PIRELLI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PIRELLI, Giovanni

Mariamargherita Scotti

PIRELLI, Giovanni. – Nacque a Velate Varesino il 3 agosto 1918, terzogenito (primogenito maschio) di Alberto, figlio del fondatore dell’omonima azienda Giovanni Battista, e di Ludovica Zambeletti, della famiglia di industriali farmaceutici.

Erede di una delle più potenti dinastie industriali italiane, fu educato per succedere al padre nella direzione dell’azienda. Dopo gli studi al liceo classico Carducci di Milano, si laureò nel giugno 1940 in economia all’Università Bocconi. Aveva frattanto assolto, nel 1938, il servizio di leva come ufficiale di complemento alla scuola militare di Bassano del Grappa, specialità alpini, scegliendo di rimanere sotto le armi. All’indomani della laurea, partì per partecipare alla campagna militare contro la Francia e dopo l’armistizio fu assegnato al battaglione Cadore del 7° reggimento alpini divisione Pusteria, con il quale partì per il fronte albanese. Fino al novembre 1941 prese parte alle operazioni belliche nei Balcani. Tra gennaio e giugno 1942 fu a Berlino, presso la delegazione del Commissariato alle Migrazioni, che aveva il compito di tutelare i lavoratori italiani in Germania. Ottenuto il trasferimento sul fronte russo, nell’inverno 1942-43 rimase coinvolto nella drammatica ritirata dell’esercito italiano, evento che segnò per lui la definitiva presa di distanza dalla guerra fascista e dal regime e costituì l’inizio di una dolorosa crisi personale. Rimpatriato nel marzo 1943, a luglio si ricongiunse con la divisione Pusteria dislocata in Francia. L’8 settembre fu arrestato dai tedeschi, ma riuscì a fuggire in Valle d’Aosta, dove trascorse alcuni mesi in clandestinità, portando a compimento la scelta antifascista. Nel 1944 lavorò tra Torino e Milano per il gruppo Pirelli e fu perciò esonerato dal servizio militare per la Repubblica sociale italiana. Nello stesso periodo prese contatto con la Resistenza, prima in Piemonte e poi nell’Oltrepò Pavese. Nel febbraio 1945 entrò nella brigata Garibaldi Zampiero, operante nell’Alto Lario, dove fu commissario politico con il nome di battaglia Pioppo. Il 25 aprile si trovava colpito da broncopolmonite: ciò nonostante, partecipò, il 27, alla liberazione di Chiavenna. L’episodio gli fornì ispirazione per il racconto La malattia del comandante Gracco, pubblicato da Einaudi nel 1958 nella raccolta L’entusiasta.

Tornato a Milano cominciò a maturare un pressante desiderio di distacco dalla famiglia e dal suo futuro professionale: nel maggio 1946, dopo lunghe discussioni con il padre, si iscrisse al Partito socialista di unità proletaria (PSIUP). Non abbandonò tuttavia la sua posizione all’interno dell’azienda: si recò negli Stati Uniti per visitare le principali imprese americane della gomma e nel 1947 svolse un tirocinio nei diversi dipartimenti Pirelli, seguendo al contempo i lavori del consiglio di gestione e della commissione interna. Fu attivo nella sezione PSI (Partito socialista italiano) Bicocca-Pirelli e sostenne, con il proprio apporto finanziario, periodici come il settimanale giovanile Pattuglia e il quotidiano Avanti!, su cui pubblicò articoli e brevi racconti. Contribuì alla ricostruzione delle istituzioni culturali milanesi, sostenendo le attività della libreria Einaudi (dove conobbe tra gli altri Elio Vittorini, al quale lo legò una forte amicizia), della Casa della cultura e del Piccolo Teatro. Durante la campagna elettorale del 1948 fu contemporaneamente vittima di attacchi da parte della stampa e oggetto di diffidenza tra i suoi stessi compagni di partito: ciò lo convinse ad abbandonare Milano rinunciando al lavoro in Pirelli. Nell’estate si trasferì a Napoli, dove frequentò l’Istituto italiano per gli studi storici, lavorando sotto la direzione di Federico Chabod a una ricerca su Francesco Crispi e lo scioglimento del Partito socialista nel 1894.

Chiusa nel 1949 l’esperienza napoletana, continuò a occuparsi di storiografia, collaborando con Gianni Bosio sia come redattore della rivista Movimento operaio, sia come coordinatore di uno dei gruppi di lavoro impegnati nella monumentale Cronaca del PSI (1892-1952) progettata per il sessantesimo anniversario della nascita del partito e rimasta inedita. Quando Bosio, nel 1953, rilanciò l’attività delle edizioni Avanti!, Pirelli intervenne anche finanziariamente per sostenere il suo progetto e pubblicò nella collana Il Gallo il racconto per ragazzi Giovannino e Pulcerosa (1954). Da tempo, infatti, aveva affiancato la scrittura narrativa alla ricerca storica: primo frutto di questa attività era stato, nel 1952, la pubblicazione del racconto L’altro elemento nella collana I gettoni Einaudi.

Nel 1950 Piero Malvezzi lo aveva coinvolto nella raccolta delle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (Torino 1952), cui seguirono le Lettere di condannati a morte della Resistenza europea (Torino 1954). I volumi ebbero immediato successo, molte ristampe e traduzioni. Nel 1953 Pirelli lavorò con Malvezzi alla sceneggiatura di un cortometraggio tratto dalle Lettere italiane, con regia di Fausto Fornari, che vinse il premio come miglior cortometraggio a soggetto alla XIV Mostra del cinema di Venezia. Nel 1955 realizzò con Malvezzi l’adattamento teatrale delle Lettere europee, Europa incontro all’alba, per la regia di Vito Pandolfi. Firmò inoltre la sceneggiatura di due documentari a carattere storico-politico diretti da Nelo Risi: Il delitto Matteotti (1956) e I fratelli Rosselli (1959).

A Roma, dove si era trasferito nel 1950, sposò nel 1953 la pittrice Marinella Marinelli, dalla quale ebbe due figli, Francesco (1953) e Pietro (1954). Fu molto vicino a Raniero Panzieri, al quale lo legarono profonda amicizia e intesa politica: militò con lui nella corrente morandiana del PSI e dopo il 1955 lo coadiuvò nell’attività di responsabile della sezione cultura e studi e nel lavoro di raccolta degli scritti di Rodolfo Morandi. Dopo la morte di Panzieri (1964) curò con Dario Lanzardo un’antologia di suoi scritti: La crisi del movimento operaio. Scritti interventi lettere (1956-1960), pubblicata dalle edizioni Lampugnani Nigri (Milano 1973).

Nel 1955 divenne azionista e membro del consiglio di amministrazione della casa editrice Einaudi.

Alla fine degli anni Cinquanta, come molti intellettuali e militanti di matrice resistenziale, sposò la causa dell’Algeria contro la dominazione francese, fornendo sostegno al Fronte di liberazione nazionale (FLN) algerino tanto dal punto di vista logistico e finanziario quanto dal punto di vista editoriale, con le raccolte di documenti Racconti di bambini d’Algeria e Lettere della Rivoluzione algerina, pubblicate in Italia da Einaudi rispettivamente nel 1962 e nel 1963 e in Francia, negli stessi anni, da Maspero. Nel 1961, durante un viaggio di ricerca a Tunisi, conobbe Frantz Fanon. L’incontro con il pensiero anticoloniale dello psichiatra antillese influenzò in maniera determinante il suo successivo percorso di intellettuale e di militante. Pirelli ne divenne il principale mediatore in Italia: nel 1963 curò per Einaudi l’edizione italiana di L’an V de la révolution algérienne (Sociologia della rivoluzione algerina), di cui aveva discusso personalmente con Fanon, mentre nel 1971 portò a compimento un suo profilo biografico per la collana I protagonisti della storia universale delle Edizioni CEI e i due volumi di Opere scelte per la Serie politica Einaudi.

Trasferitosi a Varese (dopo essere vissuto qualche anno in Valle d’Aosta), nel 1963 fondò a Milano il Centro di documentazione Frantz Fanon, con lo scopo di raccogliere e fornire informazioni sui Paesi del Terzo Mondo: in pochi anni il centro costituì una ricca biblioteca e diventò uno dei punti nevralgici del sostegno ai movimenti anticoloniali in Italia. Chiuso nel 1967, riaprì nel 1970 con il nome di Centro di ricerca sui modi di produzione (CRMP). Nell’ambito del suo impegno a favore dei movimenti di liberazione, Pirelli compì numerosi viaggi, in Africa centrorientale nel 1964 e nel 1969 (grazie all’appoggio logistico dell’amico Giovanni Arrighi), negli Stati Uniti nel 1966, a Cuba nel 1968, in Cina nel 1970. Conobbe e sostenne personalmente alcuni dei principali leader delle lotte anticoloniali, come Amilcar Cabral, Agostinho Neto, Carlos Franqui.

Dopo aver abbandonato nel 1963 il PSI senza aderire al PSIUP – come molti esponenti della Sinistra socialista non di corrente, tra cui Panzieri e Bosio – fu sostenitore curioso e aperto di riviste e gruppi della nuova sinistra, particolarmente vicino ai Quaderni rossi e ai Quaderni piacentini. Sostenne finanziariamente Bosio nella scelta di rendere le edizioni Avanti! autonome dal PSI trasformandole, nel 1964, in edizioni del Gallo; prese parte alle attività dell’Istituto Ernesto de Martino (nato nel 1966) e del Nuovo canzoniere italiano, favorendone l’apertura internazionale. Dopo la morte di Bosio (1971) assunse personalmente la responsabilità delle edizioni del Gallo.

Nel 1960 fondò con Angelo Ephrikian la casa discografica Arcophon, specializzata nella riscoperta della musica italiana del Seicento e del Settecento secondo criteri filologici fortemente innovativi.

Alla ricerca di nuovi strumenti di espressione per il suo impegno politico, selezionò i testi per A floresta é jovem e cheja de vida di Luigi Nono, opera «per nastri magnetici, clarinetto, voci, lastre di bronzo» dedicata al FLN vietnamita ed eseguita per la prima volta al teatro La Fenice di Venezia nel settembre 1964: l’opera era il risultato parziale di un lavoro teatrale più ampio sul tema dell’antimperialismo, al quale Pirelli lavorò con Nono per quasi cinque anni.

Nel 1962 pubblicò da Einaudi la raccolta per ragazzi Storia della balena Jona e altri racconti, riedita nel 1972 da Fabbri con il titolo Giovannino e i suoi fratelli e una nuova prefazione in forma di interessante Autoritratto. Nel 1965 uscì, sempre per Einaudi, il romanzo di fabbrica A proposito di una macchina, sua ultima opera letteraria. Il suo archivio contiene tuttavia molti inediti, tra cui la bozza di un romanzo a carattere autobiografico dedicato alle vicende di una famiglia di industriali milanesi, I Bonora.

Morì il 3 aprile 1973 a Sampierdarena per le ustioni riportate in un incidente stradale.

Fonti e Bibl.: Milano-Varese, Archivio privato Giovanni Pirelli; Un mondo che crolla. Lettere 1938-1943, a cura di N. Tranfaglia, Milano 1990. D. Weill-Ménard, Vita e tempi di G. P., Milano 1994; Vita intensa e luminosa di Marinella Pirelli, Milano-Ginevra 1997; C. Bermani, Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell’emigrazione italiana 1937-1945, Torino 1998, pp. 214-227; A. Pirelli-G. Pirelli, Legami e conflitti. Lettere 1931-1965, a cura di E. Brambilla Pirelli, Milano 2002; La storia dei «Gettoni» di Elio Vittorini, a cura di V. Camerano - R. Crovi - G. Grasso, Torino 2007, pp. 137-197; G. Petrillo, Figli e padri. Dodici figure del Novecento, Bologna 2007, pp. 109-122; Il mondo di Piero. Un ritratto a più voci di Piero Malvezzi, a cura di G. Solaro, Milano 2008, pp. 33-46; M. Scotti, Vicini nella distanza. La lunga amicizia di Gianni Bosio e G. P., in Il de Martino, 2009, 19-20, pp. 53-65; C. Bermani, G. P. Un autentico rivoluzionario, Pistoia 2011; R. Love, Anti-fascism, anticolonialism and anti-self. The life of G. P. and the work of the Centro Frantz Fanon, in Interventions, 2015, 3, pp. 343-359.

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