio 1509 dal celebre Girolamo e da Amabilia Fisiraga, morto a Roma il 1° dicembre 1580. Passò a Modena l'infanzia e quindi a Padova fece il corso di legge. Entrato per tempo nella carriera ecclesiastica, ottenne da Clemente VII, il 7 aprile 1529, il vescovato di Modena e quell'anno stesso andò in Francia per indurre il re Francesco I alla pace. Paolo III lo incaricò d'importanti missioni; presso il re dei Romani, Ferdinando I (novembre 1536 settembre 1538), di nuovo in Germania (luglio 1539-1542), e allora partecipò alla dieta di Haguenau (Spira), al colloquio di Worms (novembre 1540-gennaio 1541), e a quello di Ratisbona e da ultimo, sempre in Germania, perché esprimesse il rammarico pontificio per la pace di Spira (agosto 1544). Il 2 giugno 1542 veniva intanto promosso al cardinalato e successivamente era nominato presidente del Concilio di Trento. Paolo III lo creò inoltre legato a Bologna (1545), dove rimase sino al 1548, quando venne richiamato, perché sospettato di essere favorevole all'imperatore. Allora aveva lasciato il vescovato di Modena per quello di Novara. Il successore di Paolo III, Giulio III, all'elezione del quale il M. contribuì con la sua grande influenza, si servì del suo talento, inviandolo come legato alla dieta di Augusta (1555). Viceversa Paolo IV, che vedeva in lui un pericoloso avversario perché partigiano dell'imperatore, accusandolo di propensione verso l'eresia, lo fece arrestare e rinchiudere in Castel Sant'Angelo (31 maggio 1557).

Difettava, secondo gli scrittori ortodossi, di profonda formazione teologica, onde sarebbero derivate le titubanze e i tentennamenti che gli vennero attribuiti. In realtà sostenne la dottrina della giustificazione per la fede e discusse con A. Salmerón l'efficacia delle buone opere prima che il Concilio si pronunziasse su tali questioni; diffuse il Beneficio di Cristo non ancora condannato e si adoperò a guadagnare alla chiesa gli eretici con la dolcezza, anziché porre mano ai mezzi severi. Del resto lavorò per la Riforma in senso ortodosso ideando e suggerendo a s. Ignazio di Loiola la fondazione del Collegio Germanico in Roma, e aiutando in varie guise i gesuiti, né dopo le decisioni del Concilio gli si poté rimproverare alcunché. Nel tempo della prigionia e durante lo svolgimento del processo, delegato a una commissione cardinalizia della quale faceva parte M. Ghislieri, lo sorressero una profonda religiosità e la coscienza di essere innocente, e ai ventun capi di accusa rispose con una Difesa, che è alle stampe.

Ma la sua innocenza non fu riconosciuta se non dopo la morte di Paolo IV (18 agosto 1559), quando venne liberato e dichiarato immune da ogni colpa e sospetto dal nuovo pontefice Pio IV, il quale lo mandò a presiedere il Concilio di Trento nella sua ultima e definitiva sessione (1563-64). Lo stesso anno 1564 il M. tornò al vescovato di Modena, di cui si era riservato il possesso all'atto del passaggio a Novara, e che lasciò definitivamente nel 1571. Nei conclavi del 1565 e del 1572 fu in predicato di diventare pontefice, ma gli furono preferiti la prima volta il card. Ghislieri (Pio V), che non gli era amico, e la seconda Ugo Buoncompagni (Gregorio XIII), il quale, pieno com'era di fiducia nella sua abilità, lo mandò legato alla dieta di Ratisbona perché riunisse le forze della cattolicità contro i Turchi e i protestanti (1577).

Bibl.: Per le opere, cfr. F. Argelati, Bibl. scriptorum mediolan., Milano 1745, I, pp. 973, 2010. Le sue relazioni dipl., in Nuntiaturberichte aus Deutschland, Gotha 1892 segg., I, ii, iv, vi; III, i; v. anche G. Constant, in Bibl. de l'École des Hautes Études, CCXXXIII, Parigi 1922. Per la biogr., N. Bernabei, Vita del card. G. M., Modena 1885, con bibliografia; F. Sclopis, in Séances et travaux de l'Acad. d. sc. mor. et polit., XX e XXI (1869-70); C. Cantù, in Memorie dell'Istituto lombardo, Cl. sc. mor., III (1867), e in Eretici d'Italia, Torino 1865 segg. II; L. Pastor, Storia dei papi, VII, VIII, IX, Roma 1928-29; P. Tacchi Venturi, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, 2ª ed., Roma 1931.