POLENI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

POLENI, Giovanni

Bruno Signorelli

POLENI, Giovanni. – Nacque a Venezia il 23 agosto 1683 da Giacomo e da Isabella Brugnol (Brajola o Brogiola).

Il padre, letterato e poeta, aveva combattuto come militare volontario alla presa di Buda, al servizio di Leopoldo I d’Austria (Gennari, 1839, pp. 7 s.) e da quest’ultimo, il 30 giugno 1685, ottenne come ricompensa, insieme ai nipoti Angelo e Alessandro Borra, i titoli di marchese e conte di S. Michele Arcangelo e di cavaliere del Sacro Romano Impero, convalidati dalla Repubblica di Venezia il 29 luglio 1686.

Nel 1695 Poleni fu avviato agli studi di ambito giuridico-classico nella scuola di S. Maria della Salute retta dai padri somaschi, seguendo anche corsi di architettura civile e militare, disegno, pittura e prospettiva sotto la guida del pittore Giuseppe Marcati. Con l’aiuto paterno intraprese lo studio della matematica e della scienza sperimentale, cui si interessò in seguito alla lettura di opere di René Descartes. Nel 1707 iniziò a occuparsi di fisica, effettuando i primi esperimenti scientifici. Nello stesso anno fu fondamentale l’incontro con Giovanni Battista Morgagni, fondatore dell’attuale anatomia patologica, con il quale avviò un rapporto di amicizia e collaborazione che continuò sino alla morte.

Il 30 dicembre 1708 sposò Orsola Roberti da Bassano del Grappa; il 18 ottobre 1709 nacque a Venezia il primogenito Giacomo, cui seguirono altri quattro maschi. Si fecero tutti religiosi, a eccezione dell’ultimo, Eugenio, che doveva ereditare i titoli nobiliari ma morì giovane; l’unica figlia, Elisabetta, sposò Giulio Pontedera, botanico ed esperto nelle scienze.

Il 26 febbraio 1710 il Senato veneto affidò a Poleni la cattedra di astronomie e meteore presso l’Università di Padova, città nella quale Poleni si trasferì con la famiglia prendendo dimora nell’attuale palazzo Treves de Bonfili in via Beato Pellegrino. Il 30 novembre 1710, su proposta di sir Isaac Newton, fu nominato fellow della Royal Society di Londra, e quella fu, per lui, la prima di una serie di nomine prestigiose in istituzioni scientifiche europee. Il 17 novembre 1713 l’Accademia dei Ricovrati di Padova lo accolse fra i suoi associati. Il 28 maggio 1715 il Senato veneto gli conferì la cattedra di fisica ad philosophiam in secundum locum: Poleni esordì con la prolusione De physices in rebus mathematicis utilitate, pubblicata l’anno successivo dall’editore Conzatti. Il 1° novembre fu nominato socio dell’Accademia reale di Berlino su proposta di Gottfried Wilhelm von Leibniz. Nel 1717, in qualità di membro della Commissione per la valutazione dei disegni e dei lavori di costruzione della Pubblica Libreria di Padova, partecipò alla modifica del progetto presentato dall’architetto Domenico Margutti, che riteneva non rispondesse alle prescrizioni vitruviane. Il 20 settembre 1719 fu trasferito alla cattedra di matematica, che si era resa vacante per l’improvviso abbandono da parte di Nicola Bernouilli. Iniziò l’attività con la prolusione De mathesis in rebus physicis utilitate (pubblicata nel 1720 presso l’editore Comin). Nel 1723 fu ammesso all’Accademia dell’Istituto delle scienze di Bologna. Nel 1724 fu nominato socio dell’Accademia imperiale di San Pietroburgo, appena fondata, iniziando la sua corrispondenza con Leonardo Eulero. L’anno successivo incominciò a effettuare sistematiche rilevazioni meteorologiche nella propria residenza, dopo averle condotte saltuariamente sin dal 1716; tali rilevazioni sono poi proseguite sino ai nostri giorni, a parte alcune interruzioni (sull’argomento si veda: Improved understanding of past climatic variability from early daily European instrumental sources, a cura di D. Camuffo - P.D. Jones, Dortrecht 2002, in partic. capitolo IV). Sin dal 1729 riprese l’insegnamento dell’architettura militare (Carteggio (1715-1742), 1997, p. 127, nota 4), mentre soltanto nel 1755-56 avrebbe avviato, come docente di filosofia sperimentale, l’insegnamento pubblico. Nel 1729, controllò, su richiesta del procuratore Pietro Foscarini, le anomalie esistenti «nella cupola e nel catino della Madonna» (Memorie istoriche della gran cupola del Tempio Vaticano, 1748, pp. 112 s.) nella basilica di S. Marco a Venezia, a rischio crollo, mettendo in evidenza che la cerchiatura lignea posta alla base della cupola si era sbriciolata per i tarli e per l’umidità, e necessitava di essere sostituita con elementi litici.

Tra il 1736 e il 1737 subì una serie di lutti gravissimi. Oltre all’ultimo figlio, Eugenio, morirono anche il padre e la moglie, perdite che affrontò con grandissima forza d’animo, come testimonia una lettera a Jacopo Riccati del 16 gennaio 1737: «Iddio Signore conservi a Lei, che tanto merita, esso S(igno)r Co(nte) e gli altri degnissimi e da me riveritissimi di Lui fratelli. Io ne avevo uno solo al secolo, da cui parevami di poter sperar molto per l’onestà del costume e per l’amore delle scienze; è piaciuto al Signore di levarmelo nel fior degli anni. Debbo essere interamente rassegnato, ma ho compreso però quanto dolore costino simili perdite» (Carteggio (1715-1742), 1997, p. 218).

Nel 1738 la municipalità patavina, grata per i suoi interventi agli argini dell’Adige, gli conferì la cittadinanza di Padova e successivamente lo ammise nel Consiglio nobiliare. Si occupò della basilica di S. Antonio, come risulta da documenti del locale Archivio Sartori (Negri, 1986). Tra il 1738 e il 1740 sistemò i locali del Laboratorio di fisica sperimentale dell’Università di Padova e in quel periodo scrisse un testo di istruzioni per i restauri della lanterna e del cupolino dell’Arca del santo (Farinati, 2013, p. 85). Molteplici furono le consulenze di Poleni per la basilica antoniana: suggerì modifiche ai lavori nella Scoletta del santo; compilò una relazione dopo il violento incendio del 23 marzo 1749 ed ebbe un ruolo importante nei successivi restauri. Gli furono inoltre conferite le cariche di deputato, provveditore alla Sanità e all’Arca del santo.

Nel 1739, il Consiglio dei Pregadi decretò l’istituzione della cattedra di filosofia sperimentale, come era allora definita la fisica teorica, affidandola a Poleni. Nello stesso anno la prestigiosa Académie royale des sciences di Parigi lo ammise fra i suoi soci. Il 25 novembre 1740 presso l’Università di Padova fu inaugurato il Teatro di filosofia sperimentale, primo laboratorio italiano di fisica avente come obiettivo specifico lo sviluppo dell’insegnamento universitario. Poleni pronunciò la prolusione Institutionum philosophiae mechanicae experimentalis specimen. Nel contempo veniva installata nel Teatro una serie di macchine, provenienti dalle Fiandre, costruite nell’officina di Jan van Musschenbroek, fratello maggiore dell’altrettanto famoso Pieter, inventore tra l’altro della bottiglia di Leyda (G.A. Salandin, Leida e Padova: una collaborazione tecnico-scientifica nel secolo XVIII, in Padova e il suo territorio, XI (1961), pp. 8-11). Nel 1741 fu eletto membro dell’Accademia Clementina di Bologna e dell’Accademia Etrusca di Cortona.

Tra il 1742 e il 1748 fu molto impegnato nell’operazione di verifica della statica e del restauro della cupola di S. Pietro in Vaticano che, dopo il completamento di Giacomo della Porta nel 1592, aveva iniziato a mostrare fessurazioni, poi accentuatesi nel tempo.

Già papa Innocenzo XI era intervenuto, incaricando l’architetto Carlo Fontana di redigere il Templum Vaticanum et ipsius origo (pubblicato nel 1694), in cui erano descritte le tecniche costruttive dell’edificio. Nel 1742 l’allarme sulle lesioni alla cupola vaticana era così diffuso che papa Benedetto XIV ordinò una serie di ispezioni da parte sia di personaggi della corte papale, sia di architetti, fra cui Ferdinando Fuga e Luigi Vanvitelli. Il pontefice richiese inoltre a tre famosi matematici, i francesi Thomas Le Seur e François Jacquier, dell’ordine dei minimi, e il gesuita croato Ruđer Josip Bošković, un parere sui danni alla cupola e su come restaurarla, onde consentire agli architetti incaricati di mettere in atto quanto da loro suggerito. L’esito delle perizie confluì in due saggi sull’argomento pubblicati a Roma nel 1742 e nel 1743 (P. Dubourg Glatigny - M. Le Blanc, Architecture et expertise mathématique. La contribution des Minimes Jacquier et Le Seur aux polémiques de 1742 sur la coupole de Saint-Pierre de Rome, in Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée, CXVII (2015), 1, pp. 189-218). Il pontefice decise quindi di interpellare Poleni, che si trasferì a Roma (autorizzato dalla Repubblica) e si dichiarò convinto che la situazione strutturale della cupola fosse meno pericolosa di come veniva descritta da coloro che ne temevano il collasso. Poleni spiegò come si erano originati i danni e come migliorare la sicurezza della cupola. Seguendo le indicazioni dei tre matematici, diresse i lavori per il consolidamento insieme a Luigi Vanvitelli, architetto della Fabbrica di S. Pietro. Furono utilizzati cinque grandi cerchioni di ferro fucinato, inseriti nella cupola senza attuare interventi invasivi; un sesto cerchione fu messo in opera nel 1748 dopo che Vanvitelli aveva verificato che uno dei due cerchioni adoperati al momento della costruzione della cupola si era frantumato. Poleni riprese da Van Musschenbroek una macchina per collaudare la resistenza delle catene impiegate per il restauro, la cosiddetta macchina divulsoria. Si trattava di una sorta di stadera che verificava quando il ferro giungeva a rottura. Con un altro strumento, il pirometro, controllò la resistenza del marmo e del cemento alle variazioni di temperatura. Poleni effettuò un controllo statico della cupola, utilizzando il teorema di Hooke sul filo rovesciato. L’inserimento delle cerchiature di ferro diede risultati positivi, consentendo alla cupola di conservare sino a oggi la conformazione iniziale.

Nel 1748 pubblicò il resoconto dei lavori eseguiti in S. Pietro. Il pontefice, grato per l’opera svolta e per il felice esito del restauro, con breve del 17 marzo 1749 gli fece dono di alcune gesta di S. Giovanni, disegnate da Carlo Maratta e lavorate in argento da Francesco Juvarra, fratello del più celebre architetto Filippo.

Nel frattempo Poleni aveva seguito il restauro del campanile di S. Marco, che era stato colpito da un fulmine nel 1745. L’anno successivo aveva dato parere positivo sul progetto dell’architetto Francesco Muttoni per un percorso coperto che dal centro di Vicenza conduceva al santuario della Madonna di Monte Berico, opera in seguito realizzata. Sempre nel 1746, aveva espresso la sua opinione circa il restauro e la statica del castello di Brescia, nonché sul completamento della facciata del Duomo di quella città con la costruzione di un frontone.

Nel 1755 completò la carriera di docenza universitaria, assumendo la cattedra di nautica e costruzioni navali. Questa nomina si inquadrava negli ultimi tentativi della Serenissima di recuperare parte del prestigio navale dei secoli precedenti. Il 17 agosto dello stesso anno il soffitto del salone del palazzo della Ragione fu devastato da un nubifragio e nel 1758 Poleni partecipò al collaudo delle centine di legno per la sua ricostruzione, insieme a Giovanni Alberto Colombo e Girolamo de Rinaldis.

Poleni, che sin dagli anni Venti aveva sofferto di violente emicranie dovute a un incidente, morì il 15 novembre 1761, dopo alcuni giorni di rapido peggioramento.

L’autopsia, eseguita dal collega e amico Giambattista Morgagni, rivelò che il decesso era stato provocato dalla rottura dell’aorta.

Nel 1762, il Senato veneto fece coniare in onore di Poleni e del figlio Francesco una medaglia commemorativa con la scritta: Francisco Abbati/ Ioannis Poleni Marchionis P. P./ Filio /Ob merita/ ergo Rempublicam/ Parentis eximia/ Et sua/ Senatus Consultus.

Tra le molte valutazioni positive del suo operato si ricorda quella di Jean-Paul Grandjean de Fouchy, segretario perpetuo dell’Académie des sciences di Parigi: «M(onsieur) le Marquis Poléni nacquit avec les talens les plus marquès et sour tout avec une vivacité d’esprit peu ordinaire, même en Italie» (Pepe, 2013, p. 228, nota 1). Secondo Irene Favaretto (2013, p. 68) Poleni trovò il tempo di coltivare interessi musicali che traevano origine dalla sua passione per la matematica, sebbene non trovi riscontro la notizia della protezione da lui accordata al musicista Giuseppe Tartini.

Poleni fu anche studioso dell’architettura antica e di recente sono stati ricordati: «la validità delle sue edizioni di Frontino e di Vitruvio e l’impegno dedicato ad altri saggi a carattere antiquario, quali la sua ipotesi di ricostruzione del Tempio di Artemide Efesia, il certosino lavoro sul Thesaurus e la breve considerazione sul Teatro Greco e Romano» (Favaretto, 2013, p. 69). L’opera di Poleni su Vitruvio, che diede origine a tre volumi di Exercitationes Vitruvianae di commento al De Architectura, pubblicati a Padova nel 1739 e nel 1741 presso l’editore Manfré, fu proseguita dall’allievo Simone Stratico (che continuò il suo insegnamento di architettura navale a Padova) con la stesura di un quarto volume a completamento dell’opera, pubblicata postuma a Udine tra il 1825 e il 1830 dal nipote di Simone, Giovanni Battista Stratico.

Poleni dedicò anche grande cura alla sua biblioteca, che fu una delle quattro più importanti a Padova, con seimila volumi di cui la metà a carattere scientifico (Carteggio (1715-1742), 1997, p. 10). Nel 1763 gli inquisitori di Stato dovettero intervenire per impedirne la vendita all’estero da parte del figlio Francesco e obbligarono il convento di S. Giustina ad acquistare il fondo per 1500 zecchini d’oro. Un trentennio dopo Napoleone Bonaparte fece sequestrare l’intera biblioteca.

Fonti e Bibl.: Parte dell’archivio Poleni si trova presso la Biblioteca Marciana di Venezia che lo acquistò nel 1893 dalla biblioteca del conte Carlo Gazzola. Un’altra parte si trova presso l’Archivio di Stato di Venezia: le carte furono riordinate dal figlio abate Francesco in ventidue filze o tomi, divisi in due serie – Acque (tredici filze) e Adige (nove filze) – e da lui presentate spontaneamente ai Savi delle Acque. Il Senato ne ordinò la conservazione in Secreta. G. Poleni, Utriusque thesauri antiquitatum Romanorum Graecorumque…, Venezia 1737; Id., Memorie istoriche della gran cupola del Tempio Vaticano, e de’ danni di essa e de’ ristoramenti loro, Padova 1748.

J.-P. Grandjean De Fouchy, Eloge de M. le Marquis Poleni, in Histoire de l’Academie royales des sciences (1763), Paris 1766, pp. 151-163; P. Cossali, Elogio di G. P., Padova 1813; G. Gennari, Elogio del Marchese G. P., Padova 1839; G. Crestani, L’inizio delle osservazioni meteorologiche a Padova. Il contributo di G. P. alla meteorologia, in Atti e memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova, n.s., XLII (1925-1926), pp. 19-83; G. P. (1683-1761) nel bicentenario della morte. Padova 17 dicembre 1961, in Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, LXXIV (1963), suppl., Padova 1963; G. Passadore, L’indice bibliografico di opere di G P., ibid., pp. 101-113; A. Ghetti, G. P. idraulico teorico, ibid., pp. 19-42; A. Cavallari-Murat, Influenzografi per la meccanica del cuore, in Id., Come carena viva: scritti sparsi, II, Individualità architettonica e pluralità costitutiva, Torino 1982, pp. 415-434; Id., Stessi metodi poleniani per le cupole, ibid., pp. 435-460; Id., Cibo vaticano per Vanvitelli, ibid., IV, Architettura tra lagune venete, Po e Tevere, pp. 394-413; Id., Poleni e Vanvitelli restauratori, ibid., pp. 413-432; D. Negri, G. P. (Venezia 1683-Padova 1761) e la fabbrica del Santo, in Il Santo, n.s., XXVI (1986), 3, pp. 493-505; G.A. Salandin - M. Pancino, Il teatro di filosofia sperimentale di G. P., Trieste 1987; G. P., matematico architetto filologo: 1683-1761. Atti della giornata di studi1986, a cura di M.L. Soppelsa, Padova 1988; Carteggio (1715-1742). Jacopo Riccati, G. P., a cura di M.L. Soppelsa, Firenze 1997; M. Como, Sulla storia del restauro della cupola di S. Pietro in Roma eseguito da Poleni e Vanvitelli, in Storia dell’ingegneria. Atti del convegno2008, Napoli 2008, pp. 981-990; V. Farinati, Matematiche e architettura: interventi di G. P. a Venezia, Padova e Roma, in G. P. tra Venezia e Padova. Atti delle giornate di studio 2011, a cura di P. Del Negro, Venezia 2013, pp. 81-107; I. Favaretto, P. e gli antichi: Frontino e Vitruvio, ibid., pp. 65-80; L. Pepe, G. P. lettore di matematica nell’Università di Padova, ibid., pp. 227-246.

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