POMIS, Giovanni Pietro de

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

POMIS, Giovanni Pietro ( Giovanni Pietro Telesphoro)

Dagmar Probst

de. – Nacque nel 1569 a Lodi. Il giorno della nascita e i nomi dei genitori sono sconosciuti.

Sull’origine dell’artista e sulla sua famiglia non è tramandato molto. Si è a conoscenza solo dell’anno di nascita del padre (1533) e dell’esistenza di una sorella (per entrambi cfr. Marauschek, 1974, p. 12).

Grazie alla legenda di una medaglia con autoritratto che de Pomis realizzò nel 1624 (Londra, British Museum, inv. G3.IP.789), George Francis Hill fissò il suo anno di nascita tra il 1569 e il 1570 (Hill, 1923-1924). Tale datazione fu appoggiata in seguito da Gerhard Marauschek nel suo saggio sulla vita e i tempi di de Pomis (1974, p. 68), ma Adolfo Modesti, con riferimento agli studi più recenti, ha segnalato che la data di nascita deve essere anticipata rispetto all’ipotesi avanzata dallo studioso inglese (1997).

De Pomis potrebbe aver cominciato la sua formazione artistica molto presto, poiché già a soli venti anni gli fu dato ordine di recarsi da Venezia, dove ricevette i primi rudimenti artistici, alla corte arciducale di Innsbruck.

De Pomis ricevette a Venezia esclusivamente una formazione da pittore, sebbene nel corso del tempo abbia lavorato anche come architetto e medaglista. Tenendo conto del suo stile e delle tendenze tintorettesche nelle sue opere, si può concludere che egli abbia portato a termine il suo alunnato nella bottega di Jacopo Robusti.

L’inizio dell’attività di de Pomis come pittore di camera presso l’arciduca Ferdinando del Tirolo alla corte di Innsbruck è da fissare attorno al 1588-89. A Innsbruck sposò, il 25 ottobre 1595, Anna Judith Demoyen, figlia di un tappezziere, che prima del matrimonio gli aveva dato il primo figlio, Giovanni Battista, battezzato il 5 luglio 1595 (Marauschek, 1974, p. 14). A lui seguirono altri dodici figli.

Del periodo di Innsbruck è tramandato con certezza unicamente il Ritratto funebre dell’arciduca Ferdinando del Tirolo (1595, Vienna, Kunsthistorisches Museum). Dopo la morte del suo protettore, de Pomis si trasferì, nel 1597 con la famiglia, a Graz, dove entrò al servizio di Ferdinando II (1578-1637), arciduca dell’Austria Interiore (Marauschek, 1974, pp. 14 s.).

Il momento fu favorevole per de Pomis, poiché alla corte di Graz mancava un artista stabile. Gli artisti fino ad allora chiamati vi lavoravano solo per poco tempo spostandosi di corte in corte. Questa situazione cambiò con l’arrivo di de Pomis, che impresse un carattere individuale all’arte di corte di Graz nella prima metà del secolo XVII.

Il giovane regnante cattolico Ferdinando assunse nel 1595 la reggenza con l’esplicita intenzione di imporre senza ritardo la Controriforma nell’Austria Interiore ed estirpare il protestantesimo. La pittura era il mezzo propagandistico migliore per veicolare queste idee, e Ferdinando trovò un congeniale collaboratore alla diffusione della fede cattolica, alla propaganda fidei, in de Pomis, che con la sua pittura diede al programma religioso-politico dell’arciduca un’efficacissima forza espressiva. La speciale relazione personale tra Ferdinando e de Pomis fu un essenziale presupposto per la forte identificazione dell’artista con lo spirito della Controriforma.

La produzione pittorica di de Pomis è distiguibile in tre periodi. Le prime opere, prodotte dal 1600 al 1610, sono caratterizzate da una forma grafica dura, tinte vivaci, contrasti cromatici forti e una disposizione manieristica tendente al piatto, come la pala d’altare Apoteosi della Controriforma (1602 circa, Graz, chiesa di S. Antonio) o il dipinto L’arciduchessa Maria fonda il convento delle clarisse (1603, Graz, Alte Galerie, Universalmuseum Joanneum).

I dipinti di de Pomis, condizionati stilisticamente dal tardo manierismo veneziano, sono considerati modelli di propaganda controriformistica. I temi delle sue composizioni si concentrano sul culto dei santi e di Maria come anche sulla vittoria del cattolicesimo sul protestantesimo. Anche le medaglie da lui realizzate si riferiscono alla vittoria della Controriforma.

De Pomis accompagnò l’arciduca come consulente artistico in due viaggi, che segnarono il suo sviluppo culturale in maniera determinante. Il primo fu il pellegrinaggio di Ferdinando a Loreto e Roma nell’aprile del 1598, e il secondo il viaggio in Spagna al seguito dell’arciduchessa-madre Maria Anna in occasione delle nozze di sua figlia Margherita con Filippo III di Spagna. Dopo le nozze a Ferrara seguì il corteo nuziale fino a Madrid, via Milano. Grazie a questi due viaggi de Pomis si confrontò con i più rinomati centri culturali del Norditalia, come anche con l’arte spagnola. Nel contesto di questi viaggi egli strinse conoscenze con personalità politicamente influenti della corte di Graz, come il suo successivo mecenate Hans Ulrich von Eggenberg, con il quale costruì un’amichevole relazione e per il quale progettò dal 1625 il castello di Eggenberg (Marauschek, 1974, p. 16).

Nel 1601 de Pomis accompagnò l’arciduca nella sua campagna militare contro i turchi, e durante l’assedio di Kanischa fu attivo come ingegnere militare. Per i suoi meriti il 2 luglio 1605 fu elevato al rango nobiliare con il titolo di von Treuberg (Nebehay, 1950, p. 16).

La sua attività come architetto è attestata da documenti estremamente frammentari, fatta eccezione per il mausoleo eretto a Graz per Ferdinando II (Frodl, 1966, pp. 6-107). Delle sue opere architettoniche fortificate a Gradisca, Gorizia, Trieste e Fiume non si è conservato nessun progetto che possa documentare in dettaglio il loro aspetto. Gli edifici a lui attribuiti nella Stiria (il mausoleo di Ruprecht von Eggenberg, del 1603-04, Ehrenhausen; la chiesa di Maria Ausiliatrice del 1607-11, Graz) si collegano stilisticamente all’architettura del manierismo veneziano e lombardo, specialmente quello di Milano.

Essi mostrano elementi segnati da Andrea Palladio e da architetti milanesi coevi, come il pittore-architetto Giovanni Battista Crespi detto il Cerano (Frodl, 1974, pp. 102 s.). Negli anni fra il 1607 e il 1611 ci fu presumibilmente un ulteriore viaggio italiano, che si può collegare al viaggio di nozze dell’arciduchessa Maria Maddalena a Firenze (Nebehay, 1950, pp. 6-16).

Sulla via del ritorno verso Graz, de Pomis potrebbe aver meticolosamente studiato in un soggiorno a Bologna la pittura locale, come fanno presumere i corrispettivi influssi nei suoi dipinti immediatamente successivi (è il caso dell’Ascensione e Incoronazione di Maria, del 1608, nella chiesa di S. Antonio a Graz).

Con il dipinto l’Immagine miracolosa di Maria ausiliatrice (1611), che orna l’altare maggiore della chiesa di Maria Ausiliatrice a Graz, inizia il periodo dei capolavori di de Pomis, compreso fra il 1610 e il 1617.

Segni costitutivi di questa seconda fase sono l’accresciuta profondità spaziale dentro le composizioni, come anche il modo di rappresentare con passaggi fluidi e calde tonalità sfumate (Nebehay, 1950, p. 18). Un esempio paradigmatico di dipinto in linea con le idee della Controriforma è l’Allegoria dell’arciduca Ferdinando come controriformatore (1614 circa, Graz, Alte Galerie, Universalmuseum Joanneum).

Nel 1614 de Pomis ottenne la direzione dei lavori – che tenne fino alla morte (1633) – del mausoleo di Ferdinando, fortemente influenzato dalle architetture di Milano e Venezia, nonché dell’adiacente cappella di S. Caterina. L’esecuzione di questo dispendioso incarico per Ferdinando II rappresenta la ragione verosimilmente determinante per cui egli non seguì alla corte viennese il suo benefattore dopo l'incoronazione imperiale, nel 1619. Più tardi de Pomis ricevette ulteriore prestigio attraverso la fondazione della Confraternita dei pittori a Graz (1619), che egli presiedette fino alla sua morte. Questa istituzione si mantenne fino alla metà del secolo XVIII.

Nel terzo e ultimo periodo del suo percorso pittorico, dal 1617 fino alla morte, si trovano di nuovo elementi del primo stile.

Senza perdere le conquiste cromatiche e formali del secondo periodo, le opere della fase tarda si distinguono per il ritorno a uno scenario spaziale estremamente piatto senza effetti di profondità. La plasticità delle figure rimane intatta (Nebehay, 1950, p. 18), come si osserva nel dipinto Cristo consegna a Pietro le chiavi del Paradiso (1615 circa, Graz, Alte Galerie, Universalmuseum Joanneum), nei teleri dello scalone di palazzo Attems a Graz, e nei dipinti Annunciazione e Cristo appare a s. Ignazio di Loyola (1618 circa), entrambi nel Duomo di Graz.

De Pomis morì il 6 marzo 1633 a Graz, dove fu sepolto nella chiesa di Maria Ausiliatrice. La sua vita si caratterizzò per zelo e per universalità artistica.

Fonti e Bibl.: J. Wastler, Steirisches Künstler-Lexicon, Graz 1883, pp. 121-131; G.F. Hill, G.P. de P., in Archiv für Medaillen- und Plakettenkunde…, IV (1923-24), p. 82; S. Nebehay, G.P. de P. als Zeichner und Maler, tesi di laurea, Università di Vienna, Facoltà di lettere, Vienna 1950 (relatore prof. K.M. Swoboda); G. Frodl, Die Sakralarchitektur des Hofkünstlers G.P. de Pomis, tesi di laurea, Università di Vienna, Facoltà di lettere, Vienna 1966 (relatore prof. O. Demus); Id., Der Architekt, in Der innerösterreichische Hofkünstler G.P. de P.: 1569 bis 1633, a cura di K. Woisetschläger, Graz - Vienna - Colonia 1974, pp. 101-138; G. Marauschek, Leben und Zeit, ibid., pp. 9-99; G. Probszt-Ohstorff, Der Medailleur, ibid., pp. 179-190; K. Woisetschläger, Die österreichischen Weke, ibid., pp. 144-174; A. Modesti, Numismata in libris: catalogo della raccolta di libri, riviste, periodici, articoli e scritti vari dal XVI al XX secolo inerenti l’arte della medaglia, riguardante soprattutto l’Italia, facenti parte di una biblioteca privata, Roma 1997, p. 308, n. 1059; D. Probst, G.P. de P. (1569-1633). Innerösterreichischer Hofmaler und Propagandist des religionspolitischen Programms Ferdinands II, Graz 2014.

Giovanni Pietro Telesphoro

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